Mai come in questo periodo la Chiesa è stata oggetto di "attenzioni". Le considerazioni sono spesso negative e hanno un effetto ad espansione.
Purtroppo sembra che la semplificazione mediatica dei nostri tempi impedisca di avere, su un qualsiasi argomento, un'opinione articolata, e così si fomentano posizioni integraliste, cioè di difesa ad oltranza o attacco ad oltranza.
Sperando che sia decantato un po' il can-can delle manifestazioni pubbliche di questi giorni, provo ad esprimere un'idea che naturalmente a che fare con il "cambiare".
Quando la Chiesa, ma meglio sarebbe a dire le gerarchie ecclesiastiche, esprimono posizioni ufficiali incomprensibili alla coscienza, la tentazione di dissociarsi pubblicamente è forte.
"Se dite così, io non ho più niente da fare con voi!".
La ragione impone di riflettere, di separare l'istintiva e legittima irritazione, dall'azione reale.
Allora a riflettere ci provo e mi rendo conto che non può esserci un credente senza Chiesa, perché la fede non è un fatto privato, non è solo un fatto privato, non può essere solo un fatto privato perché sarebbe un tradimento degli ideali portati da Gesù, ma coinvolge una comunità di persone. Appunto, la Chiesa, se proprio vogliamo andare all'etimologia.
Che facciamo? Azzeriamo quella che c'è e ne facciamo un'altra? Naturalmente quella vera! Quella che si ispira alla fondazione di Gesù, non compromessa con il potere.
Facile no? In fondo da chi sarebbe fatta questa "Vera Chiesa"? Da gente come me e te, che abbiamo sempre la mente lucida, la capacità di riconoscere il bene e il male, di essere tolleranti e fedeli, aperti e solidali, difensori dei principi e disponibili al progresso...o no?
Carlo Carretto si esprime alla maniera degli uomini che con sana umiltà leggono dentro la propria coscienza.
"Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei? A costruirne un'altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo.
L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: "Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile". Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. (…)
"Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.
No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io".
Fratel Carlo Carretto
Temo che non si accontenta del "bianco o nero", ma apprezzi anche tutte le sfumature intermedie, rimarrà sempre nell'equilibrio di una lama. Solo chi sa maneggiare "i cambiamenti" ha la forza di riconoscere la propria debolezza.