giovedì 18 agosto 2005

Un campo di bocce

Ci sono tanti modi per onorare il ricordo dei propri cari. Spesso sono seriosi o intellettuosi.
L'idea di Pietro è tanto giocosa quanto tenera e profonda: ripristinare l'antico campo di bocce accanto alla casa di campagna di Montezemolo (al confine tra la provincia di Savona e Cuneo). L'idea è piaciuta se quasi ogni sera tanti amici si alternano e si auto-invitano per poter accostare e bocciare, contestare un punto e applaudire (a denti stretti) un colpo dell'avversario.
Beh, si capisce che anch'io ci ho provato, e nonostante il competente e consistente apporto di punti di Mariateresa, ho perso...
Una piccola piastrella ricorda il nome del papà Antonio che quel campo l'aveva ideato e che ora è tornato alla sua funzione di semplice e spontanea aggregazione fra anime.

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Questo bisogno di aver sempre presenti le proprie radici mi ricorda che sei anni fa quando traslocammo nella casa che ancora abito, ci fu da decidere come arredare l'ingresso.
Ebbene il nome che abbiamo dato a quel piccolo vano è, un po' pomposamente: "la stanza degli avi". Per entrare in casa Trichini bisogna attraversare il ricordo delle persone che ci hanno generato e che danno storia alla nostra vita.
A destra la macchina da cucire di Angela ricorda che anche nonna Salvina era sarta e subito sopra le foto in cornice di radica, dei nonni Trichini con il piccolo Toledo, più in là ancora un ricordo di Toledo: il flicorno e il berretto della banda musicale. Di fronte, la pendola di nonno Luigi Giacopinelli, e ancora l'armadio della bisnonna Teresa.
E infine per completare il viaggio, una cornice che racchiude vecchie foto dell'infanzia mia e di MariaTeresa.

Poi il viaggio, istantaneo, inconsapevole ma reale, finisce; ognuno può saldamente prendere il controllo della propria personalità.

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