lunedì 29 settembre 2008

Come non si dovrebbe cambiare

Nel mio blog, il senso del "come si cambia" è un processo assolutamente positivo, ma in questo caso, purtroppo, la direzione del cambiamento sembra proprio procedere nel verso sbagliato.

Ieri, insieme ad amici, sono andato sulle alture di Nervi e S.Ilario fino a una piccola cappella dedicata a S.Maria Maddalena, per il momento è ancora un posto raggiungibile a piedi o con una bici da cross attraverso un sentiero che attraversa boschi di castagni, rovi e pinete.
Già, è proprio il caso di dire "per il momento" perchè il cemento avanza.
Dopo anni di polemiche è stata aperta una strada che unisce S.Ilario alla graziosa chiesetta di S.Rocco. Un posto che ogni tanto andavo a rivedere perchè mi ricordava i tempi in cui ci salivo da ragazzo, a giocare con gli amici e perchè era una camminata sincera con una vista superba sul golfo del Paradiso.
Secondo le dichiarazioni delle autorità avrebbe dovuto essere una passeggiata pedonale con un accesso alle auto limitato a poche persone, residenti.
Oggi S.Rocco assomiglia a un parcheggio dove si contano decine di macchine. Nuovi muri di cemento e villette monofamiliari di lusso, si allargano dove una volta c'erano delle cascine diroccate, anticipando il percorso delle prossime conquiste speculative.

Un bell'esempio di COME NON SI DOVREBBE CAMBIARE.

venerdì 19 settembre 2008

Rivegliarsi così

Quando ti succedono cose che alla mattina ti fanno risvegliare così.

Ti devi leccare le ferite e ricevere questo tipo si SMS è una pomata rinfrescante

"Le belle e brutte notizie vanno e vengono, tutto poi si riassesta...."

"Tu lo sai che non sei solo anche quando sei solo"

lunedì 15 settembre 2008

Salotto e Stalla

Quella col topo (per la verità era un criceto siberiano) sembrava dover essere l'ultima l'esperienza di animali in casa Trichini.
Mai dire mai.
Infatti in questi giorni la densità di popolazione per metri quadrati è notevolmente aumentata perché, oltre ad ospitare figlia e genero in attesa di migrare all'estero, stiamo dando asilo anche un loro piccolo animaletto affiliato.
Trattasi del qui nominato Frank Maiakowsky di professione coniglio.
La sua tana è una gabbia posizionata in sala e spesso lasciata aperta per consentirgli di sgranchirsi un po' ed esplorare.
Nonostante la protezione ai cavi elettrici, alle prese telefoniche e alle piante, gli infaticabili denti della belva sono riusciti ad attaccare un paio di telecomandi TV che qualche incauto abitante della specie umana aveva lasciato alla sua mercé.
Altro effetto è l'inconfondibile odore di fieno che si percepisce appena si apre la porta della sala esattamente come succede entrando in una stalla.
Per completare il quadro devo aggiungere anche un set di scopa - paletta sempre pronto all'uso per rimuovere quello che c'è da rimuovere.
Nonostante tutto questo devo ammettere che la bestia è assolutamente carina quando saltella giuliva come se fosse nella radura di un bosco e la sua comunicativa è inequivocabile quando chiede di essere coccolato o pretende di uscire dalla tana.
In particolare ho imparato che quando si spalma per terra come un tappetino vuole essere accarezzato e che quando ti gira intorno ai piedi sta eseguendo una danza d'amore.
Purtroppo, per lui, è pauroso come un coniglio (come potrebbe essere diversamente?) e qualsiasi novità lo spaventa terribilmente.
Molto, molto lento nel gestire i cambiamenti.

Conclusione: Cosa non si fa per i figli!


19 Ottobre 2020

In realtà Frank è vissuto altri 10 anni (primavera 2018). 
Averlo giudicato "lento nel gestire i cambiamenti" non mi sembra più appropriato. 
Ha viaggiato in nave in una cabina suite fino a Barcellona; in Spagna ha dovuto cambiare casa due volte; è sopravvissuto a una pesante tavola di legno caduta sulla sua testa; ha convissuto per anni con un dolcissimo cane, Duck, che però credendosi un gatto, ha cercato di aggredirlo più e più volte e infine si è dovuto adattare all'arrivo di due bambini della specie umana - che notoriamente amano moltissimo i conigli ma che tendono a strapazzarli un po'.

Quindi, onore a Frank il -coniglio resiliente- che è stato amato come ogni creatura dovrebbe essere amata e ha vissuto per l'equivalente umano di un matusalemme!

venerdì 5 settembre 2008

Clock & Crocs


It's five o'clock (come titolava una vecchia canzone degli Aphrodite's Child) oppure it's five a crocs?

Mercato Mazara del Vallo

giovedì 4 settembre 2008

Ricotta calda

L'ospitalità dei siciliani è proverbiale ma provarla di persona è una esperienza unica.
Durante la mia vacanza in Sicilia siamo stati ospitati una sera da amici di amici; persone che vedevamo per la prima volta ma la cui accoglienza è stata calorosa come quella dei più cari parenti.

Centro della serata, passata nella campagna a ridosso di Marina di Ragusa, è stata la preparazione della ricotta.

Non sono sicuro di scrivere correttamente la ricetta, non è questo il mio scopo; vorrei piuttosto essere capace di trasmettere, attraverso qualche foto, l'atmosfera vissuta intorno al fuoco dove la magia della ricotta si concretizzava.
Un grande paiolo da 70 litri per produrre pochi chili di ricotta.

