venerdì 13 luglio 2007

Nonna

Io non sapevo neanche che fosse malata la nonna.
Figuriamoci, sentirsi chiamare dalla preside della scuola elementare e trovarsi davanti la mamma che ti porta via da scuola in fretta.
Come in un sogno, senza pienamente capire la realtà dei fatti, mi ritrovo sul treno per la Sicilia. E' un viaggio diverso dagli altri, non ci sono le vacanze d'etsate, non c'è stata la possibilità di prenotare i posti. Saliamo su un treno che arriva da Torino pieno all'inverosimile, anche nei corridoi. Comincia una notte allucinante. Mi lamento con la mamma. Qualcuno le lascia il posto su uno di quei sedili minuscoli nel corridoio, io in braccio a lei. Ore interminabili. Puzza di sudore e di cibo e d'altro ancora. Si va avanti così fino a Napoli, undici, dodici ore, quando finalmente si liberano dei posti.
A Catania Papà scende per cercare dell'acqua da bere in una fontanella della stazione. Torna che il treno è già ripartito e noi siamo spaventati. Ha una tasca dei pantaloni strappata. Qualcuno ha tentato di sottrargli il portafogli, ma lui si è difeso con le unghie.
Ventiquattro ore per arrivare al paese.
Parenti alla stazione ci prelevano al volo. Ma io sono troppo stanco per capire. La mamma piange, siamo arrivati troppo tardi. "Voglio vedere la nonna". Ma gli adulti pensano che sia meglio di no. Una zia mi aspetta per tenermi compagnia. Tutte le donne sono vestite di nero.

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