martedì 10 aprile 2007

Il palazzo della regina e la carrozzella

Questa volta vi porto a "vedere", attraverso il mio racconto, lo spettacolo di un grandioso castello e di una amabile regina che improvvisamente si dissolve nel momento del bisogno.

La rocca, costruita sulla cima di una parete di roccia, domina il piccolo porticciolo ricavato nell'insenatura naturale. Forse una volta i re e le regine scendevano nella spiaggia attraverso dei ripidi scalini che aggiravano lo strapiombo. Oggi una maestosa, alta, elegante costruzione, ospita un ascensore che cala i suoi ospiti fino ai giardini che dalla base della parete giungono fin sul bordo della banchina, a ridosso del mare.
Dalla posizione in cui mi trovo, torre di salita e castello formano un'unica grande struttura. Colonne di marmo chiaro si innalzano interrotte da balconi e nicchie che contengono statue extra-large, mosse da meccanismi rodati dal tempo e dalla bravura di qualche artigiano. Al battere delle ore si innescano movimenti di corpi scolpiti che ruotano e suoni di campane.
Anch'io come tanti altri turisti guardo a bocca aperta dal basso all'alto quest'opera imponente e vistosa.
"Ci saranno tanti ascensori lì dentro" dico alla Regina che mi sta accanto. Lei invece di rispondermi ride di gusto, amichevole, con l'aria di chi avrebbe ben altri spettacoli da mostrare. Poi scocca l'ora, le statue iniziano a muoversi, i colli si allungano per vedere meglio.
Mi sento spingere alle spalle. Mi sposto di uno scalino. Mi sento ancora spingere alle spalle. Avanzo ancora un po' ma un albero dall'alto fusto mi copre la visuale. Mi sposto di lato per far passare chi mi sta premendo alle spalle, voglio tornare indietro di due passi.
Dietro di me c'era un disabile in carrozzina, spingeva, ma in realtà si ancorava a me. Con sorpresa mi rendo conto che rotola in avanti, in discesa, non sembra poter controllare il suo mezzo. E' una situazione di pericolo. Cerco di bloccare al volo le ruote, gli tendo una mano, lui la afferra, ma poi con rabbia la ritira di nuovo e si lascia cadere a terra mentre la carrozzina riprende la sua corsa a velocità crescente.
"Cosa hai fatto!". Mi rimproverano vicino a me. "Ma non è colpa mia" mi difendo. Sono indeciso, mi fermo per soccorre l'uomo a terra, che non sembra neppure ammaccato o inseguo e recupero la sua carrozzina? Decido per la seconda soluzione ma del trabiccolo non c'è più traccia. Sembra essersi disintegrato in minuscoli rottami che spuntano sparpagliati fra i cespugli in fondo al viale.
Torno indietro con grande disagio e imbarazzo.

Sogno del 6/4


Il castello imponente e la familiarità con la Regina rappresentano una situazione di presunto benessere che in realtà svanisce mentre si subisce una pressione fastidiosa e insistente. Si vorrebbe nascondere dietro uno strato di buone maniere la rabbia istintiva per liberarsene.
L'incapacità di valutare gli effetti provoca il senso di colpa.

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