domenica 31 dicembre 2006

Gli attimi fuggenti

(Sogno 23/12)

Voglio fare una fotografia. Deve essere uno scatto speciale, devo trovare un'inquadratura efficace. Il gruppo di persone da fotografare è interessante, ma devo cogliere l'attimo giusto per fissare un'espressione particolare, un gesto significativo...
Sono tutti in posa, sembrano pronti, ma io non sono ancora soddisfatto, li faccio spostare una volta di più, per curare un dettaglio, per accrescere la tensione emotiva.
Poi improvvisamente è troppo tardi, il momento magico è fuggito, la foto è sorpassata non ha più alcun interesse.


(Sogno 29/12)

Vado a parlare con una persona che conosco da tanto tempo, è una persona speciale con cui c'è molta confidenza, che mi conosce profondamente.
Non sono solo, ho portato con con me tutta la famiglia e siamo seduti intorno ad una tavola apparecchiata. Una grande tovaglia a quadri rossi e bianchi, qualche bottiglia piena e dei bicchieri pronti ad essere riempiti.
Il momento è carico di aspettative, mi aspetto il ritorno di ricordi, di aneddoti, di immagini, un senso inappagato di nostalgie, di frasi dette e non dette come succede a chi si conosce da tanto tempo.
Invece ricavo una sensazione di grande freddezza. Il tempo scorre via senza emozioni con un senso di disagio crescente.
Arriva il momento di salutarsi; mentre gli altri si allontanano, mi giro, faccio un passo indietro e dico "La prossima volta vengo da solo".




In entrambi i sogni ciò che manca è l'atmosfera giusta, è un qualcosa che nasce da dentro ed impedisce il ciak.

Fare ciak con una persona è una esperienza di condivisione fenomenale. E' più facile dire cosa non è, piuttosto che spiegare cosa è.
Chi l'ha provato sa che non si è più in-due, ma è come se un "terzo" prendesse forma. Un'area impalpabile ma ben definita, fragile a costituirsi ma nello stesso tempo capace di diventare coriacea e resistente al tempo.

Non si può studiare a tavolino, mettendo le persone al posto giusto come pedine, non si può costruire nell'affollamento degli affetti.
E' un tu-per-tu, una feconda comunione di menti, un gioco di soggettiva interazione a cui corrispondono rispecchiamenti, riflessioni ed emozioni.

E' qualcosa di così radicato nell'intimo della nostra cultura, che la Religione Cristiana ne ha fatto il cuore della propria Fede.
Due - che - s i- amano - così - profondamente - da - trasformare - il - loro - amore - in - persona: la Trinità.
Ma è anche un concetto che è, in qualche maniera, richiamato nella scienza quando si considerano i fenomeni di aggregazione della materia studiati dalla Cibernetica.
E ancora, più recentemente, la psicologia ha identificato nel rapporto paziente-terapeuta il concetto di terzo-analitico. Un soggetto dotato di "vita propria", generato dalla coppia analitica, il quale, nel creare un nuovo spazio non saturo, capace di simbolizzazione, modifica la realtà emotiva ed inconscia del paziente e dell'analista portandoli entrambi verso una crescita.

La realtà deve essere assai semplice: una inesauribile e incontrollabile spinta all'aggregazione è scritta nel cuore dell'umanità e di ogni singola persona. Perchè non sperare intimamente che il prossimo, sarà un anno "migliore"?

venerdì 29 dicembre 2006

POW Hawaii

Qualche giorno fa ho scritto un' e-mail all'università delle Isole Hawaii. Ho chiesto informazioni sui prigionieri italiani della seconda guerra mondiale. Tra cui papà Toledo.

