giovedì 24 dicembre 2015

Generazioni

Quando si diventa nonni, e il numero dei nipoti cresce, si comincia a percepire che, veramente, le "generazioni" si stendono lungo il corso del tempo. 

Forse è per questo motivo che quelle parole contenute nel Magnificat di Maria, pronunciate tante volte nel corso delle preghiere, acquistano pian piano uno spessore e una familiarità nuova. 
Quell'istintivo desiderio di prolungamento di se stessi, si arricchisce e si illumina grazie ad un nuovo elemento chiave; l'elemento principale, quello risolutore, quello essenziale: la Misericordia. 

È sarà, appunto, perché siamo gioiosamente nonni in "aumento", sarà perché in questi giorni le porte del  Giubileo della Misericordia si sono appena aperte, e forse anche perché fatti, avvenimenti e circostanze della nostra storia ci hanno portato fin qui, che ci sembra di capire, come mai ci era successo prima, il senso profondo della "nonnitudine".

Finalmente, insieme consapevoli che la scia che vorremmo lasciare a chi verrà dopo di noi non è fatta solo di geni né, tanto meno, di soldi.

"Di generazione  in generazione la Sua Misericordia si stende su coloro che lo amano...." 

Essere spalmatori di Misericordia sui nostri figli, sui figli dei figli e sui loro figli ancora.

"Chi erano i vostri genitori, chi erano i vostri nonni, chi erano i vostri avi?"
"Non so molto di loro, ma era gente che spalmava la Misericordia in avanti." 

martedì 22 dicembre 2015

Villa Borghese, avvolta dalla nebbia

Villa Borghese, avvolta dalla nebbia, sembra spettrale. Mentre corro mi sembra di essere entrato in un quadro dipinto da un pittore fiammingo. Tinte scure e luci improvvise.


Di solito anche nella brutta stagione, che piova o faccia freddo, c'è un certo movimento di umanità: turisti tardivi in uscita dal museo, frettolosi impiegati di rientro verso casa, biciclette lente e stanche, ragazzi e ragazze che corrono con l'energia di chi ha ancora tante calorie da giocarsi, ragazzi meno giovani che si illudono di correre ancora (come me), cani che accompagnano i loro fedeli umani, coppie che cercano riparo in una panchina per un reciproco stretto contatto.



Stasera, sembra tutto ovattato, come un parabrezza che si sta appannando. 
Qualche ombra indistinta, qualche raro incrocio; le luci dei lampioni come tempere dal colore slabbrato, vapore che sale dalla terra e prima di disperdersi si addensa in tremolanti figure aliene, sembra  di essere cullati verso un sereno oblio; la fatica dei muscoli non brucia stasera, come se la nebbia potesse lenire la stanchezza.   

Ma la sensazione d'insieme non è inquietante, anzi è delicatamente onirica, un po' fantastica, un po' da favola antica.

mercoledì 9 dicembre 2015

Colore della ruggine

Per la terza volta negli ultimi nove anni abbiamo scelto la Val Maira per trascorrere il ponte dell'Immacolata.
Le volte precedenti però passeggiavamo circondati da ghiaccioli appesi ai tetti e ai rami e con temperature da brivido, quest'anno invece le prime tracce di neve le abbiamo incontrate intorno ai 2.200 metri.
Ma queste montagne attirano e invogliano ad essere percorse anche se non si è scalatori e neppure alpinisti. 
Bastano un paio di scarponcini, una giacca a vento e un po' di cibo nello zaino per avventurarsi in valloni selvaggi e silenziosi o per ammirare creste frastagliate e inaccessibili laghi alpini.
Il colore dominante è l'arancio.
Sembra che tutti i larici abbiano colorato di ruggine le loro acuminate foglie e poi le abbiano con garbo adagiate ai piedi del proprio tronco, così come si fa cadere un vestito al termine di una giornata faticosa e ci si prepara al sonno.
L'effetto delle macchie colorate diventa unico: un tappeto che copre la poca neve caduta in precedenza, che rende soffici come una moquette i sentieri e che contrasta con il grigio delle pietre e delle rocce.