Il papà mi raccontava che riuscire a mantenere la famiglia con il suo lavoro di ebanista diventava sempre più difficile. Costruiva mobili ma i contadini non avevano i soldi per pagarlo se il raccolto andava male, e poi lui non si sentiva tagliato per il lavoro in proprio.
Un conoscente aveva già fatto il grande salto e aveva aperto un laboratorio di falegnameria a Genova, anzi per la precisione a Nervi.
Appunto a Nervi! Poteva andare peggio: una periferia degradata o un centro storico fatiscente.

Ecco, finalmente avevamo una casa nostra!
Però non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze, quella che oggi è una deliziosa villetta ristrutturata, allora era una vecchia casa scolorita, nella quale noi abitavamo l'ultimo piano, cioè due minuscole stanze; io penso che non saranno stati più di trenta metriquadrati, un gabinetto un metro per un metro, alla turca che, come spesso succedeva allora, si apriva direttamente sulla cucina.
L'unica cosa di veramente impagabile era il terrazzino, inondato di sole, dal quale si vedeva tutto il golfo del Paradiso. Non so quanto tempo ho passato a giocarci con le mie macchinine di latta e i soldatini. E sotto, il vicoletto, dove non passavano le macchine e dove, finalmente, potevo tornare a trascorre qualche ora all'aperto senza pericoli.
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