Mi è giunta ieri una graditissima risposta che riporto in fondo.
Riassumendo, il contenuto riguarda il ritrovamento di un saggio scritto da uno studente del college che aveva il compito di sorvegliare, ogni giorno, quindici uomini che lavoravano alla
rimozione dei reticolati di filo spinato dalle spiaggie e dai terreni, in una zona chiamata Barbers Point a Oahu. Qualcuno di queste persone era italiano (senza fare nomi).
Due articoli della cartella riguardano ritagli di giornale e foto di un articolo del Maggio 1946 relativo alla cappella dedicata a Santa Francesca Cabrini. A quel tempo i prigionieri italiani erano già ripartiti e d erano rimasti solo i giapponesi. La cappella è stata poi distrutta.
Infine cita alcune statistiche relative ai POW (Prigionieri di Guerra):
Al 28 Luglio 1945 c'erano complessivi 4967 prigionieri a Oahu in sei differenti campi e ospedali, così distribuiti, 4863 nei campi da uno a cinque (Toledo era nell'uno), 6 nel campo cinque e 98 negli ospedali.
Al 16 Febbraio 1946, non c'erano più italiani.

Per chi vuole leggere l'e-mail integrale, segue testo.

Mr. Trichini,

I have looked through the card catalog for Hawaii War Records Despository and gone to the manuscript holdings listed. We have an essay written by a college student in 1946 who guarded Italian Prisoners of War as part of his military duty. He was responsible for fifteen men each day as they labored near Barbers Point on Oahu, clearing barbed wire from the beaches and
landing areas. He talks about a few Italian prisoners he guarded without naming any.

Two items in the holdings are newspaper clippings of an article and photograph of a chapel built by the Italian Prisoners of War in honor of Mother Francesca Cabrini. The newspaper article is dated May 1946. By that time the Italian POWs had departed Hawaii, and the prison compound held Japanese POWs. The chapel was closed up. It has since been destroyed.

Finally, I have statistics from the commanding officer of the POWs for two different dates: 28 July 1945 and 16 Feb. 1946. As of the former date, there were a total of 4,967 Italian POWs on Oahu, in six different compounds and the hospitals. Compound numbers one through five contained 4,863 of these prisoners, compound nine held 6 Italian prisoners, and 98 were in hospitals on Oahu. By the second date in February 1946, no Italian POWs remained on Oahu.

I have no information on Italian POWs held on Hawaii Island.

James Cartwright,

University Archivist
University of Hawaii

martedì 26 dicembre 2006

Prigionieri negli Stati Uniti d'America

Su consiglio di una lettrice del mio blog (per il momento desidera rimanere anonima), che si è imbattuta nella storia di mio papà Toledo, prigioniero a Hereford durante la seconda guerra mondiale, ho letto, di Mario Tavella, "Io, prigioniero in Texas". Ed. Lo Scarabeo.

A parte le differenze ideologiche (il nonno Vincenzo e la sua famiglia erano assolutamente antifasciti), è piacevole ritrovare episodi e descrizioni che mi riportano ai racconti del papà.

Così l'autore racconta l'impatto con il campo Texano:
"Per le nostre abitudini è un centro di soggiorno vacanziero, non un campo di concentramento. Letti con rete, materasso, coperte e trapunta. Le baracche di legno hanno due grosse stufe a carbone per l'inverno....docce, lavabi, specchi...acqua calda e fredda. Anche l'ora di pranzo riserva grandi gioie. La mensa è una specie di trattoria...La fame diventa presto un ricordo".


Quando Mario arrivò a Hereford, Toledo doveva essere già lì da circa un anno (il suo imbarco da Casablanca è del 23/7/43).

Così racconta nel libro il primo contatto con gli altri italiani.
"...applausi, grida di gioia, commozione...I vecchi (prigionieri) vogliono sapere notizie fresche dai nuovi arrivati, delle loro città, cercano conoscenti e compaesani..."


La storia di Mario merita un grande rispetto per la coerenza e la fedeltà ai valori in cui ha creduto; suonano profonde e sincere le sue parole che rievocano la scoperta, attraverso i giornali americani, degli orrori del Nazismo e della complicità del Fascismo.

