venerdì 30 marzo 2007

Buona e cattiva fortuna

Qualche giorno fa ho scambiato qualche battuta via "chat Skype" con Carlomegu, dalla Costa d'Avorio.
Sono cominciate le piogge, per questo motivo il problema dell'acqua si è allentato, mentre l'energia elettrica continua ad essere erogata ad intermittenza. Ma non è di questo che voglio parlare.
Riporto piuttosto la parte finale della nostra conversazione.

Carlo: "i militari partono... non so se è una buona notizia"
Vincenzo: "Da cosa deriva l'incertezza? Perchè garantivano sicurezza nella zona?"
Carlo: "infatti...sono i francesi che sono qui dall'inizio della guerra"
Vincenzo: "cioè, se capisco, la situazione generale del paese sarà migliorata ma in mancanza di forze interne che garantiscano l'ordine, può peggiorare la situazione locale...."
Carlo: "hai capito molto bene! Le promesse sono buone, ma se partono non è detto che vengano mantenute"
Vincenzo: "avrai fatto amicizie con loro, mi sembra di ricordare qualche episodio..."
Carlo: "vengono spesso qui e ci aiutano parecchio... mi mancheranno anche se tutto fosse tranquillo"
Vincenzo: "Ci credo! Si capisce che COMUNQUE si vive sulla lama del rasoio. Mi viene in mente una storiella orientale su cosa è bene e cosa è male, ma è troppo lunga..."
Carlo: "ok, mi piacerebbe saperla... la prossima volta. Un abbraccio"

Bene! Per Carlo e per chi è interessato propongo la storia orientale tratta da un libro di Carlo Valles.

Una storia cinese parla di un contadino che possedeva un vecchio cavallo per lavorare i campi. Un giorno il cavallo fuggì sulle montagne. Quando i vicini del contadino andarono a condolersi con lui e lamentare la sua sfortuna, rispose: "Cattiva fortuna? Buona Fortuna? Chi lo sa?".
La settimana seguente il cavallo tornò dalla montagna portando con sè una mandria di cavalli selvatici. Allora i vicini si felicitarono con il contadino per la sua fortuna. Questi rispose: "Buona fortuna? Cattiva Fortuna? Chi lo sa?".
Quando il figlio del vecchio contadino tentò di domare uno di quei cavalli, cadde e si ruppe una gamba. Tutti considerarono il fatto come una disgrazia; ma non così il contadino, che si limitò a dire "Cattiva fortuna? Buona Fortuna? Chi lo sa?".
Una settimana più tardi entrò nel villaggio l'esercito e furono reclutati tutti i giovani che si trovavano in buone condizioni fisiche. Quando videro il figlio del contadino con la gamba rotta, lo lasciarono in pace.

....Atteggiamento saggio è lasciare che Dio decida ciò che è buona o cattiva fortuna per noi e ringraziarlo del fatto che tutte le cose si cambiano in bene per coloro che amano.

mercoledì 28 marzo 2007

Arrabbiarsi

Gestire l'arrabbiatura per tante persone non è semplice. Io sono fra quelle.

Intanto bisogna essere convinti che arrabbiarsi è legittimo ed è pure un diritto, in certe situazioni. Insomma "quando ci vuole ci vuole".

Poi c'è modo e modo.... per esempio non perdere il controllo e non mancare di rispetto sono due elementi fondamentali.
Da questo punto di vista meglio arrabbiarsi più spesso ma con minore intensità piuttosto che esplodere come un vulcano.
E' anche vero che la rabbia ci carica di un’energia che fa star male e che crea ansia, che il nostro inconscio tende a reprimere questo tipo di emozione, proprio perché sul piano sociale gli scoppi d’ira sono visti come qualcosa di negativo.
Occorre invece prenderne atto, comprenderla, e, apppunto, gestirla al meglio. Reprimerla non porta benessere, perché la rabbia è un segnale molto importante: qualcuno o qualcosa sta calpestando il nostro Io.

In questo sogno del 24/3 c'è una situazione di questo tipo.

Scopro che dopo il trasloco mi è stato assegnata una postazione di lavoro che non è quella prevista e non è dignitosa rispetto al mio ruolo e le mie aspettative. Scatta la reazione!

