sabato 30 settembre 2006

Cercare casa

(Sogno del 27/9)

Cerco una casa. Più che una casa sembra la ricerca di uno spazio. Perchè prima vedo locali adatti ad ospitare una manifestazione o un rinfresco, grandi stanze, con panorami sul golfo; poi sembra che l'obiettivo sia trovare una casa per ospitare persone consacrate, dove ci sia una chiara distinzione fra la parte privata e quella pubblica, per la parte maschile e quella femminile; poi il sogno sembra soffermarsi su particolari sempre più stretti di muri, scale, poggioli, scorci di case abitate veramente; infine una casa in Sicilia, vicina al mare, vicina ai parenti.
Ai parenti: ma il cugino che sta parlando è malevolo, è sarcastico, mi sento sulla difensiva, soprattutto nel momento in cui un'altra persona si avvicina ricordandomi presunti errori dei miei genitori, della mamma soprattutto; è diventata una critica aperta: "...e poi perchè comprare quella casa; non la sfruttavano nemmeno!".
Mi ripiego su me stesso, stupito, ferito, offeso, umiliato.
Ma ci ripenso, sento che un'ingiustizia va affrontata e con uno scatto di orgoglio, mi giro su me stesso e con un atteggiamento ora sicuro ribatto: "Non è vero, ci andavano, regolarmente tutti gli anni".

Oggi, Mariateresa, senza sapere del mio sogno, ha ricordato alcune case che abbiamo visto nel passato e che avremmo potuto abitare.
L'attico: Ah, non aver avuto il coraggio di alzare la cifra del mutuo quella volta! Ah, che panorama abbiamo rinunciato per qualche milione di lire in più.
Poi la casa in curva con due saloni enormi e una finestrella nel corridoio; peccato la cucina fosse così buia.
Cercare casa per me è legato a cercare spazi adatti al momento che si vive. Non sono necessariamente grandi spazi, quelli che "servono"; a volte possono essere fatti da un lettino e una parete bianca davanti agli occhi.
Quello che conta è il valore che assume quello spazio. Nella mia famiglia ogni persona ha una sua storia di spazi.

"Se fossi un regista", diceva oggi Mariateresa, "girerei un film con la storia di una casa; come si spostano i muri man mano che cambiamo le persone che la abitano, come si abbattono, si trasformano...come si abitano le stanze".
Sì è una bella idea; cambiano anche i colori e i riflessi, l'intensità delle luci, gli odori che le persone emanano e quelle dei loro cibi; i rumori che vengono prodotti al suo interno dalle scarpe e dagli zoccoli prima di andare a letto, dalle sedie spostate, dalla lavatrice e dallo sciaquone.
Potrebbe essere la storia di come gli spazi si adattano alle personalità delle generazioni di uomini che li vivono.

venerdì 29 settembre 2006

Non so

Prendo spunto da un libro di Lorenzo Licalzi il cui titolo è "Non so".

Sapete quando si fanno i sondaggi? C'è sempre una risposta, in fondo all'elenco: "Non so".
Su qualsiasi argomento ci possa esprimere che sempre qualcuno che non sa.

  • Ti piace il governo? Non so.
  • Sei felice? Non so.
  • Hai paura del futuro? Non so.
  • Qual è il tuo numero di scarpe? Non so.
  • Esisti? Non so.

Il personaggio si descrive come una di queste persone. Non bisogna pensare male, non è paura o vigliaccheria, è proprio un atteggiamento interno e confrontato con chi invece ostenta sempre sicurezze e certezze, in fondo, lascia un sano senso della precarietà, della relatività.
Ma non solo anche dell'apertura, del possibile cambiamento.

Il dubbio è la porta della conoscenza.

(chissà se sono pronto ad affermarlo senza dubbi!)

  • Ti piace il governo? Aspettiamo a vedere se manterrà le promesse o le deluderà.
  • Sei felice? Dipende a volte si, a volte no.
  • Hai paura del futuro? Parliamone...
  • Qual è il tuo numero di scarpe? Sarebbe il 40 ma ora indosso delle solette per camminare meglio, e quindi acquisto il 41.
  • Esisti? Quasi quasi a questa rispondo "lo so".

