giovedì 31 agosto 2006

Un topolino bianco

(Sogno 30/8)

Nel pavimento si materializza un piccolo criceto bianco. Mi chino e lo catturo, raccogliendolo con entrambe le mani. Lui cerca di scappare, si contorce per sfuggire attraverso le fessure delle mia dita; pianta le unghie sui polpastrelli, mi morde con i dentoni da roditore.
Infine, rendendomi conto che non so dove depositarlo, desisto dal mio intento e lo rilascio per terra.
Entro in un negozio, è un ambiente molto raffinato e soft, con pizzi e tendaggi colorati; con me ci sono la piccola Marianna e un ancor più piccolo Benedetto.
Chiediamo di voler comprare un criceto. Una impalpabile commessa ne porta uno, adagiato in un minuscolo lettino, circondato da comodi cuscini.

Il criceto non è un topo! Anche se in casa mia chiamiamo il criceto di Antonio, con l'appellativo di "topus". Non ha una lunga malefica coda, non è sporco, non provoca disgusto.
Anzi ha una connotazione gradevole, ispira simpatia. Sembra vulnerabile e indifeso, qualche volta anche un po' ridicolo nelle sue corse folli nella ruota o quando penzola a pancia all'aria; ha uno sguardo da "miope" e un muso che annusa e assaggia tutto quello che gli capita a tiro.
Quando i ragazzi lo prendono fra le mani, non si ribella, sembra giocare infilandosi fra le dita, spunta con il muso tremolante dal palmo delle mani appena dischiuse.

Il criceto del mio sogno (naturalmente mi rappresenta) non vuole essere catturato, non vuole gabbie, si ribella anche se l'intento della "cattura" è protettivo.
Nello stesso tempo si sta agitando nervosamente (roditore-rodimento), non sa bene in quale direzione puntare, vuole scappare dalla cattività poco creativa ma nello stesso tempo teme le novità, e allora si ripresenta coccolato e protetto come un neonato nella culla. Deve accontentarsi o deve cercare nuovi orizzonti accettando il rischio?

Forse potebbero esserci contenuti dell'inconscio che si affacciano alla coscienza, aspetti della psiche che devono "crescere" per essere compresi ed accettati.

martedì 29 agosto 2006

Scienza e creatività

Will Wright è uno dei programmatori più famosi nell'ambito dello sviluppo di videogiochi di stampo strategico-gestionale. Il suo nome è associato a quello di un video gioco famosissimo "Sim City".

Recentemente Will Wright è tornato a far parlare di sé, annunciando lo sviluppo di un nuovo gioco rivoluzionario. Con Spore si chiede al giocatore di gestire l'evoluzione di un ecosistema planetario, creando una razza animale a propria fantasia ed evolverla nei millenni, fino a farle esplorare gli estremi confini dello spazio.

Tutto questo per arrivare ad una sua citazione.

"La scienza non è altro che il tentativo di comprime la realtà in un insieme minimo di regole. La creatività cerca un piccolo insieme di regole capace di generare una realtà complessa e sorprendente".

Penso alla teoria del tutto, allo sforzo in atto per identificare un'unica equazione capace di esprimere tutte le leggi della fisica: quantistica, gravitazionale, elettromagnetica, interrazione forte e debole. La regola delle regole. La formula dell'universo!
Chi invece vuole esprimere la propria capacità creativa deve generare qualcosa di nuovo pur partendo da un insieme di regole; possono essere le regole di grammatica o quelle linguistiche,anche se deformate o ridotte; possono essere i colori di una
tavolozza, anche se si tratta di realismo, astrattismo, impressionismo, collage; può essere lo spazio da modellare con creta, gesso, bronzo, riciclo di oggetti.
Comunque la metti sono i mattoni di una realtà comunque "complessa e sorprendente" perchè frutto di una ispirazione interna.

Per me, Scienza e Arte creativa, sempre espressioni di una capacità, a volte camuffata a volte inconsapevole, di un movimento al "cambiamento".


venerdì 25 agosto 2006

Spirituale e religioso

Tratto da Wikipedia.

