lunedì 11 maggio 2020

IL TESORO DI TONI



Toni, viveva circondato da gente semplice, in una piccola casa, di piccolo paese dal curioso nome, Paese-Qui, circondato da verdi colline rotonde e campi di terra rossa dove nodosi alberi ricchi di foglie si tenevano compagnia a distanza.

Toni era apprendista falegname. Lavorava nel paese Vicino. Ogni mattina saliva sua bicicletta blu, ben curata, lucidata, freni in ordine, sellino imbottito, campanello squillante. In effetti Toni non possedeva tante cose. Oltre alla bicicletta, aveva una borsa di pelle consumata dove teneva i suoi attrezzi di lavoro. Una pialla, una sega dai grossi denti, un martello ricurvo … cose così.

Quella mattina, come tutte le mattine, salì sulla bicicletta in direzione di Paese Vicino. Quella notte era venuto un acquazzone e la strada era ancora umida. Ad una curva più stretta, in discesa, Toni perse il controllo della bicicletta e in un attimo si trovò a volare oltre il fosso, gambe all’aria, atterrando in un campo di terra rossa, proprio accanto ad un albero nodoso. Si rialzò: uno strappo ai pantaloni sulle ginocchia, un graffio nel gomito, un colpo alla spalla. Tutto sommato era ancora intero e anche la bicicletta, sarebbe bastato togliere un po’ di fango.

Stava per ritornare nella strada, quando un raggio di sole illuminò qualcosa proprio accanto Alberobello nodoso.

Incuriosito, Toni si avvicinò all'albero. C’era qualcosa che spuntava seminascosto nella terra. Con le mani scavò, tolse il fango e rimase con gli occhi spalancati. Era un cristallo rosso, con tante facce luccicanti. Tornò a scavare lì vicino e trovò altre pietre con striature verdi, dorate e argentate, così tante che ci sarebbe voluto un carretto per portarle via. Non poteva credere ai suoi occhi. Era pieno di gioia. Aveva trovato un Tesoro!

Pensate che era un Tesoro arrivato direttamente dal Cielo un posto lontano, nascosto e profondo. Non era un tesoro qualunque come quelli che nascondono, che so i pirati o i ladri dopo una rapina. Infatti, solo coloro che avevano un cuore che sa amare, poteva vederlo. Per gli altri quelle pietre erano solo sassi senza valore.

Con le mani coprì di nuovo il Tesoro, poi risaltò sulla bicicletta e andò al lavoro.
“Ho scoperto un Tesoro straordinario, se fosse mio, cambierebbe la mia vita per sempre!” si continuava a ripetere. “C’è un solo modo per poterlo avere. Devo comprare il Campo in cui è nascosto”.

Soldi proprio non ne aveva. L’unica soluzione era vendere tutto quello che possedeva.
Quando arrivò il sabato, lucidò per bene la sua bicicletta, e pulì per bene i suoi attrezzi. Poi andò al mercato per vendere la sua merce.
Ne ricavò un intero sacchetto di monete; non granché in verità.

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