mercoledì 31 gennaio 2007

Chi ama torna sempre indietro

Non c'è niente da dire.
L'idea di tornare nel passato affascina e dopo il telefono che metteva in contatto con il proprio passato (vedi post: telefonare al proprio passato), ecco Guillaume Musso che torna al suo tema fisso: il viaggio nel tempo.

Elliott è un sessantenne chirurgo di successo. Un’ unico rimpianto lo accompagna: poter rivedere ancora una volta Ilena, il suo grande amore, morta in un tragico incidente trent'anni prima.
Così, quando le circostanze lo metteranno davanti alla possibilità di un viaggio nel passato, incontrerà se stesso trent'anni prima, rivivrà la magia, i rimpianti, la passione, la tragedia di quel periodo.
Purtroppo non riuscirà a rimanere spettatore imparziale del suo passato, innescando così una serie di varianti alla sua esistenza che avranno ripercussioni anche nella sua vita di sessantenne.
Dovrà fare i conti con le sue scelte. Un suo gesto potrebbe salvare Ilena, ma potrebbe cancellare la nascita della sua unica figlia, potrebbe compromettere il rapporto di amicizia con Matt, il suo migliore amico, non sarà facile fare delle scelte, e saranno comunque dolorose...

La frase più profonda del libro è, a mio parere, uno scambio di battute fra l'Eliott sessantenne e quello trentenne, quando il vecchio riferendosi all'amore verso Ilena, dirà al giovane:

"...l'hai amata male. Tu l'ami come se aveste tutta la vita davanti. Non è così che si deve amare".



Oltre alla storia d'amore e alla trama di fantasy, trovo la presenza di simboli.
  • Il desiderio di rivedere il proprio passato: un viaggio che nella realtà si può fare imparando a leggere i segni dentro la propria anima.
  • Il protagonista intraprende i suoi viaggi nel passato durante il sonno: il sogno è la porta privilegiata per comunicare con se stesso, con le proprie emozioni più forti.
  • "Amare" è qualcosa di istintivo che ti scoppia nel cuore, ma "amare bene" è il frutto di un percorso che coinvolge anche l'intelligenza, la volontà, la pazienza, la misericordia, la speranza, l'incertezza, il rischio.
E comunque "chi ama torna sempre indietro" perchè l'amore è un sentimento che si coltiva con cura, che coinvolge passato e futuro ma che si esprime nel presente, nell' ora.

lunedì 29 gennaio 2007

Il carabiniere

Senza staccare le mani dal volante, spengo il cellulare dal quale ho appena ricevuto istruzioni sul percorso da seguire per giungere a destinazione.
L' autostrada attraversa una zona di colline con ponti e viadotti.
La guida deve farsi più attenta, la carreggiata della galleria che sto percorrendo tende a restringersi e la macchina passa a malapena fra i due guard-rail di cemento laterali. Il percorso è buio, senza più illuminazione. Non vedo la sua fine, nonostante il tratto sia rettilineo.
Rallento e rimango in sospeso finché non sbuco dall'altra parte.
Una curva e mi rendo conto di non essere più in autostrada.
Una macchina mi intralcia fermandosi sulla mia traiettoria per far scendere un passeggero sul marciapiedi che a ben vedere è affollato di gente; più in là, un uomo con un largo cappello porta a spasso due muli bardati a festa con piume multicolori.
Imbocco un ponte che attraversa una profonda valle che unisce due ripide colline. La mia macchina deve procedere a passo d' uomo. Un carabiniere mi fa segno di andare avanti con cautela.
Mi sto dirigendo verso un borgo adagiato sull'altro versante, dove è in corso una festa paesana e io ci sono in mezzo.
Fuori posto in tutti i sensi.
Non capisco come ho potuto arrivare fino a lì. Forse mi sono distratto mentre parlavo al cellulare e ho imboccato un' uscita secondaria. Certo non sono dove dovrei essere. Voglio ritornare in autostrada e riprendere la mia direzione di marcia, quella prevista.