(A proposito "tre chiavi inglesi" sono io; "in dubbio" perchè la stagione delle "certezze" ha chiuso i battenti. Three Key Ni)

giovedì 28 settembre 2006

(Non) Svegliare il mostro che dorme

(Sogno 22/9)

Il mostro del mio sogno, era quasi un tutt'uno con la roccia. Aveva preso le sue forme, si confondeva con i contorni della sua superficie. Il colore, le macchie e la consistenza esterna erano identici a quella di tutta la zona circostante.

Il mostro dormiva, da un tempo imprecisato, dormiva. Non chiedeva di essere svegliato, dormiva.

Come un bambino dispettoso o incosciente, mi avvicino. Nessuno passando di lì avrebbe potuto sospettare la presenza di un mostro; avrebbe potuto anche marciarci sopra un gruppo di scout chiassosi o di camminatori attrezzati con picconi, senza suscitare alcun cambiamento.

Ma io so che il mostro c'è!
E lo vado a stuzzicare.
Ho raccolto nelle mani un po' di pietre e le tiro, insistentemente, sempre lì sopra, come una mosca noiosa che al caldo dell'estate non ti molla più, come una zanzara che ti ha preso di mira e disturba il tuo sonno con un ronzio insopportabile.

Infine la terra ha un tremore e vibra nervosamente dove il mostro smuove la sua tana.
Ancora una pietra e il limite della sopportazione è passato.
Schegge di roccia saltano in tutte le direzioni mentre la creatura esplode nella sua imponenza e si libra nell'aria.
E' come una enorme palla che si è gonfiata, completamente circondata da aculei, come un riccio di mare ma con la consistenza di un polipo.
Ora è lì davanti a me, irritato dal risveglio imprevisto, come un mantice ritmico e pulsante sembra aspettare da me una spiegazione plausibile...

Ognuno di noi ha delle potenze interiori. Spesso e volentieri è comodo lasciarle "a dormire", per abitudine, per quieto vivere, per paura di non saperle controllare. Conoscersi è risvegliare questa forza.

(Mi piacerebbe mostrarvi il "mio" mostro, ma sono un pessimo disegnatore e nella rete non ho trovato un "modello" somigliante, mi devo accontentare).

lunedì 25 settembre 2006

Dialogo fra religioni e culture

Come trasformare una "gaffe", cioè un equivoco, in una nuova opportunità di dialogo.
Mi riferisco alla citazione di Benedetto XVI sul mondo mussulmano.
In questo caso però mi sembra che non sia stata applicata una tecnica di marketing o una acrobazia verbale diplomatica, semplicemente:
La verità sembra venire a galla.
Infatti, le parole del Papa, per quanto a posteriori possano essere definite inopportune e imprudenti, non avevano l'intenzione di offendere, di criticare o deridere. Gli attacchi successivi alla sua persona erano ingiustificati.

Complimenti! Nessun cedimento alle provocazioni, nessuna ripicca, nessun rilancio di responsabilità nell'altro campo, mi sembra un comportamento fortemente evangelico.

Penso inoltre che i maggiori "Media" occidentali non ci escano bene da questa vicenda. La logica del business (non so chiamarla diversamente) li travolge e non se ne rendono neppure conto. La foglia di fico con la quale si coprono, cioè il "diritto all'informazione", si restringe e svela l'incapacità a dare un'informazione significativa. Potenzialmente sono un veicolo di propagazione della discordia e della divisione.

Ma tornando all'incontro con i rappresentanti del mondo islamico, parole come queste:
"Abbiamo assolutamente bisogno di un dialogo autentico tra le religioni e le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare assieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa",
possono essere una grande speranza, se raccolte adeguatamente.
Suonano potenti provenendo da un ex-cardinale noto per la sua passata intransigenza verso le idee ritenute poco meno che ortodosse.

Oggi ho la convinzione che, almeno su questo argomento,
il Papa è più avanti dei cristiani
.

venerdì 22 settembre 2006

Respirazione: inspirazione ed espirazione

Espirazione e inspirazione sono due movimenti istintivi che ci accompagnano dal primo vagito fino all'ultimo respiro.
Questo non significa che lo sappiamo fare bene. Imparare a respirare correttamente migliorerebbe la qualità della vita. Ma qualche volta,
soprattutto da bambini, le cose si complicano.

