venerdì 8 giugno 2007

Il mercato

Il Mercato Orientale
Circoscritto da alti palazzi, delimitato da cancelli, il mercato sembra una cittadella. Ci si avvicina superando pile di cassette vuote e capienti bidoni per i rifiuti da cui spuntano avanzi pungenti di carciofi e pomodori spappolati.
I banchi di vendita, uno accanto all'altro con le loro merci esposte in colorate composizioni o disordinati mucchi, a rispecchiare la personalità e lo stile di chi ci sta dietro.
Le coperture fatte di teloni per riparare dal sole e dall'acqua che si sovrappongono come bambini che si danno la mano per creare un enorme girotondo di tela.
I dialetti, le voci cacofoniche che richiamano all'acquisto delle migliori pere e melanzane.
Gli aromi delle spezie e dei formaggi stagionati, i profumi della frutta nostrana.
I borsellini che si aprono creando la danza delle monete e delle banconote, che scorrono fra le mani aprendosi e chiudendosi.
Le borse stracolme che ingombrano il passaggio ai vicini e impicciano il cammino.
Io non so più dove sono, girando in tondo in questo universo non so più orientarmi. Da dove siamo venuti, qual è la strada per ritornare a casa?
Oltre il cancello macchine posteggiate alla "come posso" dove caricare in fretta i sacchetti di carta e plastica.
Ci si allontana dalla cittadella con il carico del proprio bottino di guerra.
Alla mia destra papà Toledo, alla mia sinistra Mamma Salvina. Intanto continuo a giocare, saltando da una piastrella all'altra del pavimento stradale per non toccare le "righe".


Racconto suscitato da un sogno del 6/6

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