domenica 31 agosto 2014

Il drone mi mancava

Questo ancora mi mancava.
Girando per Roma nel weekend è facile imbattersi in qualche matrimonio. Le belle chiese non mancano e le coppie che vogliono "farla fuori dal bulacco" neanche.
Così se entri in una chiesa per ammirare un affresco ti imbatti in addobbi floreali elaborati con tecniche esotiche ed eccentriche; oppure davanti al piazzale puoi dilatare le pupille di fronte a  macchine che accompagnano la sposa che sono a dir poco stravaganti; oppure puoi assistere a entrate in  chiesa che sembrano riprese di un set cinematografico: ciak si gira! No, non è venuta bene; che la sposa rientri in macchina ed esca di nuovo, il velo non era col verso giusto; per non parlare dei vestiti degli invitati e invitate ché nell'ampio raggio che va dal veramente raffinato, elegante e sfarzoso a veramente coatto e  un po' puttanesco ci sta proprio tutto...

Ma il drone, no; il drone non l'avevo ancora considerato.
Una breve ricerca in rete  mi fa capire che in realtà è la novità dell'ultima ora. Ma certo! Che matrimonio sarebbe senza una ripresa dall'alto che valorizza l'ambiente circostante, l'uscita della sposa; "il giorno perfetto, l’abito bianco, una pioggia di riso:  è un’emozione da custodire per sempre nel cuore e negli occhi. La magia delle riprese aeree danno movimento alle scene e conferiscono un punto di vista originale e affascinante"  [virgolettato preso da una pubblicità in rete]

Comunque oggi la lacuna è stata colmata: dopo una lunga passeggiata con Maria Teresa lungo il biondo(?) Tevere e una obbligatoria tappa per consumare una gratta-checca, passiamo dall'isola Tiberina e decidiamo di dare un'occhiata alla chiesa di S. Bartolomeo. Non ero mai entrato: bellissima! Inoltre c'è un matrimonio in corso.
Mentre usciamo noto che il fotografo ha un telecomando in mano e accanto a lui, a terra, un drone!

E io che i droni  fino adesso li ho associati  alle incursioni degli americani in Iraq o allo studio delle frane a Courmayeur, rimango basito.
Poi  escono gli sposi, il marchingegno si alza in volo con un sibilo neanche troppo invadente. I miei tentativi di immortalarlo con un video sono pessimi, ma almeno una foto riesco a scattarla.
Il vestito della sposa non è più al centro dell'attenzione decine di passanti come noi sono tutti concentrati sull'evoluzione del piccolo robot.

Perplessità. Molta perplessità....

Ah, dimenticavo: auguri  "per sempre" agli sposi! 
Speriamo che quello non sia un accessorio ormai inutile.



mercoledì 27 agosto 2014

Un asino che vola

Quando ero piccolo e qualcuno mi diceva: "guarda lassù, un asino che vola" io immancabilmente ci cascavo e immancabilmente seguiva il fastidioso sfottó. Se peró vi capitasse di essere a Roma nei pressi di Tor di Nona e qualcuno vi dicesse che c'è un asino che vola, credeteci; vi sta mostrando un murale.

lunedì 25 agosto 2014

Un catalano a San Bernardo



San Bernardo è una piccola località che fa parte della piccola Torrazza che a sua volta è una piccola frazione di Sant'Olcese, un piccolo paese in provincia della ormai piccola Genova.

Anche quest'anno c'è stata la Festa in onore del Santo.
Come molte tradizioni di paese anno dopo anno la partecipazione si va spegnendo e l'età media dei partecipanti sale vertiginosamente.

Quest'anno no!
Grazie a un lavoro straordinario di alcuni volontari è stato organizzato e pubblicizzato un programma religioso e di spettacoli che ha riportato tantissima gente intorno alla piazzetta della bella chiesa di San Bernardo.

Ma per me e Maria Teresa questa edizione sarà indimenticabile per un altro motivo.


Marianna e Pau sono venuti dalla Spagna proprio per rivivere l'atmosfera della festa.
Quando i nostri tre figli erano piccoli c'era intorno a questi giorni un trambusto incredibile di via vai, di giochi, di inseguimenti, di scherzi, di risate.