Chiedo al carabiniere.
Lui mi indica i cartelli verdi che indicano l' autostrada. Vero. Li seguo, svolto verso un altro ponte che scorgo sulla mia sinistra. Percorro una strada sterrata e dissestata, incrocio qualche casa contadina ma ben presto sono fermo. Davanti a me una strettoia, una doppia curva strettissima fra due cancellate, scalini... e poi più in là il cartello col simbolo dell'autostrada.
Scendo dalla macchina. Chiedo spiegazioni ad un contadino che in risposta allarga le mani mentre alza le spalle.
Il carabiniere! Eccolo di nuovo nella sua uniforme migliore.
Mi spiego, chiedo come posso fare. Lui mi indica la strada, la stessa di prima. Sembra ignorare l' evidenza dei fatti: di lì si può passare solo a piedi!
Lo prego di permettermi di percorrere il ponte da cui sono venuto in senso contrario. E' largo quanto basta e dall'altra parte ho visto delle strade alternative.
Lui è inamovibile: No!
Sono così irritato con lui che mi sveglio...

(Sogno del 26/1)

Ancora un simbolo (il carabiniere) del censore interno. Il difensore delle regole a tutti i costi.
Un difensore indispensabile, peraltro. Guai se non ci fosse! Il problema sono i suoi eccessi!
Prendo atto del messaggio che arriva dal mio inconscio. Sbagliare strada (in senso lato) è una possibilità ed una esperienza che, anche senza parlare di grandi eventi epocali della propria vita, capita, se non tutti i giorni, quasi.
La rabbia che emerge è contro il rigido carabiniere interno, come un messaggio che dice: "fidati di te stesso", "si può tornare indietro sui propri passi, sulle proprie decisioni", "ammettere i propri errori è permesso e non è umiliante".
Come nel sogno: 'Va bene', bisognava essere più attenti e non sbagliare uscita, ma non si può rimanere in un "cul-de-sac" e punirsi più del dovuto.
"Signor carabiniere", a quello che alberga dentro di me, lo posso dire, "Si sposti, io quel ponte per tornare indietro lo vado percorrere".

venerdì 26 gennaio 2007

Il Gobbo di Notre Dame

(Sogno del 20/1)

Un noto presentatore televisivo mi compone gentilmente il numero di telefono privato del Presidente della Repubblica e mi passa il cellulare.
"Pronto, Buongiorno". Mi presento, mi scuso del disturbo, gli faccio qualche domanda, ma ora vengo al dunque perchè devo passargli una persona e lui deve indovinare di chi si tratta.
E' una presentatrice, ma mentro parlo mi sfugge il suo nome, anche se è lì accanto a me. Giro intorno al ricordo del suono: Mera, Perega, Megara... e intanto che temporeggio con questa telefonata, passa una donna, schiena nuda e abiti morbidi sul corpo; e poi ancora altre con spacchi vertiginosi sulle gambe; sono distratto e stupito, penso che deve essere una moda, perchè vestono tutte così. Intanto saluto il Presidente, lo ringrazio della cortesia.


(Sogno del 21/1)

La Chiesa è semideserta, ma ben presto cominciano ad arrivare persone, sono stranieri dell' Europa del Nord, persone alte e bionde, a gruppi compatti si sistemano nelle sedie e quando non ce ne sono più riempiono tutti gli spazi disponibili.
Stupito, osservo la scena. Mi soffermo a guardare i loro vestiti: maglioni colorati a larghe righe o a quadroni, ma molte ragazze sono abbondantemente scollate. Ne sono infastidito per via del luogo in cui ci troviamo.
Poi vedo che qualcuna fuma. La mia irritazione sale. Intervengo. Mi faccio largo fra i tanti e apostrofo stizzito: "In Italia è vietato!" . Loro fanno resistenza con un po' di arroganza, non vogliono smettere.
Allora minaccio di chiamare le forze dell'ordine.








Questi sogni ruotano attorno a tre elementi:

Istituzioni (Presidente, Chiesa, Forze dell'ordine) che richiamano la rigidità.

Desiderio di trasgressione (corpi provocanti e fumo).

Censore interno.