Spesso i termini "religione" e "spiritualità" vengono trattati come sinonimi, il che è alquanto impreciso, dato che anche alcuni non credenti rivendicano una propria dimensione spirituale.

Entrambi i termini si riferiscono alla ricerca dell'Assoluto o di Dio (o con qualsiasi altro nome Lo si voglia chiamare): si può dire che la differenza fondamentale consiste nel fatto che la religione indica un tipo di ricerca esteriore, formale; mentre per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé. Questo comporta che la spiritualità assuma, rispetto alla religione, alcune connotazioni tipiche: la fede assume un carattere più personale e meno dogmatico, più aperto alla sperimentazione e basato sull'esperienza personale.

Sempre parlando in termini di ricerca spirituale, un'altra connotazione tipica della spiritualità rispetto alla religione può essere la convinzione che esistano diversi percorsi spirituali, e che pertanto non esista alcuna verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso è meglio seguire; poiché ogni persona è diversa dalle altre, la scelta è spesso lasciata all'individuo, alla sua sensibilità e al suo discernimento.

Da questo punto di vista, religione e spiritualità non sono due concetti contrapposti che si escludono l'un l'altro, ma possono essere visti semplicemente come due tappe nella crescita interiore di ogni fedele o aspirante spirituale, tant'è che molti seguaci di religioni costituite considerano la spiritualità come un aspetto intrinseco e inscindibile della loro esperienza religiosa. Non esiste insomma una vera contrapposizione tra i due termini, dal momento che il rapporto fra religione e spiritualità è paragonabile al rapporto fra contenitore e contenuto, fra forma e sostanza, fra teoria e pratica.

(per leggere l'articolo originale clicca qui)

Riporto questa definizione perchè mi ci ritrovo.
Penso che se non si acquisisce o non si possiede questa dimensione di "spiritualità" - così come qui intesa- non si può pretendere che nella propria vita ci sia alcun percorso di "cambiamento". Fondamentalmente si rimarrà sempre statici, immutevoli, chiusi in una torre d'avorio, si procederà verso un perfezionismo piuttosto che verso una crescita; anche se si aderisce ad una istituzione o movimento religioso o sociale o politico o sportivo o culturale.

martedì 22 agosto 2006

Il trasloco

(Sogno del 20/8)

Il camion raccoglie tutte le scatole che provengono dalle due case da cui si trasloca e poi si avvia lungo il percorso.

Non segue la strada più veloce, e dire che basterebbe imboccare l’autostrada e proseguire, dritti, in giù, sempre avanti fino all'arrivo. No preferisce affrontare gli appennini. Vuol dire salire irti versanti di colli, attraversare i passi, ridiscendere tra curve imprevedibili, attraversare paesi, rischiare di sbagliare strada a un incrocio non segnalato.

Parte da Genova e va verso Sud verso una meta non precisata, potrebbe essere Napoli o forse ancora oltre.

Mia figlia mi telefona: vuol sapere "se c'è". Si riferisce a qualche oggetto particolare e vorrebbe accertarsi che sia stato caricato. Ma non c'è modo di saperlo... il camion va, le scatole, nel vano carico dell'automezzo, sono tutte chiuse e impilate. Bisognerà aspettare l'arrivo.


I traslochi nella mia vita sono stati invariabilmente, operazioni stressanti.

Ogni volta mi sono riproposto che il prossimo l'avrei organizzato diversamente, che sarei stato disposto a pagare la giusta cifra pur di non rimanere intrappolato da quel marasma di attività che iniziano con l'impacchettamento di tutti gli oggetti di casa, continuano con lo smontaggio dei mobili, e poi alè! si riparte al contrario: tutte le operazioni inverse, interminabili, con le scatole che sembrano moltiplicarsi per magia, i mobili rimontati troppo in fretta, l'immancabile misura sbagliata che copre la presa elettrica, l'anta dell'armadio scheggiata...E' il prezzo che si paga prima di godere della nuova sistemazione.