Ieri i nostri ragazzi erano di nuovo lì tutti insieme e in più c'era Pau!
Come se non bastasse sono arrivati per l'occasione lo Zio e due cugini da Cuneo, e poi naturalmente le cugine e le zie che a Torrazza ancora ci abitano.
Fra le centinaia di persone tante delle amicizie estive di un tempo e i figli già grandi e figli in arrivo...
Così mentre la musica scorreva decisa e i gelati venivano leccati e i mercatini vendevano e la farinata andava a ruba, mentre i cristi ballavano guidati dalla banda musicale e mentre il megafono stonava le "ave maria" e i canti alla Madonna, tutt'intorno c'era un rincorrersi di saluti, di ricordi, di racconti, di "ma va", di complimenti, di speranze. Una giornata indimenticabile!













mercoledì 20 agosto 2014

Una Pace Colorata

Ieri, esattamente duemila anni fa, moriva l'Imperatore Cesare Ottaviano Augusto: il 19 Agosto del 14 DC.
Fu lui a voler realizzare l' Ara Pacis. L'Altare della Pace. Con la P maiuscola perché era il nome di una Dea Romana.

Proprio ieri Papa Francesco ci faceva riflettere sulla realtà dei fatti: la terza guerra mondiale è in atto. Ad episodi  separati, a pezzi, in focolai che scoppiano in zone lontane anche fra loro del mondo.

Di questa Pace abbiamo bisogno più che mai. Sinceramente non credo che il modello dell'Impero Romano sia quello più adatto ad evocare la pace a partire dallo stesso Augusto che di guerre ne ha fatte in abbondanza. L'Altare della Pace Romana fu edificata là dove tornavano le truppe vittoriose dopo una guerra. 
Poi, nei secoli successivi sono stati  fin troppi i potenti che hanno emulato o cercato di emulare questo stile, che hanno preteso di legittimare il loro dominio rifacendosi a quella discendenza.

Comunque sia c'è un Ara Pacis e ieri, in occasione della ricorrenza, il Museo che ne prende il nome è stato aperto dalle ventuno  fin oltre mezzanotte.
La grande Ara Pacis era colorata grazie a un pennello elettronico,  più o meno come avrebbe potuto essere l'originale .
   
Mi sono presentato all'ingresso poco dopo le otto di sera e ho trovato un'interminabile coda che continuava ad alimentarsi di minuto in minuto.
La prima cosa sorprendente era che la fila era spontaneamente ordinata: tutti in fila indiana. 
La seconda sorpresa è stata scoprire che la maggior parte delle persone in attesa venivano da... Roma! 
 Per fortuna la serata era piacevolmente fresca e questo, unito con la naturale facilità con cui i romani attaccano bottone, ha aiutato non poco a trascorrere l'attesa.
Finalmente alle undici, dopo quasi tre ore, con la schiena e le gambe doloranti è arrivato il mio turno.

[qui link a filmato pubblicato da Repubblica.it - Youtube]

L'effetto è stato veramente spettacolare! 
Il lato principale e quello opposto si presentano con una densità di colori che danno profondità e luce allo sguardo. Le immagini della retorica romana prendono vita e spessore.






Gli altari agli Dei venivano costruiti per donare sacrifici alla divinità, anche i Romani dovevano annualmente portare sacrifici alla Dea Pace per propiziarsi la sua permanenza tra loro.

Noi, cristiani, non abbiamo bisogno dell'Ara Pacis - ma semmai dell' Ara Coeli-  per pregare in favore della pace. Una pace che nasca dal basso, dalla concordia dei popoli! 
Una pace che passi dai condomini ai gruppi parrocchiali, dagli eventi sportivi, alle aule dei parlamenti, dall'accoglienza dello straniero al rispetto della vita in ogni sua fase di sviluppo, dal rispetto delle diversità religiose fino a quelle politiche...