Il mio pensiero corre al Gobbo di NotreDame, dove questi elementi sono ben delineati.
In questo sito, un gradevole tratteggio dei personaggi confrontando il cartone amimato e il libro di Hugo.
Frollo: "il cui fuoco interiore ardeva a volte nel suo sguardo al punto da far sembrare il suo occhio un buco aperto nella parete di una fornace.
Quasimodo, contorto, o meglio, distorto il suo fisico, così è la sua anima, intorpidita e contratta "come quei prigionieri dei Piombi di Venezia che invecchiavano piegati in due in una scatola di pietra troppo bassa e troppo corta".
Esmeralda, una donna risoluta, libera e sensuale al pari di una Carmen. L’incontro con lei, fa risorgere dall’inferno lo spirito di Quasimodo, mentre vi precipita quello di Frollo.

mercoledì 24 gennaio 2007

Acqua che scorre

(Sogno del 23/1)

Ha smesso di piovere. Da quello che vedo intorno, dev'essere stata una pioggia torrenziale di una durata e portata eccezionale.
L' acqua scorre copiosa, attraversa disordinatamente il prato, si inventa percorsi verso valle aggirando gli alberi da frutto o dilagando dove la pendenza si riduce, forma improvvisati laghetti dove un un muro ostacola il suo avanzare e poi tracima e riprende a scappare più in basso.

Due fuoristrada irrompono nel prato, si fanno largo fra gli alberi, affondano nella terra trasformandola in poltiglia, ripartono sgommando e schizzando pietre, acqua e fango.
Girano intorno una due, tre volte segnando solchi nel terreno come fosse una pista da cross. Poi terminato l'inspiegabile e distruttivo raid abbandonano il posto, come una banda di teppisti in una strada di periferia.

Ma l'acqua che si è accumulata nei monti continua a scendere senza sosta. Ora che ha trovato nuove configurazioni sul terreno, sembra riprendere con vigore il suo lavoro di modellatura. Passa e arrotonda i segni dei pneumatici. Passa e trascina a valle i cumuli di terra. Passa e cancella le ferite causate dalla prepotenza.

E' uno scorrere che trasforma, con la tenacia che solo l'acqua sa avere. Il terreno cambia aspetto. Affiorano solide rocce sottostanti che sembrano formare muretti naturali. Si scoprono strati di larghe e sottili pietre sovrapposte simili a libretti, sepolti, ingrigiti.
Spuntano i segni di un vecchio sentiero di pietre, opera di antica fattura.
L' acqua porta via ogni aggiunta del tempo e svela un mondo arcano, dimenticato, che aspettava di venire fuori.

Si chiama qualcuno a vedere la novità.


Ancora acqua, ancora pioggia. Il flusso della vita: acqua come spiritualità, acqua come emozioni, acqua che fa cambiare, acqua che trasforma, acqua che fa riscoprire...

Cliccando Poesie dell'acqua si trovano bellissime immagini e poesie sull'acqua.
Fra tutte ne copio una tratta da un canto popolare

L'ACQUA È VITA

Acqua siamo noi
dall'antiche sorgenti veniamo,
fiumi siamo noi
se i ruscelli si danno una mano,
acqua siamo noi
se i torrenti si mettono insieme,
vita nuova c'è
se l'acqua è in mezzo a noi.


lunedì 22 gennaio 2007

Istituzioni

Mi è venuto da pensare che un'istituzione è, per certi versi, come una specie di super-organismo.
Senza fare distinzione, sia che si tratti di un'istituzione politica o di una religiosa, di un'associazione sportiva o di un circolo di ballo... Indipendentemente dalle finalità, c'è qualcosa che permette di paragonare l'istituzione a un super-organismo.
Lo scopo di un organismo vivente è "vivere" (alimentarsi, proteggere la sua esistenza) e riprodurre se stesso per garantirsi la sopravvivenza anche nel futuro. In un organismo vivente la singola cellula non ha più un valore di "identità". Con continuità muoiono e nascono nuove cellule. L'individualità è spostata sull'organismo nel suo insieme.
In un' istituzione succede qualcosa di analogo. Si finisce per perdere di vista la singola "individualità".
Per un'istituzione, il fine diventa, prima o poi, alimentare se stessa con nuovi "aderenti" per potersi garantire una seconda, una terza, una quarta generazione.
Quando le regole prendono il sopravvento sulle necessità del singolo, significa che, buona parte, o tutta, la spinta ideale iniziale, si è esaurita.
Forse non se ne può fare a meno, ma è meglio saperlo.

venerdì 19 gennaio 2007

Piove

(Sogno 9/1)

Piove!
Piovono gocce enormi, fitte, una attaccata all'altra, rumorose quando trovano l'impatto di fine corsa.
Dal monte che sovrasta la città sembra che un muro sia stato sollevato, come il sipario di una scena, a impedire la vista, giù verso i tetti.
Io sono all'asciutto. Le rocce, la terra e le radici, in quel punto, si incuvano come la volta di un soffitto amico, come una lunga pensilina naturale.

