venerdì 26 dicembre 2014

Calma in noi le dissonanze

 Spirito che aleggi sulle acque,
calma in noi le dissonanze,



 i flutti inquieti, il rumore delle parole,
i turbini di vanità,


e fa sorgere nel silenzio
la Parola che ci ricrea.


Spirito che in un sospiro sussurri
al nostro spirito il Nome del Padre,


vieni a radunare tutti i nostri desideri,
falli crescere in un fascio di luce
che sia risposta alla tua luce.


(tratto da una invocazione allo Spirito Santo di Taizè)

mercoledì 24 dicembre 2014


BUON NATALE


Il presepe rappresenta un angolo dell'eremo di San Pol de Mar  e, naturalmente, è stato costruito pezzettino per pezzettino, con grande abilità, da Dario, sotto la vigile sorveglianza e supervisione di Pau.


Visualizzazione di IMG_0417.JPG

Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po' di gioia e farne parte anche agli altri. Amen.
(Thomas More)

lunedì 8 dicembre 2014

Come le lucertole

Il cielo è azzurro, allora,  come le lucertole, si cerca il sole, e si sale, per allargare l'orizzonte. Il parco delle Mura di Genova è il posto giusto.

La val Bisagno

Il forte Puin

Il forte Puin

Il Fratello Minore

Genova sullo sfondo del Puin

La val Polcevera


Ed è già ora di tornare, il sole,  regalando suggestioni di luce, si abbassa verso ovest, da dove arrivano le prime velature del prossimo temporale.

domenica 7 dicembre 2014

Triangoli con lacci

Era proprio tanto tempo che non andavo a passeggiare sulle alture di S.Ilario! 


Naturalmente c'è una spiegazione: alluvioni, temporali e inondazioni non sono il contorno giusto per programmare una passeggiata rilassante.
Anche ieri il tempo non era un gran che, ma, sul mare, qualche chiazza di sole spuntava, tra quel tipo di  nuvole che i pittori di una volta amavano utilizzare per raffigurare i raggi della luce di Dio.  

La visione della chiesetta di San Rocco è sempre gratificante, anche se non riesco proprio ad abituarmi all'idea che ci si possa arrivare in macchina. Io da bambino mi arrampicavo per la ripida salita da via del Commercio. Oggi per arrivare dalla chiesa di S.Ilario è un tragitto piatto e devi anche stare attento alle macchine che passano.

Poi c'è da dire che ieri, mentre ci avviavamo a passo lento incrociando quelle bellissime casette dai colori liguri e quelle salite che ti sparano come un cannone verso Monte Giugo, c'era un non so che nell'aria; passando davanti a "qualche" Villa, veniva da dire: "Anch'io sono  un po' stanchino di quell'Italia che ha voglia di reagire alla crisi urlando vaffa millantando improbabili democrazie della rete..." 


Ma in fondo questo è un altro discorso o forse no, comunque, ieri, la compagnia degli amici, era piacevole e si parlava di Grandi Sistemi e di Grandi Perché, mentre sotto i nostri occhi scorreva una Nervi bigia, dall'aria un po' acciaccata, come una nobile ormai decaduta.

   A rompere l'incantesimo ci hanno pensato due triangoli di stoffa con laccetti appesi alla ringhiera.

"Cosa ci fanno qui due mutande con pizzo?". Intorno non c'erano case, non potevano far parte della biancheria stesa ad asciugare.

Con un minimo di imbarazzo e circospezione è stato inevitabile girare intorno a se stessi per cercare le eventuali proprietarie...
Niente e nessuno.
E così, una situazione potenzialmente boccaccesca, si è esaurita con delle inevitabili battute su piccoli sistemi e piccoli perché.



domenica 30 novembre 2014

Sessantuno

Sessantuno. 
E via, sono passati, inclusi festeggiamenti e regali.
nei giorni scorsi, mi ero detto che sarebbe stato un compleanno qualsiasi; un numero interlocutorio. Ma alla fine i pensieri vengono su da soli. 

"Come si cambia" a sessantun'anni? 
Dire che mi sento giovane dentro, non solo suona banale ma non corrisponde alle sensazioni che veramente provo.
Direi  piuttosto che ho tanta voglia di scoprire la vita e la Vita; che ho ancora la stessa voglia di quanto avevo diciannove anni di farmi domande sui grandi perché; di imparare qualcosa su Dio, di come entra nella mia storia e di come io nella Sua; di crescere perché si sveli sempre un po' più il mistero d'amore che da trentacinque anni mi lega a Maria Teresa; ho voglia di andare oltre alla mia storia professionale, per tirare fuori la creatività ancora inespressa; di tornare ad essere "enzo mangialegnate", quel bambino discolo e impertinente che per tanti anni si è accontentato di "essere quello che gli altri si aspettavano che fosse".

