martedì 25 febbraio 2014

Francesco è arrivato nel "giardino del mago".

Per ascoltare tutto il brano bisogna essere appassionati di "prog": sono 19 minuti. Ma ne vale la pena. 
Francesco di Giacomo, cantante e autore dei testi del banco di Mutuo Soccorso non c'è più.

So di forzare i testi ma a me piace immaginarlo: "là negli spazi dove morte non ha domini, dove l'amore varca i confini..."



Stan cantando al mio funerale
chi mi piange forse non lo sa
che per anni ho cercato me
e passo dopo passo con le spine ormai nei piedi
tanto stanco stanco,

Io sono arrivato nel giardino del mago
dove dietro ogni ramo crocifissi ci sono
gli ideali dell'uomo.
Grandi idee invecchiate nel giardino del mago
io sto appeso ad un ramo dentro un quadro che balla
sotto un chiodo nell'aria
....
C'è chi ride chi geme
chi cavalca farfalle
chi conosce il futuro
chi comanda alle stelle come un re.
....
Com'è strano oggi il sole
non si fa scuro chissà perché
forse la sera non verrà
a uccidermi ancora
ha avuto pietà solo ora.
Per pietà della mia mente che se ne va
il giorno aspetterà,
per me si fermerà un po' di più;
vedo già foglie di vetro
alberi e gnomi corrersi dietro
torte di fiori e intorno a me
leggeri cigni danzano
a che serve poi la realtà.

Coi capelli sciolti al vento
io dirigo il tempo
il mio tempo
là negli spazi dove morte non ha domini
dove l'amore varca i confini
e il servo balla con il re
corona senza vanità
eterna è la strada che va.

(tratto da "Il giardino del mago" - Darwin -1972).

Qualcuno bussa alla porta

Qualcuno bussa alla porta.

"Chi è?"

"Sono Papa Francesco"
"Buongiorno, cosa desideri?"
"Una preghiera per l'assemblea dei Vescovi."
"Di cosa parleranno?"
"Della Famiglia.. serve un cammino per comprendere le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo.
"Già, almeno qui da noi sembra che ci sia una grande confusione e uno sfaldamento, ma anche la richiesta di quell'amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza... 
Se alla fine tutto dovesse risolversi in documenti e dichiarazioni comprensibili solo agli addetti ai lavori, che rimandano a cose già dette e già scritte..."

"e la preghiera per la quale ho bussato?"
"Spirito Santo, illumina i Padri sinodali e guidali nel loro impegnativo compito. Possano sentire la vicinanza e il tifo di tutte quelle famiglie che, al di là della loro età anagrafica, che siano sposate da pochi mesi o da molti decenni, vivono la loro unione come un "Mistero Grande" che ancora oggi aspetta di essere svelato in pieno. 
Possa il nostro Papa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità.
Amen"

Qui sotto

sabato 22 febbraio 2014

La Liguria vista dal Monte Croce











È la Liguria terra leggiadra.

Il sasso ardente, l'argilla pulita,
s'avvivano di pampini al sole.  








È gigante l'ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.










Ombra e sole s'alternano
per quelle fondi valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse.










In quell'arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.








Venere torna a nascere

ai soffi del maestrale.




O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all'onde
liguri cimiteri!



Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore.
 Vincenzo Cardarelli



da PensieriParole
















lunedì 17 febbraio 2014

Dove siamo di casa - L'ospedale

Nella prosperità l'uomo non  comprende… (Sal 49,21)

Conosciamo tutti l’ospedale, per ragioni diverse. Certamente  vi siamo nati e vi abbiamo generato i nostri figli e figlie. Ci andiamo per esami, analisi, visite e controlli; qualcuno è di casa perché ci lavora, altri purtroppo per problemi di salute, anche gravi. Luogo di attese, paure, speranze, sofferenze certo, ma anche luogo di ricchezza e profondità delle relazioni. Lì gli affetti conoscono un’ atmosfera tutta speciale, si fanno più intensi, più veri, si rinsaldano, si acquietano. È la forza della fragilità che ci fa toccare con mano il senso e lo spessore del nostro vivere, ci fa avvertire la preziosità dei nostri legami, ci mette in contatto con la dimensione Altra della vita, dove efficienza, produttività, prestigio, bella apparenza  non entrano a dare sostanza e valore al nostro esserci. Perché nella malattia, nella sofferenza, ognuno è quello che è, spogliato di tutto quanto è accessorio, rivestito solo delle sue qualità umane, abitato da un unico profondo desiderio di ciò che veramente conta: vici- nanza  e affetto, comprensione e tenerezza, considerazione e stima, dialogo e ascolto. Si tratta semplicemente dell’essenziale, di ciò che fa bella e umana la nostra vita, sempre. E per tutti, malati e sani, i momenti del soffrire possono svelare l’autentico modo di stare al mondo, quello calmo, pacato, paziente, generoso, consa- pevole, con lo sguardo volto al Signore, Colui che non ci fa mai mancare la sua vicinanza e la sua Tenerezza.

