domenica 30 ottobre 2005

Vittoria

La Città di Vittoria, dove sono nato. Ogni foto un ricordo.
La Chiesa di San Giovanni dove mi hanno battezzato e si sono sposati i miei genitori; l'enorme piazza del Calvario dove abitavano i nonni e le zie; piazza del Popolo dove andavo con papà a comprare la granita e il cannolo; i grappoli d'uva che riaccendono l'immagine del nonno che beveva il "suo" vino direttamente dal "bombolotto" attraverso un piccolo foro; le campagne con la terra rossa, gli ulivi e i bianchi muretti a secco; Scoglitti per rotolarsi nella sabbia finissima e giocare nell'acqua bassa del mare; i balconi e le finestre liberty che sembrano proprio quelli di casa mia.
Ma soprattutto la luce; il ricordo più vivo, il marchio di riconoscimento che mi fa immediatamente riconoscere quei posti da tutti gli altri; è una particolare tonalità della luce: riflessa dalle strade, dai muri delle case e dai casolari battuti dal sole, dai teloni delle serre, che filtra tra gli ombrosi alberi di carrubo e di gelso, che abbaglia quando fissi la terra polverosa.


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sabato 29 ottobre 2005

Gara di nuoto

Gara di nuoto ad eliminazione.
Pronti a buttarsi in acqua, ci sono anch'io!
L'acqua è fredda.
Non ho l'asciugamano.
Veramente non ho neppure il costume.
Io quasi quasi non mi butto.

(sogno 13/10)

venerdì 21 ottobre 2005

Cambiare o non cambiare

"Prima vi dicevo sempre: cambiate! Cambiate anche solo per il gusto di cambiare. Quando non avete un motivo positivo e forte per non cambiare, cambiate! Cambiare è vivere, svilupparsi crescere; perciò se volete continuare a vivere, continuate a cambiare.
...
Ma ora vi dico il contrario: non cambiate! Cambiare non è possibile nè desiderabile. Restate come siete. Amatevi come siete e il cambiamento, se sarà possibile, avverrà da sè, quando vorrà se vorrà."

E' Carlo Valles che parla di Tony DeMello!

"L'apostolo più fervido del cambiamento, all'improvviso cambiava per dirci di non cambiare."

Ma io non trovo alcuna contraddizione anzi è la logica maturazione del pensiero.

"Ciò che ci spinge a cambiare noi stessi o gli altri è generalmente la mancanza di indulgenza, di sopportazione e questo non è accettabile. In questo caso quello che dobbiamo aggredire non è la necessita del cambiamento ma la mancanza di indulgenza."

Deve cambiare la necessità di cambiare a tutti i costi, di voler essere perfetti.

martedì 18 ottobre 2005

Il treno

Qualche giorno fa ho dormito in un agriturismo toscano situato vicino alla ferrovia. E' la linea che fiancheggia il mar Tirreno, porta dal sud al nord e viceversa.
Ho faticato un po' ad addormentarmi e per questo motivo ho sentito passare tanti treni. Un rumore che nel dormiveglia mi risuonava familiare e che mi ha fatto ripercorrere i tanti viaggi che dopo il trasferimento della mia famiglia da Vittoria a Genova ci riportavano ogni estate alle nostre origini.

Il mio posto era quello vicino al finestrino e anche se il papà non era riuscito a prenotare i posti le persone erano ben disposte verso un bambino...
Naturalmente stavo con gli occhi incollati al vetro cercando di assorbire tutti i fotogrammi del film che mi scorreva davanti.
Scoprivo e mi interrogavo vedendo le colline lontane che scorrevano lentamente lasciandosi ammirare con calma, mentre gli oggetti vicini sfrecciavano via uno dietro l'altro quasi ancor prima di averli visti.

Ogni tanto il treno ingaggiava una gara appassionante all'ultimo sprint con un'automobile che viaggiava su una strada parallela e in genere eravamo noi a vincere la sfida!