Sempre Papa Francesco, a chi gli ricordava l'apparente fallimento della preghiera, ha detto:
"L'incontro di preghiera  è un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è stata aperta".
Per sintetizzare io pregherei per una Pace Colorata.

domenica 17 agosto 2014

Una spettatrice fissa ai miei concerti

Non avendo la possibilità suonare con un gruppo, per esercitarmi con il flauto e nello stesso tempo non morire di noia con esercizi di solfeggio, devo un po' arrangiarmi.
La rete internet, soprattutto attraverso youtube, mi permette l'accesso a basi musicali e filmati con spartiti e arrangiamenti per flauto.
Ballate, un vastissimo repertorio jazz, canzoni evergreen, musica da film, si può trovare un po' di tutto. 

Lo schermo del mio computer è sulla scrivania, quasi di fronte ad una finestra sul lato sud della casa.

E' da lì che vedo, da oltre due anni, una coppia caffellatte di tortore dal collare.
Ormai li riconosco : è sempre la stessa coppia, ha preso l'abitudine di nidificare nella fioriera vuota, del terrazzino dei miei vicini di casa che, benevolmente, hanno deciso di lasciar fare.
Pur non avendo molta simpatia per i piccioni - solo per la lordura che lasciano nelle strade - questa specie è molto bella, più slanciata e più elegante; il collare nero dà loro un aspetto molto regale e un po' altero.
Certo, quando qualche mese fa sono entrati nella nostra cucina e hanno fatto la loro spesa personale servendosi direttamente dalla tavola imbandita lasciata temporaneamente incustodita, ecco, in quel momento, proprio nessuno sprizzava di simpatia nei loro confronti, ma insomma sono cose che passano....

La coppia è molto prolifica e proprio in questi giorni, dopo che il nido, in realtà molto spartano, è stato un po' risistemato con nuovi rametti, è comparso un nuovo uovo!
Mamma tortora, complice anche la finestra aperta, è diventata così la più assidua spettatrice dei miei concerti.
Quando arrivo e mi sistemo davanti allo schermo con il flauto in mano, mi fissa per qualche istante un po' preoccupata ma oramai il suono del flauto deve esserle diventato familiare perché si guarda un po' in giro, mi punta con lo sguardo fisso per valutare la situazione, poi si accovaccia con molta calma, fa quello che deve fare e intanto ascolta.

Dovessi dire, secondo me, ha anche i suoi gusti! Lo capisco da piccoli particolari: come piega la testa, l'allungare il collo verso la mia direzione, il riposizionarsi dopo un momento di distrazione.

Non credo che ami molto il jazz, né tanto meno il rock. 
Direte: certo, la musica classica. 
E invece no; la mia impressione è che la musica classica la lasci indifferente - si vabbè senza fare ironia: può anche essere che è lo stile del musicista che lascia indifferente....
Comunque sia, tra i brani che suono io, sembra preferire le ballate folk; quelle dove il flauto gorgheggia con ritmo e cadenze sostenute, dove le note si appoggiano una alle altre e se chiudi gli occhi pensi di essere ad una sagra di paese (che poi sia in Irlanda, nella Provenza o a Ceranesi poco importa). 
Forse c'è un motivo: in quelle melodie il suono dello strumento più si avvicina ai trilli e ai cicalecci degli uccelli.



Il verso della tortora è invece basso e ritmico; si presterebbe molto bene a fare da base per un duetto improvvisato. Tu-tutu-tu-tuuuuu -tu-tu-tuu.
Per il momento però mamma tortora ha altre priorità e ha educatamente ma con decisione rifiutato ogni mio invito in merito.


giovedì 7 agosto 2014

dal Pincio al Vaticano e ritorno

Mercoledì sera. Una passeggiata ci sta proprio bene, fa caldo ma da Ovest proviene una timida brezza. Già, si chiama Ponentino romano, quello evocato nella famosa canzone in cui Roma non deve fare la stupida....

Arrivare fino a Castel Sant'Angelo è un buon sistema per rimettere in moto le articolazioni della ginocchia scricchiolanti dopo più-o-meno 9 ore di scrivania.

Devo attraversare villa Borghese, rotolarmi fino a Piazza del Popolo, costeggiare un tratto del Tevere. Non male come percorso, l'idea mi mette di buon umore.


C'è un'animazione speciale, ho l'impressione che i turisti si siano moltiplicati; sciamano a gruppi e singoli, risalgono il Pincio, si siedono attorno alle fontane, attraversano i ponti sul fiume in entrambe le direzioni...




