sabato 17 dicembre 2016

Questo è il nostro Dio


A volte qualcuno mi chiede: “Ma Lei, padre, parla sempre dei poveri e della misericordia”. 
Sì – dico – ma non è una malattia. 
E’ semplicemente il modo con cui Dio si è rivelato. 
Infatti il Natale ormai alle porte ci ricorda il modo con cui Dio è entrato nel mondo: nasce da Maria Vergine come tutti i bambini, viene avvolto in fasce, preso in braccio, allattato. 
Non solo: lui, la sua mamma e Giuseppe hanno dovuto fare i conti con il fatto che per loro non c’era posto nell’albergo.
E ancora: la buona notizia, l’annuncio della nascita non viene consegnato a re e a principi, ma a pastori, uomini poco o male considerati, peccatori incalliti potremmo dire. 
Questo è il nostro Dio: non il totalmente altro ma l’assolutamente prossimo. Per questo diventare artigiani della carità e costruttori di misericordia è come investire non in borsa, ma in paradiso, nella vita beata del cielo, nell’amore del Padre.
     
         (Papa Francesco, il giorno del suo compleanno )

domenica 4 dicembre 2016

Quando girarsi dall'altra parte è meglio

Finalmente una bella giornata per andare a trovare gli amici di S.Ilario prima di Natale. 

Passiamo davanti al seggio dove oggi, giorno del referendum costituzionale, voterà il sig. Beppe Grillo.
Giornalisti e fotografi sono piazzati davanti all'ingresso con cavalletti e obiettivi già puntati e, veramente senza offesa, mi fanno un po' pena. 
Sono lì ad aspettare, non so da quando, non so per quanto, solo per un inutile quanto banale rituale che si ripete in ogni seggio dove è iscritto un personaggio importante.







Il fatto è che pochi passi dietro loro, c'è una terrazza che si affaccia sul Golfo del Paradiso.
Il sole tra tramontando sul mar Ligure creando sfumature di colori rosati in uno scenario di quotidiana bellezza.

Giuro che è solo per eccesso di timidezza che non sono andato da loro a dirgli:
"Ehi girate i vostri obiettivi dalla parte opposta, lo spettacolo è dietro di voi!"







mercoledì 16 novembre 2016

Dov'era la Super Luna?

In realtà io l'avevo letto in un articolo che ad occhio nudo non sarebbe stato percepibile alcuna variazione nelle dimensioni della tanto annunciata Luna Piena; anzi la Super-Super Luna così vicina al punto del perigeo.
Ma tant'è il fascino di guardare in alto e scattare una foto era proprio irresistibile. 

Sulla terrazza del Pincio due turiste si chiedevano come mai tutte le macchine fotografiche erano puntate in alto verso la luna anziché nella direzione opposta, dove piazza del Popolo e, più in là, il cupolone di piazza san Pietro, sono uno spettacolo grandioso.
Anche in questo caso non ho resistito alla tentazione di intromettermi nei loro discorsi e fornire una diligente spiegazione.

Comunque passeggiare per villa Borghese alla ricerca di un "buon" punto da cui scattare una foto, pur se con un iphone, cioè senza cavalletto, senza speciali impostazioni per la luce notturna, e senza un adeguato zoom ottico, è stato decisamente rilassante e divertente.
Anche perché Lunedì sera il cielo di Roma era semicoperto e velato. La luna, per così dire, era come una diva che si concede con parsimonia ai suoi fan.

dalla terrazza del Pincio verso Piazza del Popolo e Vaticano
la luna piena dalla terrazza del Pincio




la luna piena dalla fontana dei cavalli marini

la luna piena da piazza di Siena


la luna piena dal dal giardino del Lago (due lune)






martedì 4 ottobre 2016

Quasi dietro l'angolo

Quasi dietro l'angolo, se ti tappi le orecchie e ti affidi solo agli altri sensi: la vista, il gusto, l'olfatto e il tatto, ti sembra di essere in Italia e invece sei a Mentone e dintorni.










mercoledì 21 settembre 2016

Il porticciolo di Nervi dal FrecciaBianca

Il FrecciaBianca per Roma si è appena fermato prima della stazione di Nervi. 

Il mio finestrino, carrozza 8-1A, è proprio sul ponte che passa sopra Via Oberdan.

