
Giornata ventosa, le vele corrono.
Appunti sparsi per documentare come si cambia; non perchè il tempo che passa ci invecchia, ma perchè ognuno può assecondare un profondo e intimo movimento interno. Cambiare è svelare progressivamente se stessi, essere consapevole delle proprie passioni, illuminare le relazioni con le persone che si amano.
pestando il nostro Io.
Grandi quantità d'acqua e lastroni di ghiaccio si riversano sul mare creando gigantesche correnti. Un fiume bianco in movimento sopra un altro sfondo bianco che si sfalda e alimenta la corrente. Mi faccio trasportare, imbardato in un ingombrante salvagente, cercando di mantenermi vicino alle altre persone che scivolano verso il battello che attende il rientro. La nave, non ha niente del lusso appariscente, e un po' volgare, delle navi da crociera che vengono reclamizzate in tivvù. E' tutto essenziale, si scende nel boccaporto dove c'è un locale comune, poi la navigazione riprende verso sud. Il cielo è compatto, il mare è apparentemente calmo, di un grigio uniforme che fa un tutt 'uno con il cielo. Si può organizzare un'altra escursione verso un'isolotto deserto che si intravvede in lontananza. Qualche scoglio e una piattaforma di erba verde. Ma poi, improvvisamente, si alzano delle onde spettacolari e uniche. Non hanno l'andamento che ti aspetti, sono come muri d'acqua dalle pareti verticali, come le cascate create da un fiume, ma salgono e scendono, si spostano creando sulla superficie del mare larghe pianure intervallate da profondi canyon continuamente in movimento. Uno spettacolo inimmaginabile, un istogramma a tre dimensioni su cui la nave e i suoi ospiti navigano meravigliati. E intanto si procede verso sud, allontanandosi dalla magia degli sconosciuti mari del nord.
Poi passa...magari uno stava camminando per strada, in una delegazione di una città che per quanto grande è conosciuta come un puntino geografico nel mappamondo; uno si guarda le scarpe che muovono un passo dopo l'altro e riconosce di essere "uno qualunque" come tutti quelli che si incrociano in quel momento; prende coscienza che sta andando al lavoro dove, per quanto abbia un ruolo importante, si occuperà di "stupidotti" problemi di organizzazione; di abitare in un condominio che è dignitoso sì, ma che si confonde in mezzo a tutti gli altri e uno realizza che la sua vita è fatta di piccole cose: come dare una mano a costruire dei valori "nei dintorni di casa sua" e che la cosa, la cosa più importante che ha avuto dalla vita è la sua famiglia.
E' stato evidente durante le votazioni del Senato della Repubblica che hanno causato la crisi del governo. L'istituzione Partito e il "sentire" del singolo hanno fatto a pugni per tanti aderenti alla sinistra radicale. La stessa situazione si è ripetuta nelle vicende dei cosiddetti DICO. I cattolici della sinistra si sono trovati dolorosamente spiazzati rispetto alle forti indicazioni vincolanti della Chiesa, per poi, subito dopo, ricompattarsi come reazione ad una aggressione mediatica generalizzata verso tutta la Chiesa.
L'ho già scritto un'altra volta: forse è inevitabile. E' intrinseco nella complessità delle relazioni e delle regole che determinano l'emergere di un aggregazione.Il passaggio (il cambiamento) da una fase all'altra è difficile e non comune. Molti si arenano a metà strada e diventano "coscienziosamente conformisti". Si specializzano nella virtù del bambino, l'obbedienza, e non raggiungono mai lo stato adulto, la crescita interiore (spirituale). Non esiste, infatti, quasi nessuna istituzione che possa permettersi il lusso di incoraggiare i suoi membri a crescere, pensare e prendere decisioni per conto proprio.
Non esserne coscienti o negarlo significa chiudere gli occhi o girarsi dall'altra parte.