Aspetto.

Spiove.

Il percorso per scendere a valle si materializza davanti ai miei occhi.
Appare quello che è. Un lunghissimo scivolo che scende in mezzo al bosco. Si fa strada fra gli alberi già spogliati d'ogni colore dall'inverno.
Le foglie secche e il fango levigato dall'enorme quantità d'acqua scesa dal cielo, lo fanno somigliare ad una pista.
Vado.
Mi lascio andare, resistere significherebbe inciampare, cadere, rotolare, rompersi.
Imparo, scendendo, a controllare la velocità usando i piedi come minuscoli sci.
Curvo, io che non so andare nè in moto nè in bicicletta, piegandomi. Mi piego fino a sfiorare il terreno con la spalla, fino a sentire il limite della tenuta dei piedi.
I miei piedi, le mie ginocchia, il mio corpo, sono presenti a me stesso.
L'emozione cresce insieme a un senso di interiore certezza. Qualcosa che non si credeva di poter fare e invece ti succede, saresti tentato di non crederci, ma chi sta volando lungo quel percorso sei proprio tu.

martedì 16 gennaio 2007

Colpi d'ala

Sono andato ad "incassare" il regalo di Natale di mia figlia: un buono per l'acquisto di libri.
Così, casualmente, mi sono imbattuto su un titolo che ha attirato la mia attenzione:
Colpi d'ala.
Anche il nome dell'autrice, Lisa Ginzburg, mi ha spinto a prenderlo in mano.
Mi sono ritrovato a leggere una presentazione del libro che mi ha fatto letteralmente sussultare.
Sono parole, sul "come si cambia" che avrei potuto scrivere io, nel mio blog.


...Storie di affetti.
Storie di cambiamento...
"Cinque racconti al cui centro non c’è soltanto la metamorfosi intesa come perdita di una supposta identità per un’altra più autentica. Piuttosto, cinque apologhi su quell’istante privilegiato in cui accade di ascoltare i segnali. Quei particolari passaggi di tempo quando la vita suggerisce un’altra verità, una diversa direzione, e si reagisce con un colpo d’ala. Che è ascoltare, tacere, scegliere, cambiare. O rimanere gli stessi, ma con un orizzonte più ampio custodito nel cuore. La memoria del colpo d’ala”.
Lisa Ginzburg


Naturalmente l'ho comprato ed ora mi appresto a leggerlo.

lunedì 15 gennaio 2007

Chiudere un cerchio

Io sono fatto così, ho bisogno di obiettivi interni a lungo raggio, che abbiano un respiro di otto, dieci anni per essere realizzati.
Se guardo indietro nella mia vita, mi rendo conto che, anche inconsapevolmente, ci sono sempre state queste scadenze interiori.
In questo periodo, "qualcosa" si è completato, ed eccomi qui, di nuovo, con me stesso, a guardare avanti.
Cosa succederà fra otto anni?
La risposta è quasi automatica. Andrò in pensione (San Governo prega per me!).
Allora mi è venuta in mente l'idea di un cerchio che si deve chiudere.
Nel 1957, il papà Toledo, fu costretto a lasciare il suo lavoro di artigiano. Era imprenditore di se stesso nella sua bottega di falegname, ma la necessità di garantire un futuro alla sua famiglia gli suggerì di migrare a nord. Il papà continuò a fare il falegname ma da quel momento lavorò sempre alle dipendenze di un datore di lavoro.
In qualche modo il messaggio che continuamente mi ha passato era segnato dalla sua esperienza personale: il culto del lavoro fisso e quello del "pezzo di carta" (il diploma, la laurea).
Infatti il mio lavoro è sempre stato così: belle esperienze, gratificazioni, crescita professionale e di responsabilità, ma sempre dipendente.



