E' una bellissima favola nella quale sembrano essere nascosti tanti spunti per riflettere su se stessi.
Riporto, senza tante pretese, qualche frase e il mio commento.
(Per non appesantire troppo il post, pubblico in due parti)
"Smettila di piangere, - disse con forza a se stessa - è inutile. Ti consiglio di finirla, e subito anche!" I consigli che Alice era abituata a dare a se stessa erano in generale buoni (ma non sempre li seguiva...). A volte arrivava persino a sgridare se stessa sul serio.
(che bello sapersi dare dei buoni consigli...)
Ma Alice era ormai così abituata alle cose straordinarie che quelle ordinarie le sembravano noiose e stupide addirittura.
(qualche volta temo che capiti anche a me, ma non è una buona cosa; meglio sarebbe che le cose ordinarie apparissero nella loro straodinarietà)
Sono forse Ada ora? No, no, Ada ha tanti bei riccioli, e io non ne ho...Forse sono Mabel? No, no, quella non sa proprio niente, e io invece so un po' di tutto...E poi, lei è lei e io sono io...Ma, Santo Cielo! Chi ci capisce qualcosa? Vediamo un po' se mi raccapezzo...
(sembra una crisi di identità; mi ricorda l'età dell'adolescenza nella quale si sente il bisogno di staccarsi dalle certezze della famiglia e si è alla confusa ricerca di un proprio sè. Penso ai miei figli, e ricordo dolorosamente la mia.)
"Allora dovresti dirci che cosa pensi" continuò la Lepre. "Lo sto facendo. - si affrettò a rispondere Alice - Io penso ciò che dico. Pensare e dire fa lo stesso". "Eh, no cara. Se dici: Io vedo ciò che mangio o io mangio ciò che vedo, non è la stessa cosa", disse il Cappellaio.
(La mia considerazione su questo gioco di parole: non sempre è necessario dire ciò che si pensa e non sempre è necessario pensare ciò che si dice. Mi viene in mente quella frase del Vangelo “Semplici come colombe, prudenti come serpenti” Mt 10,16)
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