Chissa! 
Per intanto: pasta 'ncasciata, Cerasuolo di Vittoria e cassata siciliana.
Un brindisi con nuovi amici con cui percorrere un altro tratto di strada; un saluto via Skype da un nipotino che non voleva cantarmi la canzoncina "tanta felicidad..."; due splendidi figli, vicini, che mi commuovono solo a guardarli. 
Abbastanza per un "Grazie" supplementare.





mercoledì 26 novembre 2014

L'Europa Nonna

Ci voleva un Papa venuto dalla fine del mondo per dire all'Europa cos'è oggi e cosa potrebbe essere domani.
Ma ahimè, il dubbio rimane: dietro i numerosi e vibranti applausi c'erano delle teste pensanti o dei "robot" asserviti alla causa degli interessi personali, di gruppi di potere, o imbalsamate da ideologie afflosciate e logore, cieche di rabbia irragionevole o, peggio ancora, mummie di ipocrisia?

Dietro l'immagine,quasi un po' tenera, di un'Europa Nonna, si accostano, in realtà, parole dure: 
"Si ricava un'impressione generale di stanchezza e d'invecchiamento, non più fertile e vivace. Per cui i grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”; 
... Essere sostanzialmente incuranti degli altri per favorire quella globalizzazione dell'indifferenza che nasce dall'egoismo, che a sua volta nasce dal culto dell'opulenza, cui corrisponde la cultura dello scarto. 
...Abbiamo davanti agli occhi l'immagine di un'Europa ferita, che non sembra più capace di fronteggiare con la vitalità e energia di un tempo. Un'Europa un po' stanca, pessimista, che si sente cinta d'assedio dalle novità che provengono da altri continenti."

Ah! Se Francesco avesse potuto raccontare di un'Europa Nonna, capace di donare saggezza ed esperienza agli altri popoli. Di prenderli sulle ginocchia per raccontare storie antiche, per aiutarli a non ripetere gli stessi errori, per farli sognare con ideali che durano per sempre... la dignità della vita, la pace, la cultura, l'accoglienza...

All'Europa possiamo domandare: dov'è il tuo vigore? Dov'è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov'è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov'è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione?

Tuttavia, la pace non è la semplice assenza di guerre, di conflitti, di tensioni. Nella visione cristiana essa è, nello stesso tempo,dono di Dio e frutto dell'azione libera e razionale dell'uomo che intende perseguire il bene comune nella verità e nell'amore. 


Poi ecco che nel discorso spunta l'immagine di  un poeta italiano del Novecento, Clemente Rebora, che in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo e mossi dal vento, il suo tronco solido e fermo e le profonde radici che s'inabissano nella terra, viene paragonata all'Europa.

Libra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l'anima in tutte le sue doglie
nell'ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s'inabissa ov'è più vero.

Nel corso della sua storia, l'Europa si è sempre protesa verso l'alto, ma l'innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano. Se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore e i rami si piegano verso terra e cadono. 

D'altra parte «il tronco s'inabissa ov'è più vero». Le radici si alimentano della verità, che costituisce il nutrimento, la linfa vitale di qualunque società che voglia essere davvero libera, umana e solidale. D’altra parte, la verità fa appello alla coscienza, che è irriducibile ai condizionamenti, ed è perciò capace di conoscere la propria dignità e di aprirsi all'assoluto.

Grazie
Con questa parola conclude il suo discorso il Papa, ma "Grazie" è la parola che dobbiamo dire ad alta voce noi, a lui!

martedì 25 novembre 2014

Un percorso a tappe

Un percorso a tappe, come quello di una coppia che decide di vivere insieme "per sempre",  ha bisogno di essere regolarmente alimentato.

Qualche settimana fa una persona molto saggia diceva a una piccola platea: "Se tutto sembra finire, non dite che l'amore è morto. Dite piuttosto che l'avete ucciso... sì l'avete ucciso di fame!"

Papa Francesco con un linguaggio semplice e chiaro sa dare suggerimenti che possono incidere profondamente nella "qualità" di questo camminare insieme "per sempre".



lunedì 27 ottobre 2014

La gabbia

Mentre uno suona,  l'altro, che fa?

Coltiva le arti marziali.


"Ma da dove gli è uscita questa passione?" Ti viene da dire. Io non riesco a vedere neanche un match di pugilato...

Mettiamo subito le cose in chiaro:" A vedere mio figlio prendere botte non ci vengo!" 

Questa la mia prima e definitiva reazione, quando con il classico: "Mà, Pà, vi devo dire una cosa: mi preparo per dei combattimenti sul ring".


Un ring: una gabbia semmai. Che uno dice, perché una gabbia? Si massacreranno di botte e si vuole impedire che uno scappi!

La data viene fissata  ma poi l'alluvione  a Genova riesce a rimandare lo scontro di una settimana.
Mi era praticamente passato di mente quando arriva  il whatsapp: 
"Ho vinto l'incontro di MMA(significa Mixed Martial Arts)  e seguono foto e filmato.

"Quando farai il prossimo?

"Non so, oramai sono trentenne, lì è pieno di ragazzini..."

"E vai!" Mi è scappato ad alta voce...