Poi le gallerie, quelle lunghe che non finivano mai: l'unico diversivo era vedere come il vetro si trasformava improvvisamente in uno specchio che rifletteva me, appiccicato al vetro, e il resto dello scompartimento, alle mie spalle; oppure mi potevo concentrare su quella riga bianca tracciata sulla parete della galleria che andava su e giù, stupidamente su è giù senza che nessuno sapesse dirmi il perchè.
Invece altre gallerie erano insopportabili: per un attimo vedevo il mare a strapiombo, uno spettacolo mozzafiato e subito il buio e poi ancora uno squarcio e di nuovo il blackout, che rabbia!
Con gli anni e con i primi studi della scuola ero capace di riconoscere i vari paesaggi.
La Liguria era emozionante nel viaggio di ritorno perchè era la mia casa che si avvicinava, la Maremma era dolcissima perchè aveva le curve morbide, il passaggio da Roma era spesso invisibile perchè a quell'ora dormivo, la Calabria era selvaggia, spigolosa, la Sicilia, la Sicilia!

L'arrivo a Villa San Giovanni era magico, se dormivo la mamma mi svegliava per non farmi perdere lo spettacolo.
Lentamente il treno si avvicinava al traghetto, accompagnato da uno stridore di metallo acutissimo, poi tornava indietro per la manova; una due tre quattro volte e poi toccava a noi.
La carozza entrava nella pancia della nave sfiorando un intrico di tubi piccoli e grandi, di cavi, di scalette e un odore di grasso e di mare pizzicava il naso.

Bisognava indossare il giacchettino e poi si scendeva; per fortuna c'era il papà che sapeva riconoscere la nostra carrozza e la sua posizione nella nave altrimenti la mamma ed io ci saremmo persi...

Guardano dal ponte del traghetto, fianco a fianco dei miei genitori, avvicinarsi la Sicilia ho imparato a commuovermi ed emozionarmi ogni volta che rimetto piede nella mia terra.
Io che ci ho vissuto solo quattro anni!
Si avvicina quella striscia di monti e batte il cuore come per un amore mai dimenticato. "Enzo guarda la madonnina", è il porto di Messina.
Presto, si mangia al bar un arancino e si torna in carrozza.
Da quel momento il viaggio è in discesa, si aspetta di vedere l'Etna, la terra nera e feconda della sua lava. Gli agrumeti della piana e infine la pietra luminosa dei monti iblei, le serre della campagna di Vittoria, il papà che racconta di quando faveva la gara col treno a vapore, lui in bicicletta, da Vittoria a Gela.

Che viaggio! Il rumore dei binari, l'incessante dondolio, il puzzolente velluto dei sedili, l'odore dei piedi, i finestrini aperti, i finestrini chiusi, il nauseante odore delle toilette, il papà che scende alla stazione per riempire la bottiglia d'acqua e il treno parte e io non lo vedo tornare e la mamma che mi rassicura: "è salito in un'altra vettura", le stazioni verdi, quelle minuscole che il mio treno si mangia senza lasciarti il tempo di vedere il nome, quelle con gli altoparlanti che non si capisce niente, e ancora il rumore dei binari, l'incessante dondolio... mi sono addormentato viaggiando ancora una volta nel treno dell'Etna, nel treno del Sole.

