giovedì 4 settembre 2008

Ricotta calda

L'ospitalità dei siciliani è proverbiale ma provarla di persona è una esperienza unica.
Durante la mia vacanza in Sicilia siamo stati ospitati una sera da amici di amici; persone che vedevamo per la prima volta ma la cui accoglienza è stata calorosa come quella dei più cari parenti.

Centro della serata, passata nella campagna a ridosso di Marina di Ragusa, è stata la preparazione della ricotta.

Non sono sicuro di scrivere correttamente la ricetta, non è questo il mio scopo; vorrei piuttosto essere capace di trasmettere, attraverso qualche foto, l'atmosfera vissuta intorno al fuoco dove la magia della ricotta si concretizzava.
Un grande paiolo da 70 litri per produrre pochi chili di ricotta.

Per portare il siero di latte ad una temperatura a circa 90° c'è voluta un'ora buona. Poi è stato aggiunto il latte e il sale.

Il composto veniva continuamente mescolato con uno scopino per impedire al fondo di attaccarsi.

- Ecco ci siamo - sentenzia il nonno che conserva le tradizioini e le trasmette ai nipoti e generi.

Io, in verità, non mi sono mai mosso da lì, ero ipnotizzato; non ho mai tolto gli occhi dal pentolone, come se fosse un esperimento magico. Tutti gli altri rientrano nella stanza dove in effetti si respira a fatica per il caldo dovuto alla soffocante  temperatura estiva e al calore del fuoco.

La ricotta si materializza sulla superficie: bianco sul bianco, si rassoda, galleggia sul siero (è una questione di peso specifico).

Viene tolta la schiuma di superficie con un cucchiaio e finalmente si procede con il riempimento delle forme in terracotta. 

Con la scodella in mano, subito a tavola: una grande tavolata dove mangiare la ricotta calda facendo puccetta con pezzi di pane fresco (naturalmente fatto in casa).


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