Un uomo cammina lungo il sentiero che attraversa l'ampia pianura dove piccoli boschi popolati da alberi dagli alti fusti si alternano a cespugli disordinati di rovi.
Ha smesso di piovere. Un lungo, interminabile, insistente cadere di pioggia che il terreno non è riuscito ad assorbire. Ma quando piove in una zona pianeggante, l'acqua non sa più dove andare e allora si allarga in pozze sempre più larghe, seguendo i contorni di quei piccoli dislivelli che gli vengono offerti. La terra si trasforma in un alto strato di fango appiccicoso dove camminare diventa faticoso, improduttivo, noioso. Se anche si provano a scavare piccoli solchi per liberare il sentiero dal pantano, si ottiene, semplicemente, di spostare un po' più in là la pozzanghera, senza comunque riuscire ad asciugare il percorso.
Si rimpiange il terreno ripido incontrato in altre tappe del percorso, dove l'impetuoso correre dell'acqua modella il terreno, lo trasforma, fa affiorare gli strati nascosti di roccia. Magari si dimenticano i pericoli corsi, le frane che potevano travolgere il viandante o cancellare improvvisamente la strada da percorrere. C'è vita nell'acqua che si muove, c'è un senso di inedia in quella ferma.
(foto tratta da Flickr.com)
Appunti sparsi per documentare come si cambia; non perchè il tempo che passa ci invecchia, ma perchè ognuno può assecondare un profondo e intimo movimento interno. Cambiare è svelare progressivamente se stessi, essere consapevole delle proprie passioni, illuminare le relazioni con le persone che si amano.
martedì 17 aprile 2007
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