I giardini intorno al Castello dell'Angelo sono circondati da stand gastronomici, bancarelle, spazi per la lettura, cinema all'aperto, pannelli che attraverso i titoli dei quotidiani del 1915, infarciti di retorica di regime, inneggiano all'entrata in guerra dell'Italia.

Uno stand vende dischi-vinili. Non ho nessuna intenzione di acquistare ma hanno messo su "Firth of Fifth" dei Genesis. Per me è come un richiamo ammaliante e irresistibile e infatti mi fermo a curiosare le copertine del "prog" italiano anni 70', fino alla fine del pezzo.


Da lato Tevere, sul ponte Sant'Angelo, trovo di nuovo un'animazione insolita. A fatica riesco ad imboccarlo quasi travolto da un fiume di ragazze e ragazzi tedeschi.

Ora lanciano bans tipo: "Dammi una A" e tutti gli altri a squarciagola "AAAAA", e il lanciatore prosegue: "dammi una U" e di nuovo il coro sempre più determinato: "UUUUU". Dico per fare un esempio, né le lettere dell'alfabeto né la lingua corrispondono, difatti io non capivo niente!

Molte bandiere sventolano e lungo il fiume ci sono pullman in attesa. Ma non sono tifosi, non ne hanno l'aspetto, né l'arroganza, né l'aggressività, e poi, non ci sono partite internazionali stasera.

Il culmine si raggiunge a Trinità dei Monti. La scalinata è letteralmente ricoperta di persone: dal fondo di Piazza di Spagna fino alla chiesa; riempiono tutti gli spazi, da destra a sinistra, per non dire di quelli che si ammassano attorno alla barcaccia. 

Uno spettacolo mai visto prima. 



Seduti sugli scalini, in piedi, a saltare e ondeggiare, a sventolare enormi bandiere a scacchi bianchi e blu, cantano che sembra un concerto rock e scattano selfie e alzano gli iphone e i tablet al cielo per postare su qualche social network l'evento.
Finalmente metto a fuoco che non ci sono adulti, sono solo ragazzi e ragazze tedesche che potrebbero avere dai 14 ai 30 anni.


"Who are you?", mi azzardo a chiedere a un robusto ragazzotto. "....Bayern community" mi risponde.

Ah bé! Ne so quanto prima.

Poi mi viene in mente una notizia ascoltata distrattamente al TG1: Papa Francesco e il suo primo discorso in tedesco. 
Ci siamo, mi sto avvicinando alla soluzione.
Anch'io tiro fuori dalla tasca il nuovo iphone aziendale e cerco la notizia su Google: "L'evento clou del pellegrinaggio annuale promosso dalla Conferenza episcopale di Germania: 50 mila chierichetti".

Chierichetti tedeschi della Baviera? Chierichetti?
Nella mia parrocchia i chierichetti sono bambini e soprattutto bambine che hanno 7 o 8 anni. Quelli che si preparano alla Prima Comunione, poi spariscono.

Beh! anche qui guardando bene sono più le bambine... cioè, voglio dire ... le ragazze .... belle ragazze, bionde, con mini-short e canotte colorate. Questi chierichetti sembrano non disdegnare né la coca-cola né la birra a giudicare dalle bottigliette in mano o appoggiate negli angoli degli scaloni. Per carità - sono già a difendere la categoria - niente di riprovevole.

Mi fermo a guardare lo spettacolo un po' stupito, un po' sconcertato, un po' divertito, un po' in ammirazione; incrocio lo sguardo orgoglioso di questa gioventù, chiassosa ma non aggressiva, scambio un sorriso ironico con una turista giapponese che incrocio sulla scalinata che sto faticosamente risalendo per ritornare a casa.

E cosa gli ha detto il Papa?



“Bisogna un po’ organizzarsi, programmare in modo equilibrato le cose... ma voi siete tedeschi, e questo vi viene bene...”
“La nostra vita è fatta di tempo e il tempo è dono di Dio, pertanto occorre impegnarlo in azioni buone e fruttuose. Forse tanti ragazzi e giovani perdono troppe ore in cose futili: il chattare in internet o con i telefonini, le telenovele, i prodotti del progresso tecnologico, che dovrebbero semplificare e migliorare la qualità della vita, e talvolta distolgono l’attenzione da quello che è realmente importante”.