A parte gli scherzi, a me risulta più facile arroccarmi sulle mie posizioni. Ma con i figli non può funzionare così. Devi fare delle capriole, rispettare le diversità.

In realtà so che Benedetto, da questi sport di combattimento, ha imparato la determinazione, la costanza, l'impegno, la lealtà, credo anche il rispetto dell'altro. 
Tutte cose che può applicare nella vita e nel lavoro.

Quindi bene, Bene!


La musica più bella di sempre

Ricordo perfettamente il posto. 
Non che questo sia importante ai fini di quello che sto per raccontare.
E' solo per dire che ho in testa un ricordo ben formato e un riferimento preciso: stavamo camminando in gruppo ed ero insieme ai miei amici di allora; eravamo giunti all'altezza dei giardinetti di Quinto, in una di quelle interminabili scorribande pomeridiane, su e giù per Nervi e dintorni (forse nella vana idea di "tacchinare" qualche ragazza). 
Sicuramente non avevamo ancora diciotto anni ed eravamo tutti persi per la musica Progressive-Rock.


Se ne parlava per ore e si cominciava a suonarla. Si citavano i complessi emergenti e quelli che erano già un mito; si esaltava la scena italiana: PFM, Banco, Orme...; si ci scioglieva per gli assoli di chitarra travolgenti; ci si entusiasmava per il suono elettronico del moog che ti entrava dentro le costole e ti risaliva per la schiena facendoti vibrare; si fantasticava di poter imparare quei fraseggi di flauto gutturale così  impetuosi ed eleganti nello stesso tempo; si imitavamo con la voce quei  geniali riff musicali che l'uso del basso elettrico faceva diventare base portante dei pezzi; ci stupivamo per la tecnica della batteria,  che tutto faceva meno che limitarsi a dare il ritmo; sognavamo dentro l'architettura maestosa dei testi e delle atmosfere nei pezzi che duravano più di venti minuti....


Che fortuna avere diciotto anni all'epoca del progressive-rock. La musica migliore di sempre! E' questo quello che pensavo e dicevo.

Eppure anche in quel contesto c'era stata una voce (quella di Agostino - tanto per ribadire quanto è vivo il ricordo) che aveva detto: "Però io penso che il giorno in cui pronunceremo la frase -ah la musica dei miei tempi-  allora vorrà dire che saremo diventati vecchi!"

Beh quel tempo è arrivato da tempo, anche se vecchio non mi sento affatto, alle soglie dei sessantuno.

Quindi, rilassatevi, per me, il Prog è la miglior musica di sempre.


Ascolto mio figlio Antonio alle prese con la "sua" musica:
ritmi parossisticamente veloci ed ossessivi; 
sonorità dure come il metallo contro il metallo; 
pezzi che durano pochi minuti e che sembrano copiarsi uno con l'altro all'infinito (per chi non è abituato ad ascoltare il genere); 
assenza di altri strumenti che non siano batteria e chitarre (rigorosamente distorte); 
arrangiamenti scarni e minimali, giri di accordi ripetitivi e un po' scontati; 
chitarre picchiate con forza come fossero un tamburo;

Alzo lo sguardo, e dopo aver giudicato la musica con il mio "metro" posso anche provare ad ascoltare le emozioni di Antonio e posso guardarlo negli occhi:
vedo la passione sincera e coinvolgente con cui suona e canta, ops: volevo dire: urla (secondo me 1/4 di tono sotto l'intonazione);
lo sento raccontare della fratellanza che si crea con gli altri gruppi; 
lo vedo partire per qualche tour dai ritmi asfissianti per l'Italia, la Francia  o la Spagna sapendo che a malapena riuscirà a coprire le spese vive; 
imparo qualcosa dall'accoglienza che si scambiano organizzatori e gruppi musicali quando si invertono di continuo nei ruoli: nelle case, nei garage, nei capannoni...

In questo caso scorrono, di nuovo, nella mia mente, i ricordi dei giardinetti di Quinto e quella specie di profezia del mio amico.

La musica migliore di sempre per Antonio è il punk-rock!

Antonio - Cocks


giovedì 9 ottobre 2014

La gente delle cinque e ventidue

L'arpeggio della chitarra di Steve Hackett in Horizon dei Genesis mi sveglia morbidamente alle 5 in punto. 
Cinque secondi dopo sono già in bagno.
Alle 5.17 sono fuori di casa. 

Non è questione di efficienza, se la barba l'ho sistemata la sera prima e se lo zaino è già pronto, se  pantaloni-camicia-e-golfino sono già allineati sulla sedia e se la colazione la preparo e consumo in tre minuti.  Mi sto solo inventando come allungare di qualche minuto il mio breve sonno!

Poi mi scaracollo giù per la scalinata deserta che porta alla fermata del bus. 
Uno può farsi l'idea che a quell'ora prendere un 'autobus debba necessariamente essere un'impresa disperata e quanto mai inaffidabile, invece non è così. Le vetture arrivano con una regolarità da manuale: impensabile nelle ore successive della giornata.
Bene perché, tramontana o non tramontana, non  rischio di rimane intirizzito e far crescere l'ansia di arrivare in stazione troppo tardi.

