lunedì 29 giugno 2015

Le Girandole dell'Angelo

Quest'anno, per me e Maria Teresa, niente S.Giovanni: nè a Genova nè a Sant Pol de Mar;  comunque mi sentirei di escludere qualunque risentimento del Santo per questa decisione.

Complice il ponte abbiamo optato i Santi Pietro e Paolo a Roma.

Infiorata in Piazza S.Pietro, ma non solo fiori e gambi anche ceci, caffè, sale, coloratissimi e  di grande effetto.




Nel tardo pomeriggio a passeggiare lungo il Tevere, aspettando delle deludenti e scialbe gare di canottaggio con inclusa una ridicola regata storica.

Infine, dopo essersi rifocillati in un ottimo localino dietro a Castel Sant'Angelo, siamo arrivati fin sotto le transenne aspettando lo spettacolo finale.

Ma il tramonto da quelle parti non lascia indifferenti.








E finalmente col buio arriva il momento delle girandole e dei fuochi d'artificio sincronizzati con brani di musica barocca.



Peccato che il deflusso da Oltre-Tevere sia stato disastroso per colpa dei mezzi pubblici non pronti ad accogliere l'eccezionale numero di persone. Alla fine dopo aver lasciato scorrere autobus stracolmi, ci siamo fatti una lunga passeggiata notturna fino a casa. E va bè, che Roma di notte è sempre affascinante.

mercoledì 24 giugno 2015

Dimentichiamo che noi stessi siamo terra


1.« Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. 
In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: 
« Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».


2.Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. 
Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. 
La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. 
Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). 
Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). 
Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.


11. (parla di S. Francesco) La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e « li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione ». 

Questa enciclica è ben altro che  che argomentazioni di sociologia. Papa Francesco parla della questione ecologica in termini mistici! Richiede una riflessione interiore che pesca nei "perché" più profondi e affascinanti.

domenica 7 giugno 2015

Non succede niente.

Oggi c'è stato un momento in cui mi sono reso conto che ci sono cose che non si possono possedere, non si possono comprare. 
Sembra banale vero?
Cose, case, suoni, odori, rumori, vissute da quasi una vita, ma che non mi "appartengono". 
Luoghi nei quali lo sguardo senza soluzione di continuità, in qualunque direzione svela ricordi intensi.




Sono sdraiato sul letto per il riposino pomeridiano che non vuole decollare. 
Dalla finestra aperta un cinguettio sonoro e appassionato buca lo spazio interno a me.

Dopo l'autunno e l'inverno è il primo pomeriggio passato nel prato di Torrazza. 

Le cose cambiano, anche quando non lo decidiamo noi, anche se non vanno nel verso che avremmo sperato.
Fuori dalla finestra quello scenario vissuto da trentatré anni sembra ferito per adattarsi al cambiamento. 
Sembra una ferita, ma forse non lo è, forse è solo un'intensa nostalgia dei miei bimbi piccoli che correvano, estate dopo estate sotto quegli alberi, del pino e della mimosa davanti  a casa, dell'albero di Natale piantato che ora è alto cinque metri e passa, delle ciliege e delle susine staccate dai rami, delle rose rosse piantate davanti casa, di quel cesto di fichi che veniva lasciato davanti alla porta, delle serate trascorse con tanti amici, del ritmo delle lucciole nel buio, del monte da dove la Madonna sembra allargare la sua protezione.
E se domani tutto questo dovesse sparire?

Aspetta, aspetta un attimo, c'è una sola cosa da fare, se per caso non l'avessi ancora fatto fino ad ora. Godersi questo fringuello nell'attimo presente, ora, ora e ora ancora e lasciare che il suo canto mi  regali il senso della creazione: un richiamo d'amore, il bisogno di esistere, l'irrefrenabile necessità di essere fecondi, di prolungarsi verso un'altra vita. 

Non ho resistito. Ho afferrato il cellulare e ho avviato la registrazione video.
Se fate click sul filmato di 63 secondi, non aspettatevi niente, non succede niente. Solo un fringuello che ripete un canto meraviglioso, altri che rispondono in lontananza, forse un abbaiare di cane, un motorino laggiù nella strada e qualche scricchiolio vicino.

Non succede niente solo la mia emozione che scorre.