sabato 11 marzo 2006

La bottega del falegname

Stamattina, facendo una passeggiata, sono passato davanti ad una delle falegnamerie in cui aveva lavorato papà Toledo.
La fantasia era di bussare e vedere se per caso lui fosse lì a completare qualche lavoro urgente. Ma non solo papà non c'è più ma anche quel laboratorio di falegnameria sembrava irrimediabilmente chiuso.
Peccato, avrei volentieri annusato l'ambiente.
Sì, perchè il ricordo più vivo è proprio legato all'odore.
Qui viene il difficile, perchè la tecnologia non ha ancora inventato un "Insert smell", il che mi eviterebbe di cimentarmi con la difficile impresa di evocare la sensazione dell'odore del legno.

Non è come odorare un mobile già confezionato; è l'aroma intenso che proviene dai trucioli che si accumulano per terra sotto i macchinari che servono a modellare il legno. Ce n'erano di tutti i tipi: larghi, lunghi, sottili, chiari, marroncini, friabili, grassocci.
E' il profumo che emana la polvere di segatura che rimane in sospensione nell'aria e che i raggi di sole filtrando dall'esterno rendono visibili come volute di fumo. E' il gradevole senso di ebrezza che dà l'annusare una tavola di noce o di pichpain appena tagliata, dove senti ancora la linfa viva della pianta. E' quello altrettanto intrigante della bianca colla che veniva splamata con meticolosità in tutti gli incastri, prima di assestare con pochi e precisi colpi, i lunghi chiodi. Se non fosse stato per l'odore me la sarei mangiata quella colla, aveva la stessa consistenza del "biancomangiare" che preparava la mamma.
Poi c'erano gli odori che facevano scappare via, quelli della sezione vernici: gli impregnanti, gli ingrassanti, i coloranti, gli oli minerali, che ti prendevano alla gola e ti stordivano.

Le macchine che servivano a lavorare il legno, nei miei ricordi di bambino, esercitavano un'altra forte attrattiva, ma in questo caso la prudenza di papà era severa: dovevo tenermi lontano perchè non c'erano protezioni.
"Vedi" mi diceva, e mi mostrava il dito pollice dove mancava un angolo, risultato di un piccolo incidente.
"Lo zio Pinuzzo, ci ha perso tre dita con una sega circolare come questa, il problema sono i nodi" e ancora mi mostrava una tavola di legno dal colore pallido dove nel bel mezzo appariva una grossa macchia scura che mi ricordava il neo della mia faccia.
"Quando la lama, ne incontra uno devi essere pronto, perchè le dita sono a pochi millimetri dal taglio, basta uno scarto minimo e invece del legno, zac, via il dito!".

La passeggiata continua, il portone verde, un po' sgangherato, e la finestrella, che dava luce al seminterrato rimangono alle mie spalle; il sole stamani è generoso, scalda la mattina di marzo; c'è ancora il tempo per fissare qualche raggio sul viso e il passato nella mia mente.


Link:
La natura del legno
Il legno

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