venerdì 17 febbraio 2006

"Come stai?"

Sembra un incubo, ma non è un sogno...

C'è stato un periodo in cui quando qualcuno mi chiedeva "Come stai?" l'unica risposta possibile era "Benissimo", accompagnato da un sorriro a trentadue denti.
Ogni altra formula che palesasse una qualsiasi incertezza era considerata segno di un problema "spirituale".
Rispondere "così così" era l'orlo del baratro.
Ma anche solo accontentarsi di un "...bene" era il segno di una mancanza di Amore che andava approfondita e corretta e si veniva subito richiamati "...e perchè non benissimo?".

Si doveva "testimoniare" che un buon cristiano è felice, ma intendiamoci: non felice "per finta", doveva essere felice per davvero.
E se tu in quel momento non ti sentivi felice?
Era lo stesso dovevi fare una "divina commedia".
Ripenso a quegli anni come la paranoia dell'amore, lo stalinismo della religione, il manganello della santità!

Ho impiegato parecchio tempo per disintossicarmi, per ritornare alla comune "infelicità" di tutti gli uomini, per riconsiderare l' "essere normali", come la normalità.

Pochi sanno oggi cogliere la mia felicità e il mio senso di liberazione quando, alla domanda "Come stai?", rispondo:
"Oggi non tanto bene, sono un po' in ansia".
Può anche essere che io risponda "Benissimo" allora dipende:
se chi ho davanti è un amico, sicuramente è la verità, ma in questo caso è più probabile che io usi altre espressioni;
oppure se non è un amico o se si tratta di una situazione formale vuol dire che alzo un muro, che in realtà non voglio comunicare quello che provo.

...Allora attenzione alla mia risposta la prossima volta che mi chiedi "Come stai?"

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