Sotto scorrono macchine e persone. Quella strada la conosco piuttosto bene, anche se ora i negozi non sono più quelli di cinquanta anni fa, quel posto sento che mi "appartiene".

Però lì, proprio sotto il ponte c'è ancora la pasticceria Passalacqua. 
Quando mia mamma doveva andare dal sarto per cui cuciva pantaloni, io facevo spesso i capricci dicendo di non volerla seguire.
Ma avevo uno scopo. Sapevo che per convincermi  mi avrebbe proposto due meringhe acquistate proprio in quel negozio.

Ora il treno riparte. Preparo il cellulare perché fra un attimo vedrò il porticciolo da una prospettiva bellissima, mentre il convoglio sarà ancora a velocità ridotta avrò il tempo per emozionarmi!


Perfezione

Essere perfetti significa essere misericordiosi .  Una persona che non è misericordiosa è perfetta? No! Una persona che non è misericordiosa è buona? No! La bontà e la perfezione si radicano nella misericordia.
....L’amore misericordioso è perciò l’unica via da percorrere. Quanto bisogno abbiamo tutti di essere un po’ più misericordiosi, di non sparlare degli altri, di non giudicare, di non “spiumare” gli altri con le critiche, con le invidie, con le gelosie. Dobbiamo perdonare, essere misericordiosi, vivere la nostra vita nell’amore. 

(Papa Francesco Udienza del 21 Settembre 2016)

Quanto tempo ho perso nella mia vita pensando che dovevo essere bravo, invece dovevo "solo" essere misericordioso. 

Per fortuna che si può cambiare!

martedì 30 agosto 2016

Non uccide il sisma ma opere dell'uomo

Ascoli Piceno

“SIGNORE, MA TU DOVE STAI? NOI QUI ABBIAMO PERSO TUTTO”

Rieti 

"La domanda 'dov'è Dio?' non va posta dopo, ma prima e comunque sempre per interpretare la vita e la morte" ha detto il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, nell'omelia della messa funebre ad Amatrice. "Come pure va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze". I terremoti esistono da quando esiste la Terra, ha proseguito monsignor Pompili. "I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti. Le montagne si sono originate da questi eventi e racchiudono in loro l'elemento essenziale per la vita dell'uomo: l'acqua dolce. Senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l'uomo e le altre forme di vita. Quindi ha concluso: "Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell'uomo"



Come non condividere queste parole? Come non "ritrovarsi" in questa Chiesa "non convenzionale" che non si trincera in risposte da manuale, che non evoca punizioni e sponsorizzazioni divine del dolore. 
Dov'è Dio? Con me, con noi perché viene prima del dolore e della morte. 
Grazie ai Vescovi di Ascoli e Rieti.


lunedì 22 agosto 2016

San Bernardo

La Festa di San Bernardo a Torrazza mi ha portato quest'anno un regalo fantastico.
Sotto il campanile illuminato tutti i miei nipotini e i miei figli.
Se poi aggiungiamo anche i cugini che arrivavano da Cuneo, ne è venuta fuori una bella truppa rumorosa e allegra.

Per un giorno ho potuto fare, almeno un po',  l'esperienza del Patriarca che raduna attorno a sé le generazioni attuali e future.


Sai che non m'è dispiaciuto affatto?





domenica 14 agosto 2016

Abitare la speranza sotto il Gran Sasso

Per la prima volta abbiamo trascorso qualche giorno in Abruzzo!  
Il Gran Sasso visto dai Prati di Tivo sembra una bianca montagna sacra. 
Il verde dei pascoli e quello dei faggeti, ma anche la nebbia che scende improvvisa rendono unica questa terrazza.

Un paesaggio ideale per riflettere insieme a molti amici sulla speranza da abitare per poter accogliere il futuro. 
Per fortuna ci sono queste occasioni altrimenti si finisce per credere che tutto il male che ci fanno vedere sia la "verità".










“. . .non conformatevi ma trasformatevi” (Rm 12, 2) -

sabato 6 agosto 2016

Arrivano emozioni

Ora che non c'è un vetro a separarci, posso, in punta di piedi avvicinarmi a te che dormi. Quanto basta per sentire il tuo calore, per sfiorare con la mia mano il tuo petto e sentire il movimento ritmico della vita, per accarezzare, con le punta della mie dita, le tue minuscole mani e piedi.