domenica 9 ottobre 2005

Sogno collettivo

"Saaah..., Sà..., un, duè, prova...va bene....
Sono qui per confermare quello che già sapete. Il tesoro è stato trovato! [applausi incontenibili tra la folla]. Questa vicenda è nata un po' casualmente dopo che in una villa, qui vicino, della riviera ligure di levante sono stati ritrovati incartamenti e mappe che segnalavano la presenza di un antico tesoro.
Un po' per volta si sono aggregate persone provenienti da varie parti della regione, di età e sesso differente. Con il passare dei giorni è cresciuta un'amicizia, un legame, una vera intesa, un affetto fra loro, fra noi, che ha superato l'ambito della caccia al tesoro.
Dopo tante piste false, le circostanze che hanno portato al ritrovamento sono quantomeno singolari. Infatti l'indicazione giusta è arrivata attraverso un SOGNO.
Si trattava di cercare meglio nel giardino della villa, in un ripostiglio ricavato nella parete, dove sono conservati alcuni attrezzi.
Era stato un dei primi posti controllati ma, quel sacchetto, non aperto, sembrava dovesse contenere solo chiavi inglesi e cacciaviti...
Ma la circostanza veramente particolare è che il sogno è stato collettivo. Proprio così, tutti noi abbiamo sognato nella stessa notte la stessa cosa!
Non ce lo sappiamo spiegare ma questa stranezza rafforza il nostro legame. Anche in futuro ragazzi e ragazze, cinquantenni, magri e grasse, da Genova o Imperia vogliamo rimanere in contatto"

[Koof...Thrruuuh...tum...si allontana dal microfono mentre un'altra persona comincia a fornire i dettagli tecnici]

(sogno 9/10)

sabato 8 ottobre 2005

Nell'anticamera del dottore

Un uomo entra nella stanza dello studio medico, sta accompagnando la moglie per una visita dal ginecologo. Attende insieme ad altre persone fra le solite riviste appoggiate confusamente in un tavolino e vecchie umide tappezzerie ai muri.
Una segretaria inizia il programma previsto per l'intrattenimento, parla con voce suadente per qualche minuto poi accanto a lei un chitarrista arpeggia qualche nota mentre lei proietta delle immagini su uno schermo bianco.
Sembra uno di quegli stucchevoli incontri di propaganda religiosa, e questa sensazione lo irrita, rivolge lo sguardo alle pareti e scopre che sono invase da minuscoli insetti, rivoltanti sciami di chiazze nere si muovono sopra la squallida parete.
Si alza, protesta, minaccia: "Così perderà tutti i suoi clienti".
Un uccellino (dev'essere entrato dalla finestra socchiusa) saltella nel pavimento, così fuori posto in quell'anticamera da sembrare irreale, poi una colomba bianca con le ali aperte plana sopra l'uccellino e inspiegabilmente lo sbrana. Ha un becco rapace e si accanisce sui resti della piccola creatura.

(sogno 7/10)

venerdì 7 ottobre 2005

Il passato gli apparve infinitamente lontano, infinitamente superato

"Profondo fu il suo sonno, e libero da sogni: da lungo tempo non aveva più conosciuto un sonno tale. Quando si risvegliò dopo parecchie ore, fu come se dieci anni fossero trascorsi: udì il lieve sussurrare dell'acqua, e non sapeva dove fosse, nè chi l'avesse portato qui; schiuse gli occhi, guardò con meraviglia gli alberi e il cielo sulla propria testa, e si ricordò dove fosse, e come fosse venuto qui. Ma gli occorse per questo un certo tempo, e il passato gli apparve come avvolto in un velo, infinitamente lontano, infinitamente superato, infinitamente indifferente".

da Siddharta di Hermann Hess

mercoledì 5 ottobre 2005

Il pesciolino alla ricerca dell'oceano.

"C’era una volta un pesciolino che chiedeva informazioni a chiunque incontrasse. «Scusate», diceva tutto agitato, «sto cercando l’oceano, sapete dirmi dove posso trovarlo?». Ma pareva che nessuno lo sapesse. Finalmente un giorno incontrò un pesce più anziano e più saggio di lui che gli rispose: «Certo che so dov’è l’oceano!».«Ah, sì? E dov’è?», chiese ansiosamente il pesciolino.«Ma non vedi? L’oceano è qui, intorno a te. Ci stai nuotando dentro». Ma la risposta non convinse il pesciolino: «Questo non è l’oceano. È solo acqua», disse fra sé, e nuotò in un’altra direzione alla ricerca di una diversa, e più soddisfacente risposta."
De Mello