Sono le  5.22, massimo 5.24 quando salgo a bordo della vettura che in sette minuti mi porterà alla fermata più vicina a Piazza Principe.



Gli autobus del mattino non sono affatto vuoti. Non sono l'unica vittima di un destino avverso che è costretta ad alzarsi prima dell'alba una volta la settimana [frase da leggere in modo drammatico e sarcastico]

Se prendo l'autobus della linea 18 non ci sono dubbi: buona parte dei passeggeri sembra avercelo scritto in fronte che lavora all'Ospedale e va a cominciare il suo turno. Assonnati ma dignitosi.

Se salgo sul silenziosissimo filobus della linea 20  sembrano invece prevalere donne sud-americane. Mi sono fatto l'idea che siano badanti che devono presentarsi alle loro assistite di primo mattino o forse è più probabile che lavorino in qualche impresa di pulizia negli uffici del centro. Mi colpisce l'impressione che trasmettono di essere già a mille, a regime. Il cellulare e il pollice che lo aziona lo stanno a dimostrare senza incertezze.

Il campionario della lunga vettura snodata del bus numero 1 è invece decisamente diverso: ragazzi di colore con addosso vestiti di stoffe colorate, qualche sbandato della notte con la testa appoggiata al finestrino e l'alito pesante che si avverte a tre metri. 
E' evidente l'assenza di operai: d'altronde non ci sono le fabbriche in direzione centro. Ma non ci sono neppure studenti: troppo presto per andare all'università o forse troppo tardi per vederli rientrare a casa dalla loro vita notturna.

Ma fondamentalmente mi sento diverso dagli altri passeggeri!

Il mio obiettivo non è quello di svegliarmi al più presto per cominciare la giornata. Il mio tentativo è quello di rimanere in una sorta di limbo. Semi-sveglio, giusto il tempo necessario per accomodarmi nel posto prenotato sul Freccia Bianca, di  indossare la mascherina per gli occhi e provare a riaddormentarmi...
A quel punto il viaggio si confonde col sogno del dormiveglia.....

                     ... salvo che, periodicamente, un qualche-rompipalle non faccia squillare il suo qualche-phone o che un solerte controllore non voglia ricontrollare il mio non-biglietto (si chiamano paperless-tickets) per la seconda o terza volta. 

Poi se il santo della Puntualità mi ha assistito (dai risultati pratici sembra che gli accendo troppe poche candele!), al momento di togliere la mascherina sono già a Civitavecchia e allora vuol dire che  posso anch'io cominciare la decompressione per presentarmi in ufficio dignitosamente.



domenica 28 settembre 2014

Nonni, tra radici e frutti

"Gli anziani che hanno fede  sono come alberi che continuano a portare frutti...". 

"Il nonno è padre due volte e la nonna madre due volte. Nei paesi dove c'erano persecuzioni, in Europa, e penso all'Albania dove sono andato domenica, sono stati proprio i nonni a portare i bambini a battezzarsi. Bravi: sono stati bravi nelle persecuzioni e hanno salvato la fede".

"Ben vengano le case per anziani, purché siano veramente case e non prigioni. E siano per gli anziani, non per l'interesse di qualcun altro, non istituti dove gli anziani vivono dimenticati, nascosti". 

"Un popolo che non ha memoria non ha futuro".

"Una delle cose più belle della nostra vita di famiglia è carezzare un bambino e lasciarsi carezzare da un nonno e da una nonna".

Papa Francesco,  28/9/2014


venerdì 26 settembre 2014

Il cerchio della vita

Chi insegue e chi è inseguito?
Chi è davanti e chi è dietro?
Chi corre e chi rallenta?
Chi è nonno  e chi è nipote?

Abbagliati dai raggi del sole che tramonta o da quelli del sole che nasce?
Si sta sul tetto o nel giardino?

Mentre giro in tondo divento un aereo che vola alto e poi vola basso, mi trasformo in una nave sulle onde del mare agitato e in un ciclista che arranca nella strada di montagna; mentre giro e cambio il verso mi sento la moto che crossa nei prati e una canoa che scorre nel fiume calmo; incitato a cambiare ancora divento un coche e di nuovo un avion.

Giro girotondo casca il mondo casca la terra tutti giù per terra!

Il cerchio della vita non si ferma mai.

domenica 14 settembre 2014

Il matrimonio non è una fiction

Il Papa oggi ha sposato 20 coppie e facendo riferimento alle letture della domenica ha parlato del matrimonio.
Tutti i media titolano "il matrimonio non è una fiction" e sottinteso: "che bello, che bello, che bravo, che bravo, passiamo oltre...".

Fiction (letteralmente “finzione”) viene usata in italiano per indicare la narrazione di eventi immaginari, non reali. Nel suo significato più esteso, la definizione di fiction può essere applicata a qualsiasi tipologia di narrazione – letteratura, cinematografia, fumetti eccetera.