Di questo primo incontro con te mi rimarrà l'immagine del tuo papà che ti raccoglie dal grembo della mamma con un gesto che è nello stesso tempo un atto di tenerezza estrema e di orgogliosa forza. 
L'immagine di due mani, che tu già riconosci, che ti accolgono e ti sostengono. 
Due mani che, per un attimo forse inconsapevole, ti innalzano con un gesto che sembra ed è sacro, prima di adagiarti nella culla, abbandonato a un sonno placido. 

Qualche giorno fa di Simone avevo scritto:

Simone, arrivi come il buon cibo di una trattoria di campagna; di quelli da assaporare con calma, gustando i sapori dell'orto, le erbe aromatiche, i segreti della cottura. Senza la bulimia della quantità  e senza la fretta della fame. 











Stamattina prima di svegliarmi del tutto la mia preghiera è stata pensare ai tre nipoti. 
Mi sono chiesto: a cosa potrei paragonare l'arrivo dei primi due? Quali emozioni?

Pau, tu sei arrivato come il germoglio di un ciliegio in una fredda mattina di primavera, per annunciare che ci sarà tepore; di nuovo ci sarà calore; intorno a te spunteranno altri frutti, tanti frutti.














Mattia, per te ho pensato che sei arrivato come una generosa macedonia alla frutta. Prima di cominciare a sorseggiare viene il desiderio di odorare per riconoscere gli aromi dei frutti; prima di sentire il gusto viene voglia di rigirare fra le mani la freschezza della coppa, fissare i colori e le forme. Solo allora ci si sente pronti per assaggiare.




martedì 2 agosto 2016

Nonnitudine: c'è tempo, anzi no!

Diversamente dai suoi cugini "spagnoli", Simone non si è fatto aspettare. Identificata una data l'ha rispettata, rimanendo all'interno degli intervalli canonici previsti in questi casi; in più ha scelto un fine settimana, così io non ho dovuto scapicollarmi su nessun aereo o treno per raggiungerlo.

Per il momento uno spesso vetro ci ha separati nelle visite all'ospedale, inoltre lui dà segno di essere piuttosto impegnato in un adattamento e riposizionamento... ambientale. C'è tempo per gli incontri ravvicinati.
     


Ma in questo momento il sentimento è, ancora una volta, di stupore. 
Non solo per questa nuova, visibile presenza, ma anche perché con Teresa ci guardiamo e rimaniamo increduli. Un attimo durato poco più di quattro anni, e come in una capriola multipla di un acrobata che non sa neppure di essere tale, ti ritrovi in questa realtà della nonnitudine per la terza volta. Ti viene da dire: Come è possibile? Noi che, stavamo progettando - quando era? - su quanti figli avremmo voluto fare insieme... Come si cambia!

Però è emozionante rendersi conto di come la capacità di amare si allarga e si adatta. Scoprire come l'amore per ognuno dei figli e per ognuno dei nipoti si espanda senza togliere niente agli altri. Come una lente di ingrandimento colorata dove ognuno vibra e risuona su frequenze  e sfumature, diverse e simili allo stesso tempo.

Simone, arrivi come il buon cibo di una trattoria di campagna; di quelli da assaporare con calma, gustando i sapori dell'orto, le erbe aromatiche, i segreti della cottura. Senza la bulimia della quantità  e senza la fretta della fame. 

C'è tempo per gli incontri ravvicinati, anzi no! Sono già in corso perché come ogni sera, ogni volta con rinnovata certezza, chiederemo agli Angeli Custodi di Marianna, Benedetto, Antonio, e poi di Pau, Mattia e Simone, e ancora di Dario e Alice di illuminare, custodire, sostenere e guidare ognuno di loro per ogni giorno a venire.


domenica 17 luglio 2016

Una corona d'oro nello specchio

Ore 20, partenza da Courmayeur; in altre parole fine della vacanza. Il sole è da poco calato oltre il Monte Bianco ma, pur correndo verso est, scendendo nella valle verso Aosta, sembra di inseguire l'ultima luce di un giorno che non si vuole più spegnere.
Alle ore 21.40 l'auto corre oramai nella pianura piemontese, oltre le risaie; davanti a me sembra che infine la luce si stia rassegnando a lasciare campo alla penombra.

