lunedì 27 settembre 2010

Al di là dei buchi neri

Proprio in questo perido dell'anno 1978, Mariateresa ed io cominciavamo ad uscire insieme.
Ricordi dolcissimi di un momento in cui la vita di entrambi stava cambiando con l'ingenua certezza che sarebbe stata una vita illuminata.

Così la maestra Mariateresa, prendendo spunto dallo sfottò di alcuni amici (Guido sentiti in colpa) che, per via della differenza di altezza fra noi chiamavano la nostra coppia l'articolo il (dove io ero la i e Mariateresa la l) scrisse questa favoletta.

***Aggiornamento del 29/09
Qui sopra c'era un errore di battitura che ho corretto lasciando però la letterina r in rosa.
In realtà la letterina r è una giovane ribelle del giorno d'oggi. Si era allontanata volontariamente per trasformare la "maestra" in "maestà" Mariateresa (imperatrice).

***

In un pianeta nascosto dentro a un buco nero, in una 80° dimensione, lontano centomiliardassi di anni luce dalla terra, vive il popolo delle letterine degli alfabeti. Ci sono letterine di tutti i tipi: maiuscole, minuscole, gotiche, fenicie, egiziane, cuneiformi, aghiformi, filiformi ecc ecc.

Su questo pianeta vige una legge ferrea: non possono esistere letterine isolate; occorre che ognuna si cerchi una compagna e dia così un senso alla sua esistenza. Così la r da sola è un niente, ma se insieme alla a diventa una bella ra e può essere utilizzata per formare tante belle parole come raggiante, ragionare e ragù.
Naturalmente, come in tutti i posti dove vigono leggi ferree esistono dei ribelli, così su questo pianeta, alcuni credevano di poter fare da sè. Uno di questi ribelli era la letterina l.
L’autorità costituita l’aveva pure costretta a mettersi insieme alla letterina u, ma dopo aver formato le parole lupo, lusso e lumaca, arrivati alla parola luna, la loro amicizia si spense. Telefonarono al 113, la ripescarono e la costrinsero a provare con la letterina e. Scrissero insieme d’amore e d’accordo lembo, legno, ma giunti alla parola letto la l si addormentò e chi s’è visto s’è visto.
E così fu un fallimento anche insieme alla letterina a ed o.
La vita di ribelli non è facile, anzi spesso è molto faticola. Bisogna sempre scappare, nascondersi, non si riesce mai a mettere radici. Una notte buia mentre la letterina l stava cercando di sfuggire ai suoi soliti inseguitori, incontrò, anch’essa in fuga, perchè anch’essa ribelle, la letterina i.
Si guardarono per una frazione di secondo luce, si avvicinarono ed insieme formarono la parola



illuminare



Da allora, anche se le notizie qui sulla terra arrivano in ritardo di centomiliardassi di anni luce, sono certa che non si sono più staccate.

Fine

mercoledì 22 settembre 2010

Barbari e imbarbarimento

Questa discussione su Barbari e imbarbarimento mi appassiona. Grazie a Riccardo che mi ha segnalato gli articoli su Repubblica dove Scalfari e Baricco continuano a discuterne.

Qui il collegamento con la risposta di Baricco

è in corso una mutazione che non può essere spiegata con il normale affinarsi di una civiltà, ma sembra essere, più radicalmente, il tramonto di una civiltà e, forse, la nascita di un'altra. Bene. Non tutti hanno la stessa lucida convinzione.
Segue il chiarimento fra Barbari e imbarbarimento, cosa molto importante per non confondere le cose.

Quando penso ai barbari penso a gente come Larry Page e Sergey Brin (i due inventori di Google: avevano vent'anni e non avevano mai letto Flaubert) o Steve Jobs (tutto il mondo Apple e la tecnologia touch, tipicamente infantile) o Jimmy Wales (fondatore di Wikipedia, l'enciclopedia on line che ha ufficializzato il primato della velocità sull'esattezza). Quando penso agli imbarbariti penso alle folle che riempiono i centri commerciali o al pubblico dei reality show.

vedo lo sforzo immane di ricostruire un nuovo umanesimo a partire da premesse diverse, evidentemente più adatte al mondo com'è oggi: e cerco di capire: con fatica, ma cerco di capire. Cercando di non spaventarmi.
il sistema di pensiero dei barbari sopprime il luogo e il mito della profondità.

Non elimina il senso, ma lo ridistribuisce su un campo aperto che solo per comodità definiamo ancora superficialità, ma che in realtà è una dimensione per cui non abbiamo ancora nomi

...e Qui la controreplica di Scalfari.

