giovedì 5 aprile 2007

Brioche avvelentata

MariaTeresa ha affrontato un argomento che per tanti genitore è "caldo".
L'orario di rientro a casa dei figli.
Fare le tre o le quattro di mattina è diventato "un obbligo", se non lo fai non sei trend o semplicemente ti sentiresti escluso, diverso, imbranato...
Poi c'è questa abitudine di lasciare una brioche sul tavolo per la mamma...

L'argomento mi ha suscitato qualche riflessione. (Come non potrebbe tenendo che conto che i figli di cui parla Mariateresa sono anche i miei?).
Riporto qui sotto il commento che ho fatto al suo post.

Difficile fare un discorso generale, perchè la relazione genitore-figlio, solo per sommi capi assomiglia a quella dei "manuali".
Comunque ci provo:
"...però capite pure noi ragazzi...".
E' vero i ragazzi vanno capiti, ero ragazzo io quando ho sentito questa frase la prima volta ed è stata compagna nella crescita dei miei figli, mi permetto di dire, che è stata quasi come un tabù intoccabile, comunque almeno come un chiodo fisso.
"...mi hai fatto vivere la mia vita, come è giusto che sia..."
Anche questo è un refrain consolidato e sacrosanto. Non è forse quello che desideravo io quando ero ragazzo?
Sì, infatti, non ho imposto il tipo di studi ai miei figli, ho assecondato il loro sentire, non ho imposto a tutti i costi i miei valori religiosi, li ho indirizzati finchè ho potuto cercando di essere soprattutto testimone, ma poi sono come vogliono essere.
Non li ho costretti a studiare musica, a primeggiare a tutti icosti per far contento il papà e la mamma, a prendere dieci a scuola con il ricatto "devi farlo per me, per amore mio".
E mi fermo qui.
Ma...
Qualcosa stride!
Udite udite anche i figli hanno dei doveri!
L'ho detto! Anatema!
C'è un dovere nell'essere genitori che è quello di trasmettere valori, ma anche equilibrio e buonsenso. In definitiva dare gli strumenti per poter affrontare la vita da adulti. Che è un po' diverso da "lasciami fare quello che voglio, ne ho il diritto".
Un genitore si preoccupa di un figlio anche quando ha trenta anni? Non è strano, non è, di per sè, un atteggiamento malato. Poi vediamo caso per caso ma di per sè sarebbe strano il contrario.

Tornando sulla brioche avvelenata, il mio essere adulto mi dice che tornare regolarmente alle tre del mattino non è normale, che qualcosa si è "rotto" nella percezione dei ritmi che scandiscono la vita quotidiana.
Rispondo alla "sposina" con un'altra domanda: "quando smetterai di preoccuparti per il tuo piccolo, ora che sei mamma?".

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