Quando di Fiction si tratta, spesso comincia proprio nel giorno del "ti accolgo per sempre" e finisce il giorno in cui, per una lista di motivi sempre più sacrosanti della promessa fatta, si smette di sopportare il viaggio, ci si arrende.
Così nascono situazioni dolorose, frustrazioni, abbandoni, rimpianti, o peggio rivalse e guerre, e nuove storie, o peggio nuove non-storie....
La verità che spesso tendiamo a dimenticare, da cristiani in pantofole, è che Gesù non condanna nessuno, ma chiede di essere guardato!

Anche quando, a volte, gli avvenimenti sono andati troppo oltre... e "guardarlo" non cambia la realtà dei fatti ed è impossibile tornare indietro, Lui chiede di "guardarlo"!
Non è questione di regole di diritti o doveri. Troppo spesso per queste situazioni ci comportiamo come se il messaggio di misericordia di Gesù, non fosse più applicabile.
E' come se dicessimo a queste persone: "dovevi pensarci prima; adesso, stai lì, accetta la tua croce e possibilmente non lamentarti troppo".
Il valore straordinario del Sacramento del Matrimonio ha bisogno di essere ancora e ancora di più esplorato come Simbolo dell'Amore fra Dio e il suo Popolo, troppo grande per fermarsi a delle norme che riguardano poter-o-non-poter-fare la comunione per i divorziati, potersi o non potersi ri-fare una vita....
Il punto è: stiamo guardando Gesù?  La domanda è rivolta a chi sta soffrendo situazioni di matrimonio-devastato ma cerca solo un "nuovo bollino" ed è rivolta ha chi ha le carte in regola e si sente giudice. 

Abbiamo lo sguardo puntato su di Lui, come il popolo nel deserto che guardava il Serpente per guarire?
Se così fosse è certo che potremmo guarire, oppure vuol dire che al messaggio di Gesù abbiamo sostituito una nuova-vecchia legge.

Il matrimonio non è una fiction, è la vita reale, il suo finale, non è stato ancora scritto dagli sceneggiatori finché i due sono in vita!



Fin qui io, ora le parole del Papa...

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E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i “mattoni” per la costruzione della società.

Viene da pensare alle coppie di sposi che “non sopportano il viaggio”, il viaggio della vita coniugale e familiare. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana diventa pesante, e tante volte, “nauseante”.

Il rimedio che Dio offre [...]per gli sposi che “non sopportano il cammino” e vengono morsi dalle tentazioni dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono... Anche a loro Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza di una grazia che rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare.
L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce. L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. 

Questo è il compito che avete tra voi. “Ti amo, e per questo ti faccio più donna” – “Ti amo, e per questo ti faccio più uomo”. E’ la reciprocità delle differenze. Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. E’ normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai. E’ sufficiente un piccolo gesto. E così si continua a camminare. 

Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una “fiction”! 
E’ sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia. Auguro a tutto voi un bel cammino: un cammino fecondo; che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Che il Signore vi benedica!

Papa Francesco 14/09/2014

domenica 31 agosto 2014

Il drone mi mancava

Questo ancora mi mancava.
Girando per Roma nel weekend è facile imbattersi in qualche matrimonio. Le belle chiese non mancano e le coppie che vogliono "farla fuori dal bulacco" neanche.
Così se entri in una chiesa per ammirare un affresco ti imbatti in addobbi floreali elaborati con tecniche esotiche ed eccentriche; oppure davanti al piazzale puoi dilatare le pupille di fronte a  macchine che accompagnano la sposa che sono a dir poco stravaganti; oppure puoi assistere a entrate in  chiesa che sembrano riprese di un set cinematografico: ciak si gira! No, non è venuta bene; che la sposa rientri in macchina ed esca di nuovo, il velo non era col verso giusto; per non parlare dei vestiti degli invitati e invitate ché nell'ampio raggio che va dal veramente raffinato, elegante e sfarzoso a veramente coatto e  un po' puttanesco ci sta proprio tutto...

Ma il drone, no; il drone non l'avevo ancora considerato.
Una breve ricerca in rete  mi fa capire che in realtà è la novità dell'ultima ora. Ma certo! Che matrimonio sarebbe senza una ripresa dall'alto che valorizza l'ambiente circostante, l'uscita della sposa; "il giorno perfetto, l’abito bianco, una pioggia di riso:  è un’emozione da custodire per sempre nel cuore e negli occhi. La magia delle riprese aeree danno movimento alle scene e conferiscono un punto di vista originale e affascinante"  [virgolettato preso da una pubblicità in rete]

Comunque oggi la lacuna è stata colmata: dopo una lunga passeggiata con Maria Teresa lungo il biondo(?) Tevere e una obbligatoria tappa per consumare una gratta-checca, passiamo dall'isola Tiberina e decidiamo di dare un'occhiata alla chiesa di S. Bartolomeo. Non ero mai entrato: bellissima! Inoltre c'è un matrimonio in corso.
Mentre usciamo noto che il fotografo ha un telecomando in mano e accanto a lui, a terra, un drone!

