Pasqua 2020: Pasqua di quarantena, nella qiuale non posso vedere nessuno dei miei quattro nipotini, se non attraverso lo schermo di un cellulare o di un computer.
Per loro ho scritto un racconto, attingendo ad un tema molto utilizzato per parlare di vita nuova: quello del seme.
Se ne stava appeso sull’albero a testa in giù…
No non era
una scimmia …
No, neppure un serpente ….
Insomma, lasciatemi il tempo di raccontare ….
Dicevo se ne stava sull’albero a testa in giù, attaccato a
un ramo, gli piaceva farsi cullare dal vento. Da lassù poteva gustare il calore
del sole e la luce delle stelle.
I grilli cantavano un ritmo punk che lo rendeva felice, si
sentiva al sicuro, si sentiva speciale.
E così lasciava passare i giorni e le settimane.
Tutti i suoi fratelli erano già volati via o caduti giù a
terra. Una famiglia di piccoli semi che erano cresciuti dentro al guscio.
Nessuno aveva loro spiegato da dove provenissero e dove
sarebbero andati, ma chissà perché, loro lo sapevano.
Sarebbero cresciuti e un giorno, qualcuno sarebbe diventato
un nuovo albero.
Come? Chissà questo era per tutti un mistero.
Questo piccolo seme sapeva anche di avere un nome: Pasqualino.
E intanto continuava a rimanere lì appeso al ramo, a
divertirsi, a fare il solletico ai bruchi che gli passavano vicino.
Il fatto è che lui aveva un segreto. Lui sapeva di essere
un seme speciale.
Quindi i misteri erano due: come avrebbe fatto a diventare
un nuovo albero, lui così minuscolo e, perché aveva un nome, Pasqualino, che lo
rendeva così “speciale”?
Tutto cambiò il giorno in cui sul ramo si poggiò l’uccello Nero-come-la-notte.
Aprì e chiuse le sue ali, gettò un rauco grido e si guardò attorno con occhi
liquidi.
Con un gesto crudele artigliò il guscio, lo strappò dal
ramo e prese il volo, portandosi dietro anche il piccolo seme Pasqualino.
Chiuso fra gli artigli del
rapace Pasqualino aveva paura e non capiva cosa stesse succedendo. Gridava:
“Dove sono? Cosa sta succedendo? Voglio scendere!”.
Poi di colpo l’uccello Nero-come-la-notte
lasciò andare la sua preda che cadde a terra. Il seme si staccò definitivamente
dal suo guscio e rotolò a terra, lontano.
Per un attimo Pasqualino si
illuse. Rimase lì, fermo, tremante.
Tutto immobile.
Ma durò poco, senza più il
sostegno del guscio, il primo vento che passò di lì lo sollevò e lo trascinò
via di campo in campo, di strada in strada. Pesanti scarponi lo calpestarono e
lo graffiarono, finché non rimase sommerso da una grande zolla di terra rossa.
Lì sotto la terra, il seme
Pasqualino cominciò a ripensare nuovamente al suo destino.
Ora però si sentiva confuso, solo; aveva paura, era al
buio. “Forse era tutto un inganno”, pensò, “Non diventerò mai un grande albero,
non saprò mai perché ho un nome”.
Troppi pensieri. Pasqualino lentamente si
addormentò coperto da una terra morbida, umida, calda.
Pasqualino dormì un giorno intero, poi ne passò ancora un
altro e il piccolo seme non si svegliava, al terzo giorno successe una cosa
incredibile.
Il seme si spaccò e proprio in quel punto venne su un piccolo
germoglio che si fece strada fra la terra fino a spuntare fuori timidamente:
era di un verde brillante e aveva già due minuscole foglioline.
Pasqualino era di nuovo sveglio e si guardò con meraviglia.
Non era più un seme, era… insomma cos’era? Una minuscola pianta, ma aveva tutto
quello che gli serviva per diventare un albero: l’acqua della pioggia, il
calore del sole alternato al fresco della notte, la brezza del vento.
Ecco era tutto vero, quello che era successo a lui sarebbe
successo anche ai suoi fratelli semi che vivevano nel suo vecchio guscio.
Chissà dove erano adesso, trasportati dal vento!
Poi gli venne in mente che aveva un altro mistero ancora da
risolvere. Lui aveva un nome si chiamava Pasqualino! Cos’altro doveva ancora
succedere?
Quando già era cresciuto abbastanza perché gli uccellini
potessero poggiarsi sui suoi delicati rametti, arrivò un uccello Bianco-come-la-luce.
“Ciao Pasqualino” Gli disse l’uccello. “Ehi ma tu conosci
il mio nome! Come fai a saperlo?”
Gli rispose Bianco-come la-luce: “Oh! Certo che lo so, tu
sei Speciale. Tu sei Unico e insieme sei Primo!”
Pasqualino, non ebbe più bisogno di spiegazioni. Tutto scorreva
dentro di sé.
Lui è l’Albero-che-vivrà-per sempre. Non ci sarà bisogno di
seguire il ciclo delle stagioni. Lui è sempre-vivo perché – ora lo vede
chiaramente - contiene in sé tutti gli autunni, gli inverni, le primavera e le estati.
Pasqualino sa ora di contenere anche il sole e i grilli che
suonano il punk, il vento ballerino e quello impetuoso e perfino i bruchi a cui
fare il solletico.
Lui contiene tutti i semi del mondo e i tutti i frutti della
terra.
Insomma, Pasqualino è proprio la Vita stessa.
L’uccello Bianco-come-la-luce volò via.
Pasqualino pensò: “questo posto è proprio un paradiso!”