Il biglietto è un documento che consente di viaggiare.
Senza quel pezzo di carta, a bordo di un treno o di un autobus, si è degli abusivi. A me è capitato una sola volta, tantissimi anni fa, di aver fatto un biglietto da Milano a Genova-Brignole e poi durante il viaggio di scoprire che il treno si sarebbe fermato anche a Genova-Nervi. Nella mia ingenuità giovanile ho pensato che sempre Genova era. Proprio in quel tratto finale è arrivato il controllore, il quale mi ha contestato l'irregolarità. Ed io così mi sono difeso: "Credevo che fosse lo stesso". Altri ragazzi, sconosciuti, lì accanto, sono scoppiati a ridere fragorosamente. Il mio buon capotreno si è sentito preso in giro e così è finita che alla stazione ha fermato il treno e mi ha accompagnato per un braccio alla polizia ferroviaria gridando che c'era una banda di teppisti a bordo. Sotto lo sguardo di tutti mi sono vergognato come dovrebbe un vero criminale. Il treno, con il suo irascibile omino in divisa, è ripartito ,ed io sono rimasto con la polizia a spiegarmi. Era quasi la mezzanotte di un non precisato giorno dell'anno. Il mio poliziotto ha capito che non avevo l'aspetto di un teppista e con buonsenso mi ha suggerito così: "Facciamo che sei senza documenti e senza soldi. Io ti comando di andare a prenderli a casa e poi di tornare...ma fra cinque minuti io devo chiudere il rapporto della giornata. Se non torni in tempo non ti presentare più".
Ho ringraziato e sono andato a dormire.
Comunque può capitare di aver un biglietto e che un imprevisto impedisca di partire oppure di riuscire partire ma di essere senza biglietto...
Due sogni ravvicinati sono abbastanza per capire che: mezzi di locomozione, controllori, biglietti, fanno parte di uno scenario interiore e che il proprio atteggiamento nei confronti della vita cambia di giorno in giorno.
"Mi scusi, mi aiuta a decifrare il mio il mio biglietto? Non capisco qual è il mio treno".
"Si certo, vede qui è indicato..."
Con la coda dell'occhio vedo che il mio treno è già arrivato e ahimè si trova nel binario di fronte a me. Saluto, attraverso i binari come non si deve fare, ma proprio a pochi metri il capotreno dà il segnale di partenza. Eppure mi ha visto! Poche decine di metri e il treno si ferma di nuovo. Ci riprovo, mi avvicino, supplico ancora il controllore, ma lui è irremovibile le porte sono chiuse, non si sale.
Mi sveglio carico di rabbia.
(sogno 26/3)
Al volo, un attimo prima che la porta dell'autobus si richiuda alle mie spalle, sono dentro. Subito dopo la soddisfazione per non aver perso la corsa, si presenta il problema "biglietto". Troppo gentile questo signore accanto a me.
Dopo aver annullato il proprio documento nella obliteratrice mi guarda e mi propone di vendermi lui un biglietto con un modico sovrapprezzo.
In un cassetto della memoria un lampo di luce.
"No grazie". Apro il mio portafoglio, tanto tempo prima avevo conservato un paio di biglietti inutilizzati. Ci sono ancora. Ne sfilo uno e con rinnovata soddisfazione lo introduco nella fessura.
Clak, clak. Fatto.
(sogno 28/3)
Appunti sparsi per documentare come si cambia; non perchè il tempo che passa ci invecchia, ma perchè ognuno può assecondare un profondo e intimo movimento interno. Cambiare è svelare progressivamente se stessi, essere consapevole delle proprie passioni, illuminare le relazioni con le persone che si amano.
venerdì 28 marzo 2008
martedì 18 marzo 2008
L'acqua
L'acqua ha bisogno di una "differenza" da colmare, di un dislivello da superare. Solo così può fluire veloce: in un ruscello di montagna, in un fiume, nel tubo di una condotta o nella spaccatura di una roccia. Se per caso si ferma è solo per una sosta temporanea, un'ansa, un breve accumulo. Purchè ci sia un dislivello per proseguire nel suo percorso.