E io che i droni  fino adesso li ho associati  alle incursioni degli americani in Iraq o allo studio delle frane a Courmayeur, rimango basito.
Poi  escono gli sposi, il marchingegno si alza in volo con un sibilo neanche troppo invadente. I miei tentativi di immortalarlo con un video sono pessimi, ma almeno una foto riesco a scattarla.
Il vestito della sposa non è più al centro dell'attenzione decine di passanti come noi sono tutti concentrati sull'evoluzione del piccolo robot.

Perplessità. Molta perplessità....

Ah, dimenticavo: auguri  "per sempre" agli sposi! 
Speriamo che quello non sia un accessorio ormai inutile.



mercoledì 27 agosto 2014

Un asino che vola

Quando ero piccolo e qualcuno mi diceva: "guarda lassù, un asino che vola" io immancabilmente ci cascavo e immancabilmente seguiva il fastidioso sfottó. Se peró vi capitasse di essere a Roma nei pressi di Tor di Nona e qualcuno vi dicesse che c'è un asino che vola, credeteci; vi sta mostrando un murale.

lunedì 25 agosto 2014

Un catalano a San Bernardo



San Bernardo è una piccola località che fa parte della piccola Torrazza che a sua volta è una piccola frazione di Sant'Olcese, un piccolo paese in provincia della ormai piccola Genova.

Anche quest'anno c'è stata la Festa in onore del Santo.
Come molte tradizioni di paese anno dopo anno la partecipazione si va spegnendo e l'età media dei partecipanti sale vertiginosamente.

Quest'anno no!
Grazie a un lavoro straordinario di alcuni volontari è stato organizzato e pubblicizzato un programma religioso e di spettacoli che ha riportato tantissima gente intorno alla piazzetta della bella chiesa di San Bernardo.

Ma per me e Maria Teresa questa edizione sarà indimenticabile per un altro motivo.


Marianna e Pau sono venuti dalla Spagna proprio per rivivere l'atmosfera della festa.
Quando i nostri tre figli erano piccoli c'era intorno a questi giorni un trambusto incredibile di via vai, di giochi, di inseguimenti, di scherzi, di risate.

Ieri i nostri ragazzi erano di nuovo lì tutti insieme e in più c'era Pau!
Come se non bastasse sono arrivati per l'occasione lo Zio e due cugini da Cuneo, e poi naturalmente le cugine e le zie che a Torrazza ancora ci abitano.
Fra le centinaia di persone tante delle amicizie estive di un tempo e i figli già grandi e figli in arrivo...
Così mentre la musica scorreva decisa e i gelati venivano leccati e i mercatini vendevano e la farinata andava a ruba, mentre i cristi ballavano guidati dalla banda musicale e mentre il megafono stonava le "ave maria" e i canti alla Madonna, tutt'intorno c'era un rincorrersi di saluti, di ricordi, di racconti, di "ma va", di complimenti, di speranze. Una giornata indimenticabile!













mercoledì 20 agosto 2014

Una Pace Colorata

Ieri, esattamente duemila anni fa, moriva l'Imperatore Cesare Ottaviano Augusto: il 19 Agosto del 14 DC.
Fu lui a voler realizzare l' Ara Pacis. L'Altare della Pace. Con la P maiuscola perché era il nome di una Dea Romana.

Proprio ieri Papa Francesco ci faceva riflettere sulla realtà dei fatti: la terza guerra mondiale è in atto. Ad episodi  separati, a pezzi, in focolai che scoppiano in zone lontane anche fra loro del mondo.

Di questa Pace abbiamo bisogno più che mai. Sinceramente non credo che il modello dell'Impero Romano sia quello più adatto ad evocare la pace a partire dallo stesso Augusto che di guerre ne ha fatte in abbondanza. L'Altare della Pace Romana fu edificata là dove tornavano le truppe vittoriose dopo una guerra. 
Poi, nei secoli successivi sono stati  fin troppi i potenti che hanno emulato o cercato di emulare questo stile, che hanno preteso di legittimare il loro dominio rifacendosi a quella discendenza.

Comunque sia c'è un Ara Pacis e ieri, in occasione della ricorrenza, il Museo che ne prende il nome è stato aperto dalle ventuno  fin oltre mezzanotte.
La grande Ara Pacis era colorata grazie a un pennello elettronico,  più o meno come avrebbe potuto essere l'originale .
   
Mi sono presentato all'ingresso poco dopo le otto di sera e ho trovato un'interminabile coda che continuava ad alimentarsi di minuto in minuto.
La prima cosa sorprendente era che la fila era spontaneamente ordinata: tutti in fila indiana. 
La seconda sorpresa è stata scoprire che la maggior parte delle persone in attesa venivano da... Roma! 
 Per fortuna la serata era piacevolmente fresca e questo, unito con la naturale facilità con cui i romani attaccano bottone, ha aiutato non poco a trascorrere l'attesa.
Finalmente alle undici, dopo quasi tre ore, con la schiena e le gambe doloranti è arrivato il mio turno.