Traslocare può indicare il bisogno di cambiare. Il desiderio di iniziare qualcosa di nuovo dopo la fine di un rapporto. In realtà, nel sogno, non sembrano prevalere gli aspetti della fatica e dello stress che prima ho descritto. Il trasloco è in questo caso un lento viaggio, senzala fretta di concludere; meglio un percorso che favorisca il contatto con una realtà esterna che vive, anche se significa andare su e giù o imboccare una strada che allungherà ulteriormente il percorso. E' un trasloco complesso, perchè nel sogno ci sono le scatole di due case; la telefonata di mia figlia che sembra coinvolgere il passato e il futuro, l'attaccamento e la distinzione. Infine il misterioso oggetto: c'è o non c'è? L'incertezza mi fa pensare alla natura stessa del cambiamento. Tu sei sempre quello di prima ma nello stesso tempo cambi, non sai cosa c'è "di te" fino a quando ogni cosa sarà ritirata fuori e sistemata nelle nuove stanze.


lunedì 14 agosto 2006

Rumore di pioggia

Il rumore della pioggia in campagna è diverso da quello in città!
La senti arrivare mentre è ancora lontana perchè riconosci l'odore di bagnato sospinto dal vento. Senti il primo ticchettio dal fremere delle foglie sugli alberi più lontani, come il sonaglio scosso da uno gnomo del bosco che preannuncia le novità della sera.
Non ha l'impatto secco e monotono dell'asfalto colpito sempre con la stessa angolazione.
E' un rumore che si cadenza al ritmo irregolare degli impatti con la terra e con l'erba; sulle foglie fitte e sui rami dei meli carichi di frutti piegati fin quasi a spezzarsi; sulle larghe foglie dei fichi che trattengono per un'attimo l'acqua e la rilasciano di colpo; sulla tettoia di plexiglass che sembra la grancassa dell'orchestra.
Li avverti tutti i cambiamenti nell'intensità della pioggia: un 'ondata e poi il suo rifluire; il successivo, intenso scroscio, quello violento che ti fa godere dell'essere lì, racchiuso da mura sicure e vetri accuratamente chiusi; e poi ancora un'altro passaggio, costante, insistente, lungo, quello che la terra assorbirà fino alle radici più profonde, quello che domani sotto un sole arzillo ridarà una tonica energia al prato affaticato da tanta secchezza.

La pioggia alla fine la vince su su di te,
quel rumore ti azzittisce dentro dai pensieri irrequieti, ti richiama all'ascolto della sua voce. Non sai cosa ti voglia dire, ma hai voglia di ascoltarla.

venerdì 11 agosto 2006

Occhiali rotti

(Sogno 11/8)

Cammino con altre persone - sembra una passeggiata rilassante, perchè mi fermo commentando con qualcuno che la vista sul golfo è veramente incantevole - rimango indietro, prendo fra le mani gli occhiali da vista, li rigiro in tutti i versi e mi rendo conto che sono rotti. Le stanghette si
ribaltano da una parte e dall'altra rispetto alle lenti oscillando sul perno; l'attaccatura fra le due lenti è disarticolata; io sembro non capacitarmi di come si sia prodotto questo danno. Vorrei aggiustarli, ma sono tentativi inutili.

Gli occhiali rotti mi sembrano un segnale di disagio.
Già la sola presenza degli occhiali da vista richiama la necessità di avere un aiuto per poter guardare con chiarezza il mondo intorno (io vedo bene da lontano, ma da vicino oggetti come cellulari, libri, giornali, lo schermo del computer.... diventano spazi irrimediabilmente sfuocati e
incomunicabili).
E comunque, nonostante tutto, gli occhiali ristabiliscono un equilibrio, permettono di relazionarsi nuovamente con le cose della tua vita mettendole nella giusta posizione focale.
Qui invece sono anche rotti, non si possono più inforcare fra naso e orecchie, hanno perso la loro consistenza, la loro funzione di sostegno.
C'è una sola cosa da fare: bisogna tornare dall'ottico e farli riparare.

