martedì 26 dicembre 2006

Prigionieri negli Stati Uniti d'America

Su consiglio di una lettrice del mio blog (per il momento desidera rimanere anonima), che si è imbattuta nella storia di mio papà Toledo, prigioniero a Hereford durante la seconda guerra mondiale, ho letto, di Mario Tavella, "Io, prigioniero in Texas". Ed. Lo Scarabeo.

A parte le differenze ideologiche (il nonno Vincenzo e la sua famiglia erano assolutamente antifasciti), è piacevole ritrovare episodi e descrizioni che mi riportano ai racconti del papà.

Così l'autore racconta l'impatto con il campo Texano:
"Per le nostre abitudini è un centro di soggiorno vacanziero, non un campo di concentramento. Letti con rete, materasso, coperte e trapunta. Le baracche di legno hanno due grosse stufe a carbone per l'inverno....docce, lavabi, specchi...acqua calda e fredda. Anche l'ora di pranzo riserva grandi gioie. La mensa è una specie di trattoria...La fame diventa presto un ricordo".


Quando Mario arrivò a Hereford, Toledo doveva essere già lì da circa un anno (il suo imbarco da Casablanca è del 23/7/43).

Così racconta nel libro il primo contatto con gli altri italiani.
"...applausi, grida di gioia, commozione...I vecchi (prigionieri) vogliono sapere notizie fresche dai nuovi arrivati, delle loro città, cercano conoscenti e compaesani..."


La storia di Mario merita un grande rispetto per la coerenza e la fedeltà ai valori in cui ha creduto; suonano profonde e sincere le sue parole che rievocano la scoperta, attraverso i giornali americani, degli orrori del Nazismo e della complicità del Fascismo.

"...Solo ora ci rendiamo conto di essere stati alleati di giustizieri di persone inermi e incolpevoli....Quando dico che il Fascismo non mi è mai sembrato il "Male", devo onestamente aggiungere che questa certezza traballa ripensando alle tristi e meschine leggi razziali contro gli ebrei, introdotte da Mussolini e dal Re..."


Da qualche parte le storie di Toledo e Mario si dividono perchè il mio papà continuò la sua prigionia alle isole Hawaii.

E' solo un' ipotesi ma suppongo che già al termine del 1944 era stato spostato in quella lontana isola del Pacifico.
Una lettera ai sui genitori del 23/12/1943 riporta l'indirizzo "PW Company 3 - PW Camp Pacific".
Forse, per qualche ragione che non conosco, papà aveva deciso di non collaborare con gli americani, e questa decisione potrebbe essere alla base del trasferimento.
Scrive in questa lettera:
"...quello che è stato il Maggio scorso; però credetemi è stata una fase passeggera...il mio contegno è stato ed è sempre leale....". Sulla sua attività aggiunge: " il mio lavoro è sempre da falegname e la mia dimora è fra reticolati; ben trattato robusto di costituzione fisica e morale".

Un' altro segno del passaggio alle Hawaii è un giornalino dal titolo " VOLONTA' " - Settimanale di guerra Italiana - campo No.1 Hawaii - 30/09/1945.
E' un numero speciale uscito in occasione della costruzione, da parte dei prigionieri italiani, di una chiesa dedicata a Santa Francesca Cabrini.
L' articolo principale è di Danilo Ravenna, capo del campo.

"...Niente di preciso ci è dato ancora sapere in proposito, ma è legittimo supporre che il momento nel quale potremo ritornare alla nostra terra martoriata non sia più tanto lontano. E allora, quando partiremo, saremo irresistibilmente portati a ricapitolare i mesi passati nei reticolati, in queste Isole, in pieno oceano Pacifico....
...La patria nostra, in uno spazio di tempo relativamente molto breve, ha subito prove eccezionali che hanno inciso sulla terra, bagnata di sangue...squassata dai terribili colpi della guerra, o sugli animi, provati dai sentimenti più contrastanti che hanno spezzato amicizie, influito perfino sui rapporti delle famiglie...
...Mai come oggi noi Italiani, tutti, abbiamo avuto bisogno di guardarci negli occhi, di comprendere l' uno gli errori degli altri, di pensare a tutto ciò che esiste ad di sopra di noi. Perché il mondo guarda verso la nostra Italia e si domanda se essa saprà rialzarsi o riprendere un degno posto fra i popoli."


Parole bellissime e attualissime!

Infine un' altra lettera di Toledo, 14/01/06. Aspetta il rimpatrio e scrive così:

"I giorni sono contati e sembra che durino eterni, tutto ho pronto ed aspetto soltanto il via..."

Il 25/03/46 si imbarca sulla nave "Sea Witch" che lo porterà a Napoli, poi ancora qualche mese a Palermo nel centro alloggi dei reduci. Ma ormai casa è vicina, anche se il congedo arriverà in Agosto, gli vengono concessi 60 giorni di permesso. Il 22 Aprile il cap. maggiore Toledo sale su un treno in una carrozza di terza classe per raggiungere Vittoria e ricongiungersi con le sorelle Aurora e Irene, la mamma Lilla e il papà Vincenzo.

4 commenti :

Anonimo ha detto...

Gentile Sig. Trichini,
Ho trovato il Suo blog durante la ricerca che sto conducendo in rete circa i prigionieri italiani negli USA durante la seconda guerra mondiale. Ho letto che anche Suo padre visse questa esperienza. Fra di loro c'era anche il fratello di mio nonno, catturato in Sicilia nel 1943 e misteriosamente morto a New York nel 1945, come appare da un documento ancora in mio possesso. Le vorrei pertanto chiedere se conosce un modo (siti, contatti di qualsiasi tipo) per approfondire la mia ricerca sulla sorte del mio pro zio, sulle sedi dei campi di prigionia dei nostri soldati o di eventuali liste di loro nomi.
Le lascio in firma il mio contatto e-mail.
In anticipo La ringrazio e cordialmente La saluto.

Paolo Merlino,
the_wizard76@hotmail.com

daieg ha detto...

Gentile Sig. Trichini,
mi associo alla medesima richiesta del Sig. Merlino.
Mio nonno fu catturato in nordafrica e deportato come prigioniero negli Stati Uniti. Mi chiedevo se esistesse una fonte consultabile ove potessi approfondire la mia ricerca (una lista dei nominativi dei prigionieri o qualcosa di simile).
La ringrazio in anticipo per la cortesia.
Con i migliori saluti.
Diego Ganeo
law.ganeo@yahoo.it

Anonimo ha detto...

Anche mio nonno è stato prigioniero in America e in Sud Africa e uno zio di mio padre non è tornato dalla campagna di Russia della prima guerra mondiale.Ma per caso a mio nonno spetta una medaglia.Chi ha notizie può farmi sapere inviandomi una mail a peppecc85@hotmail.it

Anonimo ha detto...

Salve, mi sono imbattuta per caso nel suo blog durante alcune ricerche sulla campagna del nord africa e la deportazione dei prigionieri italiani alle Hawaii, come successe a mio nonno.
Lui fu poi imbarcato proprio sulla Sea Witch nel marzo '46 per tornare in patria. Si chiamava Vettori Giovanni.
Mi piacerebbe moltissimo avere più informazioni sull'epoca e attingere alle fonti che lei cita - come "Volontà" - o alle liste dei priogionieri o altro.
Sarò lieta di ricevere eventuali suggerimenti in merito.
La mia mail: pusilauri@gmail.com

Grazie in anticipo,
Laura