sabato 4 marzo 2017

Quattro Stagioni?

Sotto un diluvio abbiamo raccolto poche cose alle quali non si poteva rinunciare per utilità o per affetto e abbiamo lasciato alle spalle oggetti, libri, mobili vecchi, forse anche malandati, ma traboccanti di ricordi.
Quello che è stato vissuto rimane, tutto il resto è perso.

A testa bassa, che se alzavi gli occhi ti prendeva il magone e poi quello chi lo ferma più.


Quattro Stagioni? No, Sono trentacinque per quattro: centoquaranta stagioni!

Giusto il tempo necessario per crescerci tre figli, 
scambiare chiacchiere e risate con un numero imprecisato di amici, 
godere della vista del prato e degli alberi in fiore, 
raccogliere fichi, ciliege, mele e susine,
ascoltare i rumori e i suoni della campagna, 
stupirsi dei silenzi, 
gettare uno sguardo alle stelle e alla Madonna che fa la Guardia, 
festeggiare compleanni, 
mangiare all'aperto, 
salire e scendere ripide scale,
partecipare alle processioni di San Bernardo, 
piantare e veder crescere un albero di Natale da uno a cinque metri,
consolare dolori e condividere cose dell'anima.

Si è avvicinato ed è arrivato oggi il tempo del distacco.









Non è una novità.

Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.

(dall'Ecclesiaste)