"...Solo ora ci rendiamo conto di essere stati alleati di giustizieri di persone inermi e incolpevoli....Quando dico che il Fascismo non mi è mai sembrato il "Male", devo onestamente aggiungere che questa certezza traballa ripensando alle tristi e meschine leggi razziali contro gli ebrei, introdotte da Mussolini e dal Re..."


Da qualche parte le storie di Toledo e Mario si dividono perchè il mio papà continuò la sua prigionia alle isole Hawaii.

E' solo un' ipotesi ma suppongo che già al termine del 1944 era stato spostato in quella lontana isola del Pacifico.
Una lettera ai sui genitori del 23/12/1943 riporta l'indirizzo "PW Company 3 - PW Camp Pacific".
Forse, per qualche ragione che non conosco, papà aveva deciso di non collaborare con gli americani, e questa decisione potrebbe essere alla base del trasferimento.
Scrive in questa lettera:
"...quello che è stato il Maggio scorso; però credetemi è stata una fase passeggera...il mio contegno è stato ed è sempre leale....". Sulla sua attività aggiunge: " il mio lavoro è sempre da falegname e la mia dimora è fra reticolati; ben trattato robusto di costituzione fisica e morale".

Un' altro segno del passaggio alle Hawaii è un giornalino dal titolo " VOLONTA' " - Settimanale di guerra Italiana - campo No.1 Hawaii - 30/09/1945.
E' un numero speciale uscito in occasione della costruzione, da parte dei prigionieri italiani, di una chiesa dedicata a Santa Francesca Cabrini.
L' articolo principale è di Danilo Ravenna, capo del campo.

"...Niente di preciso ci è dato ancora sapere in proposito, ma è legittimo supporre che il momento nel quale potremo ritornare alla nostra terra martoriata non sia più tanto lontano. E allora, quando partiremo, saremo irresistibilmente portati a ricapitolare i mesi passati nei reticolati, in queste Isole, in pieno oceano Pacifico....
...La patria nostra, in uno spazio di tempo relativamente molto breve, ha subito prove eccezionali che hanno inciso sulla terra, bagnata di sangue...squassata dai terribili colpi della guerra, o sugli animi, provati dai sentimenti più contrastanti che hanno spezzato amicizie, influito perfino sui rapporti delle famiglie...
...Mai come oggi noi Italiani, tutti, abbiamo avuto bisogno di guardarci negli occhi, di comprendere l' uno gli errori degli altri, di pensare a tutto ciò che esiste ad di sopra di noi. Perché il mondo guarda verso la nostra Italia e si domanda se essa saprà rialzarsi o riprendere un degno posto fra i popoli."


Parole bellissime e attualissime!

Infine un' altra lettera di Toledo, 14/01/06. Aspetta il rimpatrio e scrive così:

"I giorni sono contati e sembra che durino eterni, tutto ho pronto ed aspetto soltanto il via..."

Il 25/03/46 si imbarca sulla nave "Sea Witch" che lo porterà a Napoli, poi ancora qualche mese a Palermo nel centro alloggi dei reduci. Ma ormai casa è vicina, anche se il congedo arriverà in Agosto, gli vengono concessi 60 giorni di permesso. Il 22 Aprile il cap. maggiore Toledo sale su un treno in una carrozza di terza classe per raggiungere Vittoria e ricongiungersi con le sorelle Aurora e Irene, la mamma Lilla e il papà Vincenzo.

sabato 23 dicembre 2006

I Pacchi

(Sogno del 20/12)

Il sogno che racconto propone uno strano quesito.

Sono con Mariateresa ed usciamo da un negozio con tantissimi sacchetti (chissa se sono i regali di Natale...), la macchina si trova posteggiata un po' lontano, in una strada che si raggiunge tramite una ripida scalinata.
Cosa è meglio fare: un viaggio unico caricandosi con tutto il notevole peso dei pacchi in una sola volta, come vorrebbe fare Mariateresa, o fare due viaggi affrontando due volte la scalinata, come preferirei io?

