martedì 6 luglio 2010

Grano e zizzania

Arrivati ad una certa età ci si guarda indietro per rivedere episodi e scelte fatte nel passato che hanno influenzato e influenzano ancora il presente.

Ho scritto "arrivati ad una certa età", ma, a ben vedere, qual è questa età non è per niente definibile; una riflessione di questo tipo si può fare a trenta, quaranta a cinquantasette anni e oltre.

Bene, in qualsiasi momento, si guarda indietro e si fantastica su come sarebbero andate le cose se avessi o non avessi fatto qualcosa; se avessi o non avessi subito l'influenza di quella persona o di quel gruppo; se non mi fossi infervorato dietro quella ideologia; se avessi avuto più o meno coraggio; se avessi seguito il cuore piuttosto che la testa o viceversa; se fossi stato più deciso o più flessibile; più tollerante o più intransigente.

A questo proposito, in questi giorni, mi e venuta in mente una storiella che riporta Matteo in 13.24-30


"...un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. » "

Io la capisco così:

Il "campo" siamo noi stessi, la parte più profonda dove risiede il nostro essere (là dove ognuno di noi può dire io sono io); il "seme" buono è tutto quello che abbiamo pensato, fatto, deciso, accettato, seguito e condiviso durante la nostra vita con l'intenzione sincera di voler trovare la verità su noi stessi, di avanzare nel percorso della propria strada, nell'aumentare la consapevolezza interiore, nel ricercare il meglio per noi/di noi e per le persone che amiamo, le nostre scelte, i nostri valori.

Guardarsi indietro e trovare errori, fallimenti, tradimenti, meschinità, rimpianti, amarezze e illusioni è, nè più nè meno, la stessa esperienza descritta da quell'uomo che scopre che nel suo campo la zizzania è cresciuta insieme al grano.

Se si potesse, si vorrebbe andare, senza indugio, ad estirpare quelle zolle del passato nelle quali non ci riconosciamo più, ma non è possible farlo.

Le radici del nostro passato (che portano fino al nostro presente) sono cresciute intrecciando in modo irreversibile, grano e zizzania. Togliere l'erbaccia comporterebbe estirpare anche la parte buona; e allora sarebbe estirpare se stessi, perdere la propria identità.
L' "Io sono io" include tutto.

"Lasciate che l'una cresca insieme all'altra": la semplicità e la saggezza di queste parole mi impressiona.
Nella stagione della vita bisognerebbe essere capaci di attendere.

Ci sarà la mietitura - alla fine della nostro percorso - quando grano e zizzania potranno essere separate e potremo godere del meglio di noi stessi, un meglio unico che riconosceremo essere la nostra vera essenza.

Qualche sera fa, prima di dormire sono andato a "vedere" il mio campo.
A vent'anni ho trovato zizzanie dalle radici profonde e grano resistente e sano. A trenta delle altre spighe di grano splendente come l'oro e fecondo ma anche altra erbaccia: A quaranta e cinquanta la stessa situazione...

Non serve raccontare qui le mie zizzanie e il mio grano perchè sarebbe lungo e perchè sono la mia "foglia nascosta nella foresta".
In fondo il discorso è semplice e non nuovo. Bisogna arrivare al punto di accettare intimamente se stessi, tutto errori inclusi.