La mia vorrebbe essere solo un'occhiata distratta allo specchietto retrovisore; l'autostrada è deserta, la radio trasmette un piacevole concerto di Neil Young e già con Teresa si ricordano le passeggiate fatte, i rifugi, il freddo, il sole, l'acqua, il cibo.

Invece dalla bocca mi esce un'esclamazione di stupore e meraviglia; lo spettacolo racchiuso in quel piccolo rettangolo di vetro chiamato "specchietto retrovisore" è più che magico.

In fondo alla pianura si disegna il profilo netto delle Alpi; il loro contorno ricorda una corona regale lunga centinaia di chilometri; la luce, oltre l'indaco dei monti, ha il colore caldo dell'oro; il cielo terso regala sfumature sempre più intense fino al blu elettrico della quasi-notte.
Non ho immagini elettroniche da riprodurre qui. 
Non ho accostato l'auto e non potevo certo voltarmi indietro a 120 km/ora.
Ho proseguito, pago di quell'immagine riflessa racchiusa nelle dimensioni dello specchio come uno quadro d'arte-temporanea. 










giovedì 9 giugno 2016

Rantor si prende la scena

7 Aprile 2016. Questa volta la scena è tutta per Antonio: si conclude il suo percorso scolastico con la Laurea triennale in scienze pedagogiche e dell'educazione.

Tesi sulla sottocultura Punk con abbondanti riferimenti all'esperienza personale. Esposizione convinta, quasi un lavoro di ricerca.

Certo, un punk in giacca e cravatta, ha commentato ammiccando il presidente della commissione...

Antonio, un "dolce combattente" l'ha definito una sua prof delle superiori. 
E' vero. 
Non è da tutti saper riconoscere di aver preso una strada sbagliata - l'informatica - e saper cambiare in corsa superando tutti gli ostacoli. 
Antonio, però, non è uno "spartano"  spacca-tutto; piuttosto ha messo radici in profondità e su quelle basi sta costruendo le sue scelte e il suo futuro.



In una immagine tutto il percorso, dal primo all'ultimo giorno di scuola ma...
stesso sorriso e stessi occhi.
L'unica differenza, per chi lo conosce, è che a sinistra era uno stanca-cervelli che non smetteva mai di parlare, a destra è molto più riflessivo, parla quando serve.

martedì 3 maggio 2016

Pinotxo - Taller Dario

RollingStone Italia Maggio 1016 - Cocks


I Cocks tra i mostri della scena musicale genovese.

Il nome di Cazzoni è nato tra i banchi di scuola, ma è rimasto per affetto.
Alessandro, Alberto, Antonio e Davide hanno cominciato ad ascoltare punk rock alle superiori e non hanno più smesso.
Per i Cocks, però "più che il genere musicale in sè,contano i valori come l'autoproduzione, la solidarietà fra gruppi, il supporto della scena. 
Al di là della musica c'è qualcos'altro". Quel qualcos'altro che li ha portati a pubblicare uno split con i loro compari Teenage Gluesniffers e che li spingerà ancora in tour con gli amici Liisfa; tanti live a Giugno tra Italia, Germania e Belgio.

mercoledì 27 aprile 2016

El comte, compta, contes!

Il conte conta racconti. Più o meno suona così. 

E' la giornata di sensibilizzazione alla lettura organizzata a Sant Cebrià (Catalunya) il 24 Aprile 2016.

I personaggi escono dai libri, il conte li conta: uno, due , tre... e poi li racconta.

 

Pinocchio è il più intraprendente e si fa raccontare alla maniera di Dario.


Pinocchio impara a camminare...



Pinocchio affronta il mare...sopra...


... e sotto....


Pinocchio esce dalla bocca della balena...



E infine il Conte libera e fa volare tutti i personaggi delle favole nel mondo...


domenica 3 aprile 2016

Il giorno dopo

Il risveglio: e siamo già al giorno dopo.



La chiesetta di San Bernardo ci ha accolto con tutta la sua campagnola e pulita bellezza; curata in ogni particolare: le luci, i lampadari, i pavimenti luccicanti, i fiori, le tovaglie fresche di bucato, le lanterne a fare da sentiero.

Lo scenario ideale per i due radiosi sposi . I loro sguardi che spesso si incrociavano durante la Messa, dicevano la consapevolezza del passo che stavano compiendo, la gioia, la commozione.



