lunedì 29 gennaio 2007

Il carabiniere

Senza staccare le mani dal volante, spengo il cellulare dal quale ho appena ricevuto istruzioni sul percorso da seguire per giungere a destinazione.
L' autostrada attraversa una zona di colline con ponti e viadotti.
La guida deve farsi più attenta, la carreggiata della galleria che sto percorrendo tende a restringersi e la macchina passa a malapena fra i due guard-rail di cemento laterali. Il percorso è buio, senza più illuminazione. Non vedo la sua fine, nonostante il tratto sia rettilineo.
Rallento e rimango in sospeso finché non sbuco dall'altra parte.
Una curva e mi rendo conto di non essere più in autostrada.
Una macchina mi intralcia fermandosi sulla mia traiettoria per far scendere un passeggero sul marciapiedi che a ben vedere è affollato di gente; più in là, un uomo con un largo cappello porta a spasso due muli bardati a festa con piume multicolori.
Imbocco un ponte che attraversa una profonda valle che unisce due ripide colline. La mia macchina deve procedere a passo d' uomo. Un carabiniere mi fa segno di andare avanti con cautela.
Mi sto dirigendo verso un borgo adagiato sull'altro versante, dove è in corso una festa paesana e io ci sono in mezzo.
Fuori posto in tutti i sensi.
Non capisco come ho potuto arrivare fino a lì. Forse mi sono distratto mentre parlavo al cellulare e ho imboccato un' uscita secondaria. Certo non sono dove dovrei essere. Voglio ritornare in autostrada e riprendere la mia direzione di marcia, quella prevista.

Chiedo al carabiniere.
Lui mi indica i cartelli verdi che indicano l' autostrada. Vero. Li seguo, svolto verso un altro ponte che scorgo sulla mia sinistra. Percorro una strada sterrata e dissestata, incrocio qualche casa contadina ma ben presto sono fermo. Davanti a me una strettoia, una doppia curva strettissima fra due cancellate, scalini... e poi più in là il cartello col simbolo dell'autostrada.
Scendo dalla macchina. Chiedo spiegazioni ad un contadino che in risposta allarga le mani mentre alza le spalle.
Il carabiniere! Eccolo di nuovo nella sua uniforme migliore.
Mi spiego, chiedo come posso fare. Lui mi indica la strada, la stessa di prima. Sembra ignorare l' evidenza dei fatti: di lì si può passare solo a piedi!
Lo prego di permettermi di percorrere il ponte da cui sono venuto in senso contrario. E' largo quanto basta e dall'altra parte ho visto delle strade alternative.
Lui è inamovibile: No!
Sono così irritato con lui che mi sveglio...

(Sogno del 26/1)

Ancora un simbolo (il carabiniere) del censore interno. Il difensore delle regole a tutti i costi.
Un difensore indispensabile, peraltro. Guai se non ci fosse! Il problema sono i suoi eccessi!
Prendo atto del messaggio che arriva dal mio inconscio. Sbagliare strada (in senso lato) è una possibilità ed una esperienza che, anche senza parlare di grandi eventi epocali della propria vita, capita, se non tutti i giorni, quasi.
La rabbia che emerge è contro il rigido carabiniere interno, come un messaggio che dice: "fidati di te stesso", "si può tornare indietro sui propri passi, sulle proprie decisioni", "ammettere i propri errori è permesso e non è umiliante".
Come nel sogno: 'Va bene', bisognava essere più attenti e non sbagliare uscita, ma non si può rimanere in un "cul-de-sac" e punirsi più del dovuto.
"Signor carabiniere", a quello che alberga dentro di me, lo posso dire, "Si sposti, io quel ponte per tornare indietro lo vado percorrere".

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