(Dove siamo di casa - L'Ospedale. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)

domenica 16 febbraio 2014

San Valentino alla maniera del Papa

***Aggiornamento del 16/2***
*** Link per ascoltare direttamente da Papa Francesco le risposte****

“Giovani, non abbiate paura di sposarvi: uniti in un matrimonio fedele e fecondo, sarete felici”

papa francesco non sparliamo gli altri udienza generale discorso mercoledì vaticano

Se l'amore è "solo un sentimento, uno stato psicofisico", "non si può costruirci sopra qualcosa di solido": "ma se invece l'amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa". Così papa Francesco ai fidanzati in Piazza San Pietro: questa casa, "per vivere insieme per sempre", non va fondata "sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell'amore vero, l'amore che viene da Dio".



"Vivere insieme è un'arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l'un l'altro. Anzi, è proprio allora che inizia! Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni. Un lavoro artigianale, da oreficeria"... “il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie quello di fare più uomo il marito”. “Quando camminerete per strada – ha detto a una coppia – a te diranno ‘ma che bella signora, è così perché ha un bravo marito. E a te che sei cosi’ grazie a tua moglie. Questo significa crescere insieme. Procurare che l’altro cresca. Il Signore benedice questo”.

Il Papa ai fidanzati: Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano

Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono (…), senza che la pace ritorni in casa. Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti”.


Papa Francesco in occasione della giornata di San Valentino, la festa degli innamorati.

Dove siamo di casa - La scuola

La sapienza grida  per le strade, nelle piazze fa udire la voce; nei clamori della città essa chiama, pronuncia i suoi detti alle porte della città. (Sap 1,20-21)

Che la famiglia sia ‘scuola di umanità’ lo capiamo al volo, che la scuola sia anche come una famiglia invece lo pensiamo un po’ meno, eppure anch’essa opera bene se è intessuta di buone re- lazioni, se gli insegnanti collaborano tra loro, amano i loro alunni, se bambini e ragazzi si rispettano, stimano gli adulti e si fidano delle loro parole. In famiglia come a scuola l’alleanza tra gli adulti fa bene, è ciò che di meglio si possa avere: docenti e genitori in- sieme perché la crescita di piccoli e grandicelli sia ben curata, promossa, protetta. È campo aperto la scuola, statale o paritaria che sia: in essa convergono tensioni e problemi del vivere civile, valori dell’umano da custodire e trasmettere, decisioni da valu- tare e soppesare. È dunque vitale farsi avanti nella scuola, se pos- sibile partecipare agli organismi collegiali, sostenere  le giuste istanze, promuovere  sguardi buoni che smorzano  giudizi e ri- valità: le giovani generazioni a scuola sbirciano gli adulti, appren- dono anche lì ciò che conta nelle dinamiche del vivere umano. C’è un vantaggio per tutti se in essa si respira aria buona, se ri- valità e competizione si attenuano  un po’ per tutti così da far posto alla promozione sempre  più convinta dell’intelligenza e del sapere, ma anche del valore di ciascuno, da sempre  tanto prezioso agli occhi di Dio.

(Dove siamo di casa - La scuola. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)

sabato 15 febbraio 2014

Dove siamo di casa - I campi dello sport

Non  ho certo raggiunto la mèta, non  sono  arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono  stato conquistato da Cristo Gesù. (Fil 3,12)