"Mi hanno imbrogliato, nelle piantine era indicata la fornitura di una grande scrivania. Era previsto tanto spazio intorno per garantire un po' di privacy anche con l'adozione degli open-space. Era stata studiata una posizione che mi permettese di dirigere il lavoro degli altri".
Ora, a lavori completamente ultimati scopro che sono stato sistemato in una nicchia ricavata sotto un soppalco destinato agli archivi, proprio a fianco della porta scorrevole d'ingresso, considerato meno di un usciere.
"Non sono affatto contento, no di più, sono veramente
arrabbiato. Non posso accettare questa situazione, vado a protestare con il capo, vada come vada lo affronto di petto. Quello non è il mio posto".

sabato 24 marzo 2007

Una immaginosa crociera nei mari del nord

Una crociera nei mari del nord è una vacanza che sta nella lista dei miei desideri da realizzare.
In questo sogno del 19/3, l'ho, in qualche maniera, anticipata.
Come nelle abitudini del blog lo racconto in poche righe, sforzandomi di ricreare le stesse immagini, le stesse sensazioni, di trovare le parole più efficaci per riportare, chi legge, e me stesso, in un mondo senza i limiti della razionalità.

Grandi quantità d'acqua e lastroni di ghiaccio si riversano sul mare creando gigantesche correnti. Un fiume bianco in movimento sopra un altro sfondo bianco che si sfalda e alimenta la corrente. Mi faccio trasportare, imbardato in un ingombrante salvagente, cercando di mantenermi vicino alle altre persone che scivolano verso il battello che attende il rientro. La nave, non ha niente del lusso appariscente, e un po' volgare, delle navi da crociera che vengono reclamizzate in tivvù. E' tutto essenziale, si scende nel boccaporto dove c'è un locale comune, poi la navigazione riprende verso sud. Il cielo è compatto, il mare è apparentemente calmo, di un grigio uniforme che fa un tutt 'uno con il cielo. Si può organizzare un'altra escursione verso un'isolotto deserto che si intravvede in lontananza. Qualche scoglio e una piattaforma di erba verde. Ma poi, improvvisamente, si alzano delle onde spettacolari e uniche. Non hanno l'andamento che ti aspetti, sono come muri d'acqua dalle pareti verticali, come le cascate create da un fiume, ma salgono e scendono, si spostano creando sulla superficie del mare larghe pianure intervallate da profondi canyon continuamente in movimento. Uno spettacolo inimmaginabile, un istogramma a tre dimensioni su cui la nave e i suoi ospiti navigano meravigliati. E intanto si procede verso sud, allontanandosi dalla magia degli sconosciuti mari del nord.

E non è forse il "mare del nord" la nostra anima, dove ancora ci sono meraviglie da scoprire? Meraviglie che qualche rara volta si aprono alla percezione e allora le vedi o le intuisci, se hai voglia di farlo. Dove enormi masse di forze interiori si muovono (e qualche volta ti spaventano), come l'acqua di un mare o di un ghiacciaio.

giovedì 22 marzo 2007

2000 Blogger Italiani: i miei vicini di foto

2000 blogger italiani.
E' il momento di fare conoscenza con i vicini di "click".

Comincio con jackventura's, perchè più pronto di me mi ha già visitato e scritto un post descrivendo lucidamente i suoi dirimpettai.
Al suo posto, alla mia destra, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto esserci Mariateresa, così per fare foto di famiglia, capisco quindi la sorpresa di trovarsi ...tra moglie e marito...

Comunque scopro che JackVentura's è un informatico, ma guarda che caso, e in linea c'è anche il suo CV ricco di esperienze interessanti e qualificanti; colpisce la mia fantasia la sua esperienza nello sviluppo di giochi al computer!
Fra gli ultimi post presenti mi hanno incuriosito, per assonanza con i miei temi dell'inconscio, i disegni (rielaborati) dei bambini, sul tema "mostro". Ma Bonaventura Di Bello alimenta tante categorie di post, anche riprendendo notizie e citazioni dalla rete in base alla sua sensibilità. Le più nutrite riguardano Internet, Blogworld e Costume&Società.

Sopra la mia testa pelata incombe La libertà con un chiodo tortura la democrazia. Michele definisce il suo blog così: "Riflessioni personali ed impersonali sulle mie esperienze e sulle esperienze degli altri, passate, presenti e future. Un modo come un altro per dire "Di tutto un po". Ma aggiungo io anche per pubblicare numerose foto di qualità.

Venendo alla mia sinistra Alessandro Corsini, si dedica anche lui a rivisitare, proporre e commentare le notizie che catturano la sua attenzione con riferimento alla politica, alla società, ai gossip. Archivio video e vignette diversificano il blog. Utimamente si direbbe che Michele è stato "accalappiato" da un bel Bassethound che gli fa compagnia. Sulla vita privata non mi sembra di aver trovato altro e mi è rimasta la curiosità di sapere di chi è il volto che compare nella foto accanto a lui.