Il ritorno al lavoro dopo una settimana di riposo, non è stata affatto semplice,
pensavo ad un Agosto di tutto relax, invece ho trovato problemi importanti da risolvere; una situazione da rimettere a fuoco, mi sono trovato impreparato...


Cerco qualche riferimento sulla rete con "occhiali rotti"...

Su "golem indispensabile" (clicca) ho trovato qualche spunto.

Parlando di un film di W.Allen, Prendi i soldi e scappa, in cui al protagonista vengono rotti gli occhiali sette volte si dice "... non è solo iterazione di una trovata ma una traccia esplicita della vita inconscia: la limitazione della vista è un simbolo di castrazione, personale e sociale, dal momento che a rompere gli occhiali sono i rappresentanti di diverse categorie"

e ancora

Victor Sjöström, ne Il posto delle fragole perde la propria identità, che vuol dire prestigio, conoscenza, tutta la sua vita, privata e pubblica, quando con orrore vede in sogno i suoi occhiali cadere e rompersi. Il professore sulla strada verso il giubileo professionale perde le coordinate del suo mondo, simboli di morte appaiono in una strada deserta, la prospettiva si disfa in un succedersi irrazionale di oggetti mostruosi, menomati, deformi. La sua vanità è schiacciata, le lenti con cui guardava il mondo sono in frantumi.

Gli occhiali, la difficoltà visibile nell'approccio con gli altri, nella relazione; guardare e essere guardati; la manchevolezza nella tensione onniveggente, il limite al vedere totale, che permetterebbe di costruire rapporti equilibrati con il mondo e con gli altri. Le lenti sono segno tangibile che divide.

Poi un riferimento agli occhiali rotti c'è nel libro Timeline di Michael Crichton (da cui anche uno scadente film).
Protagonisti sono un gruppo di archeologi che in un uno scavo, insieme a reperti dell'epoca medievale, trovano un paio di recenti occhiali rotti , naturalmente non dovrebbero essere lì, anche perchè appartengono ad uno stimato collega di cui si sono perse le tracce poco tempo prima. Da qui un fantascientifico viaggio nel passato con una macchina del tempo, alla ricerca dell'archeologo che era rimasto intrappolato nel medioevo durante una precedente "spedizione".

Anche Harry Potter pare impegnato con problemi conseguenti agli occhiali rotti; ma in questo caso, nel suo mondo, sembra esistere una apposita magia chiamata OCOLUS REPARIS. Con questa magia gli occhiali rotti si aggiustano "magicamente".

Nella canzone di Samuele Bersani (Occhiali rotti) viene ricordato il giornalista Baldoni.
"...un bacio a tutti, quanti sogni belli e quanti brutti
i miei occhiali si son rotti
ma qualcuno un giorno li riparerà…
un bacio a tutti, fate sogni belli e pochi brutti
i miei occhiali si son rotti
ma qualcuno un giorno se li metterà "


Infine un'ultima citazione, trovata nel resoconto di una gita a Loreto di un gruppo di ragazzi di Ischia: "L'ultima sera infatti mi si erano rotti gli occhiali e Don Carlo ridendo mi disse: "vuol dire che devi guardare con gli occhi del cuore"

Vedere con gli occhi del cuore…E' una buona idea!

domenica 6 agosto 2006

Un Gorgo verso il Cielo

C'è un luogo dove non conta la "qualità" della Fede. Dove si incontrano persone che sfiorano la superstizione insieme a menti che faticano a credere nell'esistenza di Dio e ad abitué dell'impegno religioso.

Il luogo è Speciale. Appare a chi si immerge in quella realtà come un Gorgo verso il Cielo. C'è, che tu lo voglia o no. C'è al di là di quello che pensi e dei giudizi che puoi dare.
Come un gorgo, attira e risucchia a sè chi si avvicina, fa perdere gli equilibri stabiliti. Ti costringe a un silenzio interiore, al rispetto profondo di quegli avvenimenti.

E' Lourdes.