Chissà se, prima di smettere di lavorare, io non riesca a completare il percorso inverso del papà e diventare imprenditore di me stesso.
E' un obiettivo da coltivare da subito perchè richiede anche un approccio psicologico adeguato, un cambio di rotta rispetto a comportamenti radicati.
L'appuntamento è a "fra otto, dieci anni", per aggiornare questo annuncio.

venerdì 12 gennaio 2007

Mi prendo la scusa

(Sogno 8/1)

"Che confusione in questa casa! Tutte le stanze della villa sono piene di gente, gli ospiti si allargano su tutti i letti, i bagni sono costantemente occupati.
Io, quasi quasi, mi prendo la scusa che devo andare a Trapani per lavoro, così mi libero di questa situazione".
Sì, ma nel frattempo devo partecipare alla processione.
Strada in salita. Il carro davanti e il "bruco rosso" dietro . E' un bruco composto da decine di persone, come quelli che si vedono nelle immagini delle feste cinesi. Io tengo, alta sopra di me, la testa del serpentone, il resto del corpo si snoda dietro di me.
Andiamo troppo piano rispetto al carro, ma non riesco a dare il mio ritmo al resto della fila. Perdiamo terreno e allora qualcuno si scaracolla per le aiuole della strada cercando di tagliare un tornante e recuperare la posizione.
La confusione, per i miei gusti, non è più sopportabile, sono indispettito e in più inizia a piovere.
"Io mollo tutto, tanto devo andare a Trapani!" Mi riavvio verso la villetta, senza peraltro riconoscerla fra le tante del quartiere, e intanto continuo a pensare al mio proposito:
"Sì, ma i soldi? L' anticipo di cassa non c'è ancora, non ho il libretto degli assegni, il viaggio aereo non è prenotato, a Trapani non sanno che arriverò..."

Situazioni che sfuggono di mano, situazioni fuori controllo.
In questi casi, più ti ostini e ti incaponisci per sfuggire, più ti trovi invischiato. Più cerchi il controllo, più lo perdi.
E che sarà mai un po' di baldoria, un po' di allegra, cameratesca confusione; quattro salti nel letto o una coda dietro una porta per lavarsi i denti; una festa dove l' improvvisazione prende il posto della programmazione; una corsa all' impazzata invece di un' ordinata fila.
E via! Mica bisogna essere sempre ingegneri, un po' di flessibilità!

mercoledì 10 gennaio 2007

Uragano

(Sogno 4/1)

Oltre la finestra è già sceso il buio della notte. Il vento scuote, batte, si accanisce contro tutto quello che incontra nel suo percorso disordinato.
Uno schianto.
Materassi che volano e colpiscono dall'esterno la finestra, brandelli di mobili sollevati come da invisibili fili, colpiscono l' abitazione.
Tutto trema, il tetto si scuote selvaggiamente.
Mi rannicchio sotto un tavolo, nell'illusione che questo possa salvarmi.
Tutto sta per crollare...

La dolce musica della sveglia del mio cellulare interrompe l' incubo...nonostante la paura, vorrei chiudere ancora gli occhi per vedere il seguito. Come se fosse un film thriller da cui sei strappato via a forza, poco prima di conoscere il finale.
Sarebbe crollato il tetto?
Mi avrebbe travolto ed io mi sarei svegliato di soprassalto col cuore in gola?
Oppure l' uragano sarebbe passato oltre, lasciando, sì, i suoi devastanti danni, ma innescando quell'istintiva, provvidenziale, a volte inconsapevole e sconosciuta forza per ricostruire il proprio "dintorno"?
Si capisce che vale anche per gli "uragani" interiori.



( immagine: Vento di Elena Murer)

lunedì 8 gennaio 2007

La tromba

(Sogno 2/1)

La tromba è un ricordo del papà, non dovevano prendermela per giocare. Ero stato chiaro al riguardo. Esco di casa indispettito per cercare questi bambini insopportabili.Li trovo in una radura del bosco che giocano a fare i soldati. Requisisco lo strumento musicale e li rimprovero aspramente, diffidandoli di disobbedirmi un' altra volta.