Il mio augurio ad Alice e Benedetto.
Papa Francesco ci ha suggerito l’immagine del matrimonio come “un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria”. E’ così perché ogni giorno, a chi ama, è richiesta creatività e cura dei particolari, passione e intelligenza.  
Che Alice e Benedetto sappiano diventare degli insuperabili artigiani dell’Amore.


Poi, una bellissima festa accanto allo scenario dei parchi e della passeggiata di Nervi, con parenti e tanti amici con cui condividere le tante emozioni, canzonare gli sposi e stringersi nell'abbraccio.




martedì 1 marzo 2016

Lo specchio rivelatore

Con un'inquadratura ben studiata, o con la capacità di cogliere l'attimo fuggente, un bravo fotografo è capace di trasformare un'immagine nello specchio di un'anima.
E' una cosa che raramente succede nelle foto che collezioniamo nei nostri album o nelle cartelle del computer.
Normalmente ci mettiamo in posa o comunque sappiamo di essere fotografati e poi scartiamo le inquadrature che non ci piacciono. Purtroppo capita che collezioniamo dei falsi sorrisi e false felicità.

Questa volta è successo qualcosa che mi riguarda e che trovo sorprendente. 
Dal mio passato sono emerse due foto nelle quali uno sconosciuto fotografo ha inconsapevolmente svelato la mia indole di bambino timido e introverso, una caratteristica che poi mi sono portato dietro per tutta l'adolescenza.


Forse vale la pena di raccontare questa storia.
Intorno agli anni 60' abitavo in Via del Commercio, a Nervi. 
Allora  quella strada era periferia estrema. 
Il quartiere si allungava ai lati del torrente Nervi, ora ricoperto, sempre secco tranne diventare turbolento e minaccioso ad ogni temporale. 
Era il quartiere degli immigrati che venivano dal Sud. Persone che, strappate alla loro terra di origine, alla ricerca della sopravvivenza economica, venivano emarginate e  additate come malviventi, come ancora oggi succede con tutti gli immigrati.

Dopo i primi anni passati in camere sub-affittate e minuscole soffitte trasformate in mini locali, i miei avevano potuto permettersi un affitto regolare in un condominio.


Dopo alcune curve, lungo la via del Commercio, si attraversava il torrente grazie a un ponte, proprio all'altezza di una larga ansa. Poi ancora una ripida salita portava al condominio appoggiato al Monte Moro.

Era una casa che mi piaceva. 
Era diversa da tutte quelle vicine perché aveva le tapparelle blu anziché del solito colore verde. Già questo rendeva quella casa "speciale" ai miei occhi.
Il mio appartamento aveva le finestre sul lato del monte e le fasce di ulivi, fermate da alti muraglioni di cemento, erano lì, quasi a portata di mano. La luce un po' latitava.

L'ho già scritto tante volte, "enzo-mangialegnate" si era già ritirato in un angolo nascosto per lasciare spazio a un "enzo" che giocava spesso da solo, sdraiato a terra con i soldatini o i tappi delle bottiglie, timido nei rapporti con qualsiasi persona fuori della famiglia. 

Era il prezzo pagato a un cambiamento di ambiente che aveva causato un  accumulo di paure: il traffico, i ragazzacci di strada, la paura di perdersi, la diffidenza per gli estranei. Paure della mamma che si ingrandivano in me.

Allora, in quella situazione, la casa con le tapparelle blu diventava il mio micro-mondo.
In questo micro-mondo un posto importante era occupato da Rita. 
Anche la sua famiglia veniva da Vittoria, come la mia, e fare amicizia con lei era stato facilissimo. Già, solo perché a prendere l'iniziativa era lei, grazie a un carattere espansivo e decisamente più intraprendente del mio.

Così ogni giorno si trascorreva qualche ora insieme, parlando, giocando, spiando dalla finestra come cospiratori quello che faceva la ragazzina che abitava al pianterreno e origliando i discorsi delle nostre mamme.

Una volta per colpa mia facemmo una figura terribile. 
Naturalmente  nelle nostre famiglie non esisteva il concetto di educazione sessuale e le informazioni su quell'argomento si acquisivano guardando le figure delle enciclopedie e appunto, origliando i discorsi altrui.

