martedì 26 luglio 2005

IL PIEDE FUORI DAL CERCHIO

A volte li costruiamo con le nostre mani,
altre volte pensiamo che un carnefice li costruisca intorno a noi per opprimerci,
oppure, pensiamo di essere così sfortunati che il destino ce li possa cucire addosso.

Sono i cerchi.

Cerchi dai quali non sappiamo uscire e allora troviamo mille giustificazioni per rimane lì dentro e, se mai sentiamo il bisogno di sfidarne i confini, tuttalpiù riusciamo furtivamente a mettere il piede fuori dal cerchio per un attimo solo, mentre ci accertiamo di non essere visti.

In realtà, molti di questi cerchi, ce li creiamo da soli; non abbiamo il coraggio di superarli solo perché esiste un impostore interno che ci costringe ad aver paura sistematicamente di qualsiasi tipo di sfida, di mettere in gioco le nostre sicurezze, di stare chiusi nelle nostre convinzioni e nelle nostre Tradizioni.

Ma se la vita ha un senso
e
la vita ha senso,
è perché abbiamo dentro di noi, la capacità di allargare e di spostare questi cerchi.
Occorre essere sempre aperti ad una continua ricerca di nuovi confini,
alla scoperta del proprio Cerchio Finale,
a Dio piacendo.

LA TORRE ALTA E BUIA

Un uomo si trovò davanti ad un’alta torre, vi entrò e fu immerso nella più completa oscurità. Mentre procedeva a tastoni, scoprì una scala a chiocciola. Curioso di sapere dove conduceva, cominciò a salire e ad ogni passo che faceva provava un senso di disagio sempre più grande. Allora si volse indietro e vide con orrore che ogni volta che saliva un gradino, quello precedente si staccava e scompariva. Davanti a lui la scala continuava a salire e non si capiva dove andasse a finire; alle sue spalle si spalancava un’enorme voragine nera.

Questo racconto mi ricorda una mia canzone, comincia così:

Vorrei essere un’Aquila che vola alta nel cielo.
Guardo le distese verdi e la terra viva
Come macchie al sole appaiono sempre più lontane,
si perdono i confini,
sempre più lontano.
Mentre il cielo è già vicino e forse,
se spiego ancora l’ali,
forse, posso raggiungere il cielo,
il Cielo.


…e mi ricorda quello sfrenato desiderio di salire sempre, di non fermarsi mai a costo di rimanere sulle ginocchia…

Il passato è percepito come una voragine quando se ne ha paura.
Qui si ha l’illusione di salire, invece si scappa da se stessi.
E’ importante non perdere mai il contatto con il proprio passato, cioè con gli scalini precedenti.
Chi ti porta, anche sventolando grandi Ideali, a tagliare, a rinnegare, a dimenticare ciò che eri, sta facendo il tuo male: diffida!

venerdì 15 luglio 2005

Essere vulnerabili è aprirsi all'amore

Il DRAGO VULNERABILE è un racconto Cinese.
Sommariamente le cose vanno così: Lì pare che i draghi abbiano il potere di trasformarsi in qualsiasi animale.
Il nostro drago in questione, era evitato da tutti, si capisce il perchè, allora decise di trasformarsi in colomba, sperimentando così la gentilezza delle persone. Tutto andò bene finchè alcuni ragazzi cattivi e aggressivi lo ferirono all'ala. Avrebbe voluto ritrasformarsi in drago, ma purtroppo per farlo avrebbe dovuto prima guarire la sua ferita, altrimenti nel trasformarsi in drago avrebbe portato con sè il suo difetto e, si sa, i draghi devono essere perfetti.
Ma qualcuno passò di lì, scacciò via i ragazzi che volevano uccidere la colomba e se la portò a casa: la accarezzava amorevolmente, le parlava, si accertava che recuperasse le sue forze. Finchè guarito potè ritrasformarsi in drago riacquistando la sua forza. Ma oramai aveva sperimentato qualcosa di nuovo, di ricco e profondo, così regolarmente si trasformava in colomba con una penna rossa là dove c'era stata la ferita.

(...) Essere vulnerabili è aprirsi all'amore. E' impossibile amare un drago enorme, coperto di scaglie, con le sue mandibole mortali, la coda corazzata (...) Viceversa è molto facile amare una colomba bianca, tanto più se è stata ferita.
(...) Essere vulnerabili è un passo essenziale per diventare umani. Chiunque si protegga con un'armatura impenetrabile, si isola dai propri simili. Nei confronti di una persona del genere ci può essere timore o al massimo rispetto, ma mai amore.
(...) Essere vulnerabili è sollecitare la fiducia, seppellire l'orgoglio, trascurare la sicurezza, abbracciare la vita.
(...) La consapevolezza di poter essere ferito mi unisce ai miei fratelli e alle mie sorelle nel comune bisogno.