È buona cosa, si sa, avviare i piccoli a uno sport, calcio, nuoto, ba- sket, pallavolo, tennis, e tanti altri: sono le attività che portano la famiglia nei luoghi del gioco, per lo più ‘campi’, che siano all’aperto o meno poco importa. Momento di svago, di competizione, di vi- cinanza con i propri piccoli, di scambio con altre famiglie, con gli allenatori e le allenatrici, grandi ‘mister’ agli occhi dei nostri figli. Lo sport è un mondo speciale che vede alleati sui campi di gioco adulti che a vario titolo si curano della crescita delle nuove gene- razioni. Lì i figli diventano anche di altri, obbediscono ad altri, da loro ricevono complimenti, sopportano rimproveri, sono invitati a dare il massimo, ad avere a cuore i compagni, a essere generosi, avere fiducia in se stessi, mettere al primo posto ‘il bene comune’ della squadra. Lo sport è palestra di vita, come forse nessuna altra: i piccoli iniziano a conoscere le loro doti e a far i conti con i propri limiti, scoprono che ‘se anche qualcuno è più bravo di me, non per questo non valgo niente…’. Buona cosa preservarlo dalle no- stre invadenze indebite, lasciando agli allenatori e alle allenatrici il loro ‘primato’; cosa sacrosanta custodirlo da eccessi nelle pa- role, nei toni, nei gesti e nei giudizi. Perché tutti i nostri giovani, bravi e meno bravi, possano trovare nello sport un buon allena- mento per le tante cose che contano nella vita.
(Dove siamo di casa - Lo sport. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)

venerdì 14 febbraio 2014

Dove siamo di casa - La chiesa

Quanto sono  amabili  le tue dimore, Signore! L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. (Sal 84,2-3)

È un luogo speciale la chiesa - ogni paese o quartiere ne ha una - luogo di tutti, spesso aperto lungo la giornata, silenzioso, raccolto, ordinato. Lì Qualcuno c’è sempre, e non ci entri mai invano. Fare una visita quotidiana in chiesa è forse cosa d’altri tempi, eppure quanta pace ci verrebbe da quel breve momento di sosta. Perché anche noi, uomini e donne di oggi, abbiamo bisogno di rientrare in noi stessi, di porre il nostro cuore sotto lo sguardo del Signore, di posare i nostri occhi sul mistero. Per rinfrancarci l’animo, per sentirci meno  soli, per purificare i  nostri sguardi. Così, più in pace, si esce di chiesa, e quella nostra fugace apparizione cono- sce la forza segreta del mistero che si fa vicino, per un attimo magari, un solo istante, eppure prezioso. La chiesa di domenica cambia volto, illuminata, popolata, vibrante di vita e di movi- mento. Il  mistero in quel giorno prende  forma nella vita della comunità, diventa corpo e sangue del Signore donato per noi e da noi accolto, perché le nostre vite ne siano nutrite e si donino a loro volta nell’amore reciproco. Ci nutriamo del Signore nel giorno di domenica, così ha da essere, ma non dimentichiamo che la chiesa c’è anche di lunedì e sempre, per la nostra pre- ghiera silenziosa, per quando vogliamo rinsaldare la percezione buona della vita.

(Dove siamo di casa -La chiesa. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)



giovedì 13 febbraio 2014

Dove siamo di casa - La casa delle generazioni

Di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono. (Lc 2,50)

C’è una casa che non si vede, è quella delle generazioni che ci hanno  preceduto, i nonni, i bisnonni, i trisnonni e indietro ancora.  Si parla di ‘casato’: è una casa invisibile, più grande e più popolata della nostra e ci porta indietro nel tempo, alle radici del nostro esistere, agli antenati grazie ai quali noi siamo chi siamo. Anche Gesù viene da una lunga storia fatta di nomi, di volti, di persone, di eventi particolari, anche lui si inserisce nelle vicende umane  di intere generazioni. La storia è dentro di noi, e chi ci ha preceduto  ha segnato alcune nostre caratteristiche fisiche, abitudini o inclinazioni, doti, difetti, modi di dire, di vivere la vita, la religione, la fede. Perché nessuno si è fatto da sé e tutti rice- viamo un mondo che siamo chiamati a far nostro, affinare e tra- smettere. I nonni sono i primi testimoni di questa verità e la loro casa è spesso oggi luogo dei piccoli, lì essi respirano il racconto, quello autentico, vivo, antico, che lascia il segno, che svela misteri e verità invisibili di coloro che ci hanno preceduto. C’è una forza tutta speciale nel racconto, grazie a esso la vita di altri si fa vicina, e istruisce anzitutto sul fatto che veniamo da lontano, che ci sono valori vissuti in altre vite, storie di fede, da portare avanti e tra- smettere, perché l’umano vive di racconti e grazie a essi anche Dio ha potuto avere casa in noi e dirci di sé.