Quel giorno Rita venne da me dicendomi che dovevamo cercare sul vocabolario una parola; le mamme parlavano di "cesareo" riferendosi alla nascita di un bambino nella scala. 
Volevamo capire, anche se sicuramente Rita era più informata di me; ed io ad un certo punto, esasperato da una ricerca senza frutti, esclamai a gran voce: "Ma cosè questo Porto Cesareo!"
Subito il mio sfogo venne raccolto da mamma Salvina e diffuso in tutto il caseggiato da terrazzino a terrazzino, fra sghignazzamenti e occhiate complici.
Ricordo ancora adesso la vergogna per essermi tradito ed averci esposto a quelle canzonature, ricordo le mani di Rita portate davanti alla faccia mentre mi diceva sussurrando: "Ma noooo, taci!".

Tutto questo per dare uno sfondo al contesto e al rapporto che mi legava a Rita.





Le foto, specchio della mia anima, sono due scatti alla festa per la Prima Comunione di Rita.
Nella prima, ingrandendo la zona dello specchio, si scopre che ci siamo noi due. Lei sta cercando di farmi ballare e io mi rifiuto energicamente. Si vede il mio braccio destro ritrarsi e il suo - decisamente risoluta - che lo va a cercare con determinazione.
E infatti la foto successiva ci ritrae mentre balliamo. Si fa per dire: Rita con un bel sorriso aperto e schietto, io come un condannato a morte, gli occhi bassi e un sorriso imbarazzato di chi vorrebbe sparire come un fantasma.



Ma forse la cosa più stupefacente è il modo in cui ho avuto accesso, pochi giorni fa a queste foto.

Con Rita ci perdemmo di vista: la mia famiglia si trasferì in un'altra casa e la famiglia di Rita emigrò in Australia. Così, salvo un breve, iniziale, periodo di contatto epistolare, da allora non ci siamo più risentiti.
Fino a qualche settimana fa, quando la mia compagna di giochi è riuscita a rintracciarmi dopo oltre cinquant'anni e abbiamo potuto salutarci, riconoscerci, raccontarci, un po' commossi ed emozionati dei nostri consorti, dei figli e dei nipoti. Poi il reciproco invio delle foto conservate, lo stupore, un viaggio indietro nel tempo e dentro se stessi, lo specchio che rivela verità interiori.





sabato 20 febbraio 2016

Profumi

La macchina del tempo ha il suo terminale nelle narici.

"Il profumo dei trucioli di legno che mi riporta alla bottega di Toledo."
"Il leggero stordimento del pennarello avvicinato alle narici"
"Il profumo delle focacce ripiene che sfrigolano nel forno".
"Il minestrone della mia nonna che bolliva nel ronfò"
"Il profumo di pitosforo e salsedine durante una mareggiata a Nervi."
"L'inebriante aroma dell'erba luisa"
"Il profumo stantio del'inverno, quando si riaprono le finestre della casa in campagna."
"L'odore della pelle dei miei figli quando erano neonati."
"L'odore di elettricità che sale dai campi dopo il temporale"
"L'odore dell'erba appena tagliata"
"Lo strascico di profumi che si lascia alle spalle mio figlio adolescente prima di uscire di casa"
"L'odore di pulito delle lenzuola appena cambiate"
"Il timo, l'origano, la menta e la salvia"
"La buccia del mandarino e la cannella"
"La cera appena stesa sul pavimento"
"Il disgusto del pesce andato a male"
"L'odore soffocante dell'ospedale"


Gli odori sono un mondo da esplorare perché fatto di tante gradazioni e sfumature. 

I profumi hanno bisogno di un tempo per agire, per essere memorizzati e lasciare un segno permanente. 

Sono labili, molecole volatili che non si possono fissare su un foglio come si fa con un colore e neppure riprodurre con un altoparlante come una registrazione sonora. 

Per poterli chiamare per nome bisogna perderci del tempo, soffermarsi sulle sensazioni che provocano.

I profumi sono come il presente, lo vivi finché c'è, poi puoi solo ricordarlo oppure puoi inseguirlo nel futuro che non c'è ancora.


Egli entrò in casa sua e si mise a tavola. Ed ecco una donna saputo che si trovava nella casa, venne con un vasetto di olio profumato; fermatasi dietro a lui, si rannicchiò ai suoi piedi e cominciò a bagnarli di lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. (Lc.7)

Isacco aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse: «Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto. ”( Genesi 27: 24). 

“ Il profumo del tuo fiato è come quello delle mele” (Cantico7: 9)