lunedì 11 agosto 2008

La solitudine dei numeri primi

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I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un posto più in là rispetto agli altri.
Sono numeri sospettosi e solitari...
... tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano numeri "primi gemelli". sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Così come l' 11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43.


La storia di Mattia ed Alice è la storia di due creature così: due numeri primi gemelli.
Un racconto in cui ci si imbatte in temi importanti come l'anoressia, l'incomunicabilità, i rapporti genitori-figli, il bullismo degli adolescenti, l'handicap, la diversità.
Non si ottengono né rivelazioni né ricette.
Si condividono dei percorsi, numeri primi, alla ricerca di un equilibrio interiore da applicare alla vita di tutti i giorni.

[La solitudine dei numeri primi - Giordano Paolo - Mondadori]

Non ti ricordi bene la teoria dei numeri primi? Male, rimedia, le fonti non mancano.
Tra i numeri primi c'è ne uno molto speciale: il 2 è l'unico numero primo pari, ma a differenza di tutti gli altri numeri primi, è difficile identificarlo come un numero "strano", o "solitario"; anzi con la sua forma ben pasciuta ci ricorda che lui è di gran lunga il più disponibile di tutti: è una apertura di cui approfittano tutti i numeri pari perchè senza eccezioni sono divisibili con il 2.

2 commenti :

Anonimo ha detto...

Voto 2/10 Questo libro è veramente brutto, è bene metterlo subito in chiaro. Esaminiamo, punto per punto, gli aspetti poco convincenti di questo romanzo.

La trama è veramente pessima e lacunosa; non ricordo nulla di tanto patetico e vuoto dai tempi delle telenovelas di Grecia Colmenares. Giordano approccia al libro come un neofita della cucina ai fornelli: non sceglie con cura gli ingredienti, non dosa le misure, non usa i tempi giusti. Il risultato è un pastone dei tempi moderni; ci vengono proposti in modo orticantemente patetico e disordinato tutti i luoghi comuni della nostra società: l’emarginazione, l’incapacità decisionale, il bullismo giovanile, l’anoressia,l’omosessualità, la personalità border line, il rapporto di coppia non appagante, la difficoltà del ruolo genitoriale e chi più ne ha più ne metta. Una puntata di Lucignolo non sarebbe riuscita a condensare tanta banalità tutta assieme. Notevole sforzo di sintesi.

La caratterizzazione dei personaggi è perfino peggio della storia. Non c’è introspezione, Giordano sembra conoscere la realtà in modo indiretto. Il libro non sembra scaturire da esperienze personali, per definire i personaggi fa un uso selvaggio di copia/incolla apponendo sciattamente stereotipi presi un pò qui e un pò lì; il risultato è un buffo vestito di arlecchino per nulla convincente. Le parole non sembrano nemmeno figlie di un mondo interiore. La storia della letteratura è ricca di capolavori scritti da prigioni di emarginazione: Bronte, Dickinson, Leopardi, solo per citarne alcuni, ci hanno regalato pagine intense arandosi dentro. Giordano invece ci regala pagine vuote come un foglio intonso, non usa il Teorema 0 della buona letteratura: mai parlare di ciò che non si conosce (o che non si vive). Poco autentico.

La scrittura, per quanto ripetitiva, è scorrevole. Il libro si lascia leggere e questa è il suo peccato più grave; se ci fosse stato qualche disincentivo alla lettura avrei evitato di perdere tempo in una lettura sterile ed inutile. Sebbene alcune metafore e similitudini siano molto belle, evocative e di grande impatto perdono subito la propria vis per via del contesto arido in cui sono inserite. Alla lunga, poi, il ricorso alle similitudini fisico-matematiche risulta fastidiosissimo.

Possibile che per parlare di disagio ed emarginazione si ricorra sempre al caso umano? Questa volta, poi, i casi umani sono addirittura due e le loro vite subiscono una strana attrazione magnetica ed empatica(ma che combinazione!!!). Terribile. Il disagio si insidia nella normalità del quotidiano, se ne può parlare senza ricorrere alla storia di candy candy e Jack lo squartatore. Immaturo, da un quasi trentenne mi aspetterei maggiore spessore. Mi viene il solito dubbio che qualcuno ci stia prendendo per fessi. Basta una storiella insulsa ed un pò di pubblicità per far diventare un libro vuoto un successo editoriale? Evidentemente si. Usando un linguaggio matematico potremmo dire La solitudine dei numeri primi sta alla letteratura come Lucignolo sta al mondo dell’informazione

Anonimo ha detto...

Era un pezzo che non leggevo simili idiozie! Un libro vuoto che non ha senso, in definitiva, un libro da buttare. Voto: inclassificabile.
Paolo Giordano: classiche braccia rubate all'agricoltura.