Ma qualche volta non va così. L'acqua trova la palude e lì si ferma. Non è il lago dove, pur rallentando la sua corsa, prima o poi riprende il suo cammino. La palude è la stagnazione senza speranza. L'acqua è terrorizzata dalla palude; è il suo peggior incubo.
Gli sembra di perdere conoscenza di se stessa, non riconosce più il suo scopo. Marcisce, puzza, si impantana, muore, diresti.
Ma per quanto sgradito, anche questo passaggio va affontato, prima o poi. I momenti di stasi ci sono tra un'impresa e quella successiva, prima che un nuovo dislivello liberi l'energia interiore.
E' il momento della creatività latente e nascosta. E' il momento in cui non si conosce la prossima direzione dell'evoluzione, in cui occorre "stare" senza pregiudizi, pronti a cogliere la nuova spinta, aperti a qualsiasi soluzione.
Ma qualche volta non va così. L'acqua trova la palude e lì si ferma. Non è il lago dove, pur rallentando la sua corsa, prima o poi riprende il suo cammino. La palude è la stagnazione senza speranza. L'acqua è terrorizzata dalla palude; è il suo peggior incubo.
Gli sembra di perdere conoscenza di se stessa, non riconosce più il suo scopo. Marcisce, puzza, si impantana, muore, diresti.
Ma per quanto sgradito, anche questo passaggio va affontato, prima o poi. I momenti di stasi ci sono tra un'impresa e quella successiva, prima che un nuovo dislivello liberi l'energia interiore.
E' il momento della creatività latente e nascosta. E' il momento in cui non si conosce la prossima direzione dell'evoluzione, in cui occorre "stare" senza pregiudizi, pronti a cogliere la nuova spinta, aperti a qualsiasi soluzione.
Pubblicato da
Vincenzo Trichini
alle
22:15
martedì 11 marzo 2008
l'influenza lascia debilitati
Nonostante il vaccino è arrivata tardiva e sgradita l'influenza.
Ora sono nella fase del recupero, ma, da come si vede da queste istantanea scattate mentre salgo in macchina e salgo le scale, mi devo un po' riprendere.
[la foto e la "creatura" appartengono a Dario Martone. Non è consentito riprodurre senza il suo consenso]
Ora sono nella fase del recupero, ma, da come si vede da queste istantanea scattate mentre salgo in macchina e salgo le scale, mi devo un po' riprendere.
[la foto e la "creatura" appartengono a Dario Martone. Non è consentito riprodurre senza il suo consenso]
Pubblicato da
Vincenzo Trichini
alle
20:58
giovedì 6 marzo 2008
Il bianco più bianco
Questa è una storia vera, ma per motivi di privacy non svelo chi è il protagonista.
C'era una volta una pubblicità (e forse c'è ancora) dove un sorridente piazzista diceva più o meno: "Signora prenda questo fustino, provi il mio detersivo, e poi giudichi lei, vedrà che nessun altro le può dare un bianco più bianco".
Bene, sostituite ora al posto del detersivo "una ideologia forte", di quelle che assorbono tutta la vita, tutti i pensieri e le forze e al posto della casalinga mettete uno studente che ha meno di vent'anni.
D'altronde non siate curiosi: non è importante sapere di quale ideologia si tratta, potrebbe essere uno di quei movimenti religiosi totalizzanti o una fede politica che vuol cambiare il mondo ora e subito; non è importante neppure sapere il Nome e Cognome per trarre le conclusioni finali.
Insomma, il nostro protagonista riceve questa proposta, formulata esattamente nei termini che ho spiegato qui sopra.
La proposta gli sembra convincente, perchè non provare?