[qui link a filmato pubblicato da Repubblica.it - Youtube]

L'effetto è stato veramente spettacolare! 
Il lato principale e quello opposto si presentano con una densità di colori che danno profondità e luce allo sguardo. Le immagini della retorica romana prendono vita e spessore.






Gli altari agli Dei venivano costruiti per donare sacrifici alla divinità, anche i Romani dovevano annualmente portare sacrifici alla Dea Pace per propiziarsi la sua permanenza tra loro.

Noi, cristiani, non abbiamo bisogno dell'Ara Pacis - ma semmai dell' Ara Coeli-  per pregare in favore della pace. Una pace che nasca dal basso, dalla concordia dei popoli! 
Una pace che passi dai condomini ai gruppi parrocchiali, dagli eventi sportivi, alle aule dei parlamenti, dall'accoglienza dello straniero al rispetto della vita in ogni sua fase di sviluppo, dal rispetto delle diversità religiose fino a quelle politiche...

Sempre Papa Francesco, a chi gli ricordava l'apparente fallimento della preghiera, ha detto:
"L'incontro di preghiera  è un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è stata aperta".
Per sintetizzare io pregherei per una Pace Colorata.

domenica 17 agosto 2014

Una spettatrice fissa ai miei concerti

Non avendo la possibilità suonare con un gruppo, per esercitarmi con il flauto e nello stesso tempo non morire di noia con esercizi di solfeggio, devo un po' arrangiarmi.
La rete internet, soprattutto attraverso youtube, mi permette l'accesso a basi musicali e filmati con spartiti e arrangiamenti per flauto.
Ballate, un vastissimo repertorio jazz, canzoni evergreen, musica da film, si può trovare un po' di tutto. 

Lo schermo del mio computer è sulla scrivania, quasi di fronte ad una finestra sul lato sud della casa.

E' da lì che vedo, da oltre due anni, una coppia caffellatte di tortore dal collare.
Ormai li riconosco : è sempre la stessa coppia, ha preso l'abitudine di nidificare nella fioriera vuota, del terrazzino dei miei vicini di casa che, benevolmente, hanno deciso di lasciar fare.
Pur non avendo molta simpatia per i piccioni - solo per la lordura che lasciano nelle strade - questa specie è molto bella, più slanciata e più elegante; il collare nero dà loro un aspetto molto regale e un po' altero.
Certo, quando qualche mese fa sono entrati nella nostra cucina e hanno fatto la loro spesa personale servendosi direttamente dalla tavola imbandita lasciata temporaneamente incustodita, ecco, in quel momento, proprio nessuno sprizzava di simpatia nei loro confronti, ma insomma sono cose che passano....

La coppia è molto prolifica e proprio in questi giorni, dopo che il nido, in realtà molto spartano, è stato un po' risistemato con nuovi rametti, è comparso un nuovo uovo!
Mamma tortora, complice anche la finestra aperta, è diventata così la più assidua spettatrice dei miei concerti.
Quando arrivo e mi sistemo davanti allo schermo con il flauto in mano, mi fissa per qualche istante un po' preoccupata ma oramai il suono del flauto deve esserle diventato familiare perché si guarda un po' in giro, mi punta con lo sguardo fisso per valutare la situazione, poi si accovaccia con molta calma, fa quello che deve fare e intanto ascolta.

Dovessi dire, secondo me, ha anche i suoi gusti! Lo capisco da piccoli particolari: come piega la testa, l'allungare il collo verso la mia direzione, il riposizionarsi dopo un momento di distrazione.

Non credo che ami molto il jazz, né tanto meno il rock. 
Direte: certo, la musica classica. 
E invece no; la mia impressione è che la musica classica la lasci indifferente - si vabbè senza fare ironia: può anche essere che è lo stile del musicista che lascia indifferente....
Comunque sia, tra i brani che suono io, sembra preferire le ballate folk; quelle dove il flauto gorgheggia con ritmo e cadenze sostenute, dove le note si appoggiano una alle altre e se chiudi gli occhi pensi di essere ad una sagra di paese (che poi sia in Irlanda, nella Provenza o a Ceranesi poco importa). 
Forse c'è un motivo: in quelle melodie il suono dello strumento più si avvicina ai trilli e ai cicalecci degli uccelli.



Il verso della tortora è invece basso e ritmico; si presterebbe molto bene a fare da base per un duetto improvvisato. Tu-tutu-tu-tuuuuu -tu-tu-tuu.
Per il momento però mamma tortora ha altre priorità e ha educatamente ma con decisione rifiutato ogni mio invito in merito.


giovedì 7 agosto 2014

dal Pincio al Vaticano e ritorno

Mercoledì sera. Una passeggiata ci sta proprio bene, fa caldo ma da Ovest proviene una timida brezza. Già, si chiama Ponentino romano, quello evocato nella famosa canzone in cui Roma non deve fare la stupida....

Arrivare fino a Castel Sant'Angelo è un buon sistema per rimettere in moto le articolazioni della ginocchia scricchiolanti dopo più-o-meno 9 ore di scrivania.