Infine se guardo in basso trovo una fiorentina che senza mezzi termini amaFirenze Night&Day. Di fronte a questa affermazione non si può che tacere e sfogliare le pagine piene di consigli, fra feste, locali, sagre ed eventi.
Anche in questo caso l'autrice, Elena, è una informatica, sviluppa portali internet.

Sono soddisfatto della compagnia.

mercoledì 21 marzo 2007

Ci sono (brevi) momenti

Ci sono (brevi) momenti in cui sembra di essere "arrivati".
Quando si avverte che il pensiero è, per così dire, maturo. Allora, in quei momenti, sembra di aver raggiunto una solida autorevolezza interiore.
Magari ci si stupisce, perché in fondo in fondo ci si sente e ci si percepisce ancora come l'adolescente di tanti anni fa. La sensazione di aver raggiunto un equilibrio stabile, può aprire uno spontaneo sorriso, può lasciare un senso di serena forza che nasce dall'umiltà di conoscersi per quello che si è, senza barare né all'insù né all'ingiù.

Poi passa...magari uno stava camminando per strada, in una delegazione di una città che per quanto grande è conosciuta come un puntino geografico nel mappamondo; uno si guarda le scarpe che muovono un passo dopo l'altro e riconosce di essere "uno qualunque" come tutti quelli che si incrociano in quel momento; prende coscienza che sta andando al lavoro dove, per quanto abbia un ruolo importante, si occuperà di "stupidotti" problemi di organizzazione; di abitare in un condominio che è dignitoso sì, ma che si confonde in mezzo a tutti gli altri e uno realizza che la sua vita è fatta di piccole cose: come dare una mano a costruire dei valori "nei dintorni di casa sua" e che la cosa, la cosa più importante che ha avuto dalla vita è la sua famiglia.

Poi passa...ma intanto quel momento fa storia!

lunedì 19 marzo 2007

Ricordi di un breve inverno

Forse pensando al freddo che non c'è stato, mi è improvvisamente tornata alla mente una sensazione provata all'inizio di dicembre quando avevo trascorso qualche giorno ad Acceglio.

Sono le nove del mattino di una delle giornate più corte dell'anno, mi affaccio dal piccolo poggiolo della camera dell'albergo. Tutta la zona è ancora sotto l'ombra della montagna.
Il cielo è blu elettrico e qualche nuvola ben stagliata si affaccia sulle vette dei monti più alti.
Dall'altro versante della vallata, il netto confine fra la luce e l'ombra scende trasversalmente sulle rocce. Conquista nuovi territori, man mano che il sole si alza. Lambisce la punta di un larice, salta oltre un dirupo e già illumina la punta più alta del campanile.
Da questa parte l'aria è frizzante, sembra fatta di lamine invisibili e taglienti che lambiscono silenziosamente ogni cosa che incontrano.
Valuto che il sole non passerà qui. Corre in un'altra direzione. Prima che la sua luce possa arrivare a scompigliare i riflessi della vetrata, le creste lo avranno nuovamente, ottusamente, nascosto. Sparirà come un bambino che sparisce dalla piazza dove ha già giocato troppo tempo ed è ora che ritorni nella sua casa.
Ma questo gelo è una gioia, sbatti i piedi e strofini le mani, come se una musica silenziosa ti suggerisse un nuovo ballo. Ti concentri, camminando, per sincronizzare bene l'uno-due dei piedi, per non volare per terra mentre attraversi un lastrone di ghiaccio.
Ti rifugi al caldo della stanza d'albergo illuminata da finestroni, perdi un po' di tempo a fissare le decorazioni che qualche vecchio falegname ha intagliato nel legno di antichi mobili. Assapori l'aroma della tisana brancando con entrambe le mani la tazza fumante.
Non c'è altro da fare se non, serenamente, coniugare al presente il verbo aspettare.

venerdì 16 marzo 2007

BlogBabel consiglia il blog dalla Costa d'Avorio

Nel blog di carlomegu, compaio nei suoi link come colui che lo ha spinto ad aprire un proprio blog. Sono stato ancora io a segnalarlo nella classifica blogbabel.
Stamane dopo aver letto il suo ultimo post "la mia Africa" ho dato un'occhiata alla classifica e con sorpresa ed esultanza ho scoperto che il sito di Carlo è stato inserito in quelli consigliati dalla redazione.
Ottima scelta.