E infatti per i successivi venticinque anni ci prova: con tutto l'entusiasmo, la testardaggine, con tutto l'impegno, con generosità, senza compromessi.
Diciamo la verità il suo "bucato" fa dei progressi, ma il bianco più bianco pur sembrando a portata di mano, si sposta sempre un po' più in là. Meta irrangiungibile.
Finchè ad un certo punto si ritrova davanti ad un baratro dal quale non riesce più ad uscire. Una strada senza sbocco. La sensazione di essere prigioniero di un meccanismo angosciante senza fine.
Faticosamente matura la decisione. Torna con il fustino dal mittente e finalmente può dirgli: "Guardi, io ho fatto come lei mi ha detto, ho seguito le sue istruzioni parola per parola. Voglio essere cortese: diciamo che il suo prodotto con il mio bucato non funziona. Il bianco era veramente splendente, ma le mutande avevano dei buchi grossi così e le lenzuola si disintegravano fra le mani come la carta bagnata. Bene, ora se lo riprenda, non lo voglio! Preferisco vivere il resto della mia vita convivendo con le mie imperfezioni, con qualche certezza in meno e qualche dubbio in più".
C'era una volta una pubblicità (e forse c'è ancora) dove un sorridente piazzista diceva più o meno: "Signora prenda questo fustino, provi il mio detersivo, e poi giudichi lei, vedrà che nessun altro le può dare un bianco più bianco".
Bene, sostituite ora al posto del detersivo "una ideologia forte", di quelle che assorbono tutta la vita, tutti i pensieri e le forze e al posto della casalinga mettete uno studente che ha meno di vent'anni.
D'altronde non siate curiosi: non è importante sapere di quale ideologia si tratta, potrebbe essere uno di quei movimenti religiosi totalizzanti o una fede politica che vuol cambiare il mondo ora e subito; non è importante neppure sapere il Nome e Cognome per trarre le conclusioni finali.
Insomma, il nostro protagonista riceve questa proposta, formulata esattamente nei termini che ho spiegato qui sopra.
La proposta gli sembra convincente, perchè non provare?
E infatti per i successivi venticinque anni ci prova: con tutto l'entusiasmo, la testardaggine, con tutto l'impegno, con generosità, senza compromessi.
Diciamo la verità il suo "bucato" fa dei progressi, ma il bianco più bianco pur sembrando a portata di mano, si sposta sempre un po' più in là. Meta irrangiungibile.
Finchè ad un certo punto si ritrova davanti ad un baratro dal quale non riesce più ad uscire. Una strada senza sbocco. La sensazione di essere prigioniero di un meccanismo angosciante senza fine.
Faticosamente matura la decisione. Torna con il fustino dal mittente e finalmente può dirgli: "Guardi, io ho fatto come lei mi ha detto, ho seguito le sue istruzioni parola per parola. Voglio essere cortese: diciamo che il suo prodotto con il mio bucato non funziona. Il bianco era veramente splendente, ma le mutande avevano dei buchi grossi così e le lenzuola si disintegravano fra le mani come la carta bagnata. Bene, ora se lo riprenda, non lo voglio! Preferisco vivere il resto della mia vita convivendo con le mie imperfezioni, con qualche certezza in meno e qualche dubbio in più".
Pubblicato da
Vincenzo Trichini
alle
18:42
lunedì 3 marzo 2008
Un pizzico di coraggio
Dopo aver passato gli ultimi cinque giorni a percorrere in su e in giù le piste di fondo di Brusson e a gustare la cucina locale, tornare alla vita di tutti i giorni richiede un pizzico di coraggio.
Pubblicato da
Vincenzo Trichini
alle
22:32
Coralli ad alta quota
Non sono coralli, naturalmente, ma cespugli di erica fotografati a Antagnod in Val d'Ayas, ma la ricchezza di colori fa ricordare i coralli marini.
Pubblicato da
Vincenzo Trichini
alle
22:23
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