Il sogno, nel mio ricordo, finisce così, nella sospensione.

Considerando che il peso del trasporto lo devo sostenere io, è giusto che la scelta sia tutta mia. La decisione giusta mi sembra proprio quella di fare due viaggi.
Ma una volta no, non avrei seguito questo ragionamento; la mia filosofia sarebbe stata quella di ottenere tutto e subito,
a qualsiasi costo personale. "Ce la Devo fare!" mi sarei detto, e avrei superato la mia capacità massima di sforzo arrivando in cima con gli occhi fuori dalle orbite, i muscoli delle braccia insensibili per la fatica e la schiena a pezzi.
La seconda soluzione, richiede più tempo, ma non costringe a dover superare ad ogni costo i propri limiti. La salita due volte? E vero, ma basta prenderla con il ritmo giusto.

Sembrava un sogno insignificante, invece mi rendo conto che c'è un chiaro messaggio del mio inconscio: rispetta i tuoi limiti, quella è la strada per arrivare fin dove desideri.
Poi per quanto riguarda la presenza femminile che mi suggerisce una soluzione più performante, da primo della classe, non mi è difficile ricondurla alle origini..

giovedì 21 dicembre 2006

Il matrimonio è per sempre

Oggi sono intervenuto con un commento, nel blog di Paolo, in merito a "il matrimonio è per sempre".

L'argomento è difficile, si parla di matrimonio e pacs.
Lo aggiungo al mio "Come si cambia" perchè in questo caso, a cambiare è "il sentire" di una intera società, cambia la percezione di ciò che è un valore in cui credere e ciò che non lo è.
Forse, mi dico, gli stessi criteri che si applicano al cambiamento interno (che io cerco di descrivere) sono applicabili anche alla collettività.
Per questo riporto sotto il mio intervento.

Vedo che si parla di matrimonio e pacs.
E' un argomento che mi porta disagio. Cerco di spiegarmi.
Intanto perchè all'accordo di "sostegno reciproco per sempre" che due persone, un uomo e una donna, decidono responsabilmente di stabilire fra loro, davanti a una comunità e, se ci credono, anche davanti a Dio, credo fortissimamente. E' una esperienza di crescita, di ricchezza, di maturità, di realizzazione umana, lo chiamano Matrimonio.
E' una esperianza della persona. Punto-e-basta. Non della persona che crede in Dio o che crede nel Dio della Chiesa Cattolica.
Il Matrimonio è una esperienza comune a moltissime culture e civiltà. Il Matrimonio esiste per credenti e non credenti. E' una esperienza per la vita!
Dico questo perchè non si insista sulla contrapposizione dei Patti con il Matrimonio-Religioso, ma casomai con il Matrimonio-punto-e-basta.

Anch'io penso che l'uomo e la donna che scelgono di vivere "di fatto" non avranno, in generale, interesse a introdurre dei "patti": darebbero una vernice di "diritto" al loro stare insieme. Sarebbe un controsenso alla loro scelta.
L'idea sembra piuttosto un grimaldello per legalizzare le unioni omosessuali. Ecco il disagio.

Aggiungo che non credo allo scontro e alla contrapposizione, su questo e su altri argomenti delicati legati alla vita e alla persona.
Penso che effettivamente, che mi piaccia o meno, c'è una realtà sociale con la quale devo, anzi voglio, fare i conti.
Penso che alle mutazioni culturali non ci si possa opporre con la rigidità; mi sembra che la storia insegni che non ha mai funzionato. Meglio guardare avanti come diceva Theilard de Chardin: "...perchè il meglio deve ancora accadere".
Se si potesse discutere delle richieste giuridiche degli omosessuali e riconoscere quali corrispondono a reali "diritti" della persona e a come garantirli senza aggiungere patti e matrimoni-burla sarebbe troppo bello.
Eppure so che in entrambi gli schieramenti politici ci sono proposte sensate in questa direzione.

martedì 19 dicembre 2006

In automobile per paesi e campagne

(Sogno del 17/12)

L' automobile è il mezzo ideale per attraversare i piccoli paesi sparsi nella campagna.
I filari d' alberi scorrono veloci, si superano i dossi, si fiancheggiano rivi d' acqua.

