lunedì 27 giugno 2005

Il regno delle luci

C’era una volta un Re,
che governava un grande, ricco e pacifico regno. Un giorno dovette partire per terre lontane e non potendo sapere quando sarebbe tornato, decise di dividere il territorio in tante province e di assegnare il governo di ciascuna ad un suo figlio.

Nei primi tempi tutto filò liscio: ognuno ricordando l’esempio del Padre, cercava di imitarlo, ma ben presto il carattere dei figli prese il sopravvento…

Nella prima provincia ogni cosa doveva essere al suo posto; la legge e i comandi dovevano essere rispettati senza alcuna eccezione; ogni cambiamento veniva respinto perché tutte le regole erano state fissate e si sa il bene non può cambiare. Non c’era spazio per creare e progredire. Per un effetto sconosciuto la forza di gravità locale cresceva a dismisura, ogni passo e ogni movimento diventava sempre più pesante, tutto divenne statico e immobile fino a far sentire ogni persona oppressa e schiacciata. Era la provincia delle PIETRE FOSSILI.

Nella seconda provincia regnava il tutti-uguali e per carità, chi poteva dargli torto…ma la mania e la pedanteria con cui questa idea veniva praticata provocò dopo un po’ un senso di malessere, indifferenza, inutilità: ognuno si guardava allo specchio e non capiva se era lui o il vicino di casa! E quando un uomo abbracciava la moglie aveva sempre il dubbio di abbracciare una persona qualunque. Era come non esistere, era il regno del LABIRINTO DEGLI SPECCHI.

Nella terza provincia, vi dirò subito che si chiamava le terre DEI FRUTTI SEMPRE ACERBI, regnava un figlio che del Padre ricordava soprattutto l’abbraccio amorevole e il senso di sicurezza; finché si convinse che per i suoi sudditi sarebbe stato un bene pensare al loro posto, prendere in loro nome ogni decisione. Così tolse ogni fastidio del dover decidere, tolse il dubbio e l’insicurezza. Il risultato fu che nessuno sapeva più stare in piedi da solo, ogni volta che qualcuno provava ad alzarsi in piedi le gambe gli mollavano e ricadeva a terra, il massimo che riuscivano a fare era gattonare come tanti bambini piccoli; insomma anche qui regnava l’infelicità.

E così via, potremmo parlarvi delle altre province: le TERRE TREMANTI, le TROMBE SILENZIOSE, le NEBBIE ASFISSIANTI… Ogni figlio una provincia, ogni figlio un frammento di Verità che diventava Assoluta e che alla fine cancellava l’amore.

Infine l’ultima provincia, la più piccola, fin dall’inizio la più fragile. Il figlio che la governava era consapevole dei propri limiti, tanto più ogni volta che il ricordo del Padre saliva alla sua mente.
Ci sarebbe voluta una vita intera per conoscere le eredità del Padre; ci sarebbe voluta una vita intera per condividere, per ascoltare, per dare un senso.
Eppure con grande sorpresa delle altre province e dei fratelli, proprio lì nel regno della CANDELA ACCESA un senso di giocosa speranza poteva alleviare le fatiche quotidiane che non mancavano.
Forse il segreto stava in quel lumicino che ognuno teneva sul davanzale della finestra preoccupandosi di non spegnerlo mai, né di notte né di giorno, né col sole né con la pioggia.
Dopo un tempo che nessuno conosce maturò l’ora in cui il Padre rientrò dal lungo viaggio.
Guardò ogni cosa, soppesò il cuore e la mente di ogni suo figlio e poi prese la sua decisione…
Dal suo zaino di viaggio estrasse un piccolo flauto, poi iniziò a suonare un’antica melodia e ad ogni nuova nota, una fiammella si accendeva nei territori del regno.
Come in un lento corteo, le luci formavano un rivo che nasceva flebile dai punti più remoti della prima provincia e man mano s’ingrossava di nuova luce passando per la seconda, la terza e via avanti fino a diventare un fiume quando raggiungeva l'ultima provincia, delle CANDELE ACCESE.
Era un sentiero lungo il quale ogni figlio s’incamminava e gli specchi tornavano a specchiare ogni differenza, la gravità finiva di schiacciare e irrigidire, chi gattonava poteva nuovamente rialzarsi in piedi e camminare con le proprie gambe.

L’antico manoscritto dal quale è stata tratta questa storia parla di una grande festa e quel giorno fu da tutti considerato per sempre un nuovo punto di partenza.

Vincenzo - Gennaio 2004

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