mercoledì 22 settembre 2010

Barbari e imbarbarimento

Questa discussione su Barbari e imbarbarimento mi appassiona. Grazie a Riccardo che mi ha segnalato gli articoli su Repubblica dove Scalfari e Baricco continuano a discuterne.

Qui il collegamento con la risposta di Baricco

è in corso una mutazione che non può essere spiegata con il normale affinarsi di una civiltà, ma sembra essere, più radicalmente, il tramonto di una civiltà e, forse, la nascita di un'altra. Bene. Non tutti hanno la stessa lucida convinzione.
Segue il chiarimento fra Barbari e imbarbarimento, cosa molto importante per non confondere le cose.

Quando penso ai barbari penso a gente come Larry Page e Sergey Brin (i due inventori di Google: avevano vent'anni e non avevano mai letto Flaubert) o Steve Jobs (tutto il mondo Apple e la tecnologia touch, tipicamente infantile) o Jimmy Wales (fondatore di Wikipedia, l'enciclopedia on line che ha ufficializzato il primato della velocità sull'esattezza). Quando penso agli imbarbariti penso alle folle che riempiono i centri commerciali o al pubblico dei reality show.

vedo lo sforzo immane di ricostruire un nuovo umanesimo a partire da premesse diverse, evidentemente più adatte al mondo com'è oggi: e cerco di capire: con fatica, ma cerco di capire. Cercando di non spaventarmi.
il sistema di pensiero dei barbari sopprime il luogo e il mito della profondità.

Non elimina il senso, ma lo ridistribuisce su un campo aperto che solo per comodità definiamo ancora superficialità, ma che in realtà è una dimensione per cui non abbiamo ancora nomi

...e Qui la controreplica di Scalfari.

Sulla differenza tra barbari e imbarbariti siamo in pieno accordo ed hai ragione di ricordare che gli iniziatori d'ogni nuova epoca furono considerati barbari dai loro contemporanei. Quanto agli imbarbariti, tu ritieni che siano l'inevitabile "scarico" che avviene quando un'epoca succede ad un'altra e anche su questo punto sono d'accordo

Tu dici che sono un barbaro anch'io perché sono curioso del nuovo e del diverso da me e cerco di capirlo. Se questa è la tua diagnosi, mi piace e l'accetto.

Ho letto pochi giorni fa su Repubblica un illuminante articolo di Cavalli-Sforza che spiegava molto bene la funzione sociale e rassicurante del "senso ultimo", quello che ipotizza l'oltremondo e l'immortalità dell'anima. Cavalli-Sforza descriveva poi magistralmente il senso come lo concepiscono i laici non credenti: conoscenza e responsabilità.

Tutto molto bello, potrei dire allora che anche io sono un un op' Barbaro perchè mi sento aperto ai cambiamenti, curioso di conoscere e capire.
Poi però rimango deluso quando leggo che considerare il "senso ultimo" viene messo in contrapposizione con il sentire di laici e non credenti.

Infine un mio commento:

Rifiuto profondamente questa divisione "barbarica" fra credenti e non-credenti. Conoscenza e responsabilità sono un patrimonio che non può e non dovrebbe essere considerato monopolio di queste due pseudo-categorie.

Non sono un filosofo e neppure un teologo ma l'idea che mi sono costruito mi porta a dire che il senso delle cose è immanente. Chi "crede" sa o dovrebbe sapere, se consapevole, che le cose di questo mondo hanno una logica e un senso intrinseco a se stesse. Dio le trascende, non fa parte della spiegazione. E' una confusione che andrebbe chiarita.

Dico questo perché non mi piace l'idea che i "credenti" possano essere esclusi da questo desiderio di capire dove va il mondo, come è mutato o sta mutando.

Insisto nel mio stile-delfino che altro non è che il desiderio di mantenere salde le mie radici ma di sapermi espandere anche verso il futuro.

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