Loro rispondono in coro col loro motto: "Liberi! Perché è lecito fare del bene".

E il papa: "Tra le tante cose da fare nella routine quotidiana una delle priorità dovrebbe essere quella di ricordarsi del nostro Creatore che ci consente di vivere, ci ama, ci accompagna nel nostro cammino".


domenica 3 agosto 2014

Cos'è una famiglia?

Ho trovato questa definizione di famiglia  nel libro " Per sempre" di Marco Scarmagnani intorno alla quale ho lavorato un po' di fantasia...

"La famiglia è un'organizzazione di relazioni di parentela che si rigenera nella storia."

La famiglia è si un'organizzazione , ma di tipo un po' particolare: un'organizzazione di relazioni.
Se punta troppo sull'organizzazione diventa fredda  e anaffettiva (un'azienda), se punta troppo sulla relazione, senza delle regole comuni, diventa un minestrone dove nessuno sa più cosa fare.

La famiglia è, in un certo senso, il luogo della custodia intellettuale e spirituale di un gruppo di persone. 
La fecondità sta nel generare e propagare nel tempo (nella storia) l'insieme delle relazioni custodite.

La famiglia vista così è, per me, come una "nuvola" formata da un nucleo centrale più fitto, più stretto, più denso, che scaturisce dai due che l'hanno originata con il loro patto "per sempre", poi si allarga ai figli, ai parenti, agli amici e include tutte le relazioni vitali che in qualche modo sono riconducibili a quella coppia.
E' una nuvola dinamica, che si allarga o si restringe in qualche zona, che cambia nel tempo e nello spazio. 

E' una nuvola che si intreccia con altre nuvole analoghe e dove ogni persona coinvolta appartiene, senza necessità di conflitto,  anche ad altre nuvole analoghe: quelle delle famiglie di origine, per esempio, perché tutti siamo figli di qualcuno, tutti facciamo parte di una nuvola.
Qualche volta ne siamo consapevoli assemblatori, quando, per esempio, comunichiamo i nostri valori, facciamo delle scelte educative, quando costruiamo il futuro materiale o spirituale della nostra famiglia. Ma spesso siamo inconsapevoli custodi di questa nuvola; mi vengono in mente i momenti in cui sfogliamo con i nostri figli e amici le foto di quando eravamo piccoli, quelle della festa del matrimonio, di una vacanza al mare o in montagna. Oppure quando i nostri figli ormai cresciuti si raccontano e ci svelano i loro ricordi e le loro birichinate segrete. 
Fanno parte di questa nuvola gli oggetti e le cose: il berretto del papà, lo scialle della nonna, la spilla della mamma passata alla figlia, i racconti della buonanotte, il fiore nella tomba,  il dolce preferito e i carciofi disgustosi.
Sarebbe una lista senza fine, tutta una vita che concorre ad alimentare la densità della nuvola in un suo qualche punto.

Mi immagino questa nuvola con una caratteristica speciale: la capacità di sopravvivere oltre ai due che l'hanno "creata".  Da qualche parte c'è ancora la nuvola dei miei avi. Sicuramente inglobata in quella mia e di Maria Teresa. I nostri figli la porteranno con sé per le prossime generazioni.
Ma poi? Che ne sarà quando del ricordo non rimarrà ombra?

A proposito  di relazioni feconde, una delle cose più belle che ho sentito dire è che nulla, sulla terra, può esprimere meglio la relazione esistente nella Trinità, come l'unione uomo-donna. L'unità in una coppia, come testimonianza dell'Amore Trinitario!

Il mio passo è breve per associare: famiglia-nuvola-presenza di Dio.

Nella bibbia e nel Vangelo, la nuvola è spesso il segno della presenza di Dio.
"Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra" dice Dio a Noè.
Nel racconto dell'Esodo, Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io verrò a te in una fitta nuvola, affinché il popolo oda quando io parlerò con te, e ti presti fede per sempre».
Nei Vangeli si racconta che "una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra"; è quella che compare nel monte Tabor dopo la trasfigurazione di Gesù.


