domenica 17 luglio 2016

Una corona d'oro nello specchio

Ore 20, partenza da Courmayeur; in altre parole fine della vacanza. Il sole è da poco calato oltre il Monte Bianco ma, pur correndo verso est, scendendo nella valle verso Aosta, sembra di inseguire l'ultima luce di un giorno che non si vuole più spegnere.
Alle ore 21.40 l'auto corre oramai nella pianura piemontese, oltre le risaie; davanti a me sembra che infine la luce si stia rassegnando a lasciare campo alla penombra.

La mia vorrebbe essere solo un'occhiata distratta allo specchietto retrovisore; l'autostrada è deserta, la radio trasmette un piacevole concerto di Neil Young e già con Teresa si ricordano le passeggiate fatte, i rifugi, il freddo, il sole, l'acqua, il cibo.

Invece dalla bocca mi esce un'esclamazione di stupore e meraviglia; lo spettacolo racchiuso in quel piccolo rettangolo di vetro chiamato "specchietto retrovisore" è più che magico.

In fondo alla pianura si disegna il profilo netto delle Alpi; il loro contorno ricorda una corona regale lunga centinaia di chilometri; la luce, oltre l'indaco dei monti, ha il colore caldo dell'oro; il cielo terso regala sfumature sempre più intense fino al blu elettrico della quasi-notte.
Non ho immagini elettroniche da riprodurre qui. 
Non ho accostato l'auto e non potevo certo voltarmi indietro a 120 km/ora.
Ho proseguito, pago di quell'immagine riflessa racchiusa nelle dimensioni dello specchio come uno quadro d'arte-temporanea.