lunedì 15 gennaio 2007

Chiudere un cerchio

Io sono fatto così, ho bisogno di obiettivi interni a lungo raggio, che abbiano un respiro di otto, dieci anni per essere realizzati.
Se guardo indietro nella mia vita, mi rendo conto che, anche inconsapevolmente, ci sono sempre state queste scadenze interiori.
In questo periodo, "qualcosa" si è completato, ed eccomi qui, di nuovo, con me stesso, a guardare avanti.
Cosa succederà fra otto anni?
La risposta è quasi automatica. Andrò in pensione (San Governo prega per me!).
Allora mi è venuta in mente l'idea di un cerchio che si deve chiudere.
Nel 1957, il papà Toledo, fu costretto a lasciare il suo lavoro di artigiano. Era imprenditore di se stesso nella sua bottega di falegname, ma la necessità di garantire un futuro alla sua famiglia gli suggerì di migrare a nord. Il papà continuò a fare il falegname ma da quel momento lavorò sempre alle dipendenze di un datore di lavoro.
In qualche modo il messaggio che continuamente mi ha passato era segnato dalla sua esperienza personale: il culto del lavoro fisso e quello del "pezzo di carta" (il diploma, la laurea).
Infatti il mio lavoro è sempre stato così: belle esperienze, gratificazioni, crescita professionale e di responsabilità, ma sempre dipendente.



Chissà se, prima di smettere di lavorare, io non riesca a completare il percorso inverso del papà e diventare imprenditore di me stesso.
E' un obiettivo da coltivare da subito perchè richiede anche un approccio psicologico adeguato, un cambio di rotta rispetto a comportamenti radicati.
L'appuntamento è a "fra otto, dieci anni", per aggiornare questo annuncio.

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