Un nuovo agglomerato di case appare e, rallentando vistosamente la velocità, mi inoltro fra le prime case.

C'è un incredibile attività lavorativa; dappertutto ponteggi improvvisati, secchi d' acqua, cumuli di ghiaia e cemento.
Dovunque giro lo sguardo ci sono muratori al lavoro, chissà, forse una ristrutturazione programmata...
Mi soffermo a guardare meglio perché mi rendo conto che gli attrezzi di lavoro, come cazzuole, picconi, carrucole, scarseggiano.
Un operaio, raccoglie con le mani un mucchio di cemento e lo lancia in alto contro il muro in costruzione; altri due cercano, goffamente, di issare una lastra di metallo che dovrà fare da tettoia, un' altro ancora impila dei mattoni in modo chiaramente incompetente...
Ora, mi rendo conto che tutte le attività in corso risultano essere precarie e confuse e qualcuno mi mette a conoscenza del fatto che tutto il paese è stato affidato a una volenterosa colonia di recupero di ex-carcerati.

Proseguo, riprendendo il viaggio con la macchina, ma è come se il disordine al quale ho appena assistito si fosse trasferito nell' atmosfera. L' aria, satura di polvere bianca come il cemento, disturba la respirazione e costringe a chiudere i finestrini dell' auto.
E' una nuvola di dimensioni enormi e, nello stesso tempo, sottile e spessa come la nebbia. Mette a disagio.
Arrivo in un altro minuscolo paese: la piazza e poche case intorno.
Entro in una abitazione; giusto in tempo, perché fuori inizia a piovere. Una pioggia sempre più insistente, sempre più fitta, sempre più violenta.
Fiumi d' acqua si formano nella strada e trascinano via ogni cosa. Vedo passare mobili, tronchi di legno, animali travolti dall' improvvisa piena, sono galline, cervi, maiali, tartarughe, un piccolo elefante.
Quando spiove il cielo è nuovamente limpido, non c'è traccia della nube di polvere.
Dalla dispensa prelevo un sacco ripieno di chicchi di mais per distribuirlo ad alcuni animali superstiti rimasti intrappolati fra i detriti lasciati dalla piena d' acqua.

Se non si dispone delle "risorse giuste" si fanno danni che rendono la vita impossibile.
Rimediare può essere oltre che necessario, doloroso. Ma dopo si può ritornare a percorrere le strade della vita.

domenica 17 dicembre 2006

Un incarico importante

(Sogno del 12/12)

Sono stato eletto dal Papa, come membro laico di un nuovo organismo che avrà il compito di selezionare le candidature da proporre per il successivo pontificato.
Sono onorato e orgoglioso della fiducia che viene riposta in me, inoltre ci sarà una presentazione pubblica, arriverà la stampa nazionale per la presentazione del comitato.
E' un grosso evento.
Forse dovrei prepararmi, e forse lo sto facendo; sto pescando nel lago. Guardo da vicino l'amo della lenza. Invece di avere l'usuale forma a gancio è stondato. Così fatto non potrà arpionare nessun pesce. Cerco di piegare quell'amo in modo che assuma la forma che ci si aspetta da un amo, perchè possa fare il suo mestiere. Poi mi arrendo e provo lo stesso a sistemarci intorno un po' di mollica di pane; lancio la lenza e un grosso pesce abbocca, io lo tiro su incredulo.


