sabato 31 marzo 2012

Il giovane Montalbano raduna i Vigatesi nel teatro di Vittoria

 Nella puntata di giovedi 29 Marzo dedicata al giovane Montalbano si intravvede la piazza del Popolo e alcune scene sono girate all'interno del teatro comunale di Vittoria (RG). 


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lunedì 26 marzo 2012

creare lavoro è la priorità assoluta

....Mentre la crisi perdura, chiediamo che sollecitamente si avvii la sospirata fase di ripresa e degli investimenti in grado di creare lavoro, che è la priorità assoluta. L’approccio finanziario, infatti, senza concreti e massicci piani industriali, sarebbe di ben corto respiro.
Solamente ciò che porta con sé lavoro, e perciò coinvolge testa e braccia del Paese reale, ridà sicurezza per il presente e apre al futuro. Perché questo accada, è necessario che lo Stato e gli enti locali siano solventi e lungimiranti e gli istituti bancari non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori ... 
C’è bisogno – e questo è il momento – che la gente ritrovi l’entusiasmo per le relazioni e si rimetta assieme in modo creativo per far girare il ciclo del lavoro. Gioverà poi memorizzare gli insegnamenti di questa stagione che dovranno persistere anche oltre la stretta. Mi riferisco alla capacità di sacrificio e di adattamento, virtù dell’anima che talora, nell’abbondanza, sembra venir meno, senza essere finora mai scomparsa, tanto da riemergere come riserva preziosa. In secondo luogo, l’energia scaturente dai vincoli familiari, supporto
indispensabile nelle emergenze, sostegno che mentre dà educa, e mentre educa non lascia mai soli....

L’altro pilastro su cui vorremmo spendere una parola è la famiglia. Con nostro stupore sono affiorati sulla stampa nazionale temi del tipo: «La famiglia? Un fardello da cui liberarsi», in quanto creerebbe «alle persone più problemi che altro». Tesi sbalorditiva! 
Non basta la deriva sociale riscontrabile in Occidente – dove le prime vittime sono i figli – quale esito di una società senza riferimenti certi e con una genitorialità interpretata con approssimazione, che alcuni si ostinano a teorizzare ancora pur avendo palesemente fallito? ...Sembra che ci si sia fatalmente abituati all’idea dell’usura dell’amore, per cui il sentimento va bene, ma il giuramento d’amore non più. La stabilità sarebbe sostituita – si pensa illudendosi – dall’intensità. .... 

Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE
Roma, 26 - 29 marzo 2012

Prolusione card. Bagnasco

martedì 20 marzo 2012

Il Cristo Zen - l'importanza di non fare confusione

Metto nella lista dei prossimi acquisti di libri: Il Cristo Zen di Raul Montanari.

Dalla recensione pubblicata su Famiglia Cristiana.it  fisso qui sotto alcuni spunti di riflessione.



Ma che cos’è Il Cristo Zen? Davanti a un titolo così provocatorio sorge il timore dell’ennesimo passato di verdura del pensiero dove tutto è uguale a tutto, e quindi non occorre credere a nulla. Timore presto fugato all’ampia introduzione, dove Montanari mette ben in chiaro le irriducibili differenze tra le due tradizioni religiose. Eppure alcune somiglianze continuano a restare. E forse significa che non occorre rivolgersi all’Estremo Oriente per trovare una sapienza che abbiamo sempre avuto in casa.
...Nell’introduzione ti definisci “ateo cristiano e cattolico”. Cosa significa? 
«Ci sono due tipi di ateo: quello che decide di ignorare il problema e quello che se lo pone. Io appartengo alla seconda categoria, perché nella mia storia personale la perdita della fede è stata traumatica e molto dolorosa. Non ho mai cessato di interessarmi alle religioni sotto due aspetti. Il primo è quello culturale e narrativo, perché la religione è innanzi tutto narrazione e anche qualora perdesse la sua anima – come accadde per i miti greci – permangono le sue ossa, cioè il suo scheletro narrativo. Il secondo aspetto è la fede: io posso anche non credere in Dio, ma – a meno che non mi procuri in maniera artificiosa una forma di ottundimento o accecamento – non posso ignorare che la fede agisce negli uomini come dato storico, sociale, geografico, psicologico, sociologico...
...
Veniamo al tuo progetto. Le differenze tra Gesù e i maestri zen sono piuttosto evidenti...
«Naturalmente. La prima affermazione inconciliabile è quella della propria natura divina, idea che non ha mai sfiorato neppure lontanamente il Buddha, nonostante scuole a lui successive lo abbiano divinizzato. La seconda differenza è l’affermazione dell’identità personale dopo la morte. Noi temiamo la morte in quanto fine di un’identità personale. Nelle scuola zen si parla non di liberazione dell’io, ma di liberazione dall’io. 