Qui il "per sempre", dilaga e si espande improvvisamente ben oltre la vita e la dimensione del tempo!


sabato 2 agosto 2014

il Bianco vince la mano

Vabbè! 
Ci siamo lamentati ininterrottamente per il tempo cattivo. 
In realtà rifacendo memoria dei giorni passati solo una volta siamo rimasti bloccati e inzuppati...
185 fotografie sono troppe, bisogna scegliere e allora il Bianco vince sempre la mano.

Monte Bianco con copricapo bianco


Vedi stesso posto a Marzo "scalato" con le ciaspole

Uomo che si mimetizza con lo sfondo come un camaleonte

Oltre le nubi c'è sempre il Bianco...

Ehi laggiù! Un attimo che faccio una foto a questo prato fiorito come in primavera

Il bianco sotto il Bianco viene più splendente

Famigliola guardinga, ma ci sta a farsi fotografare

Io sono il capo! Si vede?

Magia di colori


Una finestra sulla roccia

Cos'è una finestra? Un rettangolo,  a volte un quadrato, che dà profondità a quello che vedi oltre.
Cosa ti aspetti di vedere oltre una finestra? 



La realtà. 
La stessa cosa che vedresti se quel quadrato non esistesse. Eppure tutto è diverso!
Dentro quella cornice la realtà non sfugge più. La puoi fissare nei suoi particolari e imprimerla in te.
E' tutto uguale, ma ora sembra che tu abbia un cannocchiale che ingrandisce e amplifica ogni sasso, ogni bagliore del bianco,ogni tendenza verso l'alto della roccia o forse, dell'anima.

Chi ti credi di essere?

Ho proseguito la gita da solo, avevo bisogno di stancarmi fisicamente, ma adesso è l'ora di tornare indietro; all'una e mezzo mi aspettano al rifugio e per essere puntuale ho poco più di mezz'ora. 
Anche per la mandria ai pascoli del Malatrà è l'ora di rientrare all'alpeggio. 
Condividiamo una parte del percorso. Io sono più veloce, e poi non mi fermo a strappare rumorosamente e ingoiare i ciuffi di erba particolarmente appetitosi che sono sulla mia strada.
Mi sentono arrivare, forse per via del ticchettio delle racchette contro i sassi, si girano e mi guardano per diversi secondi con i loro grandi occhi.
Hanno, così mi sembra in quel momento, come un senso di leggera superiorità e di sufficienza nei miei confronti.
"Chi ti credi di essere?" sembrano dirmi. "Sei solo un turista, un abitante di quell'inavvicinabile e scompigliato mondo fatto di ferraglia e fretta. Sì, è ora di tornare, noi lo facciamo ogni giorno a quest'ora, che tu ci sia o che tu non ci sia; sei solo un passante frettoloso; hai ascoltato  il vento e i sassi che rotolavano dalla montagna; hai guardato la cascata, il bianco-grigio-azzurro di quel ghiacciaio di fronte a noi che sta morendo; hai fatto la pipì contro una roccia (a tal proposito: guarda noi che meravigliosi e abbondanti "regali" lasciamo in questa valle); hai misurato la consistenza dei tuoi muscoli mentre salivi verso l'alto ed ora mentre riscendi più in basso; hai gonfiato i polmoni per far arrivare più ossigeno durante lo sforzo; per tutto questo ora saresti pronto a sentirti un semidio. Dai, passa e va, noi abbiamo il nostro ritmo, quello di tutti i giorni, quello che fa risonanza con tutto quello che vedi e senti qui intorno, sopra, sotto, di lato... Vai giovanotto, se hai imparato qualcosa, oggi, fanne tesoro per più di cinque - sei giorni, se ti è possibile ..."

Più avanti, in testa alla mandria, ci sono i vitelli e le giovenche. Loro sono più timidi; si fanno da parte un po' timorosi, al mio passaggio. Si vede che la saggezza ha bisogno di tempo per essere consapevole.
In testa il capo: due grandi corna e un passo solenne di chi certamente sente una grande responsabilità: guidare la mandria al sicuro, difenderla, se necessario. 
Stavolta sono io che passo un po' più al largo ... un po' più umile.