Com'è desiderabile per l'inconscio essere gratificati a basso costo! Veder riconosciute le proprie capacità dall'Alto, quasi per decreto divino. E' una situazione che elimina ogni tipo di lotta, ogni competizione: i pesci vengono a me senza la violenza dell'amo, come a riconoscere che è scritto da qualche parte che ogni mio desiderio è da appagare volontariamente, desiderando di farlo. Giusto un briciolo di onnipotenza!

venerdì 15 dicembre 2006

I pantaloni

(Sogno del 9/12)

Nello spogliatoio dove mi sono cambiato d'abito non trovo più i pantaloni del vestito buono, il
gessato grigio. E' una situazione inspiegabile ed io non so più dove cercare. Mi faccio aiutare nella ricerca dalle persone presenti ma dei pantaloni non c'è traccia. La mia disperazione è forte, nelle ore successive non riesco più a concentrarmi su niente perchè la mente torna alla perdita, un film scorre vuoto davanti ai miei occhi.
Forse qualcuno nella fretta ha messo i miei pantaloni nella sua valigia e se l'è portato via involontariamente.

Un appello, bisogna preparare un appello pubblico, in modo che se qualcuno dovesse trovare i pantaloni sappia che sono miei e me li faccia recapitare.

Sul tema della perdita di qualcosa di caro.
Difficile adattarsi ed inutile sparpagliare appelli di aiuto. Meglio prendere coscienza della
nuova realtà e...acquistare un nuovo vestito...cioè imparare "come si cambia"


Stessa notte altro sogno:

I banditi raggiungono la piazza, sono circondati dalla polizia ma si preparano ad una sparatoria all'ultimo sangue.
Tutti sono vestiti come soldati ma con divise dell'ottocento.
Anche la tecnica di guerra è la stessa:

"Caricà, puntà, sparà..." ne cadono due, tre per parte.
Poi nuovamente lo stesso rito.
"Caricà, puntà, sparà..."



Effettivamente spararsi addosso è un rito che si rinnova tutti i giorni e sembra non stancarci mai, a costo di essere ridicoli, diventa così ripetitivo che alla fine non si sa più chi ha torto e chi ha ragione e neppure il motivo: "caricà, puntà, sparà"

Infine arriva il dolce

(Sogno del 7/12)

Sono seduto al tavolo di un ristorante. Il servizio non è soddisfacente.
Tra una portata e l'altra non cambiano le posate. Addirittura portano il secondo nel piatto già usato, con ancora i segni del sugo e del pane rimasto nel fondo.
I camerieri sono sbrigativi e incompetenti.
Questo pranzo si sta concludendo disastrosamente.

Infine arriva il dolce, l'ultimo atto.

La sorpresa si avvicina: sono specialità uniche nel loro genere, qualcosa creato in casa, artigianalmente; l'aspetto è gradevole, ci sono sconosciuti semini sparpagliati sopra al dessert a completare un'estetica invitante. Le porzioni sono decisamente abbondanti e infine anche il gusto si rivela ottimo.


Mai disperare! La sostanza è più importante della forma. Se il finale è buono, vedi con occhio diverso tutte le insoddisfazioni e difficoltà che hai incontrato prima; anzi ti sembrano funzionali al risultato finale.
Che ognuno scelga il dolce che preferisce.

giovedì 14 dicembre 2006

Oltre la distanza

Qualche volta non c'è bisogno di utilizzare il blog "Oltre la distanza" perchè "Oltre la distanza" è venuto in casa tua.















Lo staff medico quasi al completo




















Carlo misura la pressione
















una coppia di amici del Benin















Gruppo colorato di famiglie

salgo sulla collina

(Sogno 7/12)

Salgo sulla collina spoglia di vegetazione. Di fronte a me nell'altro versante, catapecchie scavate nel tufo e puntellate con vecchie assi di legno si confondono con il grigiore della terra.
La mia stretta strada conduce alla casa che ho acquistato. E' una costruzione su due piani. Tre scalini di legno consumato per entrare. Il suo aspetto, rispetto alla desolazione della zona sembra parzialmente confortante. Entro e la esploro; è vuota, senza arredamento, ma tutto l'insieme sembra squinternato, in una logorante decadenza.
Apro un rubinetto e nel lavandino si riversa e schizza un liquido biancastro, sicuramente imbevibile.
Mi preoccupo di chiedere: "Abbiamo portato le bottigliette di acqua minerale?"