Carlo è un medico che ha sempre avuto un feeling con l'informatica, fin da quando smanettava con il Commodore 64, ma è soprattutto una persona che ha fatto delle scelte forti e spende la sua vita concretamente per un ideale di fraternità e unità.
Dalla Costa d'Avorio, dalla città di Man, dove vive in comunità e dove gestisce un ambulatorio, ogni tanto ci raggiunge con dei post che ogni volta ci spiazzano perchè nel racconto di episodi semplici e quotidiani, dietro una normalità di povertà, trovi i valori essenziali del vivere umano, della solidarietà, dell' amore concreto. Senza bisogno di fare prediche, senza bisogno di alzare steccati, ti riporta all'essenziale della vita.
Oggi ne parla anche il blog ingenuo di Riccardo.

Il passato qualche volta ritorna

Passo del Tomarlo - Estate 1972

Durante il campeggio estivo della parrocchia di Via Del Commercio (Nervi). In piena notte arrivano i pompieri. Un bambino di quattro anni si è perso sulla montagna. Siamo invitati a dare una mano nelle ricerche e noi siamo organizzati: abbiamo torce, bengala luminosi, energia e determinazione da vendere...
Ci dividiamo in gruppetti e ci dividiamo il territtorio assegnato.
La ricerca è premiata, uno dei nostri gruppi trova il piccolo addormentato su una roccia. Scattano le segnalazioni, si festeggia aspettando l'alba, si immortala l'evento.

Grazie Bruno per avermi ritrovato e riportato al presente quel bellissimo periodo.

giovedì 15 marzo 2007

Foto speciale

Forse il fotografo aveva fretta, forse era distratto e quando ha premuto il pulsante dello scatto non tutta la comitiva era raggruppata, qualcuno era ancora nelle retrovie a chiacchierare, qualcuno cercava di recuperare il figlio scappato per rincorrere un pallone; di fatto mancavano varie persone.
In questi casi pazientemente si aspetta, si sollecita, si spera che il gruppo presente non si scompatti, si scatta di nuovo e poi una volta ancora.
Ma alla fine la foto è fatta: chi c'è c'è, chi non c'è non c'è.
O no?
Se la scena fa parte di un sogno...
In questo caso, anche la carta su cui si stampa potrebbe essere veramente "speciale" e avere la proprietà di far comparire i ritardatari man mano che arrivano.

Come se il loro posto fosse lì, stabilito e conservato da sempre, perché parte di un progetto che attende la loro adesione.
La carta-speciale aspetta che ognuno abbia tempo di colmare il vuoto, quello spazio, altrimenti incomprensibile, che ad ognuno compete accanto agli altri.

Poi quando tutti sono "al meglio", la carta si spegne e fissa per sempre il quadro.
(Sogno 11/3)

Forse sono le Magie di chi ama.

martedì 13 marzo 2007

La crescita interiore e le istituzioni.

In queste settimane di cronaca politica ci siamo fatti un'idea realistica di come e quanto l'appartenenza a una "istituzione" sia invadente rispetto alle scelte della singola persona.

E' stato evidente durante le votazioni del Senato della Repubblica che hanno causato la crisi del governo. L'istituzione Partito e il "sentire" del singolo hanno fatto a pugni per tanti aderenti alla sinistra radicale. La stessa situazione si è ripetuta nelle vicende dei cosiddetti DICO. I cattolici della sinistra si sono trovati dolorosamente spiazzati rispetto alle forti indicazioni vincolanti della Chiesa, per poi, subito dopo, ricompattarsi come reazione ad una aggressione mediatica generalizzata verso tutta la Chiesa.

Ma volendo si potrebbe continuare con un lungo campionario di esempi nel campo delle aziende (corporativismo, organizzazioni sindacali, difese di privilegi), dello sport (le diverse reazioni alle misure contro la violenza dentro e fuori degli stadi), dei movimenti religiosi e di quelli ambientalistici, senza distinzione.

L'ho già scritto un'altra volta: forse è inevitabile. E' intrinseco nella complessità delle relazioni e delle regole che determinano l'emergere di un aggregazione.
D'altra parte senza "istituzioni" non esisterebbe il vivere sociale, così come l'uomo lo ha inteso fin dagli albori della sua evoluzione.

Carlos Valles, mi viene, un'altra volta, in aiuto.
Nella crescita personale interiore (chiamiamola "spirituale", anche senza volergli dare una connotazione religiosa) c'è una fase "conformista" quando l'ideologia viene imposta dall'autorità esterna. Poi c'è la fase "cosciente" quando le idee e le norme vengono completamente interiorizzate e fatte proprie.