Sulla differenza tra barbari e imbarbariti siamo in pieno accordo ed hai ragione di ricordare che gli iniziatori d'ogni nuova epoca furono considerati barbari dai loro contemporanei. Quanto agli imbarbariti, tu ritieni che siano l'inevitabile "scarico" che avviene quando un'epoca succede ad un'altra e anche su questo punto sono d'accordo

Tu dici che sono un barbaro anch'io perché sono curioso del nuovo e del diverso da me e cerco di capirlo. Se questa è la tua diagnosi, mi piace e l'accetto.

Ho letto pochi giorni fa su Repubblica un illuminante articolo di Cavalli-Sforza che spiegava molto bene la funzione sociale e rassicurante del "senso ultimo", quello che ipotizza l'oltremondo e l'immortalità dell'anima. Cavalli-Sforza descriveva poi magistralmente il senso come lo concepiscono i laici non credenti: conoscenza e responsabilità.

Tutto molto bello, potrei dire allora che anche io sono un un op' Barbaro perchè mi sento aperto ai cambiamenti, curioso di conoscere e capire.
Poi però rimango deluso quando leggo che considerare il "senso ultimo" viene messo in contrapposizione con il sentire di laici e non credenti.

Infine un mio commento:

Rifiuto profondamente questa divisione "barbarica" fra credenti e non-credenti. Conoscenza e responsabilità sono un patrimonio che non può e non dovrebbe essere considerato monopolio di queste due pseudo-categorie.

Non sono un filosofo e neppure un teologo ma l'idea che mi sono costruito mi porta a dire che il senso delle cose è immanente. Chi "crede" sa o dovrebbe sapere, se consapevole, che le cose di questo mondo hanno una logica e un senso intrinseco a se stesse. Dio le trascende, non fa parte della spiegazione. E' una confusione che andrebbe chiarita.

Dico questo perché non mi piace l'idea che i "credenti" possano essere esclusi da questo desiderio di capire dove va il mondo, come è mutato o sta mutando.

Insisto nel mio stile-delfino che altro non è che il desiderio di mantenere salde le mie radici ma di sapermi espandere anche verso il futuro.

domenica 19 settembre 2010

Sequel dei Barbari e Dolphin Style

Baricco ha scritto un sequel al suo saggio "I Barbari" per la rivista Wired.
Qui il link all'articolo.
L'ho commentato con Riccardo e ho pensato di riportare in questo post l'email che ho scritto di getto dopo averlo letto.

***
Sì in questo articolo scritto nel 2026 Baricco si include nel novero dei nuovi Barbari, nei "mutanti" più esplicitamente di quanto avesse fatto nel saggio del 2006, dove mi sembrava fosse più un osservatore neutrale. Ma questo articolo è stato scritto nel 2026!

Non nascondo che istintivamente mi viene da parteggiare per la "profondità" piuttosto che per la "velocità". L'dea che il senso del cose si posa trovare nei nodi superficali e nella velocità delle connessioni mi risulta estraneo e un po' mi fa paura.
Ma dall'altra parte ho la sensazione che questa mutazione sia veramente sulla strada di realizzarsi e ostinarsi a non capirla possa essere altrettanto devastante quanto non esserne consapevoli.
Personalmente fino a qualche anno fa ho sempre cercato di indentificare gli aspetti positivi della tecnologia e in particolare quelli legati ai cambiamenti indotti da internet, ma oggi, a cinquantasette anni, mi sento un po' disilluso.
Nonostante questa premessa, mi sembra che qui non si tratti più di essere pro o contro, d'accordo o non d'accordo; sappiamo che le mutazioni che si consolidano sono quelle che meglio si adattano all'ambiente (evoluzionismo di Darwin) e oggi il fenomeno facebook e social network, globalizzazione immateriale, frammentazione del sapere, rifiuto della profondità a favore della navigazione superficiale sono più che una moda, sono il nostro presente culturale, sono la mutazione che si sta stabilizzando.
Non so se mai farò parte di questo "nuovo" mondo ma in fondo devo riconoscere che nell'articolo di Baricco c'è un senso di speranza che individua una nuova possibile umanità che va avanti e non si perde.
Il suo finale è emblematico:
"Da questi barbari stiamo ricevendo un'impaginazione del mondo adatta agli occhi che abbiamo, un design mentale appropriato ai nostri cervelli, e un plot della speranza all'altezza dei nostri cuori, per così dire. Si muovono a stormi, guidati da un rivoluzionario istinto a creazioni collettive e sovrapersonali, e per questo mi ricordano la moltitudine senza nomi dei copisti medievali: in quel loro modo strano, stanno copiando la grande biblioteca nella lingua che è nostra. È un lavoro delicato, e destinato a collezionare errori. Ma è l'unico modo che conosciamo per consegnare in eredità, a chi verrà, non solo il passato, ma anche un futuro".
In conclusione anche se il mio istinto mi porta a ritrarmi in una posizione difensiva, meglio lasciarsi andare, intanto quella capacità di andare in profondità che ci hanno insegnato, a cui tanto teniamo e che tanto di fa sentire vivi, non ce la toglie nessuno; meglio navigare in superficie anche noi, ma intanto affondare una chiglia nel profondo del mare.