Tratto da "La rana nel pozzo" di Carlos G. Valles

Mi ero sfogato, avevo raccontato agli amici di quel periodo, la mia sofferenza, la disperazione di sentirmi incapace di trovare una via d'uscita, ero in trappola, mi sentivo terribilmente insicuro. Tutto sembrava essere nato da una difficolta di relazione con un collega di lavoro, ma ormai la crisi dilagava su tutti i fronti della mia vita.
Parlavo e camminavo nel giardino dell'albergo che ci ospitava, a un certo punto, passando vicino a una serie di scalini, Massimo mi interrompe: - Sali lì sopra - mi dice, io obbedisco, salgo sullo scalino, senza capire, poi aggiunge: - adesso scendi - ancora mi adeguo e meccanicamente eseguo il suo ordine.
A questo punto Massimo mi abbraccia con trasporto e aggiunge: - benvenuto fra noi umani! -, in un attimo capisco cosa vuole dirmi.
Enzo era una persona a cui si portava molto rispetto, prima un ragazzo e poi un uomo ammirabile, per la sua coerenza, la sua decisione, i suoi sforzi sempre inappuntabili di dare il massimo, senza compromessi. Ma Enzo era distante, indossava una corazza che lo rendeva inospitale a tanti.
Ora mostrava la sua ferita, era veramente un amico da amare, mi sentiva unito a lui dal comune bisogno, di cure, di assistenza.
Di lì a poco cominciai a capire "come si cambia"; la via d'uscita a quelle situazioni passava da un lungo percorso interiore, per niente razionale, qualche volta tortuoso, ma che mai avrei immaginato potesse esistere e che è stato fonte di incredibile gratificazione.

Oggi che mi è tornato in mente quell'episodio, posso concludere: - Grazie Massimo, per quelle parole; ogni volta che sarò consapevole di essere salito su un piedistallo, salterò subito giù, per tornare in mezzo alle persone "normali" come te -.



lunedì 11 luglio 2005

Illuminazione e acqua

Chi non è illuminato è sempre ansioso.
Come uno che cade nel fiume e non sa nuotare.
Si spaventa e quindi affonda. Allora cerca di stare a galla e affonda sempre più.
Se smettesse di avere paura, e si lasciasse andare a fondo, il suo corpo ritornerebbe su da solo.
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L'uomo illuminato sa che la paura sta nel modo in cui si guarda alle cose, non nelle cose in se stesse.
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Anthony de Mello - La preghiera della rana




Permetto al mio corpo di prendere contatto con l'acqua, lascio che i miei sensi prendano confidenza con l'antico elemento da cui provengo.
Sono consapevole dell'effetto di una minore forza di gravità; dei rumori esterni che si attutiscono; di quelli che provengono dal mio corpo che si amplificano e rimbombano; della prospettiva diversa con la quale percepisco sott'acqua le cose davanti ai miei occhi; del mio respiro che ricerca un nuovo equilibrio ad ogni movimento.
Mi rilasso e il mio corpo si rifiuta di affondare, una spinta dal basso mi riporta nella linea in cui l'acqua e l'aria si incontrano e capisco che ho bisogno, indissolubilmente, di entrambi: acqua ed aria.

giovedì 7 luglio 2005

Vivemmo felici e contenti

Spesso pensiamo che ci siano persone o eventi esterni che abbiano il potere di farci del male.
In realtà siamo noi che gli conferiamo questo potere.

venerdì 1 luglio 2005

Qualche anno è passato

Qualche anno è passato, dal primo sguardo di stupore.
Qualche illusione è caduta facendo un po' di rumore.
Qualche dolore ha maturato il nostro amore acerbo.
Qualche gioa ha colorato a chiazze allegre il nostro giorno.

Ed ora, guardandoti ora
ritrovo un viso, il tuo viso
e scopro rughe nuove e segni antichi di un amore forte
mi accorgo del poeta che in te vuole inventare fiabe.

E ora, guardandoti ora
tu sei un po' più in là da me
è strano ma, ho riscoperto te
e tutto deve ancora incominciare.

Io non ti vedo più confusa immagine di me
sto perdendo un po' quella parte invisibile di te
che tenevo ancorata qui agli ideali miei
voler bene non ha bisogno mai del dare- avere.


E ora, guardandoti ora
tu sei un po' più in là da me
è strano ma ho riscoperto te
e tutto deve ancora incominciare.

Vincenzo

Il profumo

(SOGNO)

Il ladro penetra nel mio appartamento e freneticamente cerca nei cassetti, nel ripiano del comò, nello scrittoio, ad una ad una agguanta ogni boccetta di profumo che incontra, la apre l'annusa con rapacità e continua la sua ricerca.

E' così che lo sorprendo rientrando in casa, ma la sua smania lo spinge a continuare la ricerca, non si ferma e non scappa.
Ho il tempo di chiamare gli agenti in mio soccorso.

Irrompono nell'appartamento e, con mio stupore, anzichè arrestare il furfante, gli danno man forte e anche loro si affannano nella ricerca dei profumi.

Sembra che la mia stanza sia proprio piena di aromi contenuti in vetri colorati, di ogni forma e dimensione.

Quando poi il ladro, dopo aver annusato l'ennesima essenza, di sporge pericolosamente dalla finestra, prendo la mia decisione, una spinta decisa, e lui giù, precipita fino a terra.

Ora ho capito, so cosa stanno cercando, so dove trovare la boccetta di profumo che io ora improvvisamente riconosco. La agguanto, la apro, la annuso con intensità e salto dalla finestra,

... perchè io posso volare.

Avevo un segreto in casa che da tanto tempo mi avrebbe permesso di muoversi nell'aria a dispetto della forza di gravità ma non ne ero consapevole.
Io posso volare;

ladri e agenti siete gabbati il tesoro è mio.