Il passaggio (il cambiamento) da una fase all'altra è difficile e non comune. Molti si arenano a metà strada e diventano "coscienziosamente conformisti". Si specializzano nella virtù del bambino, l'obbedienza, e non raggiungono mai lo stato adulto, la crescita interiore (spirituale). Non esiste, infatti, quasi nessuna istituzione che possa permettersi il lusso di incoraggiare i suoi membri a crescere, pensare e prendere decisioni per conto proprio.

Non esserne coscienti o negarlo significa chiudere gli occhi o girarsi dall'altra parte.

Consiglio di leggere la definizione di Istituzione su Wikipedia, cui rimando per maggiori dettagli.

Le istituzioni sono organizzazioni, o meccanismi, o strutture sociali, che governano il comportamento di due o più individui.Sono inoltre, principi giuridici fondamentali dello stato e sono gli organismi politico costituzionali che ne sono l espressione. Le istituzioni si identificano con uno scopo e una durata che trascendono la vita e le intenzioni umane, e con la creazione e l'applicazione di regole che governano il comportamento umano.

sabato 10 marzo 2007

Il paradosso del cambiamento

Tante volte sento dire, ho cercato di cambiare, mi sono sforzato, ma non ci sono riuscito. Non è possibile cambiare... C'è un perchè ed è racchiuso da un paradosso.

Il paradosso del cambiamento è facile da capire e molto utile nella sua applicazione. Dice semplicemente che il cambiamento non non si ottiene a forza di pianificare il futuro, bensì vivendo appieno il presente.
Quando io, in modo totale, sto dove sto, faccio quello che faccio e sono quello che sono, il mio organismo avverte da sé istintivamente quale debba essere il prossimo cambiamento e mi prepara a compierlo in maniera soave ed efficiente per portarlo a termine quando sarà il suo momento e la natura ridesterà una nuova primavera nell'anima mia.
...Sbagliamo quando cerchiamo di costringerci a cambiare e tale errore è, per sfortuna, tropo frequente.
...Non si può ordinare il cambiamento come se si trattasse di un risotto o di un vestito.

(Carlos Valles- A tu per tu con la paura)

giovedì 8 marzo 2007

Come piantare un chiodo

Fissare un quadro al muro è semplice, forse.

Materiale occorrente:
N.1 quadro da appendere
N.1 gancio (*)
N.1 chiodo (*)
N.1 metro da falegname
N.1 martello
oppure
N.1 Trapano (**)
opzionale:
N.1 scaletta
Accessori:
N.1 scopa con paletta

Note:
(*) potrebbero servirne due. In questo caso attenzione perché servono materiali aggiuntivi. Vedi allegato A.
(**) se il trapano è elettrico serve una presa. In questo caso è statisticamente molto probabile che la vostra spina non sia compatibile e, inoltre, la lunghezza del cavo non sarà sufficiente. La presenza di una prolunga complicherà ulteriormente le cose perché a questo punto i raccordi compatibili dovranno essere due anziché uno!

Allegato A
Se il quadro si appende con due ganci laterali anziché uno centrale, bisogna progettare i buchi sul muro in modo che siano alla stessa altezza da terra; se fate 'ad occhio', il quadro sarà sicuramente storto. Dovrete ricominciare da capo e avrete bisogno di altro materiale. Vedi Allegato B.

Allegato B
N.1 barattolo di stucco per muro
N.1 spatola
N.1 barattolo di vernice dello stesso colore del muro (auguri).

Situazioni impreviste:
- il punto in cui si decide di perforare ha un mattone pieno o una pietra. Vedi allegato C.
- il punto in cui si decide di forare è friabile e si sfalda. Vedi allegato C.
- il punto in cui si decide di forare corrisponde al passaggio di un tubo del gas o dell'acqua. Tenere in tasca il numero di telefono di emergenza dell'idraulico.
- il punto in cui si decide di forare corrisponde al passaggio di un cavo elettrico. Conseguenze molto variabili da trattare a parte: si va da "come riprendersi da un brutto spavento dovuto ad una scossa" fino a "come preparare un testamento".
- il chiodo si piega al primo colpo (al punto materiale aggiungere N.1 scatola di chiodi più robusti).
- al primo colpo di martello si colpisce un dito. Vogliamo parlare della cassetta del pronto soccorso? Spiacente non è il mio campo di specializzazione.

Allegato C
Scegliere un altro punto e ricominciare da capo.

Training preliminare:
Si consiglia la visione del film con Mr. Bean, "L'ultima catastrofe".