La casa in cui sono nato aveva due giardini.
Il primo era più che altro un cortile con il pavimento asfaltato e un alto muro che lo separava dalla proprietà del vicino fabbricato.
C'era giusto il posto per un fico al centro dell'area, per il resto solo lo spazio per girarci intorno con il triciclo.
L'altro era adiacente alla camera da letto dei genitori; aveva il terreno erboso, un albero di arance e uno di limoni.
Proprio ad uno di questi alberi è legato uno dei primissimi ricordi della mia infanzia.
E' un ricordo "certo", non "aiutato" da foto o alimentato dal racconto di qualche parente che era presente.
Ero solo in camera da letto e dopo aver mangiato degli spicchi di arancia, mi era rimasto in mano qualche semino.
Non avevo trovato di meglio che inventare il gioco di infilarlo in una narice (!) e soffiarlo via di botto dopo aver preso fiato con la bocca.
Il giochino aveva funzionato per un po', finchè, per un errore di sincronismo, invece di soffiare aspirai!
Il seme del frutto si incastrò nella parte alta del naso e non scendeva più nonostante i miei sforzi.
Sopraggiunse un senso di panico, ma non volevo chiamare in aiuto la mamma per evitare un sicuro rimprovero!
Fortunatamente dopo qualche minuto il seme esplose fuori e io ho potuto mantenere il mio segreto fino ad ora!

Su questo tema dell'aspirare anzichè espirare, molti anni dopo, ci sono ricascato di nuovo.
Questa volta avevo undici anni, ero in convalescenza per qualche malattia e con un amico che mi era venuto a trovare giocavo con un piccolo calciobalilla (una specie di subbuteo ante-literam). Solo che anzichè giocare regolarmente avevamo inventato una opzione che prevedeva di mettere in bocca la piccola pallina d'acciao e sputarla sul campo di gioco.
Soffia una, due, tre volte, infine l'inevitabile errore e, inspirando con la bocca...oh oh...giù nello stomaco. La biglia!
Panico. Mamme e vicine allertate, dita in gola per provocare il vomito, dottore, patate lesse e olio di ricino.
Ordine di utilizzare un vasino da notte per ispezionare sistematicamente le feci. Infine dopo quattro giorni, la pallina concluse il suo percorso.
Pulita accuratamente tornò a fare il suo dovere per molti anni.

In rete:

Respirare bene
Ossigeno ed acqua
Educazione respiratoria

giovedì 21 settembre 2006

Scorpione

Sogno (18/9)

Uno scorpione mi punge nel dorso della mano. Non è una puntura mortale (nella casa di campagna, nei punti più umidi, mi capita di incontrarne qualcuno tutte le estati).Comunque mi ha procurato dolore. Lo schiaccio con l'altra mano. Quando mi sveglio scopro di essere stato pizzicato da una zanzara proprio in quel punto.

Sì, un sogno indotto da un evento reale. Ma avrei potuto sognare di toccare una rosa e pungermi con una spina; avrei potuto sognare di toccare un riccio di mare, un porcospino, uno spillo,una scheggia di legno...
Invece il mio inconscio ha scelto uno scorpione; fra il resto una zanzara succhia il sangue mentre uno scorpione inocula un veleno.
Il primo pensiero è verso un senso di pericolo subdolo. Magari un pericolo proveniente da una persona che ha un potere e che è in grado di esercitarlo furbescamente anche contro di me. Però anche se non sono riuscito ad evitare la puntura, riesco, nel sogno ad uccidere l'insetto. Potrebbe segnalare una consapevolezza nella capacità di difendersi dalle relazioni umane malevole.

Sulla rete circola una storiella, probabilmente di origine Taoista:

La rana e lo scorpione

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto.Così, con voce dolce e suadente, le disse:
"Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda."
La rana gli rispose:
"Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!" .
"E per quale motivo dovrei farlo?" incalzò lo scorpione "Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!".
La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.
"Perché sono uno scorpione..." rispose lui "E' la mia natura"

Ne traggo una conclusione per me stesso perchè so che istintivamente tendo a dimenticare e sottovalutare la pericolosità di certe persone: Non si viene a patti con uno scorpione, meglio sottrarsi, sempre, anche se la puntura non è mortale e si è acquisita una capacità reattiva.

martedì 19 settembre 2006

la pilotina

La pilotina si affianca al traghetto fino a sfiorarne lo scafo. Per vederla devo sporgere bene la testa oltre la fiancata della nave, tanto è piccola rispetto al traghetto nel quale viaggio.
Traballa, oscillando vistosamente sulle onde prodotte dal movimento dello scafo.
Per un breve tratto le due imbarcazioni procedono affiancate, poi il pilota si affaccia, un salto esperto e deciso per cambiare mezzo e via.
La pilotina esaurito il suo compito si allontana con una ampia traiettoria curvilinea. Sembra accompagnare e incoraggiare per un attimo il traghetto, prima di lasciarlo alla sua navigazione in mare aperto.