Mi vengono in mente i barrios e le favelas del Sud America dove baracche di materiali inconsistenti penzolano da colline franose e dirupi profondi.
In quello scenario anche una casa di mattoni diroccata sembra dignitosa.
Mi vengono in mente i cartoneros di BuoenosAires.
Qui però non c'è il verde vitale della foresta che circonda quelle baracche, c'è la desolazione di un profondo arido Sud.
Mi colpisce la 'decadenza'; mi fa pensare a qualcosa che una volta era in buono stato ed ora non lo è più. A una nuova situazione in cui bisogna adattarsi ma dove del vecchio status c'è ancora il ricordo e qualche rimasuglio (le bottiglie di acqua minerale).

mercoledì 13 dicembre 2006

Un nuovo blog

A chi legge "come si cambia" vorrei segnalare il link per raggiungere Informatica&Organizzazione, nuovo blog che ho aperto qualche giorno fa.
Per cominciare sto pubblicando alcune riflessioni che ho scritto qualche anno fa e presentato a un gruppo di lavoro.
Partendo da una sintetica storia dei computer e attraverso alcuni aneddoti arrivo a parlare di Formazione e del Rapporto uomo-computer.
Poi ho altre idee...

lunedì 11 dicembre 2006

Le cronache di Val Maira

Avrei voluto scrivere "Le Cronache di Narnia", perchè la Val Maira in questi giorni sembrava magica.
Siamo arrivati subito dopo la prima nevicata della stagione. Il bianco della neve in qualche zona copriva appena i prati ancora verdi. Due giorni senza nuvole, con il sole che per giocare a nascondino utilizzava il profilo dei monti.

Nella minuscola Gheit, abbiamo incontrato un anziano signore.
"Freddo eh?" Ci ha apostrofato appena ci ha visti. "Camminando fa fin piacere..." ho articolato io.
"Quante persone vivono in questo paesino?" ha continuato Mariateresa.
"Quando mi chiedono quante anime vivono qui, io rispondo: una, una sola anima, io" ed ha aggiunto "se un'anima c'è l'ho".
"Certo che c'è l'ha, ce n'ha una grande così", ha concluso Mariateresa, allargando le braccia.



Ma anche in un luogo incantato si incontrano le proprie paure. Anzi la paura delle proprie paure.
Le strade si erano ghiacciate, ed io avevo paura a guidare l'automobile. Mi sembrava che gli altri automobilisti fossero più attrezzati di me, sia tecnologicamente che psicologicamente.
Ad un certo punto mi sono reso conto che invece di godere in pieno di quello che la natura mi offriva, già pensavo al tornante che avrei dovuto affrontare in discesa, a quel tratto dove il sole non arriva, con la strada ricoperta da un sottile strato bianco.

Ho deciso che la mia strategia non sarebbe stata quella di sfidarmi per dimostrare che sono più forte delle mie paure.
Il giorno successivo ho piantato l'automobile alla prima curva oltre il paese e mi sono affidato agli scarponi e ai miei bastoncini. Ho fatto bene, anche quel tratto di strada che avrei percorso in macchina e che invece ha allungato la mia camminata di tre quarti d'ora, fa parte del mio bagaglio.

giovedì 7 dicembre 2006

Come ci si vede a 16 anni.