Ma nei sogni le cose non sono sempre così semplici (!?) e neppure vanno sempre bene come nella realtà.
Seguite cosa succede in questo mio sogno del 28/2.

Protagonista mia figlia, ora sposata, che torna nella sua vecchia cameretta per portare via un quadro appeso.
Ed ecco che al posto del vuoto che dovrebbe apparire sul muro, si scopre una enorme fessura che percorre l'intera parete.
Mi avvicino per vedere meglio, ed in effetti non è una semplice fessura: manca tutta la parte superiore del muro che confina con l'appartamento a fianco. Poi in un crescendo rossiniano continuo, scopro che manca una parte del soffitto, che alzando lo sguardo si vede l'intelaiatura del tetto, che l'intero caseggiato è uno scheletro che sta in piedi a malapena e che io stesso mi trovo sopra un ponteggio di legno.
"Mi paghi i danni" sbotto, veramente irritato verso mia figlia, "anche se fossero 100 euro al mese, per tutta la vita".

Ma insomma, può un quadro mal piantato fare tutti questi danni?
Pure nel sogno, dopo l'ira incontenibile, mi rendo conto che non è possibile. Richiamo mia figlia e mi rimangio quanto ho detto: "Sai, mi ero dimenticato che erano stati approvati i lavori per una profonda ristrutturazione del caseggiato. Non sei tu che hai fatto questo scempio, sono i lavori in corso..."

La conclusione? Quando si vuol vedere il peggio lo si vede sempre...ma si può sempre tornare indietro e riconsiderare le cose sotto un altro aspetto.

mercoledì 7 marzo 2007

Matrimonio ce n'è uno tutti gli altri son trentuno!

Matrimonio ce n'è uno, tutti gli altri son trentuno!

Il matrimonio è una alleanza. Un uomo e una donna si scelgono e divengono complici delle loro vite.
Decidono di stare dalla stessa parte, di giocare nella stessa metà campo, di far gruppo insieme.
"Guai chi me la tocca", "Guai chi me lo tocca" è il loro motto!
Stringono un patto forte e profondo che nelle loro intenzioni originali ed autentiche, niente potrà rompere, niente potrà separare.
Non lo stringono per motivi, giuridici, nè sociali, nè morali e neppure "per Dio", se ci credono.
Semplicemente si a m a n o. E questo è tutto quanto basta.

Si amano, si sono avvicinati uno all'altra, fra loro c'è la passione, c'è un'attrazione che li spinge uno verso l'altro con tutto il loro essere.
Questo è il tempo in cui "sentono" il loro amore. Verrà quello in cui dovranno anche "volerlo" il loro amore.
Perchè l'amore cambia. Non è vero che necessariamente cala, ma occorre riconoscere e assecondare i cambiamenti.
Cambia perchè si modifica la psicologia di ogni persona, perchè si possono scoprire nuovi punti di vista. Perchè non occorre rimanere vincolati al clichè iniziale.
Perchè prima o poi un dolore, un fallimento, un lutto, una debolezza arriverà fra capo e collo a far cadere qualche illusione.
Se rimarranno ancorati a "quel sentire" iniziale si lasceranno. E' quello che avviene sempre più spesso: dopo tre anni, dopo un anno, dopo sei mesi.
"Non sento più l'amore, ci lasciamo. Mi sono innamorato(a) di un'altra(o)".
Ma cosa vuoi sentire? Non vedi che la frequenza della trasmissione è cambiata? Sintonizzati, e poi sentirai di nuovo. Scegli di mettere il verbo "voglio" davanti ad "amare". Sei in movimento, ogni giorno in te e nell'altro qualcosa cambia. Asseconda questo movimento. Vivi!

Come dici? Non è sempre così? Non è quasi mai così? Non è mai stato così? Sì, è vero ci sono i casi speciali. Hai ragione, ogni storia è un caso a parte. Tradimenti, indifferenza, stanchezza, altri stimoli, altre forme di matrimonio e famiglia, sì ti ascolto. Cambiano i valori, cambia la cultura? E' vero anche questo.

Ma io sono cosciente e vorrei che lo fossero in tanti, che quello che dipingo non è il matrimonio tradizionale, quello dei nostri nonni, fatto di contratti imposti dalle famiglie d'origine.
Non è neanche quello in cui vivacchiano un grande numero di "sposati", che con il loro pressapochismo, con la loro superficialità, con una vita di compromessi, di gesti ripetuti ma vuoti, di false sicurezze, di giudizi gratuiti, hanno letteralmente disamorato un'intera generazione di giovani.
Giovani che hanno finito per scacciare come molesta l'idea di sposarsi, anche in Comune.

