martedì 30 agosto 2016

Non uccide il sisma ma opere dell'uomo

Ascoli Piceno

“SIGNORE, MA TU DOVE STAI? NOI QUI ABBIAMO PERSO TUTTO”

Rieti 

"La domanda 'dov'è Dio?' non va posta dopo, ma prima e comunque sempre per interpretare la vita e la morte" ha detto il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, nell'omelia della messa funebre ad Amatrice. "Come pure va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze". I terremoti esistono da quando esiste la Terra, ha proseguito monsignor Pompili. "I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti. Le montagne si sono originate da questi eventi e racchiudono in loro l'elemento essenziale per la vita dell'uomo: l'acqua dolce. Senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l'uomo e le altre forme di vita. Quindi ha concluso: "Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell'uomo"



Come non condividere queste parole? Come non "ritrovarsi" in questa Chiesa "non convenzionale" che non si trincera in risposte da manuale, che non evoca punizioni e sponsorizzazioni divine del dolore. 
Dov'è Dio? Con me, con noi perché viene prima del dolore e della morte. 
Grazie ai Vescovi di Ascoli e Rieti.


lunedì 22 agosto 2016

San Bernardo

La Festa di San Bernardo a Torrazza mi ha portato quest'anno un regalo fantastico.
Sotto il campanile illuminato tutti i miei nipotini e i miei figli.
Se poi aggiungiamo anche i cugini che arrivavano da Cuneo, ne è venuta fuori una bella truppa rumorosa e allegra.

Per un giorno ho potuto fare, almeno un po',  l'esperienza del Patriarca che raduna attorno a sé le generazioni attuali e future.


Sai che non m'è dispiaciuto affatto?





domenica 14 agosto 2016

Abitare la speranza sotto il Gran Sasso

Per la prima volta abbiamo trascorso qualche giorno in Abruzzo!  
Il Gran Sasso visto dai Prati di Tivo sembra una bianca montagna sacra. 
Il verde dei pascoli e quello dei faggeti, ma anche la nebbia che scende improvvisa rendono unica questa terrazza.

Un paesaggio ideale per riflettere insieme a molti amici sulla speranza da abitare per poter accogliere il futuro. 
Per fortuna ci sono queste occasioni altrimenti si finisce per credere che tutto il male che ci fanno vedere sia la "verità".










“. . .non conformatevi ma trasformatevi” (Rm 12, 2) -

sabato 6 agosto 2016

Arrivano emozioni

Ora che non c'è un vetro a separarci, posso, in punta di piedi avvicinarmi a te che dormi. Quanto basta per sentire il tuo calore, per sfiorare con la mia mano il tuo petto e sentire il movimento ritmico della vita, per accarezzare, con le punta della mie dita, le tue minuscole mani e piedi.

Di questo primo incontro con te mi rimarrà l'immagine del tuo papà che ti raccoglie dal grembo della mamma con un gesto che è nello stesso tempo un atto di tenerezza estrema e di orgogliosa forza. 
L'immagine di due mani, che tu già riconosci, che ti accolgono e ti sostengono. 
Due mani che, per un attimo forse inconsapevole, ti innalzano con un gesto che sembra ed è sacro, prima di adagiarti nella culla, abbandonato a un sonno placido. 

Qualche giorno fa di Simone avevo scritto:

Simone, arrivi come il buon cibo di una trattoria di campagna; di quelli da assaporare con calma, gustando i sapori dell'orto, le erbe aromatiche, i segreti della cottura. Senza la bulimia della quantità  e senza la fretta della fame. 











Stamattina prima di svegliarmi del tutto la mia preghiera è stata pensare ai tre nipoti. 
Mi sono chiesto: a cosa potrei paragonare l'arrivo dei primi due? Quali emozioni?

Pau, tu sei arrivato come il germoglio di un ciliegio in una fredda mattina di primavera, per annunciare che ci sarà tepore; di nuovo ci sarà calore; intorno a te spunteranno altri frutti, tanti frutti.














Mattia, per te ho pensato che sei arrivato come una generosa macedonia alla frutta. Prima di cominciare a sorseggiare viene il desiderio di odorare per riconoscere gli aromi dei frutti; prima di sentire il gusto viene voglia di rigirare fra le mani la freschezza della coppa, fissare i colori e le forme. Solo allora ci si sente pronti per assaggiare.




martedì 2 agosto 2016

Nonnitudine: c'è tempo, anzi no!

Diversamente dai suoi cugini "spagnoli", Simone non si è fatto aspettare. Identificata una data l'ha rispettata, rimanendo all'interno degli intervalli canonici previsti in questi casi; in più ha scelto un fine settimana, così io non ho dovuto scapicollarmi su nessun aereo o treno per raggiungerlo.

Per il momento uno spesso vetro ci ha separati nelle visite all'ospedale, inoltre lui dà segno di essere piuttosto impegnato in un adattamento e riposizionamento... ambientale. C'è tempo per gli incontri ravvicinati.
     


Ma in questo momento il sentimento è, ancora una volta, di stupore. 
Non solo per questa nuova, visibile presenza, ma anche perché con Teresa ci guardiamo e rimaniamo increduli. Un attimo durato poco più di quattro anni, e come in una capriola multipla di un acrobata che non sa neppure di essere tale, ti ritrovi in questa realtà della nonnitudine per la terza volta. Ti viene da dire: Come è possibile? Noi che, stavamo progettando - quando era? - su quanti figli avremmo voluto fare insieme... Come si cambia!

Però è emozionante rendersi conto di come la capacità di amare si allarga e si adatta. Scoprire come l'amore per ognuno dei figli e per ognuno dei nipoti si espanda senza togliere niente agli altri. Come una lente di ingrandimento colorata dove ognuno vibra e risuona su frequenze  e sfumature, diverse e simili allo stesso tempo.

Simone, arrivi come il buon cibo di una trattoria di campagna; di quelli da assaporare con calma, gustando i sapori dell'orto, le erbe aromatiche, i segreti della cottura. Senza la bulimia della quantità  e senza la fretta della fame. 

C'è tempo per gli incontri ravvicinati, anzi no! Sono già in corso perché come ogni sera, ogni volta con rinnovata certezza, chiederemo agli Angeli Custodi di Marianna, Benedetto, Antonio, e poi di Pau, Mattia e Simone, e ancora di Dario e Alice di illuminare, custodire, sostenere e guidare ognuno di loro per ogni giorno a venire.