Se entrate in casa mia, la tromba è appesa nella parete dell'ingresso, insieme al cappello blu ornato d'oro, che usava il papà nella banda musicale. A dir la verità la tromba non è una tromba è un flicorno soprano (qui a fianco) e nell'armadio ho anche una cornetta (più sotto).
Io so appena emettere le sette note principali; le mie labbra diventano subito
paonazze e brucianti per lo sforzo, ma è pur vero che a tredici anni, prima di innamorarmi del flauto traverso, avevo cominciato ad esercitarmi con questo strumento. Da quando non c'è più il papà non è più usato, i tasti si sono induriti e l'ottone si è ossidato: Però effettivamente non sopporterei che venisse portata via dal suo posto e usata per giocarci, a rischio di rottura.
Una volta mi è successo con il flauto. Nella ingenua generosità dei vent'anni l'avevo lasciato incostudito in mezzo a tanti ragazzi, perchè molti volevano provarlo e io ero disponibile a lasciarli fare. Fin troppo. Mi assentai qualche minuto e al ritorno nella stanza il flato era caduto e aveva subito un'ammaccatura violenta, quasi da bucarlo. ...e i cocci erano miei.


La tromba è' un ricordo, affettivamente, preziosissimo che mi riporta a quando piccolino, andavamo a Chiavari o a Recco per vedere il papà suonare nel palco con la banda musicale. Lui era, appunto primo flicorno soprano, ed io ero orgogliosissimo di lui. Così per tutti questi motivi si spiega come nel mio inconscio l'idea che venga messo in pericolo risulta insopportabile.

Forse, a quanto ho scritto qualche giorno fa in un post, dovrei aggiungere "e...non mi toccate le trombe"

sabato 6 gennaio 2007

Come si bacia?

Un certo numero di navigatori approdano al mio blog perchè cercano, nel motore di ricerca, la risposta a questa domanda: "Come si bacia?"

Vorrei , con questo mio annuncio, dare una risposta definitiva ed esauriente, che permetta a chiunque di non perdere tempo in altre ricerche nella rete o altri manuali cartacei.


Il punto di partenza è il seguente: si bacia con la bocca. Inutile quindi tentare con altre parti del corpo, come il naso, l'orecchio, o l'ombelico. Non esiste alcuna possibilità al riguardo. La bocca è l'organo giusto per baciare.

Passiamo alle tecniche, qui è inutile che io perda tempo con elenchi dotti e con disquisizioni storiche, con varianti e nuove sperimentazioni in corso.
L'unica tecnica veramente valida è la "Non-tecnica".
Se, mentre baci, pensi alla tecnica di come si bacia, stai perdendo oltre il 90% delle emozioni che potresti provare. La tecnica non aggiunge assolutamente niente alla bellezza del bacio. Credici!

C'è un solo parametro e dico, u-n-o s-o-l-o, che modifica la qualità del bacio.
Prendete nota, aprite il taccuino, sfoderate la penna biro, accendete la stampante, mettetevi gli occhiali, fate quello che ritenete meglio per preparavi alla rivelazione finale.

Se volete il massimo, baciate chi amate e che vi ama.

venerdì 5 gennaio 2007

Eravamo due sconosciuti

Dall'invito al matrimonio di MariaTeresa ed Enzo - Torrazza, 5 Gennaio 1980

Eravamo due sconosciuti;
gioie e dolori, speranze e sconfitte, vissute all'insaputa uno dell'altra.
Poi...un giorno le nostre vite si sono incontrate.
Una nuova avventura.
Ci prendiamo per mano come compagni di viaggio.
Lungo la strada troveremo vette e abissi...
per noi che ci sentiamo bambini non resta che fidarci dell'Amore.


...E anche noi,
perchè a Cristo siamo uniti,
abbiamo avuto
la nostra parte:
nel suo progetto
Dio ha scelto anche noi
fin dal principio.
E Dio realizza
tutto ciò che ha stabilito.
(Ef. 1-11)

PS: quelle macchie bianche nella foto sono NEVE!!

mercoledì 3 gennaio 2007

Non mi toccate le penne

Non è una battuta di Paperino mentre viene spiumato in una delle sue solite sfortunate avventure. Non sono cioè le piume di un volatile.