Vogliamo andare avanti, non vogliamo tornare indietro. Non c'è un passato da difendere. C'è un futuro da realizzare.

Ma io contemplo e arricchisco di giorno in giorno un "Quadro" cui guardare come modello.
Faccio come il banditore d'altri tempi.
"Ascoltatemi ho una novità. C'è un modo nuovo di stare insieme, uomo e donna, che è ganzo, che è figo, che è creativo, che è sempre nuovo, se lo vuoi".
E mi metto sulla strada...a gridare nel deserto: "Matrimonio ce n'è uno, tutti gli altri son trentuno!"

lunedì 5 marzo 2007

Elogio dei sogni

In sogno
dipingo come Vermeer.
Parlo correntemente il greco
e non soltanto con i vivi.
Guido l'automobile,
che mi obbedisce.
Ho talento,
scrivo grandi poemi.
Odo voci
non peggio di autorevoli santi.
Sareste sbalorditi
dal mio virtuosismo al pianoforte.
Volo come si deve,
ossia da sola.
Cadendo da un tetto
so cadere dolcemente sul verde.
Non ho difficoltà
a respirare sott’acqua.
Non mi lamento:
sono riuscita a trovare l’Atlantide…
Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
prima di dormire.
Non appena scoppia una guerra
mi giro sul fianco preferito.
Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo.
Qualche anno fa
ho visto due soli.
E l'altro ieri un pinguino.
Con la massima chiarezza.

(tratto da : W. Szymborska “Come un granello di sabbia” ed. Adelphi)
La più importante poetessa Polacca, premio Nobel 1996.

Trovo una grande ironia in questa poesia e una grande consapevolezza dei propri limiti unita alla loro reale accettazione.

domenica 4 marzo 2007

Considero Valore

Claudio, nel blog Pensieri&Parole ha riportato una poesia di Erri DeLuca: Considero Valore.
L'ho sentita, profondamente, nelle mie mie corde. La ripropongo qui.

anche se, parafrasando l'ultimo verso....Molti di questi valori non ho conosciuto.


Considero valore ogni forma di vita,
la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente,
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord,
qual'è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri de Luca, "Opera sull'acqua e altre poesie", Einaudi (2002)

venerdì 2 marzo 2007

L'uomo che si credeva un mostro

Conoscete la storia del brutto anatroccolo? E quella dell'aquila che si credeva un pollo? Pure Frankenstein è nelle vostre corde?
Bene, non ne dubitavo; se avete voglia di trascorrere qualche minuto su questa pagina, ve ne racconto un'altra.

C'era una volta il Medio Evo ricco di magie e di suggestioni, di streghe e alchimisti, di infusi misteriosi e terre sconosciute.

Genesis, viveva in un castello. Considerando l'instabilità dei tempi era uno dei posti più sicuri cui si potesse desiderare di vivere. Un microcosmo privilegiato, dove il cibo e una coperta non mancavano mai. Poteva ritenersi fortunato e, a dir la verità, se lo ripeteva spesso: "Sono stato fortunato, sono circondato da persone che mi vogliono bene".

Purtroppo per lui, non aveva fatto i conti con un antico maleficio che una strega maligna gli aveva lanciato quando, ancora bambino, era appena arrivato da lontane campagne assolate.

Con la scusa di accarezzarlo, la megera lo aveva pizzicato nella guancia e, quel vistoso neo che era cresciuto con lui, era invece la spina del suo futuro tribolare.

Come tutti sanno questi sortilegi si attivano automaticamente con il raggiungimento della maggiore età.

Se sono riuscito a trattenervi fin qui, è il momento di spiegare qual'era il suo effetto.

Premesso che Genesis era una persona sensibile, che sapeva ascoltare a fondo le persone, che si immedesimava nelle loro storie e nei loro racconti, bisogna riconoscere che una cosa è partecipare di un'emozione altrui, un'altra è essere espropriati da se stessi!

La prima volta fu davanti al fuoco, Genesis aveva superato da tre giorni la maggiore età. Era una di quelle sere umide d'autunno che al castello si passavano in un grande camerone riscaldato dal camino e illuminato dai bagliori della legna che schioppettava ardita.

Si raccontavano i fatti del giorno, un po' come un TG della sera 'ante literam'.

Quel giorno un mezzadro che lavorava i campi aveva in serbo una storia terribile: una donna era stata violentata e lasciata morire accanto ad un casolare. L'assassino era stato individuato e le guardie del Principe erano alla sua ricerca.