In verità in questo post propongo il dolphin style. E' un'idea?
Sullo stesso argomento e con gli stessi concetti ho ancora scritto qui

E infine il primo commento su I barbari qui.

giovedì 16 settembre 2010

Distrazione

I mesi di Luglio e Agosto sono stati, per me, molto complicati. Evitando accuratamente di annoiare con le "solite paure" che riguardano la stabilità del lavoro, lo stress e analoghe quisquiglie che coinvolgono una bella fetta dei lavoratori ultra cinquantenni come me, mi concentro su un effetto secondario.

La distrazione:

- Perso portafoglio con documenti e carte di credito. Dopo una notte di panico e l'avvio delle pratiche per bloccare gli accessi ai pagamenti, ritrovato nel giardino di casa. Si era sfilato dalla tasca posteriore.
- Dimenticati occhiali a casa. Grazie a mio figlio recuperati in tempo prima della riunione che incombeva.
- Dimenticato cellulare a casa.
- Dimenticate chiavi di casa e poi del garage.
- Storta alla caviglia con successive ripetizioni a distanza di qualche giorno su stesso piede ma anche sull'altro.
- Incontri ravvicinati con spigoli (non classificati)
- Mancato crash con auto uscendo da posteggio e successivamente ad un incrocio. Eppure stavo guardando.
- Non riesco più a trovare l'adattatore universale delle prese elettriche. Svanito.
- Stessa sorte per lo "stand by" del flauto. Irreperibile da oltre due mesi.

Chiudo il post - e giuro che non è una battuta - con l'impressione di aver dimenticato qualcosa.


*** Aggiornamento 18/9 ***
Sì qualcosa avevo dimenticato:
- persi occhiali da sole - non più ritrovati.
- persi per due giorni altri occhiali da sole che si fissano a quelli da vista.

Infine buona notizia: ritrovato adattatore universale, era sotto una pila di documenti nella mia scrivania.

giovedì 9 settembre 2010

Hamburg - parole e gesti

C'è chi parla con la bocca e c'è chi si aiuta con le mani, come si conviene a ogni italiano doc e ancor di più a un siciliano.
Sfogliando le altre foto con gli interventi dei colleghi tedeschi, americano, argentino, brasiliano, cinese, australiano e nuovazelandese, assicuro che non ce n'è uno che gesticola.



[NB: non è un gestaccio; è il dito indice]

Hamburg - Cap. San Diego

La nave Cap San Diego era una nave Hamburg Sud che una volta dismessa è stata adibita a nave-museo ed è ancorata nel porto fluviale di Amburgo.
Stasera festa a bordo con tutti i colleghi della divisione Informatica. Lo spettacolo è stato fornito dai volontari che si sono cimentati nelle arrampicate. Io no!



domenica 5 settembre 2010

Hamburg - brutte ma pubblicate al volo

Appena arrivato ad Amburgo.
Giornata bellissima ma che freddo!!
Peccato che l'obiettivo di questa fotocamera era sporco...
Dalla foto scattata dalla mia camera dell'hotel si vedono la Rathouse, S.Nicolas e Hamburg Sud sulla sinistra(...)

A cento metri dall'albergo (ribadisco "che freddo" e aggiungo "che vento") la chiesa di S.Michele; alle otto meno dieci è ancora aperta; un'orchestra di archi sta provando (wou).

Mi rintano in camera; impossibile andare in giro, anche se St.Pauli è a 500 metri (ops).

giovedì 2 settembre 2010

Azzurri






Si fa presto a dire azzurro, ma quante sfumature diverse a seconda dell'ora, del colore del cielo, la direzione del vento, la profondità...