martedì 18 ottobre 2005

Il treno

Qualche giorno fa ho dormito in un agriturismo toscano situato vicino alla ferrovia. E' la linea che fiancheggia il mar Tirreno, porta dal sud al nord e viceversa.
Ho faticato un po' ad addormentarmi e per questo motivo ho sentito passare tanti treni. Un rumore che nel dormiveglia mi risuonava familiare e che mi ha fatto ripercorrere i tanti viaggi che dopo il trasferimento della mia famiglia da Vittoria a Genova ci riportavano ogni estate alle nostre origini.

Il mio posto era quello vicino al finestrino e anche se il papà non era riuscito a prenotare i posti le persone erano ben disposte verso un bambino...
Naturalmente stavo con gli occhi incollati al vetro cercando di assorbire tutti i fotogrammi del film che mi scorreva davanti.
Scoprivo e mi interrogavo vedendo le colline lontane che scorrevano lentamente lasciandosi ammirare con calma, mentre gli oggetti vicini sfrecciavano via uno dietro l'altro quasi ancor prima di averli visti.

Ogni tanto il treno ingaggiava una gara appassionante all'ultimo sprint con un'automobile che viaggiava su una strada parallela e in genere eravamo noi a vincere la sfida!

Poi le gallerie, quelle lunghe che non finivano mai: l'unico diversivo era vedere come il vetro si trasformava improvvisamente in uno specchio che rifletteva me, appiccicato al vetro, e il resto dello scompartimento, alle mie spalle; oppure mi potevo concentrare su quella riga bianca tracciata sulla parete della galleria che andava su e giù, stupidamente su è giù senza che nessuno sapesse dirmi il perchè.
Invece altre gallerie erano insopportabili: per un attimo vedevo il mare a strapiombo, uno spettacolo mozzafiato e subito il buio e poi ancora uno squarcio e di nuovo il blackout, che rabbia!
Con gli anni e con i primi studi della scuola ero capace di riconoscere i vari paesaggi.
La Liguria era emozionante nel viaggio di ritorno perchè era la mia casa che si avvicinava, la Maremma era dolcissima perchè aveva le curve morbide, il passaggio da Roma era spesso invisibile perchè a quell'ora dormivo, la Calabria era selvaggia, spigolosa, la Sicilia, la Sicilia!

L'arrivo a Villa San Giovanni era magico, se dormivo la mamma mi svegliava per non farmi perdere lo spettacolo.
Lentamente il treno si avvicinava al traghetto, accompagnato da uno stridore di metallo acutissimo, poi tornava indietro per la manova; una due tre quattro volte e poi toccava a noi.
La carozza entrava nella pancia della nave sfiorando un intrico di tubi piccoli e grandi, di cavi, di scalette e un odore di grasso e di mare pizzicava il naso.

Bisognava indossare il giacchettino e poi si scendeva; per fortuna c'era il papà che sapeva riconoscere la nostra carrozza e la sua posizione nella nave altrimenti la mamma ed io ci saremmo persi...

Guardano dal ponte del traghetto, fianco a fianco dei miei genitori, avvicinarsi la Sicilia ho imparato a commuovermi ed emozionarmi ogni volta che rimetto piede nella mia terra.
Io che ci ho vissuto solo quattro anni!
Si avvicina quella striscia di monti e batte il cuore come per un amore mai dimenticato. "Enzo guarda la madonnina", è il porto di Messina.
Presto, si mangia al bar un arancino e si torna in carrozza.
Da quel momento il viaggio è in discesa, si aspetta di vedere l'Etna, la terra nera e feconda della sua lava. Gli agrumeti della piana e infine la pietra luminosa dei monti iblei, le serre della campagna di Vittoria, il papà che racconta di quando faveva la gara col treno a vapore, lui in bicicletta, da Vittoria a Gela.

Che viaggio! Il rumore dei binari, l'incessante dondolio, il puzzolente velluto dei sedili, l'odore dei piedi, i finestrini aperti, i finestrini chiusi, il nauseante odore delle toilette, il papà che scende alla stazione per riempire la bottiglia d'acqua e il treno parte e io non lo vedo tornare e la mamma che mi rassicura: "è salito in un'altra vettura", le stazioni verdi, quelle minuscole che il mio treno si mangia senza lasciarti il tempo di vedere il nome, quelle con gli altoparlanti che non si capisce niente, e ancora il rumore dei binari, l'incessante dondolio... mi sono addormentato viaggiando ancora una volta nel treno dell'Etna, nel treno del Sole.

1 commento :

Roberto Iza Valdés ha detto...
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