Genesis sussultò in preda all'angoscia, pensando tra sé: "Mi hanno scoperto, ora mi imprigionano!". Passò il resto delle ore in una specie di nebulosa mentale, finché non fu solo nella sua stanza.

In realtà il nostro amico, ricordava perfettamente tutte le azioni compiute quel giorno. Sapeva di non essere neanche uscito dal castello e, il luogo del delitto era ad oltre cinque miglia. Non poteva essere stato lui, neanche se fosse stato in preda ad una amnesia. Eppure si sentiva il colpevole, si sentiva capace di poter commettere l'atroce delitto, soprattutto aspettava da un momento all'altro che le guardie bussassero alla sua porta e lo prelevassero per gettarlo nelle terribili prigioni. Naturalmente nulla di tutto questo avvenne e lui, lentamente, cercò di dimenticare quella brutta serata.

La seconda volta, fu nuovamente preso alla sprovvista. Stava svolgendo i suoi impegnativi compiti quotidiani, quando raccolse il pettegolezzo di due serve. Due bambini erano scomparsi. Senza dubbio rapiti per essere rivenduti come schiavi nei mercati d'oltremare. Un colpevole era stato giustiziato seduta stante ed erano in corso le indagini per scoprire gli altri della banda.Per Genesis, ascoltare e scappare fu un tutt'uno. Gli sembrava tanto incredibile, quanto reale. Lui era sicuro di essere uno di quei delinquenti innominabili.


Da allora gli episodi si ripetettero in modo irregolare ma frequente. Un grave ammanco nelle provviste era stato scoperto ed enormi quantità di cibo erano state rivendute alla borsa nera. Una banda di cospiratori aveva tramato contro la vita del Principe. Orge omosessuali erano state scoperte e severamente represse.
E ogni volta Genesis, a dispetto della realtà dei fatti, si sentiva il diretto interessato. Era come se il mitico vaso di Pandora, si aprisse ogni volta, strabordando e imbrattandolo di gesti miserevoli, sentimenti spregevoli, azioni mostruose.
Ecco, Genesis, in quei momenti pensava di essere un mostro. Pensava soprattutto di essere "Diverso".
E più si sforzava di essere "Più-Uguale", irrigidendo i suoi pensieri e i suoi desideri, più si riprometteva di essere "Perfetto", con comportamenti sociali e morali tanto apprezzati dai suoi amici e conoscenti, tanto più l'angoscia di credersi "un mostro pronto a scatenarsi" si rafforzava nascostamente.

Non sapeva e non immaginava di essere sotto l'effetto di una maligna magia che imprigionava la sua mente e il suo cuore. Ma sappiatelo! anche le più devastanti magie non possono annullare fino in fondo la verità della propria anima. Genesis, in qualche parte del suo profondo istinto aveva ancora una chance. Come il residuo di un puzzle che aspettava di incontrare il suo pezzo gemello per riconoscersi e ritrovarsi.
Capitò. Erano passati anni ma capitò.
Non era una fata né un mago. L'Ascultante si mise a fianco di Genesis ed esplorò con lui ogni parte del suo essere.
Finché l'attenzione non cadde su quel grosso neo. Eccolo, profondo, radicato, inasportabile.
L'Ascultante aveva il rimedio e Genesis partì per un lungo viaggio oltre le mura del castello, oltre le campagne assolate, oltre i mari, oltre il confine della sua conoscenza.
Ogni giorno l'Ascultante consegnava all'uomo un medicamento da applicare in qualche parte del corpo. Raramente, direttamente sul neo.
Il rimedio non era strappare con violenza; il rimedio era riconoscere la presenza del neo, trovare i punti nascosti di contatto con l'anima.
Genesis contemporaneamente smise di produrre quello sforzo disumano per diventare "Uguale". Aveva, ora, le sue "Diversità" da coltivare, quelle che lo rendevano unico e irripetibile da ogni altra creatura vivente.
Capì che l'Universo vive sulla diversità, che tutto fu Creato grazie all'esistenza di una minuscola diversità, che il Futuro è diversità.
Che la diversità genera fiumi creatività, che la diversità contiene i germi della fecondità.
Quando fece ritorno al castello, fu accolto con la simpatia di sempre da amici e amiche.
Genesis, seguendo il suo istinto e la sua ragione insieme finalmente compagni di viaggio, trovò presto una donna con cui sposarsi e avere figli.
L'orto ideale per coltivare due diversità.
Si dice che ogni tanto, i due, passavano qualche ora a guardarsi reciprocamente i nei e che addirittura ridevano insieme.