domenica 2 ottobre 2005

Il cambiamento secondo Vittorino Andreoli

Domande a Vittorino Andreoli (clicca per link):
STUDENTE: Nel rapporto con gli altri, quanto può e quanto deve cambiare il carattere di un individuo?
ANDREOLI: Nel rapporto con gli altri l’uomo deve più guardare alle proprie capacità di cambiamento che alla sua tendenza alla staticità.
Ciò non significa essere incoerenti. La coerenza interna di un individuo può viaggiare benissimo accanto all’"adattamento" all’ambiente, nel senso darwiniano del termine. Charles Darwin parla di "adattamento", ma non di "passività". La fitness di Darwin è l’intensificazione della vita, il protagonismo. L’origine della teoria evoluzionistica sta proprio nella fitness indicata da Darwin, nel "cambiamento" della specie.

STUDENTE: Secondo Lei, queste "maschere" sono imposte dalla società o siamo noi ad indossarle per difenderci da eventuali pregiudizi?
ANDREOLI: Io dico che é la società ad imporle. Indubbiamente la società richiede un’infinità di adattamenti all’uomo. Sono adattamenti dettati dagli ambienti in cui l’uomo vive e lavora. Una società complessa come quella attuale richiede necessariamente dei "travestimenti". Ognuno è in grado di opporsi al "travestimento" identificandosi nel proprio "sé" dinamico. Pertanto il cambiamento non rappresenta una falsificazione della realtà, ma semplicemente il modo che ha l’individuo di adattarsi alle situazioni. L’individuo deve mettersi nella disponibilità di essere accettato dagli altri. Questo é per l’appunto il "gioco delle relazioni", l’unico in grado di garantire il contatto tra individui. Il "sé" mutevole, e non l’"io" rigido impositivo, consente all’individuo di mettersi alla prova e capire gli altri.

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