Non pensate neppure a un gruppo di persone attorno ad una tavola imbandita. Non mi riferisco ad un famoso tipo di pasta molto adatto per raccogliere il sugo. Ve l'immaginate la scena? Un piatto fumante e profumato, una forchetta malandrina che rompe l'incanto affondando in quel ben di Dio e un uomo che urla: "Non mi toccate le penne!". No, non sto parlando, quindi, di penne rigate o lisce, pennette o maccheroncini.
Beh! Sono un informatico, qualcuno potrebbe immaginare una disquisizione sulle penne digitali, quei piccoli dispositivi di memoria che si connettono tramite una porta USB. Ma io non sto parlando di informatica.

Se dicessi: "Non mi toccate le penne e le matite" sarei più preciso e chi legge capirebbe subito il contesto.
Ci siamo, parlo di penne che servono per scrivere.

E, quello che voglio dire, è che sono molto geloso delle mie penne e delle mie matite.
E' per me motivo di tensione scoprire che la matita e la penna che regolarmente sono adagiate nel mio comodino sono state utilizzate da qualcuno in famiglia e non rimesse al loro posto.
Ma anche lo schermo del computer di casa deve avere una sua penna a portata di mano.
Non sopporto di doverne cercare una nelle varie stanze della casa quando ho urgenza di prendere un appunto. Nel caso del computer sono arrivato a legare una penna con una cordicella al piano di lavoro, in modo che non venga inavvertitamente persa.
Inutile aggiunge che anche vicino al telefono, o meglio, dentro l'agenda dei numeri telefonici, una penna ci starebbe proprio bene.
La matita poi ha un suo ruolo ben definito. Io dico a tutti che è una mania degli ingegneri, che ci hanno tirato su ad equazioni differenziali e matite.
Ciò che si scrive con la matita si può correggere senza buttare lo scompiglio nel foglio, è l'ideale per progettare; provateci con la penna!
Pur non avendo speso mai cifre importati per questo accessorio, devo confidare che è più facile trovarmi a sbavare davanti alla vetrina dove sono esposte le Mont-BlanK che davanti ad una gioielleria.

Ammetto, in casa sono abbastanza stufi delle mie reprimende riguardanti un uso politicamente corretto delle penne e mio figlio Antonio, che morsica le matite e i cappucci delle biro, riceve tutta la mia più decisa disapprovazione.

Ma a guardare bene (nel pozzo di internet) si scopre che la parola penna ha tantissimi significati (wikipedia)

  • Rimetterci le penne (morire o subire danni gravissimi)
  • Dar di penna (cancellare)
  • Lasciare qualcosa nella penna (dimenticarsi di scrivere qualcosa) (A me capita già di dire: mi è rimasto nel mouse)
  • Uomo di penna (di persona colta, istruita)
  • Saper tenere la penna in mano (chi sa scrivere in bella prosa è una buona penna)
  • Ne uccide più la penna della spada (indica la potenza dei mass-media)
Comunque il mio "non mi toccate le penne", più che associarlo a facili riferimenti all'organo sessuale maschile, o ridurlo ad una piccola nevrosi, mi sembra un vero e proprio messaggio. Legato al desiderio di potenzialità della vita, alla voglia di potersi esprimere senza inceppamenti, in tutte le situazioni. Ed anche un avvertimento che segnala la presenza di confini negli spazi che chi vive insieme deve ritagliarsi dando e ricevendo amore.

Per finire, se a qualcuno fosse venuta voglia di conoscere la storia della penna consiglio tre link.
qui e qua e quo (così chiudo con tre "pennuti").

martedì 2 gennaio 2007

L'anno 2006 per "Come si Cambia"

Statistiche di accesso al blog per l'anno 2006.

Un po' aride, ma mi servono come memorandum per non perderle nel disco.

Grafico dei visitatori per mese (fonte SiteMeter).

Percentuale di visitatori che ritornano sul blog (fonte Google analytics - dati da Maggio). Circa il 21% è tornato a leggere più di una volta il blog.
Titoli più visti Fonte (Google Analytics - dati da Maggio). Non corrisponde ai post più letti ma ai titoli che hanno avuto accesso diretto tramite ricerca.

Posizione del blog in BlogBabel (al 2/1/07)


Posizione del blog in BlogItalia (al 2/1/07)

Grazie ai miei lettori, soprattutto a quelli che pur non avendo lasciato traccia del loro passaggio hanno colto qualche spunto per una riflessione personale.