sabato 19 giugno 2010

Il giusto ritmo dei cambiamenti

In Fisica per valutare come cambia la velocità si introduce il concetto di accelerazione (o decelerazione).
La velocità misura un cambiamento di posizione in rapporto al tempo che passa mentre l'accelerazione misura, diciamo così, la velocità del cambiamento.

Ma qui non voglio parlare di Formule e di Fisica, ma piuttosto prendere lo spunto per una considerazione sul mio blog e in particolare del suo titolo: "Come si Cambia".
Anzi, a ben guardare, non è neppure una dissertazione su blog ma sulla vita...
Dietro al titolo al blog , c'è una informazione che viene data come acquisita: comunque sia, nella vita, "si cambia".
Si cambia, che si voglia o non si voglia. Si cambia anche se si pensa di essere una di quelle persone che non cambiano mai - per scelta o per incapacità - o si è convinti di trovarsi davanti a una di quelle situazioni che, si dice, non cambiano mai.

Ancora oggi sono ancora convinto che sia proprio così, ma tra le cose che cambiano c'è anche la velocità del cambiamento.
Qualche hanno fa, quando appunto ho avviato questo blog, i cambiamenti (e parlo in particolare quelli legati al mio sentire il mondo, agli ideali e così via) erano così rapidi che quasi non riuscivo a starci dietro. Per una porta che si apriva altre due erano già spalancate.
Negli ultimi mesi più volte mi sono reso conto che oggi non è più così. Il ritmo dei cambiamenti si è placato e sembra subentrare una fase di consolidamento.
Ad essere sincero, un po' mi dispiace, ma il metro non può essere cambiare tanto per cambiare; il cambiamento deve nascere dal di dentro e riguardare la sfera interiore quando le esigenze profonde che si riescono a cogliere nel sè non corrispondono più alle scelte quotidiane.
Allora mentre vedo rallentare il ritmo dei cambiamenti penso ci sia l'opportunità per una fase di ascolto.

D'altronde chi può dire qual è il giusto ritmo di un cambiamento?

martedì 15 giugno 2010

Viaggiare leggeri, breve spiegazione

  • La scala che sale è stretta, va affrontata da soli (ci sono cose che non si possono fare insieme).
  • Non ci sono appoggi, bisogna stare in equilibrio con le proprie gambe.
  • E' ripida, quindi bisogna impegnarsi, valutare le proprie forze.
  • E' dritta, porta alla meta, l'obiettivo non è contorto.
  • L'arrivo è ai piedi di una croce: qui non significa sofferenza o dolore ma piuttosto il punto in cui terra e cielo si uniscono (la sofferenza e il dolore ce l'ha già messa a nome di tutti l'inquilino).
  • Nel punto della croce visibile e invisibile, umano e divino trovano un punto di contatto.
  • E' una croce di pietra, resiste al tempo, i risultati sono stabili.
  • E' inquadrata dal basso all'alto: piedi a terra occhi al cielo.

venerdì 4 giugno 2010

Che fatica fare il giardiniere

Dopo lo scivolone di due mesi fa e conseguente botta alla schiena, finalmente sono riuscito a tornare nella casa di Torrazza (nel frattempo crociera, trasferte, cerimonie...).
Riportare in uno stato decente il giardino è stata, a causa delle mie limitate capacità, una notevole fatica.
Ahimè vuoi vedere che mi capiterà di invecchiare?
Già perchè uno si pensa anche avanti negli anni - ho una lista infinita di cose che farò in pensione - ma suppone che le forze rimangano sempre allo stesso livello.
La realtà è che quando faccio il contadino, se non voglio schiattare, ogni mezz'ora mi devo fermare mezz'ora. La schiena fa male proprio nel punto dove sono atterrato e non so dove nascondere qualche chilo di troppo acquistato in crociera che mi fa un po' ansimare.

Ma io so come ritemprarmi: durante il riposo mi sdraio sotto l'abete la cui ombra è ormai ampia ed accogliente e lascio che i colori e i rumori della campagna si fissino negli occhi e nelle orecchie.
Frrrr, Tump, tump, Frfff.
Oh, c'è un nuovo vicino di casa. Naturalmente ha pensato di ristrutturare...pazienza.
Taclang, brombum, rarara-ri-ra-rì.
Dimenticavo c'è anche il rumore del cantiere che sta costruendo degli appartamenti.

:-(