sabato 6 agosto 2016

Arrivano emozioni

Ora che non c'è un vetro a separarci, posso, in punta di piedi avvicinarmi a te che dormi. Quanto basta per sentire il tuo calore, per sfiorare con la mia mano il tuo petto e sentire il movimento ritmico della vita, per accarezzare, con le punta della mie dita, le tue minuscole mani e piedi.

Di questo primo incontro con te mi rimarrà l'immagine del tuo papà che ti raccoglie dal grembo della mamma con un gesto che è nello stesso tempo un atto di tenerezza estrema e di orgogliosa forza. 
L'immagine di due mani, che tu già riconosci, che ti accolgono e ti sostengono. 
Due mani che, per un attimo forse inconsapevole, ti innalzano con un gesto che sembra ed è sacro, prima di adagiarti nella culla, abbandonato a un sonno placido. 

Qualche giorno fa di Simone avevo scritto:

Simone, arrivi come il buon cibo di una trattoria di campagna; di quelli da assaporare con calma, gustando i sapori dell'orto, le erbe aromatiche, i segreti della cottura. Senza la bulimia della quantità  e senza la fretta della fame. 











Stamattina prima di svegliarmi del tutto la mia preghiera è stata pensare ai tre nipoti. 
Mi sono chiesto: a cosa potrei paragonare l'arrivo dei primi due? Quali emozioni?

Pau, tu sei arrivato come il germoglio di un ciliegio in una fredda mattina di primavera, per annunciare che ci sarà tepore; di nuovo ci sarà calore; intorno a te spunteranno altri frutti, tanti frutti.














Mattia, per te ho pensato che sei arrivato come una generosa macedonia alla frutta. Prima di cominciare a sorseggiare viene il desiderio di odorare per riconoscere gli aromi dei frutti; prima di sentire il gusto viene voglia di rigirare fra le mani la freschezza della coppa, fissare i colori e le forme. Solo allora ci si sente pronti per assaggiare.




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