Per portare il siero di latte ad una temperatura a circa 90° c'è voluta un'ora buona. Poi è stato aggiunto il latte e il sale.

Il composto veniva continuamente mescolato con uno scopino per impedire al fondo di attaccarsi.

- Ecco ci siamo - sentenzia il nonno che conserva le tradizioini e le trasmette ai nipoti e generi.

Io, in verità, non mi sono mai mosso da lì, ero ipnotizzato; non ho mai tolto gli occhi dal pentolone, come se fosse un esperimento magico. Tutti gli altri rientrano nella stanza dove in effetti si respira a fatica per il caldo dovuto alla soffocante  temperatura estiva e al calore del fuoco.

La ricotta si materializza sulla superficie: bianco sul bianco, si rassoda, galleggia sul siero (è una questione di peso specifico).

Viene tolta la schiuma di superficie con un cucchiaio e finalmente si procede con il riempimento delle forme in terracotta. 

Con la scodella in mano, subito a tavola: una grande tavolata dove mangiare la ricotta calda facendo puccetta con pezzi di pane fresco (naturalmente fatto in casa).


mercoledì 3 settembre 2008

Sospesi fra il bianco e il blu


Scala dei turchi

Come ho fatto, il 24 di Agosto a far sembrare deserto un posto in realtà affollatissimo di turisti e bagnanti, rimane un mistero.

Così posso fantasticare che questa scala naturale che serviva ai pirati per risalire la riva in cerca si scorribande,  serva ora a questa coppia che, nella più grande solitudine - con i piedi ben saldi sulla bianca marna composta di argilla e gesso, sta gettando lo sguardo all'infinito e alla speranza. 
Forse è un sguardo alle necessità impellenti di domani o forse una riflessione sui perchè della vita.
Si tengono per mano perchè l'uno e l'altro  vogliono esplorarlo insieme.

martedì 2 settembre 2008

I pupi siciliani

Sciacca. In un ristretto angolo di una strada, nell'ambito dello Sciacca Film Fest:
Spettacolo Teatro dei Pupi
Antica Compagnia Opera dei Pupi, Famiglia Puglisi.

Mi ci trovo quasi per caso, un incontro non programmato. Un momento commovente per la passione, la forza e l'intensità emotiva del puparo.

Per l'interessante storia dei pupi che ho avuto modo di ascoltare.

Perchè erano decenni che desideravo rivederli.

La sintesi nelle ultime parole pronunciate sui pupi:
"Due pezzi di latta con un cuore di carne".

A spasso per la Sicilia

Olanda? No Sicilia: Mozia

La scala dei turchi

Qui si fa la ricotta dal vivo

A Scoglitti la Madonna se ne va a spasso per sessantotto strade del paese dalle 18.00 alle 24.00

lunedì 1 settembre 2008

La ristorazione a chiamata

Durante le mie vacanze in Sicilia ho mangiato in locali fra loro diversissimi.
Dalla trattoria di fronte al porto di Trapani la cui principale caratteristica sembra essere la stazza dei cuochi e dei camerieri, ad un raffinato slow food di Sciacca; dalla trattoria di Scoglittia con menu di pesce a prezzo fisso, all'unico bar aperto di una deserta Menfi e così via.
Ma la cosa più buffa mi è capitata a Mazara del Vallo. Non voglio fare pubblicità, quindi evito la citazione del posto.
La reception dell'albergo ci consiglia un ristorante sul mare e ci prenota - mi raccomando puntuali alle 19.40 - ci avverte.
E puntuali ci presentiamo all'ingresso. Lì, si accalcano un centinaio di persone in un trambusto di rumore e spintoni mentre, al di là della porte a vetro, il locale è ancora vuoto.
Sembra di essere all'apertura di una ASL, tutti vogliono stare in prima fila.
Scopriamo così lo strano meccanismo che regola la ristorazione: il gestore si presenta con un megafono e spiega le regole.
I clienti prenotati per il primo turno verranno chiamati nominalmente, chi non risponde subito all'appello perde il posto in favore di qualcuno che nel frattempo si è iscritto alla lista d'attesa.
Sono strabiliato ma finalmente tocca anche a noi. Siamo in cinque e ci sistemiamo ad un tavolo qualunque aspettando di ordinare.
Ci insospettisce una nuova ondata di persone d'assalto che si precipita verso un angolo del locale. Breve indagine per capire che si tratta del buffet al quale possiamo, volendo, accedere passando sopra la testa e i piatti di chi ci precede. Mi rifiuto.
Il successivo capitolo della storia è capire che il menù è stampato direttamente sulla tovaglia di plastica. La scelta è praticamente obbligata: cozze, cozze o cozze.
Per me sarebbe abbastanza per decidere di alzarmi e cercarmi un bar dove consumare un arancino e una granita, ma sono in minoranza: si rimane.
La buttiamo sul ridere e completiamo la serata scherzando sulla formazione del secondo turno di clienti, su possibili ciniche varianti che si potrebbero proporre ai clienti come mettere all'asta i piatti al miglior offerente o selezionare gli avventori con prove cruente di sopravvivenza.
Dopo il fast-food e lo slow-food è la volta del call-food.
Per fortuna la vacanza in Sicilia è stata ben altro.