La pilotina è una piccola imbarcazione che viene utilizzata per le operazioni dette di pilotaggio durante le operazioni di entrata o uscita nei porti o in tratte di difficile navigazione.

lunedì 18 settembre 2006

Terre di Sicilia

Durante la vacanza in Sicilia, sono andato a fotografare il pozzo che cito nel mio post "l'ape e il pollice".

E' in contrada Bosco, nella piana di Vittoria.
Il posto è ormai abbandonato, le sterpaglie crescono senza controllo e i tetti delle casupole sono sfondati.
Eppure da quei tetti partivano le urla di gioia della mamma Salvina quando vedeva all'orizzonte la flotta americana che si apprestava allo sbarco, e al posto dei rovi crescevano enormi grappoli d'uva nera coltivati dal nonno.
Dagli alberi di mandorle, ora saccheggiati da qualche vicino di terra, provenivano i torroni dorati della zia.
Una terra fertile, ormai tanto ingestibile che sembra perfino difficile riuscire a venderla. Il suo valore inestimabile sembra totalmente racchiuso nei ricordi di chi, quella zolla rossa, l'ha vissuta; di chi fatica a separarsene anche se i 45 litri -di un olio fragrante e denso- vengono a costare come l'oro: 28 Euro al chilo.

Sicilia

Filetti di tonno fresco in agrodolce, Pasta con le sarde, Spaghetti con polpa di ricci, Pennette con pesce spada e melanzane, Polpette di neonata (bianchetti), Olive e Pomodori secchi sott'olio, Cannoli con la ricotta, Gelo di mellone, Granita al gelso...

La ragazza che ci ha servito i waffle (cialde di gelato) davanti al porticciolo di Castellamare del Golfo, gli occhi che gli brillavano mentre immaginava di gustare quello che si apprestava a servire, ha riassunto magistralmente l'atteggiamento che occorreva focalizzare. Via ogni riflessione sulla dieta e sulle calorie:
"Questa è una goduria dei sensi!" (da pronunciare con una aperta e schietta cadenza siciliana)

lunedì 4 settembre 2006

Il triciclo

(Sogno 2/9)

La macchina procede in salita affrontando molto lentamente i tornanti. Intorno, attraverso una muraglia di alti alberi verdi, si intravvedono laghetti ricolmi d'acqua.
La strada continua a salire regolarmente ma io sono in bicicletta e la fatica è sempre più evidente nell'affanno del respiro e nei muscoli che si induriscono.
Ora intorno c'è più spazio, ci sono prati e campi con l'erba appena tagliata.
Io continuo a salire, inforcando un minuscolo triciclo nel quale entro a fatica.
Arrivo a un bivio dove la strada, da una parte prosegue in leggera salita, dall'altra continua a inerpicarsi. Valuto le due possibilità. La strada poco pendente è più lunga, qualla ripida è più corta.
Decido per la salita diretta. Il ritmo delle mie pedalate diventa sempre più lento e impacciato, finchè piantato sui minuscoli pedali devo fermarmi.
Scendo, sistemo il triciclo sulle spalle e proseguo a piedi.


Nella logica del sogno, là dove scelgo la strada più faticosa, là dove il mezzo con cui mi muovo diventa sempre meno adatto al percorso e sempre più infantile, là dove mi costringo a uno spreco di energie non adeguato; là dove ignoro i limiti delle mie possibilità e testardamente cerco di andare verso una meta, c'è un comportamento "pericoloso" che riconosco in me. Riconoscerlo è fondamentale per non cadere in quella logica insana.

"A tutti i costi"; "Sempre"; "Subito"; "Puntare a traguardi irrangiungibili". Parole da non confondere con una sana determinazione nelle attività che si svolgono, con l'affidabilità che ti riconoscono gli altri nei ruoli che ricopri.
Avere la misura delle proprie risorse è la base per volersi bene.