(Dove siamo di casa - 2. La casa invisibile. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)

mercoledì 12 febbraio 2014

Dove siamo di casa - La casa

Le prime necessità della vita sono  acqua, pane e vestito, e una  casa
che protegga l'intimità. (Sir 29,21)


Avere una casa in cui vivere, di proprietà, in affitto o in prestito, di questi tempi, è di per sé una grazia. In casa,  si vive, si riposa, si lavora, si ama, si soffre, si litiga e ci si perdona. In casa si coltivano gli affetti più cari, si testimonia il modo di prendere la vita, di gestire le cose,  gli stili della cura e dell’accoglienza; pulsa di affetti la casa, le sue mura conoscono le pieghe del nostro vivere, amare, sperare, soffrire. C’è chi in casa sta tutto il giorno, per lavoro, domestico o meno, per malattia o invalidità, o perché disoccupati. C’è chi esce di casa al mattino, quasi sempre di corsa, rivolto agli orari, al lavoro o allo studio, per tornarvi volentieri nel corso della giornata. La possiamo trovare in ordine, accogliente, calda oppure sfatta, fredda e deserta. L’ordine, si sa, è l’operazione di Dio all’inizio del mondo: anzitutto illumina, poi sistema le cose, assegna un senso e un posto preciso a ciascuna, dispone l’ambiente perché possa ospitare le sue creature. La casa è l’ambiente umano per crescere come uomini e donne. Renderla accogliente è un po’ dovere di tutti, grandi e piccoli, perché in essa gli affetti possano dispiegare la loro bellezza. Basta poco talvolta: appendere  il cappotto, la sciarpa, il cappello, raccogliere la cartella, riporre le scarpe, accendere la stufa, pulire il gas,  riordinare il tavolo... un disegno nuovo, un mazzo di fiori, un pupazzo appeso, un profumo di torta, una tovaglia nuova. Perché l’umore si risollevi con un sorriso e la sorpresa ci renda grati per quel luogo e lieti dei nostri affetti che non cambieremmo per nessuna cosa al mondo.

(Dove siamo di casa/ 1-La casa. Fascicolo della Diocesi di Milano per la Famiglia)

domenica 2 febbraio 2014

Pellegrinaggio "laico"





In questo week-end di incessante pioggia, trascorso a Roma, avevo pensato di passare la domenica mattina oltrepassando  il minaccioso Tevere in piena e di andare a sentire l'Angelus del Papa.


Poi mi sono reso conto che era una di quelle domeniche in cui si può andare a visitare il Palazzo Montecitorio, dove si riunisce il Parlamento italiano...e così ho deciso per un pellegrinaggio laico anziché religioso.

In fondo, mi sono detto, in questo momento se c'è un posto che ha bisogno di sostegno, e, perché no, di preghiere, è proprio il Parlamento.
Chissà se sono le sedute del Parlamento che assomigliano sempre più ad una assemblea di condominio o è viceversa... il paragone è triste in entrambi i casi. 
La paura che qualcuno si dimentichi di come "in nome della verità" - di solito la propria - si è pronti a mandare all'aria le regole della convivenza comune rimane alta.

Bene hanno fatto, secondo me, i Vescovi italiani a ricordarlo nei giorni scorsi.

E allora eccomi nel famoso "transatlantico" dei passi perduti, accanto alla buvette, a percorrere le sale di rappresentanza e soffermarmi nell'emiciclo della Camera dei Deputati a fissare la volta illuminata artificialmente in splendido stile liberty e sbirciare i nomi dei Deputati nello scranno.

Poi per completare l'opera laica sono andato anche al Quirinale a visitare le incantevoli stanze di rappresentanza.

Sono tornato a casa completamente inzuppato e ho ascoltato alla TV Papa Francesco che parlava a una selva di ombrelli colorati!


sabato 1 febbraio 2014

60 anni anche per la RAI



La RAI ha compiuto 60 anni. Io pure, anzi l'ho preceduta di poco più di un mese.

Approfittando del week-end romano sono andato al Vittoriano per vedere la mostra "La RAI racconta l'Italia".

L'idea era quella di farmi raccontare il trascorrere del tempo e richiamare alla mente tutti i ricordi legati a quella scatola: prima di tutto la mitica sigla, poi la TV dei ragazzi, il Carosello,  Non è mai troppo tardi, i telefilm di Hitchcock ...



Prima che arrivasse la televisione in casa (potrebbe essere stato l'anno 1960), il sabato sera, papà, mamma ed io si andava in un bar di via "marcosala" a vedere il Canzoniere e Canzonissima. Io ci guadagnavo sempre un'aranciata da bere con la cannuccia! 




La mostra è divisa in sezioni: informazione, spettacolo, scienza, sport, sceneggiati, politica...
Uno spazio è riservato alla radio.
In definitiva un buon pomeriggio. Sarebbe stato più rilassante se fossero state messe delle panche per guardare i filmati nei maxi schemi da seduti....

Passeggiando per Roma

Il tritone si e rifatto il look

Vincenzo Trichini
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