Consiglio di leggere la definizione di Istituzione su Wikipedia, cui rimando per maggiori dettagli.Le istituzioni sono organizzazioni, o meccanismi, o strutture sociali, che governano il comportamento di due o più individui.Sono inoltre, principi giuridici fondamentali dello stato e sono gli organismi politico costituzionali che ne sono l espressione. Le istituzioni si identificano con uno scopo e una durata che trascendono la vita e le intenzioni umane, e con la creazione e l'applicazione di regole che governano il comportamento umano.


Conoscete la storia del brutto anatroccolo? E quella dell'aquila che si credeva un pollo? Pure Frankenstein è nelle vostre corde?
Bene, non ne dubitavo; se avete voglia di trascorrere qualche minuto su questa pagina, ve ne racconto un'altra.
C'era una volta il Medio Evo ricco di magie e di suggestioni, di streghe e alchimisti, di infusi misteriosi e terre sconosciute.
Genesis, viveva in un castello. Considerando l'instabilità dei tempi era uno dei posti più sicuri cui si potesse desiderare di vivere. Un microcosmo privilegiato, dove il cibo e una coperta non mancavano mai. Poteva ritenersi fortunato e, a dir la verità, se lo ripeteva spesso: "Sono stato fortunato, sono circondato da persone che mi vogliono bene".
Purtroppo per lui, non aveva fatto i conti con un antico maleficio che una strega maligna gli aveva lanciato quando, ancora bambino, era appena arrivato da lontane campagne assolate.
Con la scusa di accarezzarlo, la megera lo aveva pizzicato nella guancia e, quel vistoso neo che era cresciuto con lui, era invece la spina del suo futuro tribolare.
Come tutti sanno questi sortilegi si attivano automaticamente con il raggiungimento della maggiore età.
Se sono riuscito a trattenervi fin qui, è il momento di spiegare qual'era il suo effetto.
Premesso che Genesis era una persona sensibile, che sapeva ascoltare a fondo le persone, che si immedesimava nelle loro storie e nei loro racconti, bisogna riconoscere che una cosa è partecipare di un'emozione altrui, un'altra è essere espropriati da se stessi!
La prima volta fu davanti al fuoco, Genesis aveva superato da tre giorni la maggiore età. Era una di quelle sere umide d'autunno che al castello si passavano in un grande camerone riscaldato dal camino e illuminato dai bagliori della legna che schioppettava ardita.
Si raccontavano i fatti del giorno, un po' come un TG della sera 'ante literam'.
Quel giorno un mezzadro che lavorava i campi aveva in serbo una storia terribile: una donna era stata violentata e lasciata morire accanto ad un casolare. L'assassino era stato individuato e le guardie del Principe erano alla sua ricerca.
Genesis sussultò in preda all'angoscia, pensando tra sé: "Mi hanno scoperto, ora mi imprigionano!". Passò il resto delle ore in una specie di nebulosa mentale, finché non fu solo nella sua stanza.
In realtà il nostro amico, ricordava perfettamente tutte le azioni compiute quel giorno. Sapeva di non essere neanche uscito dal castello e, il luogo del delitto era ad oltre cinque miglia. Non poteva essere stato lui, neanche se fosse stato in preda ad una amnesia. Eppure si sentiva il colpevole, si sentiva capace di poter commettere l'atroce delitto, soprattutto aspettava da un momento all'altro che le guardie bussassero alla sua porta e lo prelevassero per gettarlo nelle terribili prigioni. Naturalmente nulla di tutto questo avvenne e lui, lentamente, cercò di dimenticare quella brutta serata.
La seconda volta, fu nuovamente preso alla sprovvista. Stava svolgendo i suoi impegnativi compiti quotidiani, quando raccolse il pettegolezzo di due serve. Due bambini erano scomparsi. Senza dubbio rapiti per essere rivenduti come schiavi nei mercati d'oltremare. Un colpevole era stato giustiziato seduta stante ed erano in corso le indagini per scoprire gli altri della banda.Per Genesis, ascoltare e scappare fu un tutt'uno. Gli sembrava tanto incredibile, quanto reale. Lui era sicuro di essere uno di quei delinquenti innominabili.