venerdì 10 marzo 2006

Alice nel paese delle meraviglie (parte 1)

Ho letto una versione on-line di Alice nel paese delle meraviglie (se qualcuno volesse emularmi c'è il link).
E' una bellissima favola nella quale sembrano essere nascosti tanti spunti per riflettere su se stessi.
Riporto, senza tante pretese, qualche frase e il mio commento.

(Per non appesantire troppo il post, pubblico in due parti)


"Smettila di piangere, - disse con forza a se stessa - è inutile. Ti consiglio di finirla, e subito anche!" I consigli che Alice era abituata a dare a se stessa erano in generale buoni (ma non sempre li seguiva...). A volte arrivava persino a sgridare se stessa sul serio.

(che bello sapersi dare dei buoni consigli...)

Ma Alice era ormai così abituata alle cose straordinarie che quelle ordinarie le sembravano noiose e stupide addirittura.

(qualche volta temo che capiti anche a me, ma non è una buona cosa; meglio sarebbe che le cose ordinarie apparissero nella loro straodinarietà)

Sono forse Ada ora? No, no, Ada ha tanti bei riccioli, e io non ne ho...Forse sono Mabel? No, no, quella non sa proprio niente, e io invece so un po' di tutto...E poi, lei è lei e io sono io...Ma, Santo Cielo! Chi ci capisce qualcosa? Vediamo un po' se mi raccapezzo...

(sembra una crisi di identità; mi ricorda l'età dell'adolescenza nella quale si sente il bisogno di staccarsi dalle certezze della famiglia e si è alla confusa ricerca di un proprio sè. Penso ai miei figli, e ricordo dolorosamente la mia.)

"Allora dovresti dirci che cosa pensi" continuò la Lepre. "Lo sto facendo. - si affrettò a rispondere Alice - Io penso ciò che dico. Pensare e dire fa lo stesso". "Eh, no cara. Se dici: Io vedo ciò che mangio o io mangio ciò che vedo, non è la stessa cosa", disse il Cappellaio.


(La mia considerazione su questo gioco di parole: non sempre è necessario dire ciò che si pensa e non sempre è necessario pensare ciò che si dice. Mi viene in mente quella frase del Vangelo “Semplici come colombe, prudenti come serpenti” Mt 10,16)

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