Per dire, le risposte si trovano se si vogliono trovare ovvero la verità è davanti agli occhi.

domenica 2 ottobre 2005

Il cambiamento secondo Vittorino Andreoli

Domande a Vittorino Andreoli (clicca per link):
STUDENTE: Nel rapporto con gli altri, quanto può e quanto deve cambiare il carattere di un individuo?
ANDREOLI: Nel rapporto con gli altri l’uomo deve più guardare alle proprie capacità di cambiamento che alla sua tendenza alla staticità.
Ciò non significa essere incoerenti. La coerenza interna di un individuo può viaggiare benissimo accanto all’"adattamento" all’ambiente, nel senso darwiniano del termine. Charles Darwin parla di "adattamento", ma non di "passività". La fitness di Darwin è l’intensificazione della vita, il protagonismo. L’origine della teoria evoluzionistica sta proprio nella fitness indicata da Darwin, nel "cambiamento" della specie.

STUDENTE: Secondo Lei, queste "maschere" sono imposte dalla società o siamo noi ad indossarle per difenderci da eventuali pregiudizi?
ANDREOLI: Io dico che é la società ad imporle. Indubbiamente la società richiede un’infinità di adattamenti all’uomo. Sono adattamenti dettati dagli ambienti in cui l’uomo vive e lavora. Una società complessa come quella attuale richiede necessariamente dei "travestimenti". Ognuno è in grado di opporsi al "travestimento" identificandosi nel proprio "sé" dinamico. Pertanto il cambiamento non rappresenta una falsificazione della realtà, ma semplicemente il modo che ha l’individuo di adattarsi alle situazioni. L’individuo deve mettersi nella disponibilità di essere accettato dagli altri. Questo é per l’appunto il "gioco delle relazioni", l’unico in grado di garantire il contatto tra individui. Il "sé" mutevole, e non l’"io" rigido impositivo, consente all’individuo di mettersi alla prova e capire gli altri.

sabato 1 ottobre 2005

Il cambiamento quali sentimenti provoca?

  • I cambiamenti sono solo nel verso del "più", nel verso del migliorarsi o c'è anche la strada opposta, quella ti fa cambiare verso il peggio, verso la depressione? ( clicca qui)
  • C'è chi desidera cambiare e non ci riesce (clicca qui).
  • Un'altro sentimento che provoca il cambiamento è la paura (clicca qui) (e anche qui)
  • Un'altra domanda: ma bisogna per forza cambiare? Non è che dietro a quest'idea si nasconde la voglia di fuggire da se stessi?

Naturalmente ho solo la mia esperienza.

Sì, si può anche cambiare in peggio, ma il cambiamento di cui parlo io ha una premessa. C'è stata una caduta, c'è una presa di coscienza del proprio stato, poi la consapevolezza di potercela fare, appunto di poter cambiare. Ma a questo punto non c'è una restaurazione del passato, si è per così dire, nuovi, e si acquisisce la segreta complicità di vedersi in continua trasformazione.

Non c'è fuga perchè è un viaggio verso le verità interne. Non c'è bisogno di cambiare tutto o tutti, non si cambiano i valori se sono radicati nel proprio essere!

Il cambiamento non è superficiale, non coivolge solo la volontà, altrimenti è solo un fatto culturale o una moda o uno sforzo, o un perfezionismo. E' l'opposto del cambiamento di cui io parlo.

Il cambiamento fa paura! Vero! Verissimo! Ci vuole coraggio, lo stesso coraggio di un bambino che non sa ancora camminare e nonostante questo slancia un piede in avanti e perde l'equilibrio e poi lo ritrova e poi lo perde e per tutta la vita ogni passo sarà così: perdere e ritrovare un equilibrio.