lunedì 11 maggio 2020

PUPAZZO DI NEVE



Il nonno stava davanti e tirava la fune della slitta.
Sulla slitta era seduto Nipotino.
Un passo più indietro la nonna chiudeva la fila.

Nipotino era incantato perché non aveva mai né visto né tanto meno toccato la neve, non aveva mai scrollato il ramo di un albero pieno di neve provocando una cascata di polvere bianca.
Arrivati davanti a una casetta semisepolta dalla neve, i tre decisero di fare una sosta.

“Prendiamo un po’ di sole” disse la Nonna.
Figurarsi, stare fermi con la testa in su, gli occhi chiusi… Nonno e Nipotino potevano resistere al massimo il tempo di contare fino a dieci.
Uno … due …     sette… otto … Ehi Nipotino potremmo costruire un pupazzo di neve!”.

“Nipotino mettiti i guanti!” Gridò Nonna quando vide che Nipotino scuoteva le mani gelate una contro l’altra.

Intanto il pupazzo veniva su. Le manciate di neve si compattavano una sopra l’altra fino a diventare una grande palla. Sopra, un’altra palla, un po’ più piccola per fare la testa del pupazzo.
Un rametto a far da naso - un naso molto particolare a dir il vero. Il berretto del nonno in cima alla testa. Una pigna a formare la bocca.
“Nonno mancano gli occhi!” disse Nipotino precipitandosi dalla Nonna. 

“Nonna, Nonna guarda nella tua borsa. Abbiamo bisogno degli occhi”.
Nonna aveva già rinunciato a prendere il sole e si sentiva coinvolta in questa entusiasmante impresa.
“Ecco” disse Nonna. “Due bottoni! Chissà come sono finiti qua”. 
Uno rosso l’altro piccolo e bianco. Nipotino, trionfante, li mise sopra al naso del pupazzo. 
Ecco fatto, uno sghembo e simpatico pupazzo era lì a far bella mostra di sé.

Il tempo di fare una foto e poi venne l’ora di tornare indietro, i visi rossi per il freddo, per l’aria e per il sole che scottava.

Pupazzo di neve rimase lì – e dove altro poteva andare senza gambe per muoversi.
Pupazzo di Neve, tirò un sospiro. Quanta bellezza. Che felicità aver ricevuto questo dono: avere due occhi per guardare la valle, un naso – molto particolare a dire il vero – per odorare la resina degli alberi, una bocca per assaporare il gusto della neve un po’ ghiacciata.

Quando scese la sera di addormentò, “Grazie” pensò. Poi venne un altro giorno di sole, poi uno col vento e un altro ancora con una pioggia insistente.
Il primo a cadere fu quell’invadente naso, poi l’occhio rosso, la pigna e infine anche il secondo bottone. Alla fine dell’inverno, del pupazzo, le uniche tracce rimaste erano due bottoni spaiati adagiati su un letto di foglie, rami secchi e pigne.

Ehi! Ma non siate tristi. 
Pupazzo di neve si era solo trasformato. 
Era diventato acqua, si era unito ad altra acqua e saltando, precipitando, riposandosi un po’ quando era stanco, aveva raggiunto il mare!

Poi la sua avventura era continuata. Trasportato dalle correnti aveva raggiunto i mari caldi. In quel viaggio aveva incrociato una famiglia di tonni grandi così, aveva cavalcato le onde e si era immerso in profondità.
Poi in un giorno, molto, molto caldo, il sole l’aveva fatto salire in cielo. Era diventato Nuvola.
Viaggiare sotto forma di Nuvola è molto vantaggioso. Si gira il mondo. Non una, ma tante volte!
Da lassù gli aerei ti passano in mezzo facendoti il solletico e se ti abbassi fino all'altezza degli alberi con una spinta fai tintinnare le foglie che è meglio di un concerto della banda municipale.

Così tra il dire e il fare, saranno passati … che dico, tre, quattro anni.

Poi Nuvola, che non aveva mai dimenticato di aver avuto due occhi, un naso – in verità un po’ particolare - e una bocca, trascinato da una corrente di aria fredda salì più in alto e si trasformò … in neve… Insieme a tanti altri fiocchi venne giù nel silenzio più assoluto, di notte. In un prato accanto a una casetta semisepolta di neve, si adagiò.

Il nonno stava davanti e tirava la fune della slitta.

Sulla slitta era seduti Nipotino Grande e Nipotino Piccolo.
Un passo più indietro la nonna chiudeva la fila.

Nipotino più piccolo era incantato perché non aveva mai né visto né tanto meno toccato, la neve, non aveva mai scrollato il ramo di un albero pieno di neve provocando una cascata di polvere bianca.
Arrivati davanti a una casetta semisepolta dalla neve, i quattro decisero di fare una sosta.
“Nonno facciamo un pupazzo di neve, come ieri”.
“Non era ieri” rispose il nonno “Era tre anni fa”.
“A me sembra ieri” insistette deciso il Nipotino Grande.
Insomma, che in men che non si dica, un pupazzo di neve venne su tutto sorridente.

“Ehi Nonno” disse pensoso Nipotino Grande, “Mi sembra proprio lo stesso pupazzo di ieri”.
“Erano tre anni fa, ma sì, che strano sembra proprio lo stesso identico”.

A Pupazzo di neve scappava da ridere, ma non aveva la voce per farsi sentire, solo la pigna che faceva da bocca per il gran ridere saltò via e cadde per terra.


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