Devo attraversare villa Borghese, rotolarmi fino a Piazza del Popolo, costeggiare un tratto del Tevere. Non male come percorso, l'idea mi mette di buon umore.


C'è un'animazione speciale, ho l'impressione che i turisti si siano moltiplicati; sciamano a gruppi e singoli, risalgono il Pincio, si siedono attorno alle fontane, attraversano i ponti sul fiume in entrambe le direzioni...




I giardini intorno al Castello dell'Angelo sono circondati da stand gastronomici, bancarelle, spazi per la lettura, cinema all'aperto, pannelli che attraverso i titoli dei quotidiani del 1915, infarciti di retorica di regime, inneggiano all'entrata in guerra dell'Italia.

Uno stand vende dischi-vinili. Non ho nessuna intenzione di acquistare ma hanno messo su "Firth of Fifth" dei Genesis. Per me è come un richiamo ammaliante e irresistibile e infatti mi fermo a curiosare le copertine del "prog" italiano anni 70', fino alla fine del pezzo.


Da lato Tevere, sul ponte Sant'Angelo, trovo di nuovo un'animazione insolita. A fatica riesco ad imboccarlo quasi travolto da un fiume di ragazze e ragazzi tedeschi.

Ora lanciano bans tipo: "Dammi una A" e tutti gli altri a squarciagola "AAAAA", e il lanciatore prosegue: "dammi una U" e di nuovo il coro sempre più determinato: "UUUUU". Dico per fare un esempio, né le lettere dell'alfabeto né la lingua corrispondono, difatti io non capivo niente!

Molte bandiere sventolano e lungo il fiume ci sono pullman in attesa. Ma non sono tifosi, non ne hanno l'aspetto, né l'arroganza, né l'aggressività, e poi, non ci sono partite internazionali stasera.

Il culmine si raggiunge a Trinità dei Monti. La scalinata è letteralmente ricoperta di persone: dal fondo di Piazza di Spagna fino alla chiesa; riempiono tutti gli spazi, da destra a sinistra, per non dire di quelli che si ammassano attorno alla barcaccia. 

Uno spettacolo mai visto prima. 



Seduti sugli scalini, in piedi, a saltare e ondeggiare, a sventolare enormi bandiere a scacchi bianchi e blu, cantano che sembra un concerto rock e scattano selfie e alzano gli iphone e i tablet al cielo per postare su qualche social network l'evento.
Finalmente metto a fuoco che non ci sono adulti, sono solo ragazzi e ragazze tedesche che potrebbero avere dai 14 ai 30 anni.


"Who are you?", mi azzardo a chiedere a un robusto ragazzotto. "....Bayern community" mi risponde.

Ah bé! Ne so quanto prima.

Poi mi viene in mente una notizia ascoltata distrattamente al TG1: Papa Francesco e il suo primo discorso in tedesco. 
Ci siamo, mi sto avvicinando alla soluzione.
Anch'io tiro fuori dalla tasca il nuovo iphone aziendale e cerco la notizia su Google: "L'evento clou del pellegrinaggio annuale promosso dalla Conferenza episcopale di Germania: 50 mila chierichetti".

Chierichetti tedeschi della Baviera? Chierichetti?
Nella mia parrocchia i chierichetti sono bambini e soprattutto bambine che hanno 7 o 8 anni. Quelli che si preparano alla Prima Comunione, poi spariscono.

Beh! anche qui guardando bene sono più le bambine... cioè, voglio dire ... le ragazze .... belle ragazze, bionde, con mini-short e canotte colorate. Questi chierichetti sembrano non disdegnare né la coca-cola né la birra a giudicare dalle bottigliette in mano o appoggiate negli angoli degli scaloni. Per carità - sono già a difendere la categoria - niente di riprovevole.

Mi fermo a guardare lo spettacolo un po' stupito, un po' sconcertato, un po' divertito, un po' in ammirazione; incrocio lo sguardo orgoglioso di questa gioventù, chiassosa ma non aggressiva, scambio un sorriso ironico con una turista giapponese che incrocio sulla scalinata che sto faticosamente risalendo per ritornare a casa.

E cosa gli ha detto il Papa?



“Bisogna un po’ organizzarsi, programmare in modo equilibrato le cose... ma voi siete tedeschi, e questo vi viene bene...”
“La nostra vita è fatta di tempo e il tempo è dono di Dio, pertanto occorre impegnarlo in azioni buone e fruttuose. Forse tanti ragazzi e giovani perdono troppe ore in cose futili: il chattare in internet o con i telefonini, le telenovele, i prodotti del progresso tecnologico, che dovrebbero semplificare e migliorare la qualità della vita, e talvolta distolgono l’attenzione da quello che è realmente importante”.


Loro rispondono in coro col loro motto: "Liberi! Perché è lecito fare del bene".

E il papa: "Tra le tante cose da fare nella routine quotidiana una delle priorità dovrebbe essere quella di ricordarsi del nostro Creatore che ci consente di vivere, ci ama, ci accompagna nel nostro cammino".