Il nonno
stava davanti e tirava la fune della slitta.
Sulla slitta
era seduto Nipotino.
Un passo più
indietro la nonna chiudeva la fila.
Nipotino era
incantato perché non aveva mai né visto né tanto meno toccato la neve, non aveva
mai scrollato il ramo di un albero pieno di neve provocando una cascata di
polvere bianca.
Arrivati
davanti a una casetta semisepolta dalla neve, i tre decisero di fare una sosta.
“Prendiamo
un po’ di sole”
disse la Nonna.
Figurarsi,
stare fermi con la testa in su, gli occhi chiusi… Nonno e Nipotino potevano
resistere al massimo il tempo di contare fino a dieci.
“Uno …
due … sette… otto … Ehi Nipotino
potremmo costruire un pupazzo di neve!”.
“Nipotino
mettiti i guanti!”
Gridò Nonna quando vide che Nipotino scuoteva le mani gelate una contro
l’altra.
Intanto il
pupazzo veniva su. Le manciate di neve si compattavano una sopra l’altra fino a
diventare una grande palla. Sopra, un’altra palla, un po’ più piccola per fare
la testa del pupazzo.
Un rametto a
far da naso - un naso molto particolare a dir il vero. Il berretto del nonno in
cima alla testa. Una pigna a formare la bocca.
“Nonno
mancano gli occhi!”
disse Nipotino precipitandosi dalla Nonna.
“Nonna, Nonna guarda nella tua
borsa. Abbiamo bisogno degli occhi”.
Nonna aveva
già rinunciato a prendere il sole e si sentiva coinvolta in questa
entusiasmante impresa.
“Ecco” disse Nonna. “Due bottoni! Chissà
come sono finiti qua”.
Uno rosso l’altro piccolo e bianco. Nipotino,
trionfante, li mise sopra al naso del pupazzo.
Ecco fatto, uno sghembo e
simpatico pupazzo era lì a far bella mostra di sé.
Il tempo di
fare una foto e poi venne l’ora di tornare indietro, i visi rossi per il freddo,
per l’aria e per il sole che scottava.
Pupazzo di
neve rimase lì – e dove altro poteva andare senza gambe per muoversi.
Pupazzo di
Neve, tirò un sospiro. Quanta bellezza. Che felicità aver ricevuto questo dono:
avere due occhi per guardare la valle, un naso – molto particolare a dire il
vero – per odorare la resina degli alberi, una bocca per assaporare il gusto
della neve un po’ ghiacciata.
Quando scese
la sera di addormentò, “Grazie” pensò. Poi venne un altro giorno di
sole, poi uno col vento e un altro ancora con una pioggia insistente.
Il primo a
cadere fu quell’invadente naso, poi l’occhio rosso, la pigna e infine anche il
secondo bottone. Alla fine dell’inverno, del pupazzo, le uniche tracce rimaste erano
due bottoni spaiati adagiati su un letto di foglie, rami secchi e pigne.
Ehi! Ma non
siate tristi.
Pupazzo di neve si era solo trasformato.
Era diventato acqua, si
era unito ad altra acqua e saltando, precipitando, riposandosi un po’ quando
era stanco, aveva raggiunto il mare!
Poi la sua
avventura era continuata. Trasportato dalle correnti aveva raggiunto i mari
caldi. In quel viaggio aveva incrociato una famiglia di tonni grandi così, aveva
cavalcato le onde e si era immerso in profondità.
Poi in un
giorno, molto, molto caldo, il sole l’aveva fatto salire in cielo. Era
diventato Nuvola.
Viaggiare sotto forma di Nuvola è molto vantaggioso. Si gira il mondo. Non una, ma tante
volte!
Da lassù gli
aerei ti passano in mezzo facendoti il solletico e se ti abbassi fino all'altezza degli alberi con una spinta fai tintinnare le foglie che è meglio
di un concerto della banda municipale.
Così tra il
dire e il fare, saranno passati … che dico, tre, quattro anni.
Poi Nuvola,
che non aveva mai dimenticato di aver avuto due occhi, un naso – in verità un
po’ particolare - e una bocca, trascinato da una corrente di aria fredda salì
più in alto e si trasformò … in neve… Insieme a tanti altri fiocchi venne giù
nel silenzio più assoluto, di notte. In un prato accanto a una casetta
semisepolta di neve, si adagiò.
Il nonno
stava davanti e tirava la fune della slitta.
Sulla slitta
era seduti Nipotino Grande e Nipotino Piccolo.
Un passo più
indietro la nonna chiudeva la fila.
Nipotino più
piccolo era incantato perché non aveva mai né visto né tanto meno toccato, la neve,
non aveva mai scrollato il ramo di un albero pieno di neve provocando una
cascata di polvere bianca.
Arrivati
davanti a una casetta semisepolta dalla neve, i quattro decisero di fare una
sosta.
“Nonno
facciamo un pupazzo di neve, come ieri”.
“Non era
ieri” rispose il
nonno “Era tre anni fa”.
“A me
sembra ieri”
insistette deciso il Nipotino Grande.
Insomma, che
in men che non si dica, un pupazzo di neve venne su tutto sorridente.
“Ehi
Nonno” disse pensoso
Nipotino Grande, “Mi sembra proprio lo stesso pupazzo di ieri”.
“Erano
tre anni fa, ma sì, che strano sembra proprio lo stesso identico”.
A Pupazzo di
neve scappava da ridere, ma non aveva la voce per farsi sentire, solo la pigna
che faceva da bocca per il gran ridere saltò via e cadde per terra.