Il ricordo dei propri sedici anni è sempre indelebile.
Ma questo disegno che ho ritrovato, è un tuffo nel passato, ed esprime tutta la carica trasgressiva e le aspirazioni di quell'età.
In questa caricatura, eseguita da Gianni, io sono al centro. Sono riconoscibile dal profilo del naso e dal neo. I capelli e le basette erano lunghi ma non così come appare. La passione per il flauto sarebbe esplosa di lì a poco, per il momento venivo rappresentato con la tromba (effettivamente ho cominciato a suonare con la cornetta di mio papà).
Gianni, Sergio, Agostino, Claudio, purtroppo di loro ho perso le tracce.

mercoledì 6 dicembre 2006

Buscaglia

Le letture di Leo Buscaglia, sono sempre fonte di fermento interiore perchè rompono gli schemi interni e costringono a mettere in dubbio quelle certezze che tendono a cristallizzarsi.

Un paio di aforismi tratti dai suoi testi, su argomenti come il cambiamento e i sogni, a me molto cari.


Ricordate che tutto cambia, soprattutto i rapporti umani, e che per mantenerli noi dobbiamo cambiare con essi. Assicuratevi di progredire e di crescere costantemente insieme, ma separatamente.



e ancora:



State molto attenti con i vostri sogni, perché corrono il rischio di avverarsi!

lunedì 4 dicembre 2006

Saltare sul letto

(Sogno 3/12)

Il bambino salta sul letto; rimbalza come se fosse su un tappeto elastico; su e giù, atterra di schiena, poi di fianco, e la volta dopo con i piedi.
Anch'io sono sopra al letto e osservo la scena subendo i contraccolpi di ogni salto.
Alla fine il gioco diventa un po' fastidioso.
"Guarda che ti stai agitando troppo, rischi di cadere dal..."
Non ho ancora finito la frase che un salto un po' più sgangherato degli altri, fa scivolare il bambino oltre il bordo del materasso, facendolo atterrare con un tonfo sul pavimento.



Questo gioco lo ricordo!
Ogni volta che vedevo il lettone dei miei genitori ancora da sistemare, chiedevo il permesso di giocarci sopra.
Ingaggiavo lotte all'ultimo sangue con i cuscini-nemici e qualche volta rischiavo di essere sopraffatto quando l'assalto arrivava da tre o quattro guanciali con i quali mi rotolavo avvinghiato dalla testata fino al bordo estremo del precipizio.
Mi intrufolavo poi in lunghe e pericolose gallerie, sotto le coperte, per aggirare le linee avversarie.
Saltavo sui materassi sorretti dalle reti in metallo, simulando una rovinosa discesa giù per la collina.

Ed effettivamente al termine dei miei giochi il lettone era un vero groviglio di coperte e lenzuola, come un campo di battaglia.

venerdì 1 dicembre 2006

Condominio

Come si sopravvive a una seduta di condomio
(che regolarmente termina non prima dell'una di notte)?

Verrebbe voglia di gridare al mondo:
sostenetemi, dimostratemi la vostra solidarietà con parole di conforto.


Sembra di essere usciti da un tunnel buio e si stenta a mettere a fuoco la realtà: Non sei solo.
E' un'esperienza che provano milioni di persone come te!

E' un incubo collettivo, è una follia ordinaria, è il disordine mentale di una notte brava.

Com'è che improvvisamente, una due volte l'anno, sembra che tutti dobbiamo essere esperti di caldaie, pompe idrauliche, diffusione di calore?

Come mai il mio vicino di casa che fa il commerciante e l'altro che è medico, sono convinti di poter sostenere un contraddittorio con i tecnici che non riescono a risolvere il problema di un paio di piastre del calorifero?

Come fa la vicina casalinga che abita tre piani sopra a disquisire sul piano di ammortamento e sulle garanzie di contratto della manutenzione di un impianto?

Come si diventa esperti di diritto civile? Quale laurea super-breve si può frequentare?

Mi sorge un dubbio, nonostante le apparenza e l'aggressività,

Che tutti stiano fingendo come me?

(per tenersi aggiornati sui regolamenti clicca qui)