E le somiglianze, quali sarebbero? 
«Innanzi tutto c’è lo spostamento della battaglia nell’interiorità dell’uomo: un tratto già presente nel giudaismo delle origini, ma Gesù – proprio come Buddha e i maestri zen – si oppone al formalismo religioso in maniera ancora più chiara. Ci sono molte espressioni sovrapponibili di questi due giovani riformatori religiosi, moderati e mai iconoclasti, che aprono una dicotomia tra l’interiorità come luogo della verità e l’esteriorità quale luogo dell’inganno.
...
Sottolinei poi un altro aspetto: l’intuizione emotiva.
«Sì. La seconda analogia è la rivendicazione della superiorità dell’aspetto emotivo su quello logico-intellettuale. Tanto Gesù come Buddha dicono che il Regno dei cieli è dei bambini e degli ignoranti, e che il dato della passionalità e dell’abbandono alla fede travalica la comprensione della legge. In entrambe le predicazioni si mette in guardia dal rischio della speculazione intellettualistica che finisce per non produrre il salto di mentalità, cioè il salto della fede. Si può capire, ma solo fino a un certo punto. Sono due aspetti che trovo molto attuali».
...

lunedì 19 marzo 2012

Ognuno gà le so razon

Canale Mussolini è un libro che narra l'epopea tutta nostrana di una famiglia veneta che attraversa buona parte dello scorso secolo.
Dietro le vicende familiari dei Peruzzi si srotola la storia d'Italia dalla prima guerra Mondiale fin oltre la seconda guerra Mondiale.
E' un libro che smonta le certezze legate alle ideologie. Il concetto di buono e cattivo si dilata un po' sotto la pressione del vissuto personale e familiare.
"Ognuno gà le so razon" ripete quasi ossessivamente la voce narrante per giustificare i suoi avi che hanno difeso fino all'ultimo le ragioni del fascismo.
I cattivi sono incarnati dagli Zorzi Vila ("maladeti i Zorzi Vila" griderannno i protagonisti ogni volta che la realtà si accanirà contro di loro) i latifondisti che li costringeranno a migrare nell'Agro Pontino.
Bellissime le descrizioni della bonifica, della nascita delle nuove città; illuminanti i risvolti sociali nei rapporti fra indigeni e cispadani calati dal nord in massa.



"Ognuno ha le sue ragioni".
Anche oggi quante volte viene da ripeterlo se si ascolta con attenzione il punto di vista dell'altro, senza pregiudizi. Mi sembra che non ci siano eccezioni: dall'ambito familiare al condominio, dalle relazioni in parrocchia alle vertenze sociali.
So di fare un'affermazione al limite perché la realtà è che ci sono persone o piuttosto organizzazioni o piuttosto istituzioni che giocano proprio su questa disponibilità per colpire duro.


"Ognuno ha le sue ragioni" è un modo di vivere scomodo perché in apparenza ti toglie sicurezze, però, in qualche modo, mi sembra molto vicino a un consiglio lasciato da Gesù: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia...

città visitate o che vorrei visitare




 
   

       

 




sabato 17 marzo 2012

Passeggiate sull'ultima neve

Tre giorni di sole pieno e temperature primaverili per altrettante passeggiate  e ciaspolate sopra Acceglio, nei pressi del santuario di Castelmagno e della Certosa di Pesio.

Camosci sopra Acceglio

Orme sulla neve  sopra Acceglio

Passerotto poco timido nei pressi della Certosa di Pesio

Segni sulla neve nei pressi del santuario di CastelMagno

Sorrisi

Ricordo di Padre Giovanni Santolini


Sabato 24 Marzo 2012 ore 17.30
Ricordo di Padre Giovanni Santolini

martedì 6 marzo 2012

La Giara piena


Tratto da La Comunicazione Efficace in Famiglia - Max Formisano Training Coaching & Consulting

LA GIARA

Una mattina un professore si presentò davanti ai suoi studenti con una grossa giara di vetro trasparente e, dopo aver inserito alcune grosse pietre all’interno di essa fino a riempirla, chiese loro cosa vedessero.

 La pronta risposta fu: “Una grossa giara di vetro piena di pietre”.
Il professore rispose aggiungendo della ghiaia nella giara e domandò di nuovo che cosa vedessero ora.
I ragazzi aggiunsero nuovamente:
“Una grossa giara di vetro piena di pietre e di ghiaia, più piena di prima”.
A questo punto il professore riempì la giara di sabbia fine e riformulò la solita domanda.

I ragazzi, incuriositi, indugiarono  nella risposta,  aspettandosi, probabilmente, un’altra sorpresa; in ogni caso dissero:
“Vediamo una grossa giara probabilmente piena di pietre, ghiaia e sabbia ma, forse, colmabile con dell’acqua”.
Così avvenne.
Il professore aggiunse quindi dell’acqua e domandò quale fosse, secondo loro, il senso della dimostrazione.
Immediatamente un ragazzo intervenne e rispose:
“Il senso è chiaro. Non si può mai essere sicuri di una cosa fatta perché è, in ogni caso, migliorabile”.
L’insegnate accreditò la risposta sottolineandone l’importante significato ai fini della loro motivazione alla costante ricerca di miglioramento ma, allo stesso tempo li deluse evidenziando così:
“Ciò che dite è certamente corretto ed importante ma una cosa è ben più importante: avreste forse  potuto aggiungere le prime grosse pietre nella giara se prima aveste inserito ghiaia, sabbia o altro?”
I ragazzi, visibilmente colpiti risposero di no.
L’insegnate, quindi, concluse:
“Le grosse pietre sono i vostri obiettivi più importanti, sono le vostre vere priorità. Se non vi preoccupate fin da subito a mettere le pietre grosse nella giara della vita, non potrete più